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  • Solo chi è leale?
    La Torre di Guardia 1982 | 15 giugno
    • Solo chi è leale?

      Le informazioni di questo articolo e dei due seguenti articoli di studio sono state presentate il primo giorno dell’assemblea di distretto dei testimoni di Geova “Lealtà al Regno”. A queste assemblee cristiane, tenute in tutto l’emisfero settentrionale e in quello meridionale nel periodo giugno 1981 - marzo 1982, hanno assistito 3.028.796 persone, e 33.627 sono state battezzate. È utile riconsiderare questo eccellente cibo spirituale mentre sono in corso i preparativi per un altro ricco “banchetto” alle assemblee di distretto “Verità del Regno” in programma per questa estate.

      COLUI che in tutto l’universo eccelle più di qualsiasi altro nella qualità della lealtà è il Creatore stesso! Da lui questa qualità si trasmette a tutte le sue creature intelligenti. Quelli che stimano altamente la lealtà possono invocare il Creatore perché si mostri leale con loro nei momenti di bisogno. Così, senza ombra di presunzione, il servitore del patriarca Abraamo, antenato di re, fece appello a Geova, l’Iddio del suo signore, perché manifestasse amore leale. (Genesi 24:14, Traduzione del Nuovo Mondo, ediz. inglese del 1971 [NW]) Davide, un discendente di Abraamo, quando non aveva ancora ricevuto il regno su Israele, disse in un Salmo rivolto a Geova, parlando per esperienza personale: “Con qualcuno leale agirai con lealtà”. (II Samuele 22:26; Salmo 18:25) Anche il profeta Mosè, che rappresentava il Re celeste Geova nella nazione d’Israele, mise in risalto l’importanza di essere leali a Geova Dio quando benedisse la tribù sacerdotale di Levi, dicendo:

      “I tuoi Tummim e i tuoi Urim appartengono all’uomo [Levi] che ti è leale, che tu mettesti alla prova a Massa. Tu contendevi con lui presso le acque di Meriba, l’uomo che disse a suo padre e a sua madre: ‘Non l’ho visto’. Perfino non riconobbe i suoi fratelli, e non conobbe i suoi figli. Poiché [i leviti] custodirono il tuo detto, e continuarono ad osservare il tuo patto”. — Deuteronomio 33:4, 5, 8, 9, NW.

      Il profeta Mosè avrebbe potuto unirsi senza esitazione al cantico composto più di 1.600 anni dopo e intitolato “Il cantico di Mosè, lo schiavo di Dio, e il cantico dell’Agnello [Gesù Cristo]”, le cui parole dicono: “Grandi e meravigliose sono le tue opere, Geova Dio, Onnipotente. Giuste e veraci sono le tue vie, Re d’eternità. Chi veramente non ti temerà, Geova, e non glorificherà il tuo nome, perché tu solo sei leale? Poiché tutte le nazioni verranno e adoreranno dinanzi a te, perché i tuoi giusti decreti sono stati resi manifesti”. — Rivelazione 15:1-4.

      Anche il salmista Davide considerava allo stesso modo queste qualità divine, poiché scrisse: “Geova è giusto in tutte le sue vie e leale in tutte le sue opere”. (Salmo 145:17) Geova, in qualità di supremo Giudice, sosterrà la causa di quelli che lo adorano e lo servono; si legge infatti che un angelo gli dice: “Tu, che sei e che eri, il Leale, sei giusto, perché hai preso queste decisioni”. — Rivelazione 16:4, 5.

      In ebraico, lingua del profeta Mosè e del salmista Davide, la parola “lealtà” che stiamo considerando contiene l’idea della benignità, dell’essere amorevolmente benigni. Alcuni traduttori biblici preferiscono tradurre questa parola ebraica (hhèsed) “amorevole benignità”. Indica un modo benevolo di vedere le cose, se si considera la lealtà una forma di benignità, qualcosa che tiene conto di fattori da non trascurare, per cui la lealtà non è una qualità fredda, basata solo sulla legge o sulla giustizia. È una qualità personale motivata dall’amore e dall’apprezzamento.

