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Uno speciale invito per voiLa Torre di Guardia 1974 | 15 marzo
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25:31, 32) Egli disse che le “pecore” avrebbero fatto del bene ai suoi fratelli. Dall’anno 1935, più di un milione e mezzo di queste “pecore” si sono associate con i fratelli spirituali di Cristo e sono state loro di grande aiuto nella predicazione mondiale della buona notizia, assistendo altri a imparare, a loro volta, i provvedimenti di Dio per la vita. — Matt. 25:34-40; si paragoni Zaccaria 8:23.
La Commemorazione è perciò un’occasione non per rattristarsi, ma, piuttosto, per provare felicità delle cose che la morte di Cristo ha consentite. A questo pasto di commemorazione, come sarà celebrato dai testimoni di Geova, un oratore spiegherà il significato della Commemorazione. Quindi saranno serviti gli emblemi, il pane e il vino. Si seguirà la procedura che Gesù Cristo stabilì quella sera di 1.941 anni fa. Siete cordialmente invitato a venire come osservatore, per ascoltare e apprendere e per considerare la vostra propria relazione con Dio e i suoi propositi per mezzo di Cristo come in questa occasione della Commemorazione saranno portati alla vostra attenzione.
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Quanto è forte il vostro amore per la verità?La Torre di Guardia 1974 | 15 marzo
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Quanto è forte il vostro amore per la verità?
IL luogo era il quartiere di Queens, nella città di New York. Una donna aveva chiesto al suo macellaio di macinarle un certo pezzo di carne. Prima che egli potesse macinarlo, comunque, il gestore sostituì la carne con un taglio di qualità inferiore e insisté che il macellaio desse questo alla cliente. Quando le fu presentata la carne macinata, la cliente chiese al macellaio: “È questa la carne che le ho chiesto di macinare?”
Che cosa avreste risposto? Le avreste detto la verità?
La cliente aveva diritto di conoscere i fatti. Tuttavia, date le circostanze, non fu facile al macellaio dirle la verità, smascherando in tal modo la disonestà del gestore. Ciò nondimeno, egli la disse. Il risultato fu che venne licenziato.
Avreste fatto voi ciò che egli fece?
DESIDERIO DI VERITÀ
Quando pare che faccia loro comodo, le persone comunemente dicono menzogne. Ma vi fa piacere quando le menzogne le dicono a voi?
A noi fa piacere udire la verità. Ai genitori fa piacere udire la verità dai loro figli. I figli desiderano che i loro genitori dicano loro la verità. Il governo desidera che i cittadini gli dicano la verità, e i cittadini desiderano la verità dal loro governo. Ma
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Geova benedice i lealiLa Torre di Guardia 1974 | 15 marzo
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Geova benedice i leali
“O voi che amate Geova, odiate ciò che è male. Egli guarda le anime dei suoi leali”. — Sal. 97:10.
1. Perché Geova ha il diritto di attendersi da noi la lealtà, e quali atti ha il diritto di compiere?
ESSENDO il Creatore di tutti i viventi del cielo e della terra, Geova è il supremo Re e il solo vero Dio. La Bibbia ne parla come del “Re a tempo indefinito”. (Ger. 10:10) Non ha dunque il diritto di esigere lealtà dai suoi sudditi che ha creati? (Efes. 4:24) Non è soltanto ragionevole che egli esegua sanzioni sugli sleali ma che benedica quelli che sono leali? I governanti umani non fanno forse la stessa cosa?
2. A chi la maggioranza pensa di dover rendere primariamente lealtà? Perché questo è errato?
2 Dei più di tre miliardi (tremila milioni) di persone che oggi sono sulla terra, comparativamente pochi prestano alcuna attenzione al loro obbligo d’esser leali al grande Sovrano, Geova Dio. Essendo di vista corta, scorgono solo l’umano governo nazionalistico che è immediatamente su di loro. Pensano che la lealtà verso tale governo debba venire prima di tutto il resto. Alla sua richiesta, son disposti a violare le leggi di Dio facendo ciò che è male ai suoi occhi. Ma non è questa una prospettiva deturpata dei superiori? È come se i dipendenti di una ditta considerassero i dirigenti come autorità superiori al proprietario. L’autorità dei governanti umani non è più grande di quella di Colui che è Re al di sopra di tutti.
3. Come alcuni uomini nel primo secolo dimostrarono la loro lealtà verso Dio?
3 Nel lontano primo secolo della nostra Èra Volgare un gruppo di uomini mostrò la corretta prospettiva quando un gruppo di governanti umani fece loro richieste che implicavano la disubbidienza al Sovrano Supremo. Mostrarono la propria lealtà verso di lui con la loro risposta, dicendo: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. (Atti 5:29) In una grande contesa come questa può non esser difficile essere leali a Dio, ma che dire delle cose apparentemente piccole? Che dire delle cose che possono apparire innocenti ma che possono condurre ad atti di slealtà anche più gravi?
4. Quali idee rende la parola “lealtà”?
4 La parola “lealtà” rende l’idea della fedele osservanza e della devozione al governante o capo. Dà anche l’idea della devozione a qualche cosa o a qualcuno oltre che della fedeltà a qualsiasi persona o persone a cui la fedeltà è dovuta. Nella parte ebraica della Bibbia la parola per “lealtà” si riferisce alla benignità. Tuttavia contiene più del pensiero del tenero riguardo o benignità che sorge dall’amore, benché lo comprenda così che la parola ebraica è spesso tradotta come “amorevole benignità” o “amore leale”. È una benignità che si rivolge amorevolmente a un oggetto finché non se ne adempia lo scopo, ed è quale Dio la esprime verso i suoi servitori ed essi verso di lui. Può vedersi così che la lealtà può essere a doppio senso. Essa può esser mostrata dai sudditi verso un governante e da un governante verso i suoi sudditi. Riguardo a Geova, in II Samuele 22:26 è scritto: “Con qualcuno leale agirai con lealtà”. Questo è risultato vero, poiché egli non ha mai mancato di adempiere una promessa verso i suoi leali servitori.
