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  • Perché Dio Onnipotente ride delle nazioni
    La Torre di Guardia 1969 | 15 ottobre
    • Perché Dio Onnipotente ride delle nazioni

      “Il Medesimo che siede nei cieli riderà; Geova stesso si farà beffe di loro”. — Sal. 2:4.

      1. Quale piacevole cosa è ora tempo che Dio faccia, e quali domande sorgono a tale proposito nella nostra mente?

      VI PIACE fare una buona risata? La capacità di ridere è una delle innumerevoli cose che differenziano l’uomo da animali, uccelli e pesci. L’uomo fu creato per fare una delle cose che il suo Creatore può fare, e questa è ridere. È ora tempo che Dio rida. Ride egli di voi? O, ridete voi con lui? Come potete sapere come stanno le cose? Che cosa diverte Dio vostro Creatore facendolo ridere? Che significherebbe se Dio ridesse di noi? Invece di far ridere di noi il Creatore, come possiamo oggi farci una buona risata con lui scacciando le preoccupazioni che la situazione mondiale tende a causare?

      2, 3. Perché le nazioni non considerano la situazione del mondo e la prospettiva del futuro una cosa da ridere?

      2 Nessuna nazione della terra la considera una cosa da ridere, cioè la situazione attuale del mondo e la prospettiva del futuro. Vi sentireste di ridere, potreste ridere, dal momento che la prosperità commerciale (quella che c’è) è di continuo minacciata ed è così incerta a causa di vacillanti fondamenta? Dal momento che la spesa dell’amministrazione dei governi e degli oneri del debito nazionale aumenta? Dal momento che il crescente numero delle nazioni non riesce ad andare d’accordo come una grande, e strettamente unita famiglia ma i gruppi nazionali son tutti sospettosi l’uno dell’altro, gareggiando l’uno con l’altro da rivali, armandosi militarmente l’uno contro l’altro, opprimendosi l’un l’altro, imbarazzandosi l’un l’altro, spiandosi l’un l’altro, cercando profitto l’uno a danno dell’altro? Dal momento che la scontentezza dei popoli aumenta e si diffonde così che i governi trovano difficile controllare i popoli? Dal momento che non si può aver fiducia della rettitudine degli uomini al potere e non si può confidare nella lealtà dei servitori pubblici e dei loro subordinati? Dal momento che il dovuto rispetto verso la giusta autorità scompare e si ricorre frequentemente ad azioni violente e l’incidenza dei delitti ascende?

      3 In realtà, c’è da ridere quando la lotta contro la povertà diviene più dura per i governi? Quando i mezzi di guerra carnale divengono più spaventosi? Quando la guerra nucleare è trattenuta solo dal timore della rappresaglia e della rovina della civiltà e della distruzione di tutti gli abitanti della terra? Quando le restrizioni religiose non hanno più alcun potere di scoraggiare gli uomini dal commettere ogni sorta di cattiva azione? No; quando si considerano in maniera obiettiva, tutte queste cose non sono oggetto di risa.

      4. Chi ha portato le nazioni in questo stato di cose, e perché è stato tutto inutile?

      4 Siano accaniti materialisti o no, tutti dovranno convenire che le nazioni si sono portate in questo stato di cose. La storia umana riferita fino al giorno attuale ce lo narra. Ma è stato tutto inutile! Perché? Perché è stato preparato e offerto un rimedio mondiale, e le nazioni si rifiutano di accettarlo seguendo così l’unica via d’uscita. La cosa sarebbe curiosa, se non fosse così grave.

      5. Date le circostanze, perché le nazioni non sono state sagge nella loro condotta?

      5 Nel corso che è stato intrapreso dalle nazioni non mostrano saggezza. Si rivolgono a se stesse per la soluzione dei propri problemi. Per certo non guardano al cielo. Confidano sulla sapienza dei loro propri uomini sapienti, statisti e diplomatici. Ma dove li ha portati fino a quest’anno 1969? All’orlo dell’autodistruzione, non solo per mezzo della guerra ma anche con altri potenti mezzi. Non son disposti a tornare indietro. Sono troppo orgogliosi, troppo fiduciosi in sé, troppo preoccupati della loro propria nazione e della loro propria sovranità, troppo sofisticati e “realistici” per guardare oltre ciò che è visibile e materiale al fine di ottenere l’aiuto necessario. Si rivolgono alle cose create anziché allo stesso Creatore. Che cosa mostra oggi che le nazioni credano a un Creatore? Non si tiene conto del Creatore, di Colui che ha tenuto tutto l’universo in buon ordine e per il nostro beneficio sulla terra. In paragone con l’intero universo, la nostra terra, che ne fa parte, è assai minuscola! Ragionevolmente, quindi, la nostra terra non dovrebbe presentare un problema troppo grande perché egli lo risolva.

      6. Nel futuro avranno le nazioni un’improvvisa esplosione di fede verso il Creatore, e tuttavia che cosa è ragionevole credere di lui?

      6 Essendo la scienza materiale il dio delle nazioni di quest’Èra dei cervelli, non hanno fede in un invisibile Dio Onnipotente. Se non hanno fede in Lui ora, come possiamo attenderci un’improvvisa esplosione di fede da parte delle nazioni nel prossimo futuro, allorché verrà il peggio e saranno obbligate a riconoscere l’impotenza loro propria e quella della scienza moderna? Eppure è solo logico credere che il Creatore della terra e dell’uomo su di essa abbia un rimedio per i mali dell’uomo, un rimedio adeguato, il solo rimedio. Per almeno diciannove secoli le nazioni hanno avuto i mezzi per conoscere che il Creatore, il vero Dio, ha in effetti il solo rimedio necessario.

      7. Perché in questo caso non ci può essere nessuna coesistenza fra Dio e l’uomo, facendo ciascuno la sua propria rispettiva volontà a fianco a fianco?

      7 Comunque, quando le nazioni continuano ostinatamente a rifiutare il provvedimento di Dio, che cosa possiamo attenderci che ne sia di solito la conseguenza? Nient’altro che l’opposizione delle nazioni a Dio il Creatore, la lotta contro di Lui e contro il suo mezzo per salvare la razza umana. Questo è conforme alla regola dichiarata oltre diciannove secoli fa da un uomo saggio, che la cristianità dichiara è “il Figlio di Dio”: “Chi non è dalla mia parte è contro di me, e chi non raduna con me disperde”. (Matt. 12:30) Se un uomo preferisce e sceglie i suoi propri piani e rigetta la disposizione di Dio, come può fare la volontà di Dio e operare pacificamente con Dio? Non può farla. Non c’è posto in questo caso per la semplice coesistenza, in cui Dio e l’uomo facciano ciascuno la sua rispettiva volontà a fianco a fianco. La volontà di Dio influisce su ogni uomo senza eccezione. Come potrebbe dunque un uomo egoista fare alcuna cosa salvo operare a parte da Dio, differendo da Dio e, infatti, combattendo contro Dio? Egli si pone al di sopra di Dio come più saggio di Dio e più capace, conoscendo meglio ciò che è più eccellente per se stesso. La storia e l’esperienza umane danno prova che questo è un fatto.

