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  • Cercate Dio mentre si può trovare
    La Torre di Guardia 1974 | 1° gennaio
    • edenica di Geova Dio circa la ferita della testa del serpente, e aveva una sicura speranza nel suo adempimento, benché non sapesse esattamente quando o come. Oltre alla fede e alla speranza, aveva quell’altra preminente qualità. Coltivò vero amore verso Geova, unito a un forte senso di lealtà e apprezzamento, abbastanza forte da vincere la cattiva influenza e l’esempio dei suoi genitori e del fratello maggiore. — Gen. 3:15; 1 Cor. 13:13.

      21. Quale incoraggiamento possiamo trarre dalla considerazione di Abele?

      21 Per Abele, che aveva l’evidenza della benedizione di Geova su di sé, la ricerca del vero Dio era finita. Egli non aveva bisogno di cercare Dio, eccetto nel senso di cercar sempre di conservare il Suo favore con la giusta condotta nello spirito della vera ubbidienza di cuore. Ciò che fu possibile ad Abele è possibile a voi. Attendiamo vivamente con fiducia di investigare la Parola di Dio per ricevere ulteriore guida e incoraggiamento. Ricordate il modo in cui Geova aiutò Abele, e, potremmo dire, il modo in cui offrì anche soccorrevole aiuto a Caino.

  • I confini del regno di Dio
    La Torre di Guardia 1974 | 1° gennaio
    • I confini del regno di Dio

      1. In Matteo 5:3, 19, quali due esigenze sono menzionate relativamente al regno di Dio?

      NEL suo famoso Sermone del Monte, Gesù diede risalto all’importanza di cercare il regno di Dio in diretta relazione con i suoi confini, cioè le persone che avrebbe incluso fra i suoi membri. Menzionando prima il bisogno che gli eredi del Regno abbiano umiltà e un’attitudine supplichevole, disse: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale, poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. Dando avvertimento e incoraggiamento, mise anche in risalto il bisogno che gli eredi del Regno si mantengano entro i limiti dei comandamenti di Dio, dicendo: “Chi viola perciò uno di questi minimi comandamenti [della Legge mosaica] e insegna così agli uomini, sarà chiamato ‘minimo’ [quindi inadatto] riguardo al regno dei cieli. In quanto a chi li osserva e li insegna, sarà chiamato ‘grande’ riguardo al regno dei cieli”. — Matt. 5:3, 19.

      2. Come si possono e si devono applicare personalmente le suppliche iniziali del Padre nostro?

      2 Considerate quindi le parole iniziali della preghiera modello che è parte di quel discorso: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Queste non sono soltanto suppliche generali. In effetti, formano dei confini, o delle norme, che dobbiamo applicare personalmente a noi stessi. Dobbiamo santificare il nome di Geova nel nostro cuore e nella nostra mente e in tutta la nostra condotta. Come scrisse l’apostolo Paolo riguardo alla nostra condotta: “Questo è ciò che Dio vuole, la vostra santificazione, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio vaso in santificazione e onore . . . Poiché Dio ci chiamò, non mediante concessione a impurità, ma riguardo alla santificazione. L’Iddio della pace vi santifichi completamente”. Dobbiamo non solo desiderare di veder compiere la volontà di Dio sulla terra in generale, ma cercare sinceramente di conoscere e fare la sua volontà nella nostra vita proprio ora, e così dimostrargli il nostro amore. Questo è il significato della nostra dedicazione. L’apostolo Giovanni scrisse: “Non amate il mondo né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui . . . il mondo passa e pure il suo desiderio, ma chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”. — 1 Tess. 4:3-7; 5:23; 1 Giov. 2:15-17.

      3. Oltre a menzionare il Regno, che cos’altro menzionò Gesù, e come hanno molti inciampato in questo?

      3 Dopo avere avvertito nel suo discorso dei pericoli del materialismo, “le cose che le nazioni cercano ansiosamente”, Gesù dice più avanti: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la sua giustizia [di Dio], e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. (Matt. 6:32, 33) Per quanto sembri strano, lì Gesù menzionò una delle principali barriere che incontrano nel cercare Dio non solo i Giudei, ma le persone in genere. La maggior parte delle persone è ansiosa di giustificarsi e apparire giusta, almeno agli occhi dei propri associati. Ciò è determinato dalle loro stesse norme, che variano notevolmente fra popoli diversi, specialmente nella moderna permissiva società. I Giudei cercarono in genere di stabilire la propria giustizia, confidando nella propria capacità di osservare la Legge data mediante Mosè. Come disse Paolo: “Hanno zelo verso Dio; ma non secondo accurata conoscenza; poiché, siccome non conoscevano la giustizia di Dio ma cercavano di stabilire la propria, non si sono sottoposti alla giustizia di Dio. Poiché Cristo è il fine della Legge, onde chiunque esercita fede abbia giustizia”. — Rom. 10:2-4; si veda anche Galati 3:10-14.

      4. Qual è la causa della difficoltà? Come opera, e come si può risolvere?

      4 L’orgoglio, l’opposto dell’umiltà, è certamente alla base di tale difficoltà. Cominciò con il Diavolo, “l’iddio di questo sistema di cose”, ed è un mezzo tramite cui egli “ha accecato le menti degli increduli, affinché la luce della gloriosa buona notizia intorno al Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro”. L’orgoglio è una barriera che c’impedisce di cercare il vero Dio. Fa rivolgere con ammirazione i nostri cuori verso noi stessi. Le nostre facoltà mentali diventano dunque torpide e ne risulta incredulità, che agisce come un velo. “Ma quando vi è una conversione a Geova [con umiltà e sincerità], il velo è tolto”. Può darsi benissimo che l’orgoglio sia parte della nostra costituzione naturale, ma, come disse Paolo, dobbiamo ‘spogliarci della vecchia personalità’, e, invece, ‘rivestirci di modestia di mente’. — 2 Cor. 4:4; 3:13-16; Col. 3:9, 12.

      5. (a) Come descrisse Gesù le esigenze per cercare la vita, e perché in tal modo? (b) La via del mondo è realmente una via di vera libertà?

      5 Verso la conclusione del suo discorso su quel monte in Galilea, Gesù specificò i precisi confini per quelli che cercano la vita, dicendo: “Entrate per la porta stretta; perché ampia e spaziosa è la strada che conduce alla distruzione, e molti sono quelli che vi entrano; mentre stretta è la porta e angusta la strada che conduce alla vita, e pochi son quelli che la trovano”. (Matt. 7:13, 14) Non vi lasciate scoraggiare da questo. Gesù non disse che sia volontà di Dio che solo alcuni la trovino. Potete essere fra quelli che trovano quella porta e quella strada stretta che conducono alla vita, se siete pronti ad accettare le condizioni necessarie per divenire discepoli. (Luca 9:23, 24) Tra parentesi, possiamo aggiungere che la via del mondo, la condotta dell’intemperanza e dell’autodeterminazione, benché sembri senza confini, “ampia e spaziosa”, è in effetti una condotta di

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