RE D’ISRAELE
5. Come Geova manifestò lealtà agli Israeliti?
5 Guardando l’antica nazione d’Israele, possiamo vedere come Dio agì lealmente verso di essa. Quella nazione ebbe con lui una relazione incomparabile. Con mano forte aveva liberato il popolo dalla schiavitù d’Egitto e l’aveva condotto sano e salvo fino ai piedi del monte Sinai in Arabia. Lì aveva fatto un patto o accordo con loro, qualche cosa che non aveva fatto con nessun altro gruppo nazionale. Aveva dato loro un codice di leggi e li aveva governati come loro invisibile Re. Riguardo a questa insolita relazione, Mosè disse loro: “Te ha scelto Geova tuo Dio onde divenga suo popolo, una speciale proprietà, fra tutti i popoli che sono sulla superficie della terra”. (Deut. 7:6) Così fu il vero Re d’Israele. Geova manifestò inoltre la sua lealtà verso di loro concedendo loro vittorie su nazioni nemiche che erano più popolose e più potenti di quanto essi non fossero. — Deut. 9:1-3.
6. Che cosa si attese da loro, e come lo fece capire loro chiaramente?
6 Geova si attese giustamente da loro che gli manifestassero lealtà, non andando in cerca di altri dèi. Questo fu chiaramente esposto nelle leggi che diede loro. Il primo dei famosi Dieci Comandamenti dichiara: “Io sono Geova tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa degli schiavi. Non devi avere altri dèi contro la mia faccia”. (Eso. 20:2, 3) Sarebbe stato un grave atto di slealtà verso di lui, loro Dio e Re, se alcuno della nazione si fosse volto all’adorazione di dèi stranieri.
7. Come la lealtà fu portata all’attenzione degli Israeliti nelle pianure di Moab?
7 Molti anni dopo quando erano nelle pianure di Moab e si preparavano ad entrare nel paese che Dio aveva loro promesso, Mosè avvertì che il loro invisibile Re avrebbe inflitto loro sanzioni se avessero agito in modo sleale. Fra l’altro egli disse: “Maledetto sarai nella città, e maledetto sarai nel campo”. (Deut. 28:16) Inoltre menzionò le benedizioni che sarebbero venute su di loro se si fossero mantenuti leali. — Deut. 28:1-14.
8. Quale incentivo ebbero gli Israeliti a essere ubbidienti e leali?
8 Gli Israeliti ebbero, in ciò che Dio fece per loro, un incentivo molto reale a perseverare nella via dell’ubbidienza e della lealtà verso di lui. Egli li aveva liberati dalla schiavitù d’Egitto e aveva provveduto a ogni loro necessità durante i loro quarant’anni nel deserto. Aveva dato loro per cibo la miracolosa manna, aveva provveduto loro l’acqua, aveva dato loro un codice sanitario che ne proteggeva la salute e in quel periodo aveva perfino impedito che si consumassero le loro scarpe e le loro vesti. — Deut. 29:5.
9. Come i Moabiti e i Madianiti reagirono alla presenza degli Israeliti nelle pianure di Moab?
9 Verso la fine dei loro quarant’anni nel deserto furono attaccati dagli Amorrei al comando dei re Sihon e Og. Geova aiutò Israele mettendo in fuga quei nemici. (Deut. 2:32-36; 3:1-13) I Moabiti notarono questa vittoria e provarono molto timore, specialmente quando videro il vasto accampamento degli Israeliti sparso nelle pianure di Moab. Provarono un “disgustoso terrore dei figli d’Israele”. (Num. 22:1-3) I nomadi Madianiti pure si preoccuparono, e i loro anziani consultarono dunque gli anziani dei Moabiti. Questi ultimi osservarono: “Ora questa congregazione lambirà tutti i nostri dintorni come il toro lambisce la verde vegetazione del campo”. (Num. 22:4) Ci furono così avvenimenti che fecero di una cosa apparentemente piccola una difficile prova della lealtà israelita verso Geova, loro Re.
BALAC COMPLOTTA CONTRO ISRAELE
10. Perché Balac cercò l’aiuto di Balaam, e quale fu la sua richiesta?
10 Sapendo che non avrebbero potuto riportare la vittoria militare sugli Israeliti senza l’aiuto divino, Balac, re dei Moabiti, cercò l’aiuto di Balaam, un uomo che abitava nella lontana città di Petor, evidentemente nella valle dell’Eufrate superiore presso Haran. Quantunque non fosse Israelita, Balaam aveva qualche conoscenza e cognizione di Geova il vero Dio. Balac e i suoi alleati madianiti mandarono da Balaam una delegazione per chiedergli di venire a maledire gli Israeliti. Essa comunicò la richiesta di Balac: “Ora vieni, ti prego; maledicimi questo popolo, poiché è più potente di me. Forse li potrò colpire e li potrò cacciare dal paese; poiché so bene che colui che tu benedici è benedetto e colui che tu maledici è maledetto”. (Num. 22:6) Balaam rifiutò la richiesta dopo aver interrogato Geova, dicendo: “Andate al vostro paese, perché Geova ha rifiutato di lasciarmi andare con voi”. — Num. 22:13.
11. In che modo Balaam rivelò il motivo del suo cuore?
11 Fu mandata da Balac una seconda delegazione di messaggeri più onorevoli. Essa offrì a Balaam ricche ricompense che avrebbe ricevute se fosse venuto a esecrare Israele. Nonostante il fatto che, alla visita della prima delegazione, Dio avesse detto a Balaam di non andare, di nuovo Balaam cercò il permesso di andare, essendo spinto dal suo avido desiderio per la ricca ricompensa. Geova permise a Balaam di prendere la sua propria decisione per fare ciò che era nel suo cuore, ma quando Balaam preferì andare con la delegazione, Egli se ne dispiacque e mandò il Suo angelo a fare resistenza. Questo angelo disse: “Ecco, io, io sono uscito a far resistenza, perché la tua via è stata a precipizio contro la mia volontà”. (Num. 22:22-32) Non tenendo conto di questa prova del dispiacere di Geova, Balaam continuò a fare ciò che era nel suo proprio cuore quando l’angelo gli ebbe detto che poteva andare con gli uomini. — 2 Piet. 2:15, 16; Giuda 11.
12. (a) Descrivete i risultati degli sforzi di Balaam per maledire gli Israeliti. (b) Quale altra macchinazione presentò egli a Balac e agli anziani Madianiti?
12 Dopo essere arrivato a Moab, Balaam fece tre tentativi di maledire Israele, ma ogni volta Geova fece pronunciare a Balaam una benedizione. È comprensibile che il re Balac s’infuriò. “Ti ho chiamato per esecrare i miei nemici, ed ecco, tu li hai benedetti fino al limite queste tre volte”. (Num. 24:10) Questa ulteriore prova del dispiacere di Dio per il desiderio di Balaam di maledire Israele non fece diminuire l’avido desiderio di Balaam per la ricompensa. Egli ora ragionò con Balac e anche con i governanti madianiti che se avessero potuto indurre gli Israeliti a divenire sleali verso Geova, allora Geova stesso li avrebbe maledetti. Balaam suggerì che essi adescassero gli Israeliti a partecipare all’adorazione sessuale del Baal di Peor. (Num. 31:16) Riguardo a ciò, Rivelazione 2:14 dice che Balaam “insegnava a Balac di porre una pietra d’inciampo davanti ai figli d’Israele, di mangiare cose sacrificate agli idoli e di commettere fornicazione”. Fu una macchinazione astuta.