      8. Come la storia umana secolare può essere paragonata all’ispirata storia di Dio, la Sacra Bibbia?

      8 La storia umana secolare è stata scritta da non ispirati uomini di questo mondo. Essi non hanno indicato che Dio ha fatto scrivere una storia accurata da uomini sotto la sua ispirazione, per fornire al genere umano un avvertimento da ascoltare. Eppure una storia di questo genere, una storia ispirata da Dio e scritta mediante uomini fedeli al suo servizio, effettivamente esiste e si trova nella Sacra Bibbia, le Sacre Scritture. La Bibbia è una storia inerente all’uomo che espone il modo in cui Dio agì verso di lui fino a millenovecento anni fa. Essa profetizza inoltre circa le ulteriori azioni di Dio verso l’uomo dopo quel tempo, finora e per migliaia d’anni futuri. Per certo è della massima importanza che l’uomo conosca ciò che Dio il Creatore ha fatto nelle migliaia d’anni della storia umana. Questo è esattamente ciò che il suo Libro scritto, la Bibbia, specialmente dichiara. La secolare storia mondana non fa questo. Essa esalta l’uomo, non Dio.

      9. In quale rimarchevole fatto è l’essenziale importanza della Bibbia, e come eviteremo di renderci presso Dio oggetto di risa?

      9 La Bibbia rivela che Dio il Creatore trattò con uomini singoli, con singole famiglie e con intere nazioni. Non è solo un Libro di storia passata, storia morta, ora marcita nella tomba da millenovecento anni. Piuttosto, fin dall’inizio la Bibbia è sempre stato un libro che ha rivolto l’attenzione avanti, e questo è accaduto perché è stato un libro di profezia divina. Oltre alle sue dirette profezie per il futuro, molti avvenimenti narrati dalla Bibbia sono stati riferiti perché sono illustrazioni profetiche di avvenimenti futuri, non esclusi gli avvenimenti del nostro giorno. In questo rimarchevole fatto è l’essenziale importanza della Sacra Bibbia. È l’unico Libro che non osiamo trascurare né mettere oggi da parte. Non abbiamo il proposito di far ciò in questa nostra considerazione, sebbene le nazioni l’abbiano messo da parte a loro propria confusione. Non ignorando l’ispirata, profetica Bibbia, ma prestandole ascolto, non ci renderemo presso Dio oggetto di risa. Non faremo in modo che Dio rida di noi, come egli ora ride delle nazioni del mondo.

      DIO ONNIPOTENTE RISE NEI TEMPI PASSATI

      10. Diciannove secoli fa quando Dio si fece una buona risata delle nazioni, quale città aveva un posto preminente negli affari del mondo, e in quale sezione alcuni uomini pensavano che fosse tempo di cambiamento?

      10 Diciannove secoli fa Dio Onnipotente si fece una buona risata delle nazioni di quei giorni. Questo avvenne in relazione con il massimo combattimento dell’uomo contro Dio che fosse stato combattuto in tutta la storia umana fino a quel tempo. A causa del suo significato profetico per il nostro stesso giorno, rivolgiamoci ora al racconto biblico di quell’avvenimento e paragoniamolo quindi al corso degli avvenimenti della storia del ventesimo secolo. Proprio come nel nostro stesso giorno, la città di Roma, in Italia, ebbe un posto preminente nelle notizie di quel giorno del primo secolo della nostra Èra Volgare. Allora non c’era nessuna Città del Vaticano in mezzo a Roma che dominasse il reame mondiale del cattolicesimo romano. Il pagano imperatore dell’Impero Romano era ancora il Pontifex Maximus dei circoli religiosi, e in quel particolare tempo l’imperatore che rendeva servizio nel pontificato era Tiberio Cesare, successore di Cesare Augusto, che era morto il 19 agosto dell’anno 14 E.V. Era tempo di cambiamento, almeno così pensava un piccolo gruppo di persone in una certa regione della parte orientale dell’Impero Romano, che allora circondava il mare Mediterraneo. Un cambiamento in effetti ebbe luogo in modo da influire sul nostro giorno.

      11. Dove e da chi cominciò allora a esser proclamato un nuovo governo?

      11 Dal deserto, lì nel Medio Oriente, venne una voce che proclamava un nuovo governo. Era la voce di un uomo del deserto. Il suo nome aveva un significato dolce, poiché significava “Iah è clemente”. (Luca 1:59-80) Nel quindicesimo anno del regno dell’imperatore Tiberio Cesare, o nella primavera del 29 E.V., quest’uomo del deserto, di nome Giovanni, cominciò a proclamare questo nuovo governo. (Luca 3:1, 2) Giovanni era il figlio di un sacerdote, ma non c’è nessun racconto che prestasse mai servizio da sacerdote come suo padre nel tempio di Gerusalemme, capitale religiosa della provincia romana di Giudea. L’Iddio di Giovanni, il clemente Iah o Geova, aveva da fargli fare un lavoro più importante di quello di render servizio in un terrestre tempio materiale. Geova Dio aveva di proposito suscitato questo Giovanni perché agisse da araldo e precursore del re del nuovo governo. Avvenne dunque che al tempo fissato da Dio, Giovanni fece la sua apparizione nella scena pubblica e cominciò a proclamare: “Il regno dei cieli si è avvicinato”. (Matt. 3:1, 2) Siccome doveva essere “dei cieli”, quel regno prometteva d’essere un governo giusto, di cui il popolo aveva bisogno in quel tempo non meno di quanto ne abbiamo bisogno noi oggi.

      12. Quale domanda fanno le persone intorno a un governo “dei cieli”, ma che cosa volle dire Giovanni Battista con il “regno dei cieli”?

      12 “Ma come possono governare i cieli?” chiederanno oggi le persone materialistiche. Ebbene, se leggessero la Bibbia troverebbero subito come “i cieli” si sono espressi in passato in modo da scuotere il mondo e lo scuoteranno nel prossimo futuro. Lanciando nello spazio extraterrestre razzi da diciassette tonnellate l’uomo non ha acquistato nessuna potenza o supremazia sui “cieli” dei quali parlò Giovanni. Oggi l’uomo pensa ai cieli senza considerare Dio, ma con l’uso dell’espressione ispirata “i cieli” Giovanni volle dire Dio Onnipotente. Il “regno dei cieli” che egli proclamò era “il regno di Dio”. Ecco perché quel regno doveva essere un governo buono, giusto e perfetto. Ecco perché il popolo doveva esser preparato alla venuta di quel governo. In armonia con questo fatto, Dio Onnipotente mandò Giovanni a tuffare o immergere corporalmente in acqua le persone pentite come simbolo del loro pentimento dai peccati che avevano commesso contro Dio Onnipotente. — Matt. 3:4-6; Mar. 1:4-15.

