BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • Lazzaro
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Bibbia. Essi fanno notare che gli altri Vangeli non menzionano l’episodio. Un esame di questi rivela però che neanche gli scrittori dei Vangeli sinottici riferirono ogni azione compiuta da Gesù. Per esempio, solo Luca parla della risurrezione del figlio della vedova di Nain. (Luca 7:11-15) Giovanni non era solito ripetere quello che avevano scritto altri. E la risurrezione di Lazzaro ne è un notevole esempio.

      Non c’è alcuna indicazione biblica né ragione qualsiasi per collegare questo personaggio storico col mendicante della parabola di Gesù del ricco e di Lazzaro.

      2. Nome dato al mendicante nell’illustrazione di Gesù nota come la parabola del ricco e di Lazzaro. (Luca 16:19-31) Nella Vulgata il termine “ricco” era tradotto con l’aggettivo latino dives, erroneamente interpretato da alcuni come un nome proprio. Comunque, il nome ebraico Lazzaro era comune nell’antichità, com’è confermato da iscrizioni mortuarie.

      Nella parabola, Lazzaro, un mendicante pieno di ulcere, se ne stava alla porta del ricco per sfamarsi con ciò che cadeva dalla sua sontuosa mensa. In seguito Lazzaro morì e fu portato da angeli nella posizione del seno di Abraamo (posto paragonabile a quello occupato da chi nell’antichità, durante un pasto, stava sdraiato davanti a un altro sullo stesso divano). Abraamo ebbe una conversazione col ricco che, morto anche lui, era stato sepolto e si trovava nell’Ades, nei tormenti. Una “grande voragine” invalicabile separava il ricco da Abraamo e Lazzaro. La richiesta del ricco che Abraamo mandasse Lazzaro dai suoi cinque fratelli, ‘per dar loro una completa testimonianza’ nella speranza di risparmiare loro la stessa esperienza, fu respinta per la ragione che avevano “Mosè e i Profeti”, e se non avevano ascoltato quelli “non saranno persuasi nemmeno se qualcuno sorge dai morti”.

      Il contesto e la forma stessa della narrazione indicano chiaramente che si tratta di una parabola e non di una storia vera. Non viene esaltata la povertà, né condannata la ricchezza, ma piuttosto sono messi in risalto la fede, la condotta, il premio finale e il capovolgimento della situazione o condizione spirituale di coloro che sono rappresentati da Lazzaro e dal ricco. Il fatto che i fratelli del ricco avessero rigettato Mosè e i profeti indica inoltre che l’illustrazione aveva significato e obiettivo più profondi del semplice contrasto fra povertà e ricchezza.

  • Lea
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Lea

      (Lèa) [forse, stanca; oppure, mucca selvatica].

      Figlia maggiore di Labano pronipote di Abraamo; cugina di Giacobbe, essendo Labano fratello di Rebecca, madre di Giacobbe. (Gen. 22:20-23; 24:24, 29; 29:16) Lea non era bella come la sorella minore Rachele, specie perché i suoi occhi non brillavano, erano scialbi o deboli. (Gen. 29:17) Per una donna orientale, avere occhi luminosi o brillanti è segno di bellezza. — Confronta Cantico di Salomone 1:15; 4:9; 7:4.

      Lea diventò la prima moglie di Giacobbe perché di notte Labano lo ingannò dandogliela in moglie invece di Rachele, che Giacobbe amava. Questi protestò di esser stato truffato, ma Labano ribatté che secondo la consuetudine locale non si doveva dare in moglie la figlia minore prima della primogenita. (Gen. 29:18-26) Lea probabilmente era velata, in osservanza dell’antico uso orientale che imponeva a una futura sposa di portare un pesante velo, e questo senza dubbio contribuì al successo dell’inganno. Giacobbe aveva lavorato sette anni pensando a Rachele, e invece gli fu data Lea. Rachele gli venne concessa dopo che ebbe celebrato per un periodo di sette giorni il matrimonio con Lea, ma per averla dovette lavorare altri sette anni. — Gen. 29:27, 28.

      La Bibbia ci dice che Lea era “odiata”. (Gen. 29:31, 33) Ma riferisce pure che, dopo aver finalmente sposato Rachele, Giacobbe “espresse più amore a Rachele che a Lea”. (Gen. 29:30) Senza dubbio Giacobbe non provava rancore per Lea, ma era più affettuoso con Rachele, la moglie preferita. Continuò tuttavia a prendersi cura di Lea e ad avere rapporti sessuali con lei. Il fatto che Lea fosse “odiata” significava solo che Giacobbe l’amava meno di Rachele. — Vedi ODIO.

      Lea fu la madre di sette dei figli di Giacobbe: sei maschi, Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar e Zabulon, e una femmina, Dina. (Gen. 29:32-35; 30:16-21) Perciò in Rut 4:11 Lea è menzionata insieme a Rachele poiché “edificarono entrambe la casa d’Israele”. Lea ebbe l’onore di essere la madre di Levi, il capostipite della tribù sacerdotale di Israele, e di Giuda, padre della tribù reale della nazione.