PROVA DI LEALTÀ
13. (a) Quale punto debole Balaam dispose di colpire? (b) Come questa debolezza aveva già messo la loro lealtà verso Dio alla prova con cose apparentemente di poco conto?
13 Seguendo l’insidia di Balaam, i Moabiti e i Madianiti avrebbero colpito un punto debole degli Israeliti, i loro desideri carnali. Questa debolezza aveva già causato loro difficoltà. In un’occasione durante la loro peregrinazione nel deserto, avevano bramato certi tipi di cibo che avevan gustato in Egitto. Non si trattava di aver fame, ma cedettero al loro desiderio carnale dei tipi di cibo che piacevano loro. Erano insoddisfatti di ciò che Dio aveva loro provveduto, e pertanto si lamentarono: “Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo del pesce che mangiavamo in Egitto per nulla, dei meloni e dei cocomeri e dei porri e delle cipolle e dell’aglio! Ma ora la nostra anima si è inaridita! I nostri occhi non sono su nient’altro che la manna”. (Num. 11:4-6) Questa ingrata espressione recò su di loro l’ira di Geova poiché era un rifiuto delle sue provvisioni. In un’altra occasione parlarono irrispettosamente della manna come di un “pane spregevole”. (Num. 21:5) Qualche cosa di così piccolo come il cibo poteva farli lamentare contro il loro invisibile Re. Balaam dispose di approfittare di questa debolezza carnale, che sarebbe sembrata come una cosa di poco conto, per portarli a un grave atto di slealtà verso Dio.
14. Descrivete come Balaam poté presentare il suo progetto ai Moabiti e ai Madianiti.
14 Quando presentò il suo progetto a Balac e ai suoi alleati, forse Balaam disse qualche cosa di questo genere: ‘Guarda, ti prego, come sono belle le donne di Moab e di Madian. E nelle loro danze sono molto allettanti e seducenti. E non è vero che gli Israeliti sono stati nel deserto per quarant’anni e il loro Dio ha dato loro da mangiare solo la manna? Non può darsi che guardino con occhi bramosi i prodotti del paese? Se, ora, le donne di Moab e di Madian offrissero la loro ospitalità, non potrebbero questi girovaghi del deserto esser pronti per un vero banchetto del miglior cibo e del miglior vino di Moab? Si mettano a sedere per mangiare e bere. Gustino i piatti tentatori di Moab, e il loro spirito si riscaldi col forte vino di Madian. Quando si saranno abituati alla pratica, le donne sapranno quindi come attirarli in modo che abbiano rapporti con loro e Israele si inchini agli dèi di Moab’.
15, 16. (a) In che modo alcuni uomini israeliti poterono ragionare quando ricevettero l’invito dalle donne moabite e madianite? (b) Perché il loro ragionamento fu pericoloso?
15 Quando le belle donne moabite e madianite rivolsero agli uomini israeliti l’invito di venire alla loro festa, senza dubbio agli uomini sembrò come un’innocente espressione d’ospitalità. Essi poterono ragionare in questo modo: ‘Che potrebbe esserci di male ad accettare la gentile ospitalità dei Moabiti e dei Madianiti? Non ci sarebbe nulla di male a condividere cibo e vino. Le danze sarebbero un trattenimento riposante. Per certo, dopo il duro combattimento che abbiamo avuto con gli Amorrei, abbiamo diritto a un po’ di rilassamento’. Tale modo di ragionare sarebbe stato un pericoloso razionalizzare sulle azioni che li avrebbero portati a una situazione assai precaria.
16 Sarebbe sembrata come una cosa di poco conto accettare l’ospitalità dei Moabiti e dei Madianiti, e mangiare la tentatrice varietà dei loro deliziosi cibi. Ma c’era la questione delle cattive compagnie. Questi erano pagani adoratori del sesso i quali si dedicavano a riti licenziosi come parte della loro adorazione di Baal, compresa la prostituzione cerimoniale. La ripetuta compagnia di tali persone, specialmente nella rilassata atmosfera di una festa, non era sicura. Il buon cibo e le generose quantità di vino avrebbero creato uno spirito da cuor leggero e avrebbero indebolito la resistenza a ciò che era male agli occhi di Dio. In quelle circostanze, non sarebbero stati allettati gli uomini israeliti dalla vista di donne di notevole bellezza che avrebbero danzato scarsamente vestite, con movenze sensuali, dinanzi ai tavoli del loro banchetto? Non avrebbero ceduto al seducente invito di queste donne di partecipare con loro ai licenziosi riti di adorazione di Baal? Così le cattive compagnie li avrebbero condotti a gravi atti di slealtà verso il loro Dio e Re. — Eso. 34:12-15; Osea 4:11.
17. (a) Che cosa faceva dei banchetti più che semplice cibo e bevanda? (b) Come furono un laccio per gli Israeliti che vi presero parte?
17 Le feste di quei popoli pagani erano religiose sotto ogni aspetto. La loro musica, le loro danze e i loro licenziosi riti eran tutti parte della loro adorazione di Baal. Le danze che le loro donne compivano in onore dei loro dèi servivano ad eccitare la passione sessuale dei presenti. Quegli uomini israeliti che presero parte a questa festa cedettero in realtà agli allettamenti che erano stati posti loro dinanzi. Come un toro condotto allo scannatoio essi furono condotti dai loro desideri carnali in principio a una festa apparentemente innocente e in seguito alla condotta dissoluta e idolatrica, il che fu tutto un peccato contro Dio. (Prov. 7:22) “Il popolo cominciò ad avere relazione immorale con le figlie di Moab. E le donne vennero a invitare il popolo ai sacrifici dei loro dèi, e il popolo mangiava e s’inchinava ai loro dèi”. — Num. 25:1, 2.
18. A che cosa condusse infine la cosa apparentemente di poco conto d’accettare l’invito quando i crapuloni israeliti tornarono al loro campo?