      13. Come fu fatto capire al re Nabucodonosor di Babilonia che il regno dei “cieli” era reale e diretto personalmente?

      13 No, davvero! Il “regno dei cieli” che Giovanni annunciò non era un governo immaginario, ma era un governo esattamente così reale e “attivista” e diretto personalmente come qualsiasi governo politico di oggi, in Londra, Parigi, Mosca, Pechino, Washington, Roma o altrove sulla terra. I rigidi governanti politici d’oggi possono non apprezzare questo fatto, ma lo conosceranno fra non molto. Essi non sono superuomini come non lo fu Nabucodonosor, imperatore di Babilonia sul fiume Eufrate nel settimo e nel sesto secolo a.E.V. Eppure questo potente re dell’Impero Babilonese fu ridotto al livello d’una bestia del campo per sette anni affinché, come gli disse il profeta Daniele, ‘tu conosca che i cieli dominano’. Qui “i cieli” significarono l’Essere Supremo, poiché, poco prima che Nabucodonosor fosse colpito di bestiale pazzia gli fu detto dai cieli che sette anni sarebbero passati su questo suo stato bestiale “finché tu conosca che l’Altissimo domina sul regno del genere umano, e che egli lo dà a chi vuole”. Dopo essersi miracolosamente rimesso, Nabucodonosor riconobbe questo fatto. — Dan. 4:25-37.

      14, 15. Fu Giovanni messo in prigione perché aveva predicato il “regno dei cieli”, e chi intraprese in seguito questa predicazione?

      14 Giovanni considerò le cose proprio in maniera così realistica come le considerano i governanti politici d’oggi. Non sviò il popolo con uno stolto sogno irrealizzabile. Circa un anno dopo che aveva cominciato a proclamare e a battezzare fu messo in prigione da Erode Antipa, governante distrettuale della Galilea, ma non per aver proclamato “il regno dei cieli”. Vi fu messo perché aveva insistito sui diritti morali di questo governante che asseriva d’esser sottoposto alla legge del Dio di Giovanni, Geova. (Matt. 14:1-5) I realistici governanti politici in quel tempo non pensavano che un regno, se era “dei cieli” o “di Dio”, interferisse con i loro visibili regni terreni. Comunque, questa prigionia arrestò la proclamazione pubblica di Giovanni circa il regno di Dio. Ma dopo l’inizio della sua prigionia, la sua proclamazione del Regno fu intrapresa da un uomo che egli aveva battezzato, circa sei mesi prima della propria prigionia, nel fiume Giordano. Quell’uomo era un falegname di Nazaret di Galilea e il suo nome era Gesù, figlio adottivo di Giuseppe. Leggiamo dunque di questo Gesù:

      15 “Or avendo egli udito che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea. E, lasciata Nazaret, venne a stabilirsi a Capernaum . . . Da allora in poi Gesù cominciò a predicare, dicendo: ‘Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato’”. — Matt. 4:12-17; Mar. 1:14, 15.

      FANNO RIDERE DI SE STESSE

      16, 17. (a) Quando il governante distrettuale Erode Antipa mise le mani su Gesù, di chi egli realmente fece ridere, e perché? (b) Come Giovanni Battista testimoniò che questi era il Figlio di Dio?

      16 Circa tre anni dopo, il governante distrettuale Erode Antipa e la sua guardia militare si fecero beffe di Gesù, che era accusato di tentar di farsi re invece di Tiberio Cesare. (Luca 23:8-12) Questa era solo parte dell’evidenza che le nazioni cominciavano a far ridere di sé. Quando le nazioni cominciano a trattare in maniera derisoria il Figlio di Dio e a farsi beffe di lui, in realtà fanno ridere di se stesse. Questo è ciò che fecero allora schernendo Gesù. Al tempo in cui Giovanni Battista immerse Gesù di Nazaret, scorse dal cielo l’evidenza che questo Gesù era il Figlio di Dio. Giovanni testimoniò in seguito al popolo:

      17 “Ho visto lo spirito scendere dal cielo come una colomba, e rimanere sopra di lui. Nemmeno io lo conoscevo, ma Colui che mi ha mandato a battezzare in acqua mi disse: ‘Chiunque sia colui sul quale vedrai scendere e rimanere lo spirito, questi è colui che battezza nello spirito santo’. Ed io l’ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. — Giov. 1:32-34.

      18. (a) Perché Gesù non dovette fare nessuna campagna politica? (b) Come i suoi nemici cercarono d’implicarlo nella politica riguardo alle tasse imperiali?

      18 A testimonianza di questo fatto, Giovanni Battista indicò Gesù, dicendo ai suoi ascoltatori: “Ecco, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. (Giov. 1:29) Gesù il Figlio di Dio fu unto con lo spirito santo di Dio per essere il futuro Re del “regno dei cieli”. Egli fu unto con lo spirito divino per proclamare quel “regno dei cieli” al popolo per loro conforto e guida. Questo è ciò che fece. (Luca 4:16-21; 8:1; Atti 10:38) Egli non s’impegnò in nessuna campagna politica da una parte all’altra del paese, per cercar di ottenere i voti del popolo. Non dovette far questo, poiché era già stato eletto, scelto, unto dal suo celeste Padre, Geova Dio, per essere Re del celeste regno messianico di Dio. I molti nemici religiosi che si fece cercarono d’implicarlo nella politica mondana, almeno una volta quando gli chiesero se era giusto che i Giudei sottoposti alla Legge di Dio pagassero le tasse a Cesare, di cui mal sopportavano l’impero. Gesù mise abilmente a tacere ogni discorso rivoluzionario, rispondendo: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matt. 22:15-22) Ciò che Gesù diceva ad altri di fare, lo faceva egli stesso. Egli pagò il tributo a Cesare come qualche cosa che apparteneva a Cesare. Non fu rivoluzionario.

      19. (a) Dopo che Gesù aveva insegnato e predicato per tre anni, come i Giudei mostrarono la loro attitudine verso il “regno dei cieli”? (b) Dal modo in cui mandò i suoi attivi seguaci nel campo, come mostrò Gesù di non essere rivoluzionario?

      19 Fu la nazione di Gesù favorevole al “regno dei cieli” ch’egli predicò? No, eccetto un rimanente comparativamente piccolo. Decine di migliaia di Giudei e di proseliti giudei lo udirono, ma relativamente pochi credettero in lui come nel Messia da tempo promesso, il Cristo, l’Unto. Dopo che aveva insegnato e predicato per tre anni il popolo andò a dirgli: “Per quanto tempo ci terrai con l’animo sospeso? Se tu sei il Cristo, diccelo francamente”. Ma Gesù lasciò che traessero le loro proprie conclusioni, in base alla loro fede. In quel tempo erano pronti a lapidarlo. (Giov. 10:22-31) Ma di fra quelli che avevano creduto in lui e lo seguivano come Messia o Cristo scelse dodici apostoli. Anche questi, dopo averli addestrati, mandò a predicare: “Il regno dei cieli si è avvicinato”. (Matt. 10:1-7) In seguito mandò settanta altri seguaci a proclamare lo stesso messaggio. (Luca 9:1-6; 10:1-11) Tutti insieme, ottantadue predicatori del regno di Dio, ma non un esercito di guerriglieri armati di spade, lance, archi e frecce. Com’è strano! Avrebbe potuto un governo indipendente essere introdotto e messo al potere sulla nazione d’Israele con la predicazione? Basta per farci ridere.

      20. Come sappiamo se i capi religiosi risero dopo la risurrezione di Lazzaro e dopo la cavalcata trionfale di Gesù in Gerusalemme?

      20 Una volta non sembrò tuttavia una cosa da ridere. Questo accadde dopo tre anni di tale predicazione. Era il principio della primavera dell’anno 33 della nostra Èra Volgare, e fino a quel tempo l’imperiale governo romano sui Giudei non aveva fatto nulla riguardo a questo Gesù Cristo e al suo gruppo di predicatori del Regno. Ma i capi religiosi di Gerusalemme si erano spaventati di lui. Qualche tempo prima della pasqua di quell’anno Gesù Cristo aveva compiuto uno dei suoi più rimarchevoli miracoli, destando dai morti un uomo che era stato morto e sepolto per quattro giorni. A causa di ciò c’era molta eccitazione popolare, e i capi religiosi dicevano fra loro: “Che faremo, poiché quest’uomo compie molti segni? Se lo lasciamo stare così, riporranno tutti fede in lui, e verranno i Romani e toglieranno sia il nostro luogo che la nostra nazione”. (Giov. 11:1-48) Ma ora il 9 Nisan, o cinque giorni prima della pasqua, Gesù entrò cavalcando in Gerusalemme come in una cerimonia d’incoronazione mentre le folle giubilanti gridavano: “Benedetto colui che viene nel nome di Geova, il re d’Israele!” A causa di tale sorprendente sostegno popolare per Gesù quale messianico Re d’Israele, i religiosi Farisei si turbarono ancora di più, dicendo fra loro: “Voi osservate che non ne cavate nulla. Ecco, il mondo gli è andato dietro”! — Giov. 12:10-19.

      21, 22. (a) Come i capi religiosi implicarono il governo romano nel processo e nell’esecuzione di Gesù? (b) Come Erode Antipa si occupò di Gesù quando gli fu deferito?

      21 I capi religiosi cercarono dunque di pervenire a qualche soluzione, facendo uccidere Gesù il Messia il seguente giorno di Pasqua, il 14 Nisan. L’accusa per farlo giustiziare a morte la presero nel campo religioso e la portarono in quello politico. Essi implicarono così i rappresentanti politici dell’imperiale governo romano sulla Palestina. Condannatolo prima essi stessi per motivi religiosi, lo condussero dinanzi al governatore romano della provincia di Giudea. Con quale accusa? Con l’accusa di sedizione politica. Quando interrogava l’accusato Gesù, il governatore romano Ponzio Pilato gli disse: “Io non sono Giudeo, non è vero? La tua stessa nazione e i capi sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?” (Giov. 18:12-35) Durante il processo Ponzio Pilato seppe che Gesù era della provincia di Galilea, che allora era sotto la giurisdizione di Erode Antipa, assassino di Giovanni Battista. Cercando una via d’uscita, Ponzio Pilato mandò Gesù a Erode, allora in Gerusalemme.

      22 Pensando che Gesù fosse Giovanni Battista destato dai morti, Erode Antipa s’interessò di vedere Gesù. Sperava che Gesù lo intrattenesse con un miracolo o due. Gesù si rifiutò di dargli ascolto e di dire o fare alcuna cosa a propria difesa. Lo accusassero i sacerdoti e gli scribi di tutto quello che volevano. Erode lo prese dunque per uno scherzo. Il racconto biblico dice: “Quindi Erode, con le sue guardie militari, avendolo screditato e schernito, lo vestì di una veste sgargiante e lo rimandò da Pilato. Ora in quello stesso giorno, Erode e Pilato divennero amici l’uno dell’altro; poiché prima di ciò vi era inimicizia fra loro”. — Luca 23:1-12.

      23. Come Gesù fu quindi schernito dai soldati di Roma?

      23 In seguito, quando Ponzio Pilato ebbe ceduto alla pressione religiosa ed ebbe consegnato Gesù ai suoi soldati romani perché fosse ucciso su un palo di esecuzione, il Messia o Cristo di Geova Dio fu esposto ad altri scherni e derisione. “Quindi”, come ci narra Matteo 27:27-31, “i soldati del governatore condussero Gesù nel palazzo del governatore e radunarono l’intero reparto delle truppe presso di lui. E spogliatolo, lo ricoprirono con un manto scarlatto, e intrecciata una corona di spine gliela misero sulla testa e una canna nella mano destra. E, inginocchiandosi dinanzi a lui, lo schernivano, dicendo: ‘Buon giorno, Re dei Giudei!’ E gli sputarono addosso e, presa la canna, gli percotevano la testa. Infine, dopo averlo schernito, gli tolsero il manto, lo rivestirono con i suoi abiti e lo condussero via per metterlo al palo”.

      24. Come i capi religiosi schernirono Gesù al palo?

      24 Mentre Gesù pendeva al palo, i passanti parlavano oltraggiosamente di lui e scuotevano verso di lui la testa e lo schernivano. “E i capi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano in modo simile, dicendo: ‘Ha salvato altri; non può salvar se stesso! Egli è il Re d’Israele; scenda ora dal palo di tortura e noi gli crederemo. Ha riposto la sua fiducia in Dio; lo salvi ora se lo desidera, poiché ha detto: “Io sono Figlio di Dio”’”. — Matt. 27:39-43.

      25. Prendendo quali precauzioni circa il sepolto Gesù, i capi religiosi poterono ora ridere e rallegrarsi?

      25 Così Gesù il Messia, il Figlio di Dio, morì come un oggetto di risa. Il giorno seguente, dopo la sua morte e sepoltura in una tomba vicina, i capi sacerdoti e i Farisei mostrarono il loro disprezzo e anche il loro scopo di prevenire ogni possibile scomparsa del corpo di Gesù dalla tomba, dicendo a Ponzio Pilato: “Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era ancora in vita: ‘Dopo tre giorni sarò destato’. Comanda dunque che il sepolcro sia reso sicuro fino al terzo giorno, affinché i suoi discepoli non vengano a rubarlo e non dicano al popolo: ‘Egli è stato destato dai morti!’ e quest’ultima impostura sia peggiore della prima”. Di nuovo il governatore romano fece il loro gioco, comandando loro di suggellare la tomba e d’appostarvi la guardia. (Matt. 27:62-66) Come i capi religiosi poterono ora ridere e rallegrarsi!

  • Uomini e nazioni son resi oggetto di risa
    La Torre di Guardia 1969 | 15 ottobre
    • Uomini e nazioni son resi oggetto di risa

      1. (a) Rise Dio Onnipotente di tutto il biasimo e il discredito riversato sul suo Figlio sofferente, o di che cosa? (b) Quando fu fatto il tentativo di sopprimere la notizia della risurrezione di Gesù, chi fu a ridere?

