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La solitudine uccide in silenzioSvegliatevi! 1980 | 22 agosto
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“Non conosco nessuno che mi capisca veramente!” si lamentano molti. Forse sono circondati da persone, ma vivono in un mondo silenzioso, senza un’anima con cui condividere le loro più riposte preoccupazioni e che mostri interesse, comprensione e benevolenza.
È in cima alla lista
In un sondaggio condotto nel 1978 fra oltre 52.000 persone, fu chiesto quali sentimenti recavano loro la maggiore afflizione. Cosa c’era in testa alla lista? Più del 40 per cento disse di “sentirsi spesso solo”. La cosa è piuttosto allarmante se consideriamo che pochissimi ammettono di sentirsi soli.
In realtà, quasi tutti hanno provato un senso di solitudine. Nel caso di molti, tale sensazione passa presto. Ma per milioni di altri la solitudine diventa cronica e la vita infelice.
La solitudine non rispetta nessuno. Adolescenti, giovani non sposati, persone di mezza età e di età avanzata l’hanno conosciuta tutti. Nemmeno ricchezza e posizione costituiscono una salvaguardia.
Il matrimonio non salva automaticamente dalla solitudine. Vari ricercatori dicono: “Fra le persone più sole al mondo” ci sono coppie di sposi fra i quali non c’è vero dialogo.
Della solitudine un esperto ha detto: “Non c’è nessun’altra condizione umana così sentita, o così universale”.
I tragici effetti sulla vita dell’individuo
Nella peggiore delle ipotesi, la solitudine può portare al suicidio. Parecchi studi mettono in relazione il drammatico aumento dei suicidi, specie fra gli adolescenti, con l’aumento della solitudine. Uno studio riferiva: “Se fra i rapporti sui suicidi si può trovare un comune denominatore, questo è l’isolamento dalla famiglia, dagli amici, da chiunque potrebbe costituire un legame con la realtà o semplicemente ascoltare”. (Il corsivo è nostro).
Per non sentire la solitudine, alcuni si sono lasciati prendere da un irrefrenabile bisogno di mangiare, oppure si sono dati al bere, alla droga e all’immoralità sessuale. In molti casi la solitudine è il motivo che spinge ad aprire bar per soli scapoli e nubili, a organizzare circoli di danza e gruppi d’incontro, a combinare appuntamenti per mezzo di calcolatori elettronici e a pubblicare rubriche nei giornali per trovare l’anima gemella.
Moltissimi mali sono attribuiti alla solitudine: disturbi gastrici, attacchi d’asma, eruzioni cutanee e altri. Nei suo libro The Broken Heart—The Medical Consequences of Loneliness, James J. Lynch presenta le prove indicanti che i non sposati o i divorziati, coloro che spesso vivono soli, hanno la vita più breve e soffrono di un maggior numero di disturbi cardiaci. Questa è la sua schietta conclusione: “La compagnia di una persona è letteralmente un’importante forma di assicurazione sulla vita”.
Le ricerche indicano perfino che la solitudine può scatenare la violenza.
Naturalmente, questo non vuol dire che tutti coloro che soffrono di certe malattie siano persone sole, né che tutti i non sposati e divorziati siano portati all’alcolismo, alla promiscuità, alla violenza, ecc. Tuttavia, le informazioni presentate qui mostrano l’effetto traumatizzante che può avere la solitudine sulla vita di una persona.
Perché oggi c’è tanta solitudine?
Negli scorsi decenni la vita familiare ha subito un netto deterioramento. Il tasso dei divorzi è salito alle stelle praticamente in tutti i paesi. C’è stato un drammatico aumento di famiglie con un solo genitore. Sempre più persone si trovano a vivere sole. Si aggiunga a questo il numero delle persone vedove e di quelle non sposate, e il totale è enorme.
Anche i modi di pensare e gli sviluppi della società moderna hanno creato un’atmosfera che favorisce la solitudine. È stata data importanza alla creazione di una tecnologia impersonale, a ottenere la massima produzione con uno sforzo minimo. L’individuo è spesso considerato un semplice strumento della produzione. Molti applicano princìpi simili alla propria vita e non vogliono fare lo sforzo emotivo necessario per stabilire rapporti soddisfacenti con altri. Per cui le loro sono semplici conoscenze superficiali. A ciò si aggiungano i facili spostamenti consentiti dalla moderna èra spaziale e si capisce perché non è difficile sentirsi soli.