18 Com’era stato predetto da Balaam, l’ira di Geova sorse a causa di questa malizia e slealtà da parte loro. Egli fece percorrere l’accampamento israelita da una piaga mortale, che uccise 23.000 persone. (1 Cor. 10:8) Numeri, capitolo venticinque, non dichiara con precisione quanti idolatri fossero uccisi dai giudici di Israele, ma probabilmente questi furono inclusi nella cifra complessiva di 24.000 vittime della piaga, apparentemente con 1.000 uccisi. Così, accettando l’invito di assistere a una festa apparentemente innocente, quegli Israeliti furono condotti a tale calamità.
19. Come si pose fine al flagello nel campo israelita, e con quali parole Osea rammentò secoli dopo agli Israeliti la slealtà che vi era stata manifestata?
19 Da ultimo si pose fine al flagello quando Fineas, figlio di Eleazaro il sommo sacerdote, ebbe trafitto con una lancia Zimri e la donna madianita Cozbi, che aveva introdotta nella sua tenda per avervi rapporti immorali. Molto probabilmente Zimri fu uno degli agitatori fra gli sleali. Poiché la prostituzione cerimoniale faceva parte dell’adorazione di Baal, si poté considerare che Zimri introducesse nell’accampamento d’Israele l’adorazione di Baal quando condusse Cozbi nella sua tenda e vi ebbe rapporti sessuali con lei. (Num. 25:6-8) Secoli dopo Geova rammentò agli Israeliti questa slealtà verso di lui quando fece scrivere dal suo profeta Osea: “Essi stessi andarono al Baal di Peor, e si dedicavano alla cosa vergognosa, e divennero disgustanti come la cosa del loro amore”. — Osea 9:10.
20. Perché la macchinazione di Balaam non riuscì, e come si ritorse contro di loro?
20 La macchinazione di Balaam, mentre causò grande danno agli Israeliti, non riuscì, perché gli Israeliti leali resisterono agli allettamenti carnali a fare ciò che è male agli occhi di Dio. L’insidia si ritorse in effetti sui Madianiti, poiché Dio comandò agli Israeliti leali di abbatterli. “Geova parlò poi a Mosè, dicendo: ‘Ci sia un osteggiare dei Madianiti, e li dovete colpire, perché essi vi osteggiano con le loro opere d’astuzia che hanno astutamente commesse contro di voi nel fatto di Peor e nel fatto di Cozbi figlia del capotribù di Madian, loro sorella che fu colpita a morte il giorno del flagello per il fatto di Peor’”. (Num. 25:16-18) Le città madianite e i campi cinti da mura della zona furono destinate al fuoco. Cinque re di Madian, tutti i maschi e ogni femmina che aveva avuto rapporti sessuali, nonché Balaam, furono messi a morte. (Num. 31:1-20) I Moabiti, che erano discendenti di Lot nipote di Abraamo, non furono giustiziati, ma a causa della loro partecipazione al complotto Dio impedì loro d’entrare nella congregazione di Geova, “fino alla decima generazione . . . a tempo indefinito”. — Deut. 23:3, 4.
BENEDETTI I LEALI
21, 22. Come Fineas fu un esempio di lealtà verso Geova, e che cosa possiamo imparare da ciò che accadde agli sleali?
21 Il sacerdote Fineas diede prova d’essere uno dei leali, e per la sollecita azione che aveva compiuta contro Zimri e Cozbi ricevette lodevole menzione. Egli non tollerò “nessuna rivalità” verso l’adorazione di Geova, e questo gli fu “attribuito a giustizia”. Perciò, gli fu dato un patto di pace con Geova che “deve servire come il patto d’un sacerdozio a tempo indefinito per lui e per la sua progenie dopo di lui”. — Num. 25:11-13; Sal. 106:30, 31.
22 L’eccellente esempio del leale Fineas è quello che oggi dovremmo voler seguire, non quello di coloro che cedettero ai desideri carnali. Ciò che accadde a quegli sleali ci serve da esempio ammonitore. (1 Cor. 10:11) È un esempio di come, coltivando desideri errati, anche quando sembrano di poco conto e insignificanti, si può esser condotti al disastro. — Giac. 1:14, 15.
23. Come l’atteggiamento dei cristiani leali di oggi è parallelo a quello degli Israeliti leali nelle pianure di Moab, e quali benedizioni attendono?
23 Come quegli Israeliti, simili a Fineas, che rimasero leali a Geova furono benedetti col privilegio di entrare nella Terra Promessa, così oggi i cristiani che si mantengono leali verso Geova possono attendersi di ricevere le splendide benedizioni che Dio ha in serbo per quelli che lo amano. Essi entreranno nella magnifica nuova èra promessa che verrà sotto il regno del suo unto Re, Gesù Cristo. “Dell’incremento del suo governo, e della pace, non ci sarà fine”. Egli governerà “secondo diritto e giustizia, da ora in avanti, sì, per sempre”. (Isa. 9:7, An American Translation) Quale incentivo è questo per non cedere mai alle tentazioni carnali e per non compiere atti di slealtà verso Dio!
24. Che cosa dobbiamo riconoscere in quanto ai desideri carnali, e perché la nostra situazione è simile a quella degli Israeliti quando furono nelle pianure di Moab?
24 Avendo dinanzi la speranza di tale nuova èra, abbiamo una vigorosa ragione per resistere alle tentazioni di fare ciò che è male agli occhi di Geova. Ma dobbiamo riconoscere che i desideri carnali sono oggi un punto debole degli uomini proprio come lo fu ai giorni di quegli Israeliti che si accamparono nelle pianure di Moab. Le tentazioni ad abbandonarsi a tali desideri sono assai grandi perché siamo circondati da persone mondane dedite alla condotta dissoluta e all’impurità sessuale. In un certo senso esse si dedicano all’adorazione del sesso come vi si dedicavano i Moabiti e i Madianiti. La loro letteratura, le loro rappresentazioni teatrali, le loro pellicole cinematografiche e i loro programmi televisivi danno risalto a ogni depravato desiderio carnale che possa essere immaginato da una mente corrotta. Noi dobbiamo resistere a tale cattiva influenza. Cedere a essa ed essere condotti a fare ciò che è male agli occhi di Dio può esserci fatale, come lo fu per quei 24.000 Israeliti che perirono per la loro slealtà.
25. Quando ci si presentano tentazioni carnali, che cosa dovremmo ricordare?
25 Perciò, quando vi si presentano tentazioni che possono apparire come cose di poco conto ma che possono effettivamente indurvi a fare ciò che è male agli occhi di Dio, vogliate ricordare questa prova di lealtà che ebbe luogo nelle pianure di Moab. Scegliete il corso dei leali e tenete presente ciò che è scritto in Salmo 97:10: “O voi che amate Geova, odiate ciò è male. Egli guarda le anime dei suoi leali”.