      CHE dire di Dio Onnipotente, mentre osservava accumulare derisione e vergogna sul suo Figlio che aveva unto per predicare il “regno dei cieli” e per essere il Re al potere in quel messianico governo? Rise Dio? Poté egli ridere? Sì! Non naturalmente di tutto il biasimo che ricadde sul suo proprio nome e sul suo reale rappresentante, il suo Figlio Gesù il Messia che soffrì terribilmente, ma delle più estreme misure e degli sforzi di semplici e minuscole creature umane per sconfiggere la volontà e il proposito dell’Onnipotente, il Supremo dell’universo. Il terzo giorno, quando il suo angelo scese in gloria e ruppe il suggello e rotolò via la pietra che era davanti alla tomba di Gesù, spaventando quasi a morte i soldati di guardia, di chi fu la volta di ridere? I capi sacerdoti e i loro associati religiosi non risero del rapporto fatto dalla guardia militare. Essi corruppero i soldati con regali, dicendo: “I suoi discepoli son venuti e l’hanno rubato mentre noi eravamo addormentati”. (Matt. 28:2-4, 11-15) Ma i veri fatti intorno alla risurrezione di Gesù Cristo pervennero comunque al pubblico, dalla testimonianza di veri testimoni, più di cinquecento di loro. E allora, chi in effetti rise, se pure vi fu qualcuno che rise? Rise Dio Onnipotente!

      2, 3. (a) Quando e come Dio Onnipotente fece conoscere i fatti del caso al pubblico in genere? (b) Che cosa disse Pietro, testimoniando che Dio Onnipotente aveva smascherato il complotto contro Gesù?

      2 Cinquantuno giorni dopo i combinati sforzi religioso-politici per bloccare il regno messianico con l’uccisione di Gesù Cristo, Dio Onnipotente cominciò a far conoscere i fatti del caso al pubblico in genere. Il giorno della festa di Pentecoste, il 6 Sivan (calendario giudaico) dell’anno 33 E.V., Dio Onnipotente versò il suo spirito santo su centoventi fedeli seguaci di Gesù Cristo, che l’avevano visto per mezzo delle sue materializzazioni loro visibili sin dalla sua risurrezione dai morti. Più di tremila festeggiatori pentecostali si riunirono per udire questi centoventi testimoni attestare in molte lingue con il miracoloso potere dello spirito santo le “magnifiche cose di Dio”. Un preminente testimone, il cristiano apostolo Pietro, si levò e francamente disse alla folla come Dio Onnipotente aveva debellato il complotto dei religionisti e dei politicanti contro il suo unto Figlio, il Messia. Pietro disse:

      3 “Gesù il Nazareno, uomo pubblicamente mostratovi da Dio per mezzo di potenti opere e portenti e segni che Dio fece in mezzo a voi mediante lui, come voi stessi sapete, quest’uomo, come uno consegnato per determinato consiglio e prescienza di Dio, voi metteste al palo per mano di uomini illegali, sopprimendolo. Ma Dio l’ha risuscitato, sciogliendo le doglie della morte, perché non era possibile che ne fosse ritenuto. . . . Questo Gesù ha Dio risuscitato, del quale fatto noi siamo tutti testimoni. Perciò, perché è stato esaltato alla destra di Dio e ha ricevuto dal Padre il promesso spirito santo, egli ha versato questo che vedete e udite. Effettivamente Davide non ascese ai cieli, ma egli stesso dice: ‘Geova ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. [Sal. 110:1] Perciò sappia per certo tutta la casa d’Israele che Dio l’ha fatto Signore e Cristo, questo Gesù che voi avete messo al palo”. — Atti 1:12 fino a 2:36.

      4. (a) Perché i capi religiosi non ebbero nessuna ragione di ridere degli avvenimenti del giorno di Pentecoste, nel 33 E.V.? (b) Come si occuparono del caso dei due apostoli, Pietro e Giovanni, che avevano predicato nel tempio intorno a Gesù e alla risurrezione?

      4 Non fu una cosa da ridere per i capi religiosi di Gerusalemme quando circa tremila della folla a cui Pietro e i suoi compagni testimoni si rivolsero credettero alla buona notizia intorno al risuscitato Messia, Gesù, esaltato ai cieli, e si battezzarono, divenendo suoi seguaci. (Atti 2:37-47) Non fu una cosa da ridere per quegli stessi capi religiosi quando la predicazione intorno a Gesù il Messia fu portata proprio nel loro tempio di Gerusalemme, in particolar modo dagli apostoli Simon Pietro e Giovanni figlio di Zebedeo. Specialmente la setta religiosa dei Sadducei era contraria alla predicazione della risurrezione, il mezzo mediante cui Dio Onnipotente sconfisse gli sforzi dei nemici religiosi e politici per eliminare per sempre il promesso Messia, il Cristo. Essi fecero arrestare gli apostoli Pietro e Giovanni, li fecero segregare e li sottoposero a processo a motivo della loro condotta. Infine la Corte Giudaica si sentì obbligata a rilasciare i due apostoli, ma solo dopo averli minacciati. Qui si ebbe ora la prova che Dio rideva dei persecutori dei fedeli seguaci del suo Figlio il Messia. Come lo sappiamo?

      5, 6. (a) Perché i capi religiosi non poterono ora ridere dell’immediato effetto che il maltrattamento fatto a Pietro e Giovanni ebbe sui cristiani di Gerusalemme? (b) Perché la risposta che Geova diede alla preghiera dei cristiani non offrì ai governanti nessuna causa d’allegrezza?

      5 Da ciò che seguì questo ufficiale maltrattamento degli apostoli cristiani. Ebbero le autorità religiose ragione di ridere dell’effetto della fanatica maniera in cui avevano trattato la questione, di come i cristiani reagirono a tale azione ufficiale? Come avrebbero potuto? Il racconto ci narra: “Dopo essere stati liberati, essi [cioè, Pietro e Giovanni] andarono dai propri compagni e comunicarono le cose dette loro dai capi sacerdoti e dagli anziani. Udito questo, alzarono di comune accordo le loro voci a Dio e dissero: ‘Sovrano Signore, tu sei Colui che hai fatto il cielo e la terra e il mare e tutte le cose che sono in essi, e che per mezzo dello spirito santo hai detto per bocca del nostro antenato Davide, tuo servitore: “Perché le nazioni son divenute tumultuose e i popoli han meditato cose vuote? I re della terra han preso la loro decisione e i governanti si sono ammassati come un sol uomo contro Geova e contro il suo unto”. Ed Erode e Ponzio Pilato con gli uomini delle nazioni e coi popoli d’Israele si sono effettivamente radunati in questa città contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, per fare le cose che la tua mano e il tuo consiglio avevano preordinato dover avvenire. E ora, Geova, presta attenzione alle loro minacce, e concedi ai tuoi schiavi di continuare a dichiarare la tua parola con ogni baldanza, mentre stendi la mano per sanare e mentre segni e portenti avvengono per mezzo del nome del tuo santo servitore Gesù’”.