      Ricordiamo quel governante del paese di Canaan, il quale, visto che il vero Dio era con Abraamo, che dimorava lì, andò da lui e gli disse: “Giurami qui, dinanzi a Dio, che non ti mostrerai falso né a me né alla mia progenie né alla mia posterità; che, secondo l’amore leale col quale io ho agito con te, tu agirai con me e col paese nel quale hai risieduto come forestiero”. (Genesi 21:22, 23, NW) Ricordiamo anche che, quando in seguito Abraamo mandò il suo servitore Eliezer a cercare una moglie per il suo diletto figlio Isacco, il servitore pregò Geova Dio, dicendo: “Questa [donna che ti ho descritto] è quella che dovrai assegnare al tuo servitore, a Isacco; e da questo fammi sapere che hai usato amore leale al mio padrone”. — Genesi 24:14, NW.

      Lealtà a che cosa?

      Il patriarca Abraamo mantenne il giuramento fatto a quel governante del paese di Canaan, e Geova Dio esaudì la preghiera di Eliezer, il servitore di Abraamo, provvedendo la moglie adatta per Isacco. Ma a cosa è sommamente leale l’Iddio Altissimo, Geova? Al suo regno, alla sua regalità, perché egli è giustamente il Sovrano di tutto l’universo da lui creato. Egli non può rinnegare la propria identità. In adempimento del suo immutabile patto con Abraamo, Dio divenne Re su uno speciale gruppo di discendenti di Abraamo, la nazione di Israele, e questo in particolare quando li liberò dalla schiavitù nel paese d’Egitto e, nel 1467 a.E.V., li condusse nella Terra Promessa. Per i successivi 350 anni Geova diede loro i suoi rappresentanti visibili, i giudici, fino ai giorni del giudice Samuele. Presentando quest’ultimo al santo tabernacolo di Silo perché vi prestasse sacro servizio a Dio, sua madre Anna pronunciò una profezia secondo cui un giorno vi sarebbe stato un re visibile su Israele; infatti disse: “Geova stesso giudicherà le estremità della terra, per dare forza al suo re, per esaltare il corno del suo unto”. — I Samuele 2:10.

      Proprio ai giorni del giudice Samuele gli Israeliti chiesero un cambiamento di governo. Dissero al giudice Samuele: “Costituisci per noi un re che ci giudichi”. Questo dispiacque non solo a Samuele ma anche a Geova Dio, che disse a Samuele: “Non hanno rigettato te [quale giudice], ma hanno rigettato me dall’esser re su di loro”. (I Samuele 8:1-7) Dio concesse loro di avere un visibile re umano, Saul, figlio di Chis. Ciò nonostante Dio non rinunciò alla propria sovranità su di loro. Secondo lo scopo del suo patto, Dio si mostrò leale alla propria invisibile regalità celeste sul suo popolo eletto. Il loro secondo re umano fu l’ex pastore Davide, figlio di Iesse, della città di Betleem, in Giudea.

      Come fu messa in luce la questione della lealtà durante il regno di Davide? Cosa prefigurò questo fatto? In che modo la questione della lealtà ci riguarda da vicino? L’articolo che segue risponderà a queste domande.

  • Lealtà al “regno del nostro Signore e del suo Cristo”
    La Torre di Guardia 1982 | 15 giugno
    • Lealtà al “regno del nostro Signore e del suo Cristo”

      “Proverò affetto per te, o Geova mia forza. Con qualcuno leale agirai in lealtà”. — Salmo 18:1, 25.

      1. (a) Cosa fece Davide in risposta alla lealtà di Geova? (b) Cosa riconobbe Davide fino alla vecchiaia?

      GEOVA, lealmente, costituì Davide re su tutto Israele. Questo avvenne nel 1070 a.E.V. In segno di gratitudine per l’amorevole benignità di Dio, l’intronizzato Davide riconobbe di continuo Dio quale suo Re, il supremo Re d’Israele. Con particolare riferimento al Messia, lontano discendente di Davide, Dio disse: “Io, sì, io ho insediato il mio re sopra Sion, mio santo monte”. (Salmo 2:6) Riconoscendo chi era il vero Sovrano celeste, Davide disse: “Presta attenzione al suono del mio grido d’aiuto, o mio Re e mio Dio, perché io prego te. O Geova, la mattina udrai la mia voce”. (Salmo 5:1-3) Quando nella vecchiaia cedette il trono al figlio Salomone, Davide si rivolse a Dio in preghiera dinanzi all’intera assemblea di Israele e disse: “Tuo è il regno, o Geova, che pure ti innalzi quale capo sopra tutto. Le ricchezze e la gloria sono a motivo tuo, e tu domini su ogni cosa”. — I Cronache 29:11, 12.