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Accettando ciò che poté apparire come un’espressione di ospitalità madianita, gli Israeliti furono irretiti in modo da compiere atti di grave peccato contro il vero Dio
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Lealtà nel tempo della fineLa Torre di Guardia 1974 | 15 marzo
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Lealtà nel tempo della fine
“Poiché vi basta il tempo passato nel fare la volontà delle nazioni quando compivate opere di condotta dissoluta, concupiscenze, eccessi col vino, gozzoviglie, sbevazzamenti e illegali idolatrie”. — 1 Piet. 4:3.
1. Perché in questo tempo sembra che la malizia del genere umano divenga sempre peggiore?
DALLA prima guerra mondiale siamo stati in un periodo assai insolito della storia umana, un periodo che è stato contrassegnato da violenze, grandi spargimenti di sangue e diffusa degenerazione morale senza precedenti. Riguardo a un periodo simile di migliaia d’anni fa, il racconto storico della Bibbia dice: “Di conseguenza Geova vide che la malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo”. (Gen. 6:5) “Non si avvidero di niente” in quanto alla volontà di Dio per il genere umano. Questo descrisse la condizione che esisteva ai giorni prima del grande diluvio del tempo di Noè. Gesù Cristo disse che condizioni simili sarebbero esistite negli ultimi giorni dell’attuale sistema di dominio umano. (Matt. 24:37-39) Dal 1914 E.V. siamo vissuti in tali “ultimi giorni”.
2, 3. Quale cattiva influenza sentono i cristiani, e perché le devono resistere?
2 Col genere umano che sprofonda di continuo a livelli morali sempre più bassi, cresce sui veri cristiani la pressione affinché considerino le azioni immorali come accettevoli. Il pensiero della cosiddetta “nuova morale” permea le persone mondane che ci circondano e riempie la letteratura e i trattenimenti di tali persone. Questo esercita su tutti i cristiani una cattiva influenza. Ci vuole da parte loro una decisa resistenza. Alcuni possono anche aver partecipato alla vita immorale prima di divenire veri cristiani. Ma ora che hanno rivestito la nuova personalità che si conforma alle alte norme morali della Parola di Dio, è passato il tempo di vivere a somiglianza delle nazioni. Ritornarvi sarebbe come un cane che torna al suo vomito. — 2 Piet. 2:22.
3 Che divengano veri cristiani, comunque, non significa che non provino più i desideri della carne decaduta. Essi li provano, e tali desideri sono per loro un punto debole. A meno che non facciano di continuo una difesa morale della padronanza di sé, possono divenire vulnerabili all’attacco contro questo punto debole. Satana, il dio di questo corrotto mondo del genere umano, opera su questo punto debole per mezzo della corruttrice influenza del suo mondo. Egli segue oggi le stesse tattiche che fece seguire ai Moabiti e ai Madianiti quando cercarono di corrompere gli Israeliti nel quindicesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare e di volgere in tal modo Geova Dio contro di loro. Così oggi Satana cerca di irretire i cristiani per mezzo della concupiscenza della carne, onde violino le leggi di Dio e in tal modo rechino su di sé l’avverso giudizio di Dio. — 1 Piet. 5:8.
4. Che cosa può accadere quando un cristiano lascia soffermare la propria mente su desideri errati?
4 Quando un cristiano prova piacere in pubblicazioni moralmente corrotte e in altre forme di divertimento prodotte dal sistema di cose del Diavolo, non si lascia egli esposto e senza protezione? Coltivando desideri errati, non sarà indotto a soccombere a essi col passar del tempo e così a peccare agli occhi di Dio? (Giac. 1:14, 15) Continuando a seguire tale corso, subirà la certa distruzione per mano di Dio come la subirono i 24.000 Israeliti che furono uccisi nelle pianure di Moab. Satana avrà riportato su di loro la vittoria in quanto li avrà fatti divenire sleali verso il loro Dio e Re. — Num. 25:1-9.
LEALTÀ IN TUTTE LE COSE
5, 6. (a) Che cosa comprende la lealtà verso Dio? (b) Che cosa disse Gesù che il cristiano deve cercare oltre al Regno? Come?
5 Un cristiano può pensare d’esser leale a Geova Dio perché predica con zelo la buona notizia del Regno, ma la lealtà richiede più di ciò. I soldati israeliti che avevano combattuto valorosamente contro gli Amorrei pensarono pure d’esser leali verso Dio, ma molti non compresero che la lealtà doveva mostrarsi inoltre in tutta la propria condotta. Se un cristiano cede a desideri errati la sua predicazione intorno al regno di Dio non significa nulla. Egli mostra in effetti d’essere sleale verso il regno di Dio, violandone il codice morale. La sua condotta non cristiana reca biasimo sul nome del suo Dio e Re. — 2 Piet. 2:2.
6 Il cristiano deve manifestare la propria lealtà verso Dio e verso il Regno con tutto il suo modo di vivere, anche in quelle che potrebbero essere considerate cose di poco conto. Dev’essere rimarchevolmente diverso dal corrotto modo di vivere del mondo, nonostante che ciò possa dar motivo a conoscenti e parenti mondani di parlare oltraggiosamente di lui. (1 Piet. 4:3, 4) Notate come Gesù rese chiaro ciò che deve accompagnare il proprio interesse per il regno di Dio. “Continuate dunque a cercare prima il regno”, egli disse. Ma poi aggiunse “e la sua giustizia”. (Matt. 6:33) Così, per sostenere lealmente il regno di Dio, il cristiano deve vivere conforme alla giustizia di Dio la quale è espressa nelle leggi e nei consigli divinamente scritti nella Bibbia. Vivendo in questo modo, egli deve manifestare vero cristianesimo.
7. (a) Siccome i veri cristiani hanno una relazione personale con Geova, che cosa devono specialmente amare? (b) Perché il cristiano è colpevole di slealtà quando abbandona ciò che è giusto?
