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Peccato? Cos’è?Svegliatevi! 1979 | 8 ottobre
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abbiamo nessuna responsabilità, vuole ignorare la realtà del peccato. È una psicologia in cui nessuno è in fallo, nessuno è responsabile, nessuno è colpevole, nessuno pecca. È proprio il tipo di terminologia psicologica di cui approfittano e dietro cui si nascondono i neonarcisisti, chiedendo con le sopracciglia inarcate: “Peccato? Cos’è?”
Una sana psicologia è quella di ammettere il peccato e combatterlo. La Parola di Dio è la chiave che ci permette di farlo. Mostra che dobbiamo avere il giusto rispetto per noi stessi, considerazione per altri, e, soprattutto, amare il nostro Creatore Geova Dio e accettarne i principi come guida. Il prossimo articolo tratta questi punti.
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Bisogna tener conto di Dio, tener conto degli altri, tener conto di se stessiSvegliatevi! 1979 | 8 ottobre
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Bisogna tener conto di Dio, tener conto degli altri, tener conto di se stessi
“Devi amare Geova il tuo Dio . . . Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. — Mar. 12:30, 31.
DOBBIAMO vederci come siamo, come siamo fatti, scoprire cosa rivela la storia di noi. Qual è la condotta che si è dimostrata pratica, utile?
Siamo di carne, ma abbiamo anche un lato spirituale. Saremo come gli edonisti, soddisfacendo solo la carne? O come gli asceti, punendo la carne per esaltare lo spirito?
Naturalmente, la Bibbia non è a favore dell’edonismo. E contrariamente agli esempi di alcune religioni, la Bibbia non è neppure a favore dell’ascetismo: “Tali cose hanno apparenza di sapienza a motivo della religiosità volontaria, della mortificazione e del trattamento severo del corpo, ma non servono contro l’indulgenza della carne”. — Col. 2:23, La Bibbia Concordata.
La Bibbia è a favore dell’equilibrio e della ragione, non dell’estremismo. “La vostra ragionevolezza”, dice, “divenga nota a tutti gli uomini”. (Filip. 4:5) Se saziamo la carne, lo spirito è affamato. Se siamo fanatici rispetto alle cose spirituali, la carne ne soffre. Abbiate cura della carne senza divenire materialisti: “Avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. La carne è importante, ma lo spirito lo è molto di più: “Lo spirito di un uomo può sostenere la sua malattia, ma in quanto a uno spirito abbattuto, chi lo può sollevare?” È dunque essenziale essere consci dei bisogni dello spirito: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale”. — 1 Tim. 6:8; Prov. 18:14; Matt. 5:3.
Bisogna amare se stessi
Amare se stessi? Non è questo il modo di parlare della generazione dell’Io? No, poiché questo non è l’amore egocentrico del mitologico Narciso, che escludeva la possibilità di amare veramente altri. Infatti, è necessario amare se stessi prima di poter amare altri. La psicologia moderna lo sa, ma questo fatto venne riconosciuto 35 secoli prima dell’odierna psicologia. Mosè scrisse in Levitico 19:18: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. Dovete amare voi stessi, e il prossimo come voi stessi.
Dobbiamo amare noi stessi nel senso d’aver cura di noi, di rispettarci, di sentire che valiamo qualcosa. Per riuscirci dobbiamo fare ciò che sappiamo essere giusto agli occhi di Dio, ciò che la nostra coscienza sensibile e ben educata si attende da noi. Se veniamo meno, siamo scontenti di noi stessi e ci sentiamo in colpa. Infelici per questo stato di cose, cerchiamo di scaricare su altri la colpa, guastando i nostri rapporti con loro.
Un esempio di ciò si ha nel caso di Adamo ed Eva. Essi sapevano qual era la cosa giusta da fare. Quando fecero il contrario si nascosero a Dio perché si sentirono in colpa. Quando egli li affrontò, cercarono entrambi di scaricare la colpa: Adamo sulla moglie e su Dio per avergli dato questa donna; Eva scaricò la sua colpa sul serpente. (Gen. 3:12, 13) Adamo non poteva più avere sincero amore o rispetto di sé, e rovinò la propria relazione sia con la moglie che con Dio. Pure Eva cercò di scaricarsi della colpa per potersene liberare e avere così rispetto di sé. Ma coloro la cui coscienza non è totalmente incallita non possono eliminare la colpa in questo modo. Possiamo provare, ma non riusciamo a ingannare noi stessi, e la nostra interiore disapprovazione ci impedisce di amare gli altri. Bisogna proprio amare se stessi.
Bisogna amare gli altri
La psicologia moderna riconosce anche questo bisogno. Lo psicanalista Willard Gaylin disse nella rivista Atlantic del gennaio 1979:
“Non esiste la sopravvivenza individuale. L’essere umano è tale grazie all’educazione di altri esseri umani, e senza ciò non sopravvivrà. O se sono provvedute cure e amore solo in minima quantità, l’individuo può sopravvivere come entità biologica senza le qualità umane che lo elevano al di sopra del comune ospite animale. Anche dopo lo sviluppo, se in qualsiasi punto chiave l’individuo viene privato del contatto con la sua specie, può ricreare nella propria immaginazione relazioni sociali che per qualche tempo lo sostengono, ma corre il rischio d’essere ridotto a un animale”.
Lo psicanalista Otto Kernberg, in Psychology
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