      Lea e i suoi figli accompagnarono Giacobbe quando partì da Paddan-Aram per tornare in Canaan, suo paese nativo. (Gen. 31:11-18) Prima di incontrare Esaù per via, Giacobbe suddivise prudentemente i figli di Lea, di Rachele e delle loro serve, mettendo queste con i loro figli davanti, poi Lea e i suoi figli, e infine Rachele con Giuseppe. (Gen. 33:1-7) I figli di Lea andarono con Giacobbe in Egitto, ma la Bibbia non dice che ci sia andata anche lei. (Gen. 46:15) La data, il luogo e le circostanze della sua morte non sono indicati, ma può darsi che sia morta in Canaan. Comunque il patriarca fece deporre il corpo della moglie nella tomba di famiglia, la caverna nel campo di Macpela. Le istruzioni di Giacobbe per la propria sepoltura indicano che desiderava esser sepolto dove erano stati sepolti Abraamo e Sara, Isacco e Rebecca, e anche Lea. — Gen. 49:29-32.

  • Lealtà
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Lealtà

      Nel senso di fedeltà a un sovrano, a un governo, a un condottiero o a una causa, indica devoto attaccamento, un sentimento di devozione a qualche cosa o a qualcuno, fedeltà a chi è dovuta.

      Nelle Scritture Ebraiche l’aggettivo hhasìdh viene tradotto con i vari aggettivi italiani “leale”, “benigno”, “santo” e simili. Il sostantivo hhèsedh indica benignità, ma contiene qualcosa di più dell’idea di tenera cura o benignità che deriva da amore, anche se include questi aspetti. È una benignità che si attiene amorevolmente a un obiettivo finché non consegue lo scopo che si prefigge. Tale è la benignità che Dio manifesta verso i suoi servitori e che essi manifestano verso di lui. Perciò rientra nel campo della lealtà, una lealtà giusta, devota, santa.

      Nelle Scritture Greche il sostantivo hosiòtes e l’aggettivo hòsios contengono l’idea di santità, giustizia, riverenza, devozione, pietà; rigorosa osservanza di tutti i doveri verso Dio. Sottintendono una giusta relazione con Dio.

      Sembra che non esista un termine italiano che possa esprimere con esattezza il pieno significato dei termini ebraico e greco, ma “lealtà”, che esprime il concetto di devozione e fedeltà, messa in relazione con Dio e il suo servizio, rende abbastanza bene l’idea. Il modo migliore per comprendere appieno il significato dei termini biblici in questione è quello di esaminare l’uso che ne fa la Bibbia.

      LEALTÀ DI GEOVA

      Geova Dio, il sommamente Santo, devoto com’è alla giustizia, e che manifesta incrollabile amorevole benignità a coloro che lo servono, che tratta con giustizia e fedeltà anche i suoi nemici, è del tutto degno di fiducia. (Riv. 15:3, 4) Lealtà alla rettitudine e alla giustizia e anche amore per il suo popolo lo spingono a intervenire come Giudice. — Riv. 16:5; confronta Salmo 145:17.

      Geova è leale ai suoi patti. (Deut. 7:9) A motivo del patto stipulato col suo amico Abraamo, per secoli fu longanime e misericordioso verso la nazione di Israele. (II Re 13:23, Ger. 3:12) Chi gli è leale può confidare pienamente in lui. (Sal. 37:27, 28) Chiedendo in preghiera l’aiuto di Dio, Davide disse: “Con qualcuno leale agirai con lealtà; col potente senza difetto ti comporterai senza difetto”. — II Sam. 22:26.

      Chi è leale a Geova può star certo che egli sarà vicino e lo aiuterà sino alla fine del suo cammino fedele, e potrà riposare in tutta sicurezza, sapendo che si ricorderà di lui qualunque cosa accada. Geova guarda la sua via (Prov. 2:8), guarda la sua vita o anima. — Sal. 97:10.

      GESÙ CRISTO

      Quando era sulla terra Gesù Cristo trasse molta forza dal fatto che Dio aveva fatto predire che, essendo egli il principale “leale” di Dio, la sua anima non sarebbe stata lasciata nello Sceol. (Sal. 16:10) Il giorno di Pentecoste del 33 E.V. l’apostolo Pietro applicò questa profezia a Gesù dicendo: “[Davide] vide in anticipo e parlò della risurrezione del Cristo, che non fu abbandonato nell’Ades e che la sua carne non vide la corruzione. Questo Gesù ha Dio risuscitato, del quale fatto noi siamo tutti testimoni”. (Atti 2:25-28, 31, 32; confronta Atti 13:32-37). Nel commento su Atti 2:27 The Expositor’s Greek New Testament dice che il termine ebraico hhasìdh (usato in Salmo 16:10) non indica solo una persona devota e pia, ma anche uno che è oggetto dell’amorevole benignità di Dio.

      DIO ESIGE LEALTÀ

      Dai suoi servitori Geova esige lealtà. Devono imitare lui. (Efes. 5:1) L’apostolo Paolo dice ai cristiani di “rivestire la nuova personalità che fu creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà”. (Efes.4:24) Esortando a pregare nella congregazione dice: “Perciò desidero che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando mani leali, senza ira e dibattiti”. (I Tim. 2:8) La lealtà è una delle qualità indispensabili perché un uomo possa ricevere un incarico di sorvegliante nella congregazione di Dio. — Tito 1:8; vedi BENIGNITÀ.