      6 Ciò che seguì non poté provocare nessuna risata scherzosa fra Erode Antipa, Ponzio Pilato e i capi religiosi di Gerusalemme, poiché leggiamo: “E quando ebbero fatto supplicazione, il luogo in cui erano radunati fu scosso; e furon tutti pieni di spirito santo e dichiaravano la parola di Dio con baldanza”. — Atti 3:1 fino a 4:31.

      7. Dall’applicazione che i discepoli fecero nella preghiera dei due versetti del Salmo secondo, come sappiamo che Geova rideva quindi dell’opposizione a Cristo e ai suoi seguaci?

      7 A causa della baldanza di questi discepoli cristiani del primo secolo E.V., Dio Onnipotente poté ridere con scherno dell’opposizione al suo Messia e ai fedeli seguaci del suo Messia. Dio in effetti rise, poiché il Salmo 2 secondo, da cui i discepoli citarono la loro preghiera a Dio Onnipotente, prediceva che Egli avrebbe riso. Proprio come i discepoli nella loro preghiera commentarono l’adempimento dei primi due versetti dell’ispirato salmo scritto dal re Davide dell’antica Gerusalemme, così i successivi versetti dello stesso salmo dovettero allora avere adempimento. Ecco dov’è la risata, poiché i versetti da due a sei del Salmo 2:2-6secondo dicono: “I re della terra si presentano e gli stessi alti funzionari si sono ammassati insieme come un sol uomo contro Geova e contro il suo unto, dicendo: ‘Strappiamo i loro legami e gettiamo via da noi le loro funi!’ Il Medesimo che siede nei cieli riderà; Geova stesso si farà beffe di loro. In quel tempo parlerà loro nella sua ira e nella sua accesa collera li turberà, dicendo: ‘Io, sì, io ho insediato il mio re sopra Sion, mio santo monte’”.

      8. (a) Perché Geova ebbe ragione di ridere degli oppositori? (b) Come, nel caso di Erode, di Pilato e degli Israeliti, Geova parlò loro nella sua disapprovazione?

      8 Tutti i trucchi dei politicanti e dei capi religiosi sulla terra non poterono alterare l’effettiva situazione. L’opposizione e la persecuzione contro i seguaci del Messia non poterono alterare la disposizione divina dell’Onnipotente Geova. Malgrado tutto ciò egli fece risuscitare il suo Messia alla sua destra in cielo, sopra il celeste monte Sion, o sommità di governo. Poté dunque ridere con scherno dei suoi oppositori che erano sulla terra. Egli aveva ragione d’essere adirato con loro e di parlar loro nella sua ira ardente. Anni dopo, Erode Antipa, assassino di Giovanni Battista e schernitore di Gesù Cristo, fu esiliato da Roma alla provincia di Gallia, e suo nipote, Erode Agrippa, fu all’improvviso colpito da una piaga e roso dai vermi. (Atti 12:1-23) Secondo la storia secolare, Ponzio Pilato in seguito se la passò male per mano dell’Impero Romano. Nell’anno 70 E.V. la nazione giudaica subì l’afflizione di veder distruggere da Tito, futuro imperatore di Roma, la loro città santa di Gerusalemme e il suo tempio e la desolazione della provincia di Giudea. Ma Gesù il Messia continuò a regnare dal celeste monte Sion sui suoi seguaci terreni, rafforzandoli perché continuassero a predicare il regno di Dio nonostante la persecuzione di Roma e degli Israeliti.

      9. Come quel Salmo secondo ebbe un precedente storico che prefigurò questo adempimento nel primo secolo E.V.?

      9 Quel Salmo 2 secondo, che ebbe un fenomenale adempimento nel primo secolo E.V., aveva un precedente storico che prefigurava proprio tale adempimento. Il Salmo secondo era stato composto nell’undicesimo secolo a.E.V. e si basava sulla situazione internazionale allora esistente. Davide di Betleem, antenato terreno di Gesù Cristo, era stato unto perché fosse re su tutte le dodici tribù d’Israele e aveva catturato la fortezza nemica del monte Sion che dominava la città di Gerusalemme. Ivi il re Davide aveva stabilito il suo trono, trasferendolo dalla meridionale città di Ebron. Quando la vicina nazione dei Filistei l’ebbe udito, i re delle città filistee ammassarono i loro eserciti e cercarono di spodestare il re Davide, al fine di non esser legati con legami e corde da questo nuovo re d’Israele. Ma Dio Onnipotente non tollerò nessuna interferenza di questi pagani filistei. Egli diede dunque a Davide due miracolose vittorie su di loro e li ridusse in sottomissione al re Davide. — 2 Sam. 5:1-25.

      10. (a) Nel Salmo secondo che cosa indicò Geova di fare per il re Davide? (b) Perché questo ha importanza storica?

      10 Geova ispirò allora il vittorioso Davide a scrivere il Salmo secondo e a dire che Geova avrebbe riso di tutti i re e le nazioni che avrebbero vanamente immaginato di poter impedire all’unto Davide, re di Geova, di regnare su tutta la Terra Promessa dal monte Sion come sua capitale. Nonostante tutto il tumulto e la protesta e l’opposizione internazionale Geova tenne il suo unto re Davide al potere sul santo monte di Sion sino alla fine dei suoi quarant’anni di regno. Tutto questo ha importanza storica, poiché l’unto Davide non fu solo un notevole antenato di Gesù l’Unto ma anche ne fu una figura profetica. Come il nome Davide significa “Diletto”, così Gesù è il Diletto di Geova Dio. — Matt. 3:17; 17:5.

      RISATA DIVINA IN QUESTO VENTESIMO SECOLO

      11. Malgrado quegli antichi adempimenti del Salmo secondo, quali domande ci facciamo ora in proposito?

      11 Il re Davide regnò sul monte Sion tremila anni fa, e poté ridere con Geova Dio contro i suoi nemici. Gesù Cristo, massimo discendente di Davide, fu sulla terra da uomo diciannove secoli fa. Ora siamo nell’autunno dell’anno 1969 E.V. Gli avvenimenti e le circostanze di questo ventesimo secolo fanno forse ripetere la storia con un altro adempimento del Salmo secondo? Ride Geova Dio l’Onnipotente di nuovo delle nazioni politiche di questo sistema di cose? Sì! Perché?

      12. (a) Quando Gesù menzionò i Tempi dei Gentili, e quando essi terminarono? (b) Che cosa dicono gli storici secolari che ebbe fine quell’anno per le nazioni?

      12 Avete mai udito parlare dei “tempi dei Gentili”, o, dei “fissati tempi delle nazioni”? Gesù Cristo ne parlò in relazione con la città di Gerusalemme, le cui mura circondavano nel suo giorno il monte Sion. Egli disse: “Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finché i fissati tempi delle nazioni non siano compiuti”. (Luca 21:24) Quei “fissati tempi delle nazioni” non dovevano durare per sempre sulla terra; dovevano adempiersi o completarsi in qualche tempo. Quando? Nel giugno del 1967, quando Israele vinse la guerra di sei giorni contro gli Arabi e prese possesso della parte orientale di Gerusalemme, compresa la vecchia città cinta di mura? No! poiché quei Tempi dei Gentili erano finiti già anni prima, nel 1914 E.V., anno in cui ebbe inizio la prima guerra mondiale. Decenni prima del 1914 E.V., attenti studenti biblici avevano calcolato questa data per mezzo della cronologia biblica e della profezia della Bibbia. In base agli avvenimenti e alle condizioni che si sono verificati da quel memorabile anno, non si può sbagliare che qualche cosa è finita, che nel 1914 ebbe fine un’èra per le nazioni gentili. Gli storici secolari diranno che l’èra di pace e sicurezza per le nazioni finì quell’anno, ma, secondo Gesù, che cosa finì nel 1914?

      13. (a) Secondo Gesù, che cosa finì realmente nel 1914 E.V.? (b) Nel 33 E.V. in che modo “Gerusalemme” fu ulteriormente calpestata dai Gentili?

      13 Questo, i fissati tempi in cui le nazioni gentili (non giudaiche) calpestarono Gerusalemme. (Luca 21:24) No, non la Gerusalemme letterale del giorno di Gesù, ma ciò che Gerusalemme rappresentava come luogo del governo dell’unto Re di Dio. Ciò vuol dire che la “Gerusalemme” che non era più calpestata dai Gentili era il regno di Dio retto da un unto Re della famiglia reale di Davide. Nell’anno 607 a.E.V., quando il re Sedechia, discendente di Davide, fu detronizzato e il suo dominio reale, Gerusalemme e il paese di Giuda, fu reso desolato, i Gentili cominciarono a calpestare in questo senso “Gerusalemme”. Gesù Cristo fu pure discendente reale di Davide, e, nell’anno 33 E.V., l’“amico di Cesare”, cioè Ponzio Pilato, cedette alle richieste dei capi religiosi e consegnò Gesù ai soldati romani perché lo mettessero a morte su un palo. Questo significò che le nazioni gentili calpestavano ulteriormente Gerusalemme. — Giov. 19:12.

      14. (a) Perché il regno messianico di Dio non assunse il potere al tempo dell’esaltazione del risuscitato Gesù in cielo nel 33 E.V.? (b) Quale cambiamento segnò allora l’anno 1914 E.V. in cielo e sulla terra?

      14 Geova Dio Onnipotente destò il suo diletto Figlio dai morti e lo esaltò alla propria destra in cielo, ma fu il regno di Dio retto da questo reale discendente e successore del re Davide subito stabilito in quel tempo? No! (Atti 1:6, 7) Gesù Cristo doveva aspettare in cielo finché non arrivasse il tempo fissato da Dio in cui si sarebbero adempiuti, compiuti, i fissati Tempi dei Gentili che avrebbero visto calpestare Gerusalemme. (Ebr. 10:12, 13) La data prefissa da Dio era l’anno 1914 E.V. Quell’anno, 2.520 anni dopo che le antiche Gerusalemme e Giuda erano state dapprima rese desolate dai Gentili babilonesi, venne la fine dei Tempi dei Gentili nei quali era stata calpestata Gerusalemme o il diritto del regno di Dio di regnare sulla terra per mezzo dell’Unto di Dio, un discendente del re Davide. Quindi il messianico regno di Dio dovette essere ristabilito, questa volta non sulla terra, ma in cielo. Allora, invece di lasciar calpestare dalle nazioni gentili ciò che era simboleggiato da Gerusalemme, le nazioni gentili dovettero esser calpestate, dovettero essere rese sgabello dell’Unto Re del messianico regno di Dio. (Sal. 110:1, 2) Così l’anno 1914 E.V. segnò un cambiamento sia per il cielo che per la terra!

      15. (a) Perché le nazioni gentili non hanno nessuna ragione per ignorare tutto questo? (b) Come sarebbe stato diverso sulla terra se le nazioni, in particolar modo quelle della cristianità, avessero accettato la testimonianza relativa al Regno e vi si fossero conformate?

      15 Le nazioni gentili, inclusa la Repubblica d’Israele, non hanno nessuna ragione per ignorare questo. La storia del ventesimo secolo ne mostra la ragione, poiché dal medesimo anno del 1914 E.V. è stato dato a tutte le nazioni l’avvertimento dell’istituzione del messianico regno di Dio nei cieli. Non invano Gesù Cristo disse in Matteo 24:14: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. Che sarebbe accaduto se le nazioni gentili, in particolar modo le nazioni della cristianità, avessero accettato tale testimonianza e vi si fossero realisticamente conformate, cedendo la propria sovranità al celeste regno messianico di Dio, allo stesso modo in cui si sono comportati i cristiani testimoni di Geova? Sarebbero state le condizioni e le tendenze del mondo diverse sulla terra da quelle odierne? Sì! Poiché tutte le promesse che Dio ha fatte a quelli che si sottomettono al suo diletto Figlio, l’intronizzato Re messianico Gesù Cristo, si sarebbero adempite su di loro. La storia non li bollerebbe quali vergognosi persecutori dei veri cristiani che danno testimonianza al Regno sin dal 1914.

      16. Le condizioni e le tendenze del mondo quale condotta indicano che è stata tenuta dalle nazioni sin dal 1914 E.V.?

      16 Le tristi e spaventevoli condizioni e tendenze che si verificano oggi sulla terra sono abbastanza eloquenti, confermando il fatto che, dalla fine dei Tempi dei Gentili del 1914 e malgrado la testimonianza mondiale data al Regno in tutta la terra abitata dai cristiani testimoni di Geova, le nazioni gentili, inclusi la cristianità e il giudaismo, hanno scelto la loro propria via, non la via di Dio. Si sono ostinatamente rifiutate di cedere la loro sovranità al giusto Re di Dio per la terra, il suo Messia o Cristo. Han continuato la loro lotta per il dominio del mondo, fino al punto di combattere due guerre mondiali e di minacciare ora l’intera razza umana con una terza. Per la pace e la sicurezza del mondo hanno preferito rivolgersi alla Lega delle Nazioni e alle successive Nazioni Unite, considerandole l’unico sostituto pratico per il celeste regno messianico di Dio, cosa che i loro cuori senza fede non possono vedere né apprezzare.

      17. (a) Da che i Tempi dei Gentili finirono nel 1914, quale grande contesa ci si è presentata? (b) Per quanto facciano tutto ciò che è loro permesso di fare, le nazioni che cosa non possono disfare o impedire a Dio di compiere?

      17 Da che i Tempi dei Gentili finirono nel 1914, c’è la grande contesa universale: Il messianico regno di Geova Dio o il dominio di tutta la terra da parte delle nazioni gentili, quale? Vinceranno le nazioni gentili? Potranno vincere? Sopprimano, se possono, i proclamatori del messianico regno di Dio in tutto il mondo, facciano qualsiasi altra cosa che possono per opporsi al Regno, tuttavia non potranno spodestare l’unto Re di Geova, il suo Cristo, ora intronizzato sul celeste monte Sion. Non possono impedire che il celeste regno messianico ne faccia lo sgabello dei piedi di Cristo, onde siano cancellati dall’esistenza. Dio Onnipotente ride di loro con scherno. Oggi tutte le nazioni sono in tumulto perché scelgono la loro propria via, combattendo quindi contro la via di Dio. Sostenendo e propagandando i loro propri progetti i gruppi nazionali meditano cose vuote, borbottano cose vuote che risulteranno prive di consistenza. La storia biblica, la profezia della Bibbia, lo predisse. — Sal. 2:1-6; Atti 4:25, 26.