      2. (a) Di quale contesa millenaria dobbiamo prendere atto? (b) A quale domanda cruciale dobbiamo personalmente rispondere?

      2 Questo fatto di fondamentale importanza riconosciuto pubblicamente dal re Davide così tanto tempo fa è ciò che noi creature umane, anche se non siamo re, dovremmo ugualmente riconoscere senza alcuna vergogna. L’esercizio del dominio o della sovranità universale da parte di Geova Dio costituisce la millenaria contesa di cui parla la Sacra Bibbia. È questa la causa divina che ora si presenta a tutti i popoli e alle nazioni per il verdetto finale. È in questi ultimi giorni che tale contesa dev’essere definitivamente risolta dinanzi a tutto il cielo e la terra. Geova vincerà e sarà rivendicato, e questo dimostrerà al di là di qualsiasi dubbio la sua sovranità universale, la sua regalità. La domanda cruciale che si presenta a ciascuno di noi è: Chi si manterrà leale al regno di Geova? Dalla nostra attuale posizione al riguardo dipende la nostra possibilità di ricevere la vita eterna o di subire la distruzione perpetua!

      3. Che catastrofe si verificò nel 607 a.E.V., ma perché non fu un atto di slealtà da parte di Geova?

      3 Ma nel lontano 607 a.E.V. Geova Dio rinunciò forse al suo regno? Perché questa domanda? Perché in quell’anno egli lasciò che l’impero babilonese, dominato da Nabucodonosor, distruggesse Gerusalemme e il suo tempio e rovesciasse il regno dei giudei che non fu più ristabilito. Ma nonostante questo, Dio non rinunciò al suo regno o dominio. In effetti fu Lui a decretare la distruzione della città regale di Gerusalemme. Ma questo non fu un atto di slealtà verso il suo tipico regno sussidiario sul popolo eletto. Egli agì semplicemente secondo i termini del patto stipulato con Israele e aggiunto all’antico patto abraamico. Quando arrivò quel fatidico anno 607 a.E.V., Giuda e il rimanente d’Israele avevano già violato flagrantemente il suo patto. Perciò Dio li trattò secondo le clausole del patto della Legge stipulato al monte Sinai tramite il mediatore Mosè.

      Il Re col “diritto legale”

      4. Come mostrano la lealtà di Geova le ispirate parole riportate in Ezechiele 21:25-27?

      4 Circa l’ultimo re giudeo di Gerusalemme, Dio ispirò il suo profeta Ezechiele (già deportato in Babilonia) a dire: “E in quanto a te, o ferito a morte, malvagio capotribù d’Israele, il cui giorno è venuto nel tempo dell’errore della fine, il Sovrano Signore Geova ha detto questo: ‘Rimuovi il turbante, e togli la corona. Questa non sarà la stessa. Innalza pure ciò che è basso, e abbassa pure l’alto. Una rovina, una rovina, una rovina ne farò. Anche in quanto a questo, per certo non diverrà di nessuno finché non venga colui che ha il diritto legale, e a lui lo devo dare”. — Ezechiele 21:25-27, NW.

      5. (a) Perché la rovina del regno sarebbe stata solo temporanea? (b) Come fu confermato questo oltre 600 anni dopo?