7 Come gli Israeliti ai giorni di Mosè, i veri cristiani hanno una relazione personale con Geova Dio. Ciò richiede che amino ciò che è puro e giusto, come lo ama Dio. Il suo principale nemico, Satana il Diavolo, ama ciò che è corrotto e ingiusto, e così questo mondo del genere umano disubbidiente produce i frutti corrotti e ingiusti del suo dio e governante malvagio. (Giov. 8:44; 2 Cor. 4:4) Che un cristiano abbandoni ciò è giusto cedendo a desideri errati significa che segue slealmente un altro dio, il dio malvagio di questo mondo. Ne produce i cattivi frutti. Egli sarebbe come gli infedeli Israeliti che furono irretiti da desideri errati quando parteciparono alla festa dei Moabiti e dei Madianiti e vennero coinvolti nell’adorazione di Baal. Quando cerchiamo la giustizia di Geova, ci sforziamo di mantenere la massima purezza di pensiero e condotta. Prestiamo ascolto all’ammonizione scritturale: “Cessate di conformarvi a questo sistema di cose, ma siate trasformati rinnovando la vostra mente, per provare a voi stessi la buona e accettevole e perfetta volontà di Dio”. — Rom. 12:2.
8. C’è qualche parte della nostra vita che possa chiamarsi privata agli occhi di Geova? Spiegate con esempi.
8 Il nome di Geova è sui veri cristiani che danno testimonianza al suo regno. Questo nome rappresenta tutto ciò che è retto e puro nell’universo. Lo scettro del suo regno, che il suo Figlio brandisce, “è lo scettro di rettitudine”. (Ebr. 1:8) Non dovrebbero i sudditi che sono leali a quel regno e al suo supremo Re, Geova Dio, riflettere tale giustizia in ogni aspetto della loro vita? Non richiede questo la lealtà? Essi portano in ogni tempo il nome di Geova, e se si crede di poter praticare qualche cosa di male o perfino di sconveniente in privato, si biasima tale nome. In realtà non c’è nessuna parte della nostra vita che possa chiamarsi “privata” per ciò che riguarda Geova. Se facciamo ciò che è male in segreto, è segreto solo per altri uomini. Geova l’ha visto. Non vide egli ciò che gli sleali Israeliti fecero nelle tende dei Moabiti e dei Madianiti? Non vide ciò che gli sleali anziani d’Israele fecero secoli più tardi nelle stanze private del cortile interno del tempio di Geova in Gerusalemme? Non li vide compiervi adorazione idolatrica? Tale slealtà verso Dio non può esser nascosta. Essi si ingannavano quando dicevano: “Geova non ci vede. Geova ha lasciato il paese”. (Ezec. 8:9-12) Nessun vero cristiano vorrà fare l’errore di adottare questo falso ragionamento come han fatto gli odierni pseudo-cristiani che asseriscono che Dio sia morto.
9, 10. (a) Spiegate come i desideri carnali possono mettere in difficoltà il cristiano. (b) Come vi è qui implicata la lealtà?
9 Il cristiano comincia a mettersi in difficoltà quando smette di mantenere una forte difesa. Invece di star lontano dalle situazioni che irretiscono in modo da suscitare errati desideri carnali, egli può cercar di camminare vicino all’orlo il più possibile. Sebbene la sua coscienza gli indichi che il desiderio non è giusto, può soffermarvisi, e più a lungo ci scherza più il desiderio errato diviene forte. A somiglianza degli Israeliti sleali, non resiste al desiderio errato di “cose dannose”. (1 Cor. 10:6) Tale situazione può crearsi quando due persone di sesso opposto che non sono sposate cominciano in privato a stimolarsi l’un l’altro sessualmente, mettendo l’uno le mani sulle parti intime dell’altro. Questa è una forma d’impurità morale e non si addice al cristiano, il cui modo di vivere dovrebbe riflettere la giustizia di Geova.
10 Possiamo in tali cose esser guidati da ciò che è accettevole per il mondo in genere? No, poiché il mondo non ci provvede norme sane. Esso riflette non la giustizia di Geova Dio, ma l’ingiustizia dell’“iddio di questo sistema di cose”, l’avversario di Geova. (2 Cor. 4:4) Invece di farci cullare da un senso di noncuranza, o perfino ingannandoci, dovremmo onestamente riconoscere che quando si eccita la passione sessuale questa può suscitare un irresistibile impulso a soddisfare tale passione con l’unione sessuale. Questo è un fatto della vita. Tale soddisfazione è normale e consentita per le persone che sono coniugate secondo la disposizione matrimoniale. Ma se persone non sposate soddisfano tale passione con tale unione commettono una grave violazione della legge divina; effettivamente, da parte del cristiano è una slealtà verso Dio. Non dovrebbe dunque la lealtà guardarci dal rischiare tale violazione, facendoci evitare azioni che susciterebbero pericolosamente il desiderio sessuale?
11. (a) Come argomentano alcuni per giustificare l’amore passionale, e perché l’argomento è sbagliato? (b) In che modo la condotta impura, pur non implicando l’effettiva unione sessuale, può giungere al punto d’essere “fornicazione” (por·neiʹa)?
11 Nella pratica moderna degli “appuntamenti”, molte coppie fanno all’amore in modo da suscitare forti sentimenti passionali. Tuttavia alcuni possono argomentare che questo non sia sbagliato finché non ci sia l’effettiva unione degli organi sessuali, giacché secondo la loro comprensione, questo è esattamente ciò che la Bibbia proibisce alle persone non sposate. Tale modo di ragionare è sia errato che pericoloso. I cristiani sono esortati a presentare le loro membra non più “quali schiavi dell’impurità e dell’illegalità” ma “quali schiavi di giustizia in vista della santità”. (Rom. 6:19) Anche se facendo all’amore in maniera passionale non giunsero fino al punto di commettere “fornicazione” (greco, por·neiʹa) nel senso biblico della parola, ciò potrebbe ancora costituire un’“impurità” (greco, a·ka·thar·siʹa), una specie di condotta indecente, impura. L’“impurità” è elencata dopo la “fornicazione” nell’elenco dell’apostolo circa le opere della carne decaduta, ed egli avverte che quelli che impenitentemente “praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio”. (Gal. 5:19, 21) Non solo, ma le azioni impure potrebbero divenire continuamente di natura più grave o giungere fino al punto d’essere giustamente classificate come “fornicazione” (por·neiʹa). Ciò avviene perché questa parola si riferisce scritturalmente non solo all’unione sessuale fra persone non sposate, ma ad ogni specie di grave immoralità o condotta dissoluta come potrebbe trovarsene nei luoghi di prostituzione.
12. (a) Il fatto d’esser fidanzati dà alla coppia il diritto di fare all’amore appassionatamente? (b) Quale situazione le persone non sposate dovrebbero evitare, e perché?