Anche la televisione ha scoraggiato il dialogo con familiari ed amici. L’afflusso di moltitudini di persone dalle campagne alla “grande città” è un altro fatto recente. Quanto è avvenuto in Giappone è tipico di molti paesi. Si afferma che prima della seconda guerra mondiale le famiglie erano molto unite. Parenti e vicini erano sempre disponibili quando c’era un problema. Ma, secondo il professore giapponese di sociologia Susumu Iivuka, “adesso che il 60 per cento dei 112 milioni di abitanti del Giappone occupano solo il 2 per cento della superficie del paese, sempre più famiglie si trovano isolate in giungle di cemento e non si adattano al nuovo tipo di vita”.
Vivendo nelle grandi città, uno finisce per stancarsi della gente, e alla fine della giornata può voler stare lontano da tutti, forse anche dalla propria famiglia. Magari ignora l’estraneo che ha bisogno di aiuto. Si rinchiude in un guscio protettivo. In questo modo si isola sempre più. A poco a poco l’isolamento in cui s’era rifugiato può trasformarsi in una prigione, quella della solitudine.
Le ragioni della solitudine sono molte e complesse. Ma domande importanti per noi sono: Come posso combatterla? Cosa posso fare per vincerla?
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Come combattere la solitudineSvegliatevi! 1980 | 22 agosto
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Come combattere la solitudine
JOANNA era una quindicenne carina e molto benvoluta da ragazzi e ragazze. Sembrava felice, con tanti compagni. La sua vita fu stroncata da un colpo di fucile, sparato da lei. Lasciò un biglietto: “Amare vuol dire non essere più soli. La noia fa male”.
Come faceva una ragazza come Joanna, circondata da amici, a sentirsi sola?
Esser soli non vuol dire per forza sentirsi soli
Molti desiderano un po’ di solitudine per riflettere e meditare. Ad ogni modo, tutti hanno un fondamentale bisogno di comunicare i propri sentimenti a qualcuno che mostri interesse. Quando questo desiderio di condividere le più riposte preoccupazioni del cuore non è soddisfatto, ci si sente soli.
Possiamo facilmente capire, pertanto, come ci si possa sentire soli in mezzo a una folla, o anche con un gran numero di conoscenti superficiali. La solitudine si fa sentire quando gli altri non mostrano nessun interesse, quando ci sentiamo indesiderati o dobbiamo portare i nostri pesi emotivi da soli.
Ci sono ragioni valide per sentirsi soli, come quando si perde il coniuge o un intimo amico. Non c’è dubbio che questo fa sentire soli. Anche il divorzio genera solitudine. Una donna descrive la sua angoscia:
“Sono alle prese con un divorzio che non ho voluto e che non mi sarei mai aspettato. Mio marito mi ha lasciata. In questo momento la mia angoscia è così grande che a volte vorrei esser morta. Non penso che riuscirò mai a superarla, specie quando, alle quattro del mattino, mi sveglio e mi rendo conto ancora una volta che sono stata abbandonata e che sono SOLA”.
Se vi trasferite in una nuova località, forse lontano da intimi amici, è facile che vi sentiate soli. Non c’è motivo di provare imbarazzo o vergogna. È normale e da prevedere. Un esperto ha detto:
“Se si accetta la solitudine come una condizione perfettamente umana, quasi sicuramente non ci si sente più soli. Si avrà un umore diverso o si vedranno le cose in un altro modo. È un fatto della vita che questi sentimenti vanno e vengono. Non accettando questo fatto, pensando di poter vivere in uno stato di perenne euforia, alla fine si hanno solo delusione o amarezza”. — Theodore I. Rubin.
Non è questione di non sentirsi mai soli, ma di non farsi vincere dalla solitudine. Ad ogni modo, una cosa è sapere cosa causa la solitudine, tutt’altra cosa è scoprire come vincerla.
Non basta dire “Tienti occupato”
Spesso si dice a chi si sente solo: “Cos’è che non va? Non devi sentirti solo. Esci. Iscriviti a un circolo. Tienti occupato, fa qualcosa!” La colpa della solitudine vien fatta ricadere interamente sulla vittima.
Tuttavia, l’essere occupati di per sé può avere solo un effetto narcotizzante. Non affronta la causa vera della solitudine, ma la copre o la elude. Un ricercatore ha ammesso:
“Un infinito numero di vedove mi ha detto di avere sperimentato questa formula [tenersi occupati] solo per scoprire che al loro ritorno in una casa vuota sono esauste
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