      5 Secondo quelle parole, il Signore Dio Geova teneva ancora saldamente in pugno gli affari del Regno. La rovina del suo regno sussidiario sulla terra sarebbe stata solo temporanea. A suo tempo sarebbe sorto qualcuno in possesso del diritto legale al regno messianico, e allora il Signore Dio Geova l’avrebbe dato a lui. Fino ad allora l’esercizio del diritto legale al regno sarebbe rimasto in sospeso. Poiché secondo il patto tale diritto apparteneva alla famiglia regale di Davide, colui che doveva venire e che avrebbe ricevuto il regno avrebbe dovuto essere un discendente del fedele re Davide. Con Davide era stato fatto un patto per un regno eterno in mano alla sua discendenza proprio per la sua lealtà all’eterna Regalità di Geova. (II Samuele 7:8-16) Più di sei secoli dopo, nell’anno 2 a.E.V., un angelo di Dio apparve a una discendente del re Davide, e le disse che sarebbe divenuta madre del promesso erede di Davide. L’angelo proseguì dicendo: “Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e del suo regno non vi sarà fine”. Sarebbe stato chiamato Gesù. — Luca 1:32, 33; Matteo 1:18-23.

      6. (a) In che modo Gesù divenne il legittimo erede del regno di Davide? (b) Perché questo divenne qualcosa di più di un regno terreno?

      6 Gesù, il celeste Figlio di Dio, nacque a Betleem, città natale di Davide. Per nascita divenne l’erede naturale della promessa del patto del Regno che Dio aveva fatta al suo antenato Davide. Il diritto al regno divenne suo sia in senso legale che naturale. Ma quando Gesù fu battezzato e unto con lo spirito santo di Dio, suo Padre celeste, quel regno divenne più che un governo terreno sulla casa di Giacobbe, o Israele. In quell’occasione Gesù fu generato dallo spirito del suo Padre celeste e divenne così un Figlio spirituale di Dio con la prospettiva della vita celeste. Come tale fu unto con lo spirito di Dio e divenne pertanto il Messia, titolo che significa Unto. — Atti 4:27; 10:38; Isaia 6:1-3.

      7. (a) Perché Gesù non ricevette subito il regno messianico? (b) Nel frattempo, quale regno avrebbero riconosciuto i suoi unti seguaci?

      7 Poiché ora il regno era celeste, Dio non glielo diede mentre era sulla terra e nemmeno subito dopo la sua ascensione al cielo. Pur essendo riconosciuto come Re sulla congregazione spirituale dei suoi unti discepoli sulla terra, Gesù, per ricevere il regno messianico, dovette attendere fino allo scadere del periodo che egli stesso chiamò “i tempi dei Gentili” o “fissati tempi delle nazioni”. — Colossesi 1:13; Luca 21:24; confronta con la versione di F. Nardoni.

      8. (a) Che periodo abbracciano i “fissati tempi delle nazioni”, e quali eventi significativi ne contrassegnarono la fine? (b) In che modo il “segno” è divenuto più chiaro, e quale ne è stato un aspetto notevole?

      8 Quei “fissati tempi” erano già iniziati nel 607 a.E.V. con la prima distruzione di Gerusalemme ad opera dei babilonesi seguita poi dalla completa desolazione del paese della Giudea. In base al quarto capitolo del libro profetico di Daniele, quei “tempi” dovevano essere sette in tutto, per un totale di 2.520 anni. Essendo cominciati con la completa desolazione di Gerusalemme e del paese di Giuda e di Beniamino agli inizi dell’autunno del 607 a.E.V., scadevano quindi nell’autunno del 1914 E.V. Significativamente, nella seconda metà del 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. Così cominciò ad adempiersi la profezia di Gesù circa il “segno” che avrebbe contrassegnato il “termine del sistema di cose”. (Matteo capitoli 24, 25; Marco capitolo 13; Luca capitolo 21) Da allora il predetto “segno” è divenuto sempre più chiaro e impressionante. Indicando una notevole caratteristica di tale “segno”, Gesù disse: “E questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. — Matteo 24:14.

      9, 10. (a) Per quanto riguarda la questione della lealtà, era giunto il tempo di fare che cosa? (b) Come furono tolti di mezzo gli angeli sleali, e con quali conseguenze per la nostra terra?

      9 Sì, era finalmente giunto il tempo di dare il regno davidico al glorificato Figlio di Dio in cielo, poiché egli era l’unico in possesso del “diritto legale” a tale regno secondo la suprema legge di Dio. Questo scatenò una guerra in cielo. Perché?