  • Lebbra
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Lebbra

      Terribile e ripugnante malattia che si manifesta in diversi modi, designata nella Bibbia col termine ebraico tsaràʽath e col greco lèpra. Chi ne è afflitto è chiamato lebbroso.

      Nelle Scritture “lebbra” non è soltanto la malattia che oggi porta questo nome, dal momento che potevano esserne affetti non solo esseri umani ma anche vestiti e case. (Lev. 14:55) Il termine ebraico tsaràʽath poteva includere anche forme di elefantiasi, ma non si può stabilirlo con precisione. La lebbra odierna è detta anche “malattia di Hansen”, dal dottor Gerhard A. Hansen che scoprì il bacillo ritenuto la causa della malattia. Comunque, anche se il termine tsaràʽath non si riferisce solo alla malattia attualmente chiamata lebbra, non c’è dubbio che la lebbra o “malattia di Hansen” che affligge tuttora esseri umani era diffusa nel Medio Oriente in tempi biblici.

      VARIE FORME, E LORO EFFETTI

      Oggigiorno la lebbra o malattia di Hansen (non molto contagiosa) si manifesta in tre forme principali. La lebbra tuberosa o nodulare provoca l’ispessimento della pelle e la formazione di noduli, presenti prima nella pelle del viso e poi in altre parti del corpo. Ha anche effetti degenerativi sulle mucose del naso e della gola. Un’altra forma è la lebbra nervosa o anestetica, meno grave della prima, che attacca il sistema nervoso periferico. Si manifesta nella pelle ed è dolorosa al tatto, benché a volte provochi insensibilità. Una terza forma, la lebbra mista, presenta i sintomi di entrambe le forme già menzionate.

      Col progredire della lebbra nello stadio più avanzato, le tumefazioni iniziali diventano purulente, si perdono i capelli e i sopraccigli, le unghie si allentano e cadono. Quindi le dita, gli arti, il naso o gli occhi del malato si consumano lentamente. Infine, nei casi più gravi, sopravviene la morte. Che la “lebbra” biblica fosse senz’altro una malattia molto grave è evidente dal fatto che Aaronne ne parla come di una malattia in cui la carne viene “mezzo consumata”. — Num. 12:12.

      Tale descrizione aiuta a capire meglio i riferimenti biblici a questa spaventosa malattia e le terribili conseguenze del presuntuoso atto di Uzzia che voleva offrire incenso nel tempio di Geova senza averne diritto. — II Re 15:5; II Cron. 26:16-23.

      DIAGNOSI

      Con la legge mosaica Geova provvide a Israele le informazioni che permettevano al sacerdote di diagnosticare la lebbra e di distinguerla da altre affezioni cutanee meno gravi. Da quanto si legge in Levitico 13:1-46 si capisce che la lebbra poteva manifestarsi inizialmente con un’eruzione, una crosta, una pustola, un foruncolo o una cicatrice lasciata nella carne dal fuoco. A volte i sintomi erano evidenti. Nella zona infetta i peli diventavano bianchi e la piaga risultava più profonda della pelle. Per esempio un’eruzione bianca poteva far imbiancare i capelli e nell’eruzione stessa si poteva vedere la carne viva. Questo indicava che uno aveva la lebbra e doveva essere dichiarato impuro. Ma in altri casi la piaga non era più profonda della pelle e veniva imposto un periodo di quarantena; un successivo esame da parte del sacerdote permetteva di fare un’ulteriore valutazione del caso.

      Era risaputo che la lebbra poteva raggiungere uno stadio in cui non era contagiosa. Quando era diffusa su tutto il corpo, che era diventato tutto bianco, e non si vedeva carne viva, era segno che il decorso della malattia era finito e ne rimanevano solo le cicatrici. Allora il sacerdote poteva dichiarare pura la vittima, poiché la malattia non era più un pericolo per nessuno. — Lev. 13:12-17.

      Se il lebbroso era guarito, c’erano disposizioni per farlo tornare cerimonialmente puro, e queste includevano un sacrificio offerto in suo favore dal sacerdote. (Lev. 14:1-32) Ma il sacerdote dichiarava impuro il lebbroso non guarito, al che egli doveva avere abiti strappati, capelli incolti e doveva coprirsi i baffi o il labbro superiore e gridare: “Impuro, impuro!” Doveva restare in isolamento fuori dell’accampamento (Lev. 13:43-46), misura presa affinché il lebbroso non contaminasse coloro in mezzo ai quali risiedeva Geova. (Num. 5:1-4) Sembra che in tempi biblici i lebbrosi stessero fra di loro o vivessero in gruppi, in modo da potersi aiutare a vicenda. — II Re 7:3-5; Luca 17:12.

      Indumenti e case

      La lebbra si poteva attaccare anche a indumenti di lana o di lino, o a oggetti di pelle. La piaga

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi