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  • Ero una suora cattolica
    Svegliatevi! 1973 | 8 gennaio
    • Ora mi sento realmente una missionaria, e conduco una vita molto più onesta di quando ero suora. In effetti, ho solo un rimpianto, quello di aver dovuto aspettare così a lungo prima di poter dimostrare a Geova Dio che lo amo e questo mediante l’accurato intendimento della sua Parola.

      Ora ho dunque realizzato il desiderio, espresso nel 1916 quando ero una bambina di sette anni, di darmi interamente al servizio di Dio. Da ora in poi, impiegherò il resto del mio tempo a fare discepoli di Gesù Cristo, come disse ai suoi seguaci di fare. Faccio questo predicando la buona notizia del regno di Dio e condividendo con altri le verità che ho trovate. Spero che molte altre persone di cuore onesto provino la stessa gioia che ho provata io accettando, mentre ce n’è ancora il tempo, la verità che conduce alla vita eterna nel nuovo sistema di cose promesso da Dio.

  • Vita sulla laguna
    Svegliatevi! 1973 | 8 gennaio
    • Vita sulla laguna

      Narrato al corrispondente di “Svegliatevi!” nel Ghana

      TALVOLTA la notte mi soffermo sul vecchio ponte, osservando i pescatori Ebrié che si allontanano nelle loro canoe ricavate da tronchi per trascorrere la notte a pescare. Vedendoli scivolar via remando sotto il ponte e scomparire nella notte, vorrei ogni tanto avere l’opportunità di andare con loro e trascorrere ancora una volta una notte sulla laguna. Poiché sono anch’io Ebrié e la laguna era un tempo tutta la mia vita.

      Ora abito ad Abidjan, nella Costa d’Avorio, una città prospera e piena di vita. Comunque, vorrei essere spesso lontano dalla polvere e dal rumore e dalle pareti di cemento della città e trovarmi ancora una volta nella mia piroga, scivolando fra i giunchi ai bordi della laguna.

      Passai molte notti deliziose con mio padre sulle acque. La laguna, delimitata da sabbia e dal mare da una parte e dalla verde giungla dall’altra, era pacifica, senza nessun rumore tranne lo sciabordio dell’acqua e l’occasionale grido di un altro pescatore. Talvolta la luna piena pareva trasformare tutto in argento: argentee goccioline d’acqua che risplendevano su reti d’argento e su pesci d’argento e nelle nere acque della laguna i raggi lunari disegnavano una strada d’argento per la nostra barca.

      Diversi metodi di pesca

      Avevamo molti diversi modi di pescare. Mio padre e io partivamo in genere al cadere delle tenebre. Ad alcuni chilometri dal villaggio gettavamo le reti. Ci allontanavamo un poco e aspettavamo per una decina di minuti circa. Quindi cominciavamo a battere l’acqua con le pagaie, e i pesci, spaventati, uscivano dalle loro buche finendo nelle reti. In genere, facendo questo una o due volte prendevamo abbastanza cibo per nutrire quel giorno la famiglia.

      C’è un tipo di rete molto popolare, di forma circolare e appesantita ai bordi con pezzi di piombo o piccoli sassi. Dopo avere sparso nell’acqua briciole di manioca, la nostra solita esca, e contrassegnato il punto con pali infilati nel fondo sabbioso della laguna, ci allontanavamo per breve tempo e poi vi ritornavamo per gettare la rete nel luogo dove le carpe si erano raccolte presso l’esca.

      Quella di gettare questa grande rete stando in piedi su una piccola piroga è un’arte. Molti novizi passano gran parte del tempo giù fra i pesci, invece di prenderli. Ma è eccitante udire la rete che passa fischiando sopra l’acqua e vedere la bella curva che esegue mentre cade attorno ai pesci.

      Gli abitanti dei villaggi escono spesso a gruppi di dieci o venti, perché così possono servirsi delle reti più grandi e prendere pesci veramente grossi, alcuni dei quali pesano fino a quarantacinque chili.

      Quando si fa la pesca a mano nelle paludi di mangrove, vi partecipano molti abitanti dei villaggi. Lasciate le barche a una ventina di metri dal punto stabilito, raggiungono velocemente a nuoto le mangrove, sollevando simultaneamente manciate di fango dal fondo. Le carpe, non potendo nuotare in acque torbide, sono intrappolate nelle buche fra le radici delle mangrove, e i pescatori le possono prendere con le sole mani. È un po’ esasperante, però, affondare la mano in quella buca oscura, sperando di trovare solo una carpa!

      Dissipato il timore creato dalle leggende della laguna

      Al giorno d’oggi avrei piacere di trascorrere pacifiche serate nel silenzio e nelle tenebre della laguna, ma devo confessare che molte volte quando ero là fuori con mio padre avevo paura. Nelle paludi di mangrove, ad esempio, ero spesso impaurito perché credevamo che alcuni di questi luoghi fossero visitati da strani mostri, capaci di trasformarsi in un coccodrillo o in un grosso pesce, per tendere un agguato al pescatore incauto.

      Un’altra leggenda riguarda Akou, considerato un gigantesco genio del fuoco, coperto di lunghi peli dai piedi alla testa. Mi era stato insegnato che se udivo uno strano fischio a mezzogiorno o a mezzanotte significava l’avvicinarsi di Akou e dovevo saltare su un pezzo di legno per proteggermi.

      Tutti questi racconti spaventavano un ragazzo. Ma qualche tempo fa ho conosciuto la verità della Bibbia su tali favole e ora rido dei timori che avevo una volta. Adesso so che qualsiasi strano fischio che odo a mezzanotte è probabilmente di qualche gozzovigliatore che torna a tarda notte e che ha bevuto un po’ troppo bangui, il nostro locale vino di palma. E nell’eventualità che gli stregoni locali e i veggenti del villaggio abbiano cercato di mettersi in contatto con gli spiriti malvagi, so che essendo servitore di Geova sarò protetto. — Sal. 23:4; Giac. 4:7.

      Benché senta la mancanza della semplice vita nel villaggio, ho molto di cui essere grato. Sono stato liberato da molte superstizioni che mi rendevano schiavo e posso usare più profittevolmente il mio tempo. Qui ad Abidjan ho conosciuto il messaggio biblico di verità, e ci sono molte persone che devono ancora impararne le confortanti verità, per cui sono felice di restare ad aiutarle. Comunque, la vita del pescatore è in molti modi una vita felice, quindi chissà? Forse un giorno avrò di nuovo una barca e potrò andare a procacciarmi il cibo quotidiano come facevo prima. Fino ad allora mi accontenterò di guardare dal ponte.

  • Perché pentirsi delle “opere morte”?
    Svegliatevi! 1973 | 8 gennaio
    • “La tua parola è verità”

      Perché pentirsi delle “opere morte”?

      QUASI 6.000 anni fa il genere umano si allontanò da Geova Dio. Questo avvenne quando il primo uomo Adamo peccò. La verità di ciò si trova nella Parola di Dio, che ci dice: “Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. — Rom. 5:12.

      Essendo peccatori, gli uomini non possono ottenere una condizione approvata dinanzi a Geova Dio per il loro proprio merito. Solo per mezzo del sacrificio di riscatto di Gesù Cristo quelli che una volta erano “alieni” da Dio e “nemici” di Dio si possono riconciliare con lui. Questo perché quel riscatto ha valore espiatorio. — Col. 1:19-22.

      La riconciliazione con Dio, comunque, non ha luogo senza azione da parte dei singoli individui. Una cosa richiesta per riconciliarsi con Dio riguarda il pentimento dalle “opere morte”. (Ebr. 6:1) Ma quali sono queste “opere morte”? Le hanno praticate tutti, rendendo essenziale il loro pentimento da tali “opere morte”?

      Essendo la morte l’opposto della vita, le “opere morte” sono evidentemente opere che non conducono alla vita. Sono opere spiritualmente morte, vane e infruttuose.

      È evidente che le opere della carne peccaminosa sono mortifere. Secondo la Bibbia, queste opere includono “fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e simili. . . . quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio”. (Gal. 5:19-21) Chi cerca l’approvazione di Dio e la vita deve pentirsi di tali “opere della carne” e smettere di praticarle.

      Ma si limitano le “opere morte” alle opere di trasgressione e immoralità? No, poiché altre opere pure sono vane e infruttose.

      In tali “opere morte” sono incluse le opere compiute per giustificarsi. Ogni sforzo degli uomini per stabilire la propria giustizia indipendentemente da Cristo Gesù e dal suo sacrificio di riscatto è vano. Per tale motivo chi cerca di aderire alla legge mosaica allo scopo di stabilire la propria giustizia pratica le “opere morte”. Questo aspetto è ribadito in Romani 3:20-25: “Per le opere della legge nessuna carne sarà dichiarata giusta dinanzi a [Dio], perché mediante la legge si ha l’accurata conoscenza del peccato. . . . È come gratuito dono che son dichiarati giusti per sua immeritata benignità con la liberazione mediante il riscatto pagato da Cristo Gesù. Dio lo ha stabilito come offerta per la propiziazione mediante la fede nel suo sangue”.

      Inoltre, opere che potrebbero altrimenti essere opere buone possono divenire “opere morte” se non hanno origine dai giusti motivi. L’apostolo Paolo precisò: “Se do tutti i miei averi per nutrire altri, e se consegno il mio corpo, per potermi vantare,

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