      18. (a) Quale sarebbe stata per le nazioni la condotta saggia, come consigliò Salmo 2:10-12? (b) Quale sapienza hanno seguito, e che cosa è prefigurato che le sopraffarà?

      18 Le nazioni mangiano già il frutto della loro condotta antimessianica da che i Tempi dei Gentili finirono nel 1914. La condotta saggia sarebbe stata quella di studiare la Parola di Dio la Bibbia e di prestare ascolto ai consigli ch’essa dà ai re e ai giudici della terra, di “baciare” il diletto Figlio di Dio come suoi volontari sudditi e servire quindi Geova Dio sotto il suo governo messianico. (Sal. 2:10-12) Ma, esse preferirono invece seguire la sapienza umana qual è glorificata dalla scienza e dalla tecnologia moderne. La loro sapienza mondana non sarà giustificata dai suoi frutti, dai suoi risultati. Vanno incontro al disastro. Il disastro le raggiungerà, come raggiunse i Filistei nel giorno del re Davide e come raggiunse i persecutori religiosi e politici ai giorni degli apostoli di Gesù Cristo. Allora risuoneranno le più accorate risa da parte della sapienza divina, proprio come fu predetto:

      19. Che cosa farà e dirà allora la “vera sapienza”?

      19 “La vera sapienza stessa continua a gridar forte . . . Perché ho chiamato ma continuate a rifiutarvi, ho steso la mano ma non c’è nessuno che presti attenzione, e voi continuate a trascurare tutto il mio consiglio, e non avete accettato la mia riprensione, anch’io, da parte mia, riderò del vostro proprio disastro, mi farò beffe quando verrà ciò che vi fa terrore, quando ciò che vi fa terrore verrà proprio come una bufera, e il vostro stesso disastro giungerà proprio come l’uragano, quando verranno su di voi angustia e tempi difficili. In quel tempo continueranno a chiamarmi, ma io non risponderò; continueranno a cercarmi, ma non mi troveranno, per la ragione che hanno odiato la conoscenza, e non hanno scelto il timore di Geova. Non hanno acconsentito al mio consiglio; han mancato di rispetto a tutta la mia riprensione. Mangeranno dunque del frutto della loro via, e si sazieranno dei loro propri consigli. Poiché il rinnegare degli inesperti è ciò che li ucciderà, e l’indolenza degli stupidi è ciò che li distruggerà”. — Prov. 1:20-32.

      20. Di quale marcia sono state avvertite le nazioni dalla fine della prima guerra mondiale del 1918, e quale guerra hanno scelto?

      20 Per molti anni, sì, dalla fine della prima guerra mondiale del 1918, le nazioni gentili sono state avvertite che vanno verso Armaghedon per la “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”. (Riv. 16:14, 16)a Né la Lega delle Nazioni né le Nazioni Unite han rallentato la marcia; esse l’hanno piuttosto affrettata, poiché hanno sostenuto il nazionalismo e il dominio della terra da parte delle nazioni gentili invece del messianico regno dell’Iddio Onnipotente. Le nazioni scelgono la guerra, non la guerra fra loro, ma unitamente la guerra contro Dio il Sovrano dell’universo e Creatore della nostra terra.

      21. (a) Dal punto di vista biblico, perché la situazione di oggi fa ridere? (b) Dove e quando le risa di scherno di Geova risulteranno giustificate?

      21 Quando vediamo che questa è oggi la reale situazione, diviene oggetto di risa. Le risa sono per le nazioni, poiché esse sono come la goccia dal secchio e come la sottile polvere sui piatti della bilancia in paragone con Dio Onnipotente il Creatore. (Isa. 40:15) Semplicemente chiedono la distruzione. La otterranno, al culmine di questa disputa universale in Armaghedon. (Riv. 19:11-21) Ridendo in atto di sfida delle nazioni nel loro combattimento ad oltranza per il dominio del mondo, Dio Onnipotente manderà il suo messianico Re Gesù Cristo in battaglia contro di loro e distruggerà quegli sfidanti gentili del giusto dominio di Dio sulla terra. Il suo Messia vincerà la battaglia, a eterna rivendicazione della sovranità universale di Dio Onnipotente. Le risa di sfida di Dio verso le nazioni saranno state giustificate come la cosa opportuna da fare da parte sua. Il regno messianico, la cui “buona notizia” è stata predicata in tutto il mondo dai testimoni di Geova nonostante l’opposizione internazionale, assumerà quindi il pieno dominio della terra e di tutti gli eterni interessi del genere umano. Esso benedirà per sempre tutti i saggi e ubbidienti dell’umanità.

      RIDEREMO NOI CON DIO?

      22. Che significherà per chiunque far ridere di sé ora e nel futuro, e che cosa possiamo fare perché questo non accada?

      22 Che dire, ora, di noi quali individui? Forse Dio Onnipotente insieme al suo Messia (Cristo) ride oggi di noi in mezzo alla crescente angoscia delle nazioni? Riderà trionfalmente su di noi dopo aver riportato la vittoria ad Armaghedon? Spetta a ciascuno di noi decidere se questo debba avvenire o no. Far ridere di sé significa la distruzione, preceduta ora da una sorta di non necessario sconforto, angustia e afflizione. Quale persona sana e di mente retta vuole far ridere di sé in circostanze come quelle? Non occorre che facciamo ridere di noi! Le nazioni del mondo continuino ad agire senza saggezza, ma non agiamo noi così. Possiamo prestare attenzione alla sapienza che viene dall’alto, alla sapienza celeste, a questa vera sapienza.

      23. Che cosa promette la vera sapienza a quelli che l’ascoltano, e perché sarà uno stato desiderabile in cui trovarsi?

      23 Dopo aver annunciato come riderà nel giorno dell’angustia di quelli che non avranno tenuto conto di lei, la vera sapienza termina, dicendo: “In quanto a chi mi ascolta, risiederà in sicurtà e sarà indisturbato dal terrore della calamità”. (Prov. 1:33) Non è questo uno stato desiderabile in cui trovarsi? In esso non abbiamo nessuna ragione di temere alcuna cosa calamitosa o spaventevole per mano di Dio Onnipotente, l’Onnisapiente. L’espressione del suo volto ci irradierà invece d’approvazione divina. La sua protezione ci sarà assicurata nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”. Avendola, sopravvivremo alla distruzione delle nazioni che saranno oggetto di risa e saremo introdotti nel giusto nuovo ordine di Dio sotto il regno del suo diletto Messia, il più grande Davide. Ivi rideremo insieme di tutte le pure, salutari, piacevoli cose di cui l’Iddio Onnipotente colmerà la nostra vita.

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