      10 Ebbene, avendo il re messianico cominciato a governare, era giunto il tempo che espellesse dal cielo tutti gli oppositori del nuovo governo, cioè Satana il Diavolo e le sue legioni demoniche. Costoro furono scagliati sulla terra, dove vigeva ancora il sistema di cose controllato dai demòni. Tali malvage forze angeliche non possono più accedere ai cieli di Dio, dove risiedono i suoi angeli leali. Questi espulsi angeli ribelli continueranno a essere in restrizione nelle vicinanze della terra finché non verranno confinati per mille anni in un abisso di restrizione totale. La “guerra in cielo” e il suo esito sono profeticamente descritti nel capitolo 12 di Rivelazione. Dopo l’espulsione degli angeli ribelli dal cielo, si udì questo vittorioso coro angelico: “Ora son venuti la salvezza e la potenza e il regno del nostro Dio e l’autorità del suo Cristo [Messia], perché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli, che li accusa giorno e notte davanti al nostro Dio!” (Rivelazione 12:10) Che significò questo per gli abitanti della terra? Guai peggiori per tutta l’umanità!

      Tempo di giudizio per i leali

      11, 12. (a) In che modo oggi la lealtà è messa alla prova? (b) Che parte vi ha la predicazione del Regno? (c) Perché questo è un tempo di mietitura, e come sono probabilmente impiegati gli angeli?

      11 In questo tempo di ‘guai per la terra e il mare’ dovuti al fatto che ‘il Diavolo è sceso a loro avendo grande ira, sapendo che ha un breve periodo di tempo’, la lealtà delle persone viene messa alla prova: essere leali al condannato sistema di cose del Diavolo o essere leali al regno di Dio ora stabilito nei cieli nelle mani di Gesù Cristo. (Rivelazione 12:12) È un tempo in cui tutti quelli che professano d’essere discepoli di Cristo devono essere sottoposti a giudizio per determinare fin dove arriva la loro lealtà a quel regno già istituito. Saranno zelanti predicatori della buona notizia del regno “in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”? Questo periodo di transizione è anche paragonato a un tempo di mietitura in cui i veri cristiani vengono separati dai falsi. Proprio come Gesù profetizzò nella sua parabola del grano e delle zizzanie, “la mietitura è il termine di un sistema di cose, e i mietitori sono gli angeli”. (Matteo 13:39) Questi angeli sono probabilmente quelli a cui il Sovrano Signore Geova affida il compito di eseguire il suo comando indicato nel Salmo 50:5: ‘Raccogliete a me i miei leali, quelli che concludono il mio patto sul sacrificio [ebraico: quelli che tagliano il mio patto]’.

      12 Ai sedicenti cristiani che non superano la prova della lealtà al Regno, Dio dice: “Che diritto hai di enumerare i miei regolamenti, e di portare il mio patto nella bocca?” — Salmo 50:16.

      13, 14. (a) Come identifichereste il “patto” di Salmo 50:5, 16? (b) A quali due patti devono essere “leali” i cristiani unti?

      13 Il “patto” di cui si parla in questi versetti (5 e 16) non è un patto personale stipulato dai leali con un sacrificio individuale. È un patto nazionale. Il patto della legge mosaica stipulato con la nazione d’Israele al monte Sinai in Arabia fu usato profeticamente per rappresentare il nuovo patto concluso con la “nazione santa” dell’Israele spirituale tramite il mediatore più grande di Mosè, Gesù Cristo. (Geremia 31:31-34) La notte di Pasqua del 33 E.V. Gesù istituì la Cena o Pasto Serale del Signore, e disse: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue, che sarà versato in vostro favore”. (Luca 22:20) Perciò il nuovo patto fu convalidato dal sangue sacrificale sparso da Gesù Cristo alla sua morte. I “leali” che Gesù introduce nel nuovo patto vengono da lui introdotti nel “patto . . . per un regno”. (Luca 22:28-30; Matteo 26:29; Marco 14:25; Salmo 116:15) Cosa dimostra questo?