12 È naturale che due persone che hanno convenuto di sposarsi esprimano affetto l’uno verso l’altro. Ma questo non significa che possano giustamente abbandonarsi a intimità che sono giustamente riservate alle persone sposate. Non essendo libere d’avere effettivamente unione sessuale finché non si sposino, non dovrebbero dedicarsi al tipo di intimo ‘gioco d’amore’ che, nel matrimonio, è preliminare ai rapporti sessuali. Far questo significherebbe da parte loro commettere un’impurità, mostrare mancanza di rispetto per la disposizione di Dio, esser privi di lealtà verso le sue sante norme. Quindi, in ogni espressione di affetto, la loro lealtà dovrebbe indurle a esercitare cura e dovuta restrizione. Non solo dovrebbero non offendere in pubblico l’usanza locale rischiando di far inciampare le persone, ma anche quando sono da sole non dovrebbero compiere azioni che le farebbero vergognare se all’improvviso comparisse un’altra persona. Non è forse vero che la presenza di altri è spesso per noi una buona protezione contro le nostre debolezze e i nostri desideri carnali? L’oscurità e la segretezza, d’altra parte, abbassano le nostre difese e possono indebolire le nostre risoluzioni. (Si paragonino Proverbi 9:16-18; Giovanni 3:20, 21; Efesini 5:7-13). Nonostante che siano fidanzati, non è saggio che le coppie cristiane evitino di mettere in pericolo il rispetto che hanno di sé e il rispetto che hanno l’uno per l’altro evitando situazioni che condurrebbero alla condotta impura? Possono evitare queste cose non isolandosi da altri fino al punto di non sentire più la salutare restrizione di sapere che qualcuno potrebbe facilmente entrare nella stanza o nel luogo dove si trovano. Per certo quelli che non sono fidanzati fanno bene a esercitare una restrizione anche maggiore, preferendo stare l’uno in compagnia dell’altra nell’aperta associazione con altri, non nell’isolata intimità.
AZIONE DELLA CONGREGAZIONE
13, 14. Quale azione della congregazione cristiana è parallela a quella compiuta dai fedeli anziani d’Israele rispetto a coloro che erano stati sleali verso Dio, e perché quest’azione è necessaria per quelli che praticano la condotta immorale?
13 Quando gli Israeliti ebbero ceduto ai desideri carnali nella festa dei Moabiti e dei Madianiti e si furono dedicati all’adorazione del sesso, l’azione contro di loro fu compiuta da Dio e dai rappresentanti della congregazione d’Israele. Quei componenti rappresentativi uccisero personalmente forse fino a mille Israeliti sleali. (Num. 25:3-5) Un parallelo di ciò può trovarsi nella congregazione cristiana odierna. Mentre essa non è autorizzata da Dio a giustiziare i componenti sleali che praticano peccati vari, è autorizzata a compiere contro di loro l’azione di disassociarli dalla congregazione se sono impenitenti. (1 Cor. 5:11-13) Questo è necessario per mantenere pura la congregazione. Se non facesse questo, come potrebbe giustamente asserire di appartenere a Geova e a Gesù Cristo, che sono giusti? Essa è obbligata a sostenere le giuste leggi di Dio.
14 Poiché tutta la grave immoralità a cui si fa riferimento col termine por·neiʹa è condotta dissoluta che può impedire a una persona di ereditare il regno di Dio, la congregazione cristiana giustamente disassocia gli individui che la praticano e non manifestano sincero pentimento. In maniera simile si agisce con quelli che persistono in qualsiasi forma di “impurità”. L’impurità è comunque un termine ampio che abbraccia un largo raggio di gradi, come anche fisicamente ci si può sporcare solo un po’ o si può essere particolarmente sporchi, così pure per l’impurità morale. Quando si determina perciò il grado di impurità, la motivazione, le circostanze e le cose che hanno condotto all’impurità devono tutte essere ponderate per determinare la gravità della condotta. La preoccupazione della congregazione cristiana di mantenerne la purezza non è dunque irragionevole, ma conforme ai fatti, e non affretta né dilaziona l’azione della disassociazione dove la richiede una grave pratica senza pentimento. Questo è concorde con quanto è scritto in II Timoteo 2:19, che, fra l’altro, dice: “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia”. L’azione giudiziaria compiuta dagli anziani della congregazione protegge la congregazione e la sua reputazione dalle macchie o dalla sordidezza dell’impurità. Provvede inoltre a tutti nella congregazione un salutare avvertimento di ciò che può derivare a chi coltiva desideri moralmente errati.
15. Come una persona può essere perdonata per le cattive azioni compiute?
15 Naturalmente, se una persona manifesta di cuore rammarico per un peccato che ha commesso e cerca perdono, può essere perdonata. Dio manifesta la volontà di perdonare tale persona, e la congregazione cristiana agisce in armonia con il perdono di Dio. (1 Giov. 1:9) La persona può essere ripresa in pubblico per la sua cattiva condotta, o può essere a causa d’essa ripresa in privato dal comitato giudiziario. (1 Tim. 5:20) Anche chi debba essere disassociato può ottenere il perdono se in seguito darà prova d’essersi veramente pentito e d’aver cambiato la sua cattiva condotta. La situazione non è dunque necessariamente disperata per chi pecca. — Ezec. 33:11.
EVITATE GLI ATTI DI SLEALTÀ!
16, 17. Su che cosa dobbiamo mantenere una forte difesa? Spiegate come possiamo far questo.
16 È importante riconoscere che noi uomini abbiamo desideri carnali che ci rendono vulnerabili. Abbiamo perciò bisogno di mantenere una forte difesa e di riconoscere le situazioni che possono minare la nostra difesa. Avendo riconosciuto che la carne è debole, l’apostolo Paolo osservò: “Tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. (1 Cor. 9:27) Ciò significa che dobbiamo costantemente lottare per mantenere le nostre passioni sensuali sotto controllo. Non possiamo rallentare lo sforzo d’esercitare padronanza di noi stessi. Se leggiamo pubblicazioni sensuali che riflettono il pensiero corrotto di individui mondani, saremo noi aiutati a mantenere una forte difesa o non ne saremo piuttosto indeboliti? Per certo non saremo fortificati se permettiamo che la nostra mente si soffermi sui desideri errati, non è vero? Invece, ci renderemo ancor più vulnerabili. Sarebbe meglio seguire il consiglio di Filippesi 4:8, che dice: “Infine, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose di seria considerazione, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose delle quali si parla bene, se vi è qualche virtù e qualche cosa degna di lode, continuate a considerare queste cose”. Non dice di pensare alle cose che sono ingiuste e alle cose che accendono desideri impuri. Quando la nostra mente è volta alle cose che son giuste, è probabile che compiamo azioni le quali sono ingiuste?