      14 I cristiani introdotti nel nuovo patto, che è un “patto sul sacrificio”, non solo devono essere leali ad esso, ma devono anche essere leali al “patto . . . per un regno”. Essi sono israeliti spirituali, l’“Israele di Dio”. — Galati 6:16.

      15. In quali modi gli israeliti spirituali devono mostrarsi “leali”?

      15 In questo “termine del sistema di cose” c’è ancora sulla terra un rimanente di tali israeliti spirituali. Loro in particolare sono tenuti ad agire in conformità della profezia di Gesù: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. (Matteo 24:14) Non possono trascurare questo obbligo se vogliono essere leali al “regno del nostro Signore [Geova] e del suo Cristo”. (Rivelazione 11:15) Non possono far parte di questo condannato sistema di cose, con la sua politica, la sua avidità commerciale e la sua falsa religione. Gli unti cristiani pregano fervidamente secondo la preghiera insegnata loro dal Signore: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matteo 6:9, 10) Invece di partecipare alla politica di questo diviso sistema di cose, essi devono coerentemente fare ciò che disse il loro Signore, il Re dei re e Signore dei signori: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la . . . giustizia [di Dio], e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. (Rivelazione 19:16; Matteo 6:33) Solo così possono dar prova d’essere “leali” appartenenti all’Israele spirituale che ‘ha concluso un patto con Geova Dio sul sacrificio’, il sacrificio di Gesù, mediatore del nuovo patto.

      “Altre pecore” leali

      16. In che modo i versetti qui citati indicano l’esistenza di un’altra classe composta da un gran numero di leali?

      16 Altrettanto leali devono mostrarsi gli appartenenti a quella classe di persone dedicate e battezzate prefigurata dalla “numerosa compagnia mista” che lasciò l’Egitto con gli israeliti e che era presente quando fu stipulato il patto della Legge al monte Sinai. (Esodo 12:38; Numeri 11:4) Essi corrispondono alla “grande folla” descritta dall’apostolo Giovanni in Rivelazione 7:9-17. Nella parabola di Gesù sulle pecore e sui capri, essi sono rappresentati dalle “pecore” che fanno del bene ai fratelli spirituali del Re Gesù Cristo da che ha cominciato a regnare nel 1914. — Matteo 24:3; 25:31-46.

      17. (a) Di cosa fa parte questa “grande folla” e insieme a chi formano “un solo gregge”? (b) In che modo “di certo si benediranno”? (Genesi 22:15-18)

      17 Questi leali appartengono alle “altre pecore” che, come disse Gesù, non sono nell’“ovile [abraamico]” in cui si trova il “piccolo gregge” dei 144.000. Tuttavia questa “grande folla” di leali diviene “un solo gregge” con gli appartenenti a quell’“ovile” essendo portata in stretta associazione con quegli eredi del regno del loro Padre celeste. (Giovanni 10:16; Luca 12:32) Per rimanere in quel “solo gregge” con i “leali” che sono inclusi nel nuovo patto stipulato con Geova Dio in base al sacrificio di Cristo, anch’essi devono dar prova della loro lealtà al regno del nostro Signore Dio Geova e del suo Cristo.

      18. (a) Qual è attualmente la ricompensa di quelli che si mostrano leali? (b) Come possiamo dar prova del nostro apprezzamento per la lealtà che Geova ci mostra?

      18 Grande è l’attuale ricompensa di tutti quelli che si mostrano leali. Mosso da un senso di gratitudine, l’antico re Davide disse a Geova Dio, il celeste Re: “Con qualcuno leale agirai in lealtà”. (Salmo 18:25; II Samuele 22:26) Davide disse ancora: “Geova ama il diritto, e non lascerà i suoi leali”. (Salmo 37:28) Proverbi 2:8 ci assicura che egli “guarderà la medesima via dei suoi leali”. Sì, Geova è in assoluto l’essere più leale, e il suo Cristo lo imita alla perfezione nel mostrare questa qualità. In segno di gratitudine per la lealtà che Dio ci mostra mediante Cristo, ci sia consentito in questo giorno di giudizio di dar prova della nostra incrollabile lealtà a Geova e al suo regno stabilito nelle mani di Gesù Cristo, il suo leale Figlio!

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