17 Dobbiamo riconoscere che il Diavolo tenta di irretirci per farci compiere ciò che è male agli occhi di Dio e, se glielo consentiamo, ci condurrà senz’altro fino al punto di farci gettare a capofitto in azioni immorali. Se ci lasciamo trascinare e tentiamo di razionalizzare su ciò che facciamo, non andiamo noi in cerca delle difficoltà che verranno di certo? Non sarebbe meglio resistere in principio all’allettamento? Non si sarebbero trovati meglio gli Israeliti che si coinvolsero nell’adorazione di Baal, se avessero resistito fin dai primi allettamenti posti loro dinanzi dai Moabiti e dai Madianiti?
18. (a) Quale significato la Bibbia dà a ‘toccare una donna’, e perché? (b) Come questo fatto dovrebbe influire sul punto di vista delle persone non sposate?
18 Considerate il caso di Eva. Ella sapeva che non doveva nemmeno toccare il frutto proibito nel giardino di Eden, perché toccarlo significava fare il primo passo che l’avrebbe condotta a mangiarlo. (Gen. 3:3) Che non le fosse permesso di mangiare il frutto di questo unico albero non significava che ella fosse in difficoltà, giacché c’erano molti altri frutti che le era permesso di mangiare. Il fatto che lo toccò manifestò che aveva un errato desiderio di ciò che Dio aveva proibito. Tenendo presente questo, possiamo riflessivamente considerare il consiglio di I Corinti 7:1: “È bene per l’uomo non toccar donna”. Nelle Scritture Ebraiche, ‘toccare’ è usato a volte per rappresentare il contatto sessuale. (Si paragonino Proverbi 6:29; Genesi 20:6, 7). Questo avviene probabilmente perché la catena degli avvenimenti che conducono all’unione sessuale comincia col toccare la persona di sesso opposto in modo appassionato. Gesù avvertì che non si doveva neanche “guardare una donna in modo da provar passione per lei”, dicendo che chi faceva ciò aveva “già commesso adulterio con lei nel suo cuore”. (Matt. 5:28) Risulta, dunque, che ‘toccare una donna’ potrebbe significare qualsiasi contatto corporeo con una persona di sesso opposto in una maniera che sorge da tale passione illecita o che la eccita. Chi non può controllare la propria passione ed è incline a ‘toccare’ quelli di sesso opposto in maniera passionale o impura, allora, come l’apostolo Paolo continua a dichiarare, è meglio che si sposi. (1 Cor. 7:2, 9) Frattanto, per i cristiani che non si sono ancora sposati la condotta saggia è quella d’evitar di “guardare” o ‘toccare’ con tale passione da essere facilmente indotti a compiere gravi trasgressioni. Quindi, avranno la soddisfacente gioia di una coscienza pura dinanzi a Dio e agli uomini.
19. Perché dovremmo cercar di riflettere nella nostra vita la giustizia di Geova?
19 Abbiamo imparato ad amare Geova Dio a causa della sua giustizia, delle sue buone leggi e della sua amorevole benignità o amore leale. Ci rallegriamo alla prospettiva che l’intera terra verrà sotto la norma del suo regno senza interferenza da parte di governi ingiusti. Sappiamo che questo significherà un dominio giusto e retto per il genere umano, con permanente pace e sicurezza. Non dovrebbe chiunque è felice d’essere vicino a questo giusto Governante dell’universo come parte della sua organizzazione terrestre cercare con tutta la sua forza di riflettere nella propria vita la giustizia di Dio vivendo secondo le Sue leggi? Questo mostrerebbe per certo lealtà verso di lui, non vi pare?
20. In che modo mostrando lealtà si imita l’esempio di Gesù Cristo?
20 Una persona mostra il proprio cristianesimo non solo dando una dimostrazione pubblica del fatto che si è dedicata a Geova Dio essendo battezzata in acqua, ma anche manifestando una personalità simile a quella di Cristo. Ciò richiede una nuova personalità che sia “creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà”. (Efes. 4:24) Gesù Cristo si comportò in ogni tempo in armonia con le giuste leggi di Dio. Quelle leggi erano nel suo cuore, ed esse motivarono i desideri del suo cuore perché fosse in armonia con la volontà di Dio. (Giov. 5:30) Queste stesse giuste leggi dovrebbero essere nel nostro cuore e motivare i nostri desideri.
BENEFICI DERIVANTI DALL’ESSERE LEALI
21, 22. Quali sono alcuni dei benefici che derivano dall’esser leali a Geova, e come questi possono essere considerati in paragone con i piaceri carnali?
21 Il piacere che ora si può provare appagando errati desideri carnali è solo momentaneo. Ma i benefici che derivano dall’esser leali a Geova possono essere eterni. Perché rinunciare a tali benefici eterni per fuggevoli momenti di piacere? Mosè preferì essere “maltrattato col popolo di Dio piuttosto che avere il temporaneo godimento del peccato”, perché i benefici che derivano dall’essere un leale servitore di Geova sono assai più grandi. (Ebr. 11:25) Un beneficio molto rimarchevole che oggi possiamo pregustare è quello di far parte della “grande folla” dei leali adoratori di Geova che saranno preservati attraverso la “grande tribolazione” avvenire la quale porterà il presente sistema di cose a una fine disastrosa. — Dan. 2:44; Riv. 7:9, 14.
22 Un altro notevole beneficio è quello di vivere indefinitamente nella nuova èra che sarà introdotta dal regno di Dio. Non vi è assai più utile vivere in pace e sicurezza sotto giusti governanti che non provare alcuni fuggevoli momenti di piacere illecito? Non ha la vita stessa un valore più grande di tali piaceri? La slealtà verso Geova può significare la morte eterna, ma la lealtà verso di lui può significare esattamente l’opposto, la vita eterna. “Inoltre, questa è la promessa che egli stesso ci fece, la vita eterna”. (1 Giov. 2:25) Questi e molti altri notevoli benefici son concessi ai leali.
23. Qual è dunque oggi la condotta saggia da seguire?
23 Dopo essere giunti alla medesima soglia della nuova èra, sarebbe tragico per un cristiano non entrarvi per aver coltivato errati desideri carnali divenendo sleale verso il vero Dio. Quanto è più saggio mantenere una coscienza pura, seguendo in questo tempo della fine il retto sentiero della lealtà verso Dio! — Sal. 37:28, 29.
[Immagine a pagina 177]
I cristiani non sposati che si preparano al matrimonio possono salvaguardarsi dalla condotta impura, evitando di trascorrere il tempo insieme in isolata intimità
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