-
Continuano le crudeltà nel MalawiSvegliatevi! 1976 | 22 giugno
-
-
Continuano le crudeltà nel Malawi
VERSO la fine del 1975, in tutto il mondo si apprese con disgusto la notizia delle atrocità commesse su vasta scala nel paese africano del Malawi contro alcuni cristiani, i testimoni di Geova. In un luogo dopo l’altro si udirono espressioni di ripugnanza per le barbarie perpetrate: atti di violenza carnale, percosse e torture inflitte sia a uomini che a donne.
Sono cessate queste crudeltà? Le autorità che tutelano la legge sono forse intervenute per far cessare gli atti che privano una piccola minoranza religiosa delle libertà garantite dalla costituzione del Malawi? Gli alti funzionari del paese hanno avuto parole di condanna per la brutalità impiegata come mezzo per promuovere fini politici? No.
Considerate quanto accadde verso la metà di gennaio del 1976 a quattordici cristiani, appartenenti alla congregazione dei Testimoni di Geova di Kalilombe, situata sul confine tra Malawi e Mozambico. Essi, tre uomini e undici donne, furono presi da membri della Lega giovanile (ramo del Partito del Congresso al potere nel Malawi). Per mezza giornata furono picchiati selvaggiamente a porte chiuse. Quindi la polizia trasportò nove donne all’ospedale perché avevano bisogno di cure. Gli altri Testimoni furono trattenuti in arresto. In quali condizioni erano? A due di essi, Josiya A. Chambala e Tennison Joyabe, i giovani della Lega avevano fratturato le gambe e le braccia. Anche le due donne avevano riportato fratture alle braccia in seguito alle percosse. E i loro brutali aggressori? Sono ancora a piede libero e nessuno muove un dito per assicurarli alla giustizia, nessuno apre bocca per condannare la loro crudeltà.
Ancor peggiore fu la sorte toccata a due uomini cristiani, Harry Kampango e Aizeki Zoyaya del villaggio di Tembenu. Il capo del villaggio e il presidente del Partito del Congresso del Malawi, Chintengo, li denunciarono alla locale sezione del partito di Jenara. Per quale delitto? Non avevano acquistato la tessera di iscritti al partito politico al potere nel Malawi. I due cristiani, pacificamente impegnati a coltivare il loro orto, furono prelevati e consegnati alla sezione del partito. Il presidente della Lega giovanile, di nome Kachoka, legò loro le mani dietro la schiena e li chiuse in una cabina. Per tre giorni furono selvaggiamente picchiati e lasciati senza cibo e senz’acqua. Poi, il 2 gennaio 1976, questi due Testimoni furono mutilati fisicamente, essendo loro tagliati gli organi genitali, e di conseguenza morirono. I loro corpi furono gettati in una profonda buca.
Dopo qualche tempo, la polizia venne a sapere degli omicidi. Il 7 gennaio andarono a portare via i cadaveri, ma non riuscirono a tirarli fuori della buca. Dissero alla gente di riempirla, seppellendo i corpi. Quello stesso giorno, il sig. Makhumula Nkhoma, ministro della Regione Meridionale, andò da Zomba al villaggio. Non disse nessuna parola di condanna contro la persecuzione dei testimoni di Geova.
È vero che l’omicida, Kachoka, fu messo in prigione. Quando gli chiesero chi aveva ucciso i due uomini, rispose: “Li ho uccisi io stesso. Erano deboli per la fame ed erano stremati, quindi non mi hanno dato problemi”. Ma che cos’è stato fatto perché non si commettano simili atrocità? Che dire di coloro che avevano istigato questi omicidi? Il governo o i dirigenti del partito quale pubblica condanna hanno espresso tramite la stampa o la radio? Di nuovo bisogna rispondere: Nessuna.
Se questi fossero casi sporadici, la situazione non sarebbe così ripugnante. Invece, questi sono soltanto alcuni episodi di un’estesa campagna lanciata per distruggere un’indifesa minoranza religiosa, una campagna che si combatte da oltre dieci anni. Se vi è difficile crederlo, considerate quanto segue.
-
-
Un regime di terrore di cui si parla in tutto il mondoSvegliatevi! 1976 | 22 giugno
-
-
Un regime di terrore di cui si parla in tutto il mondo
I GIORNALI del Malawi non parlano di quello che accade ai testimoni di Geova in quel paese. Viene compiuto uno sforzo per impedire che queste atrocità divengano note. La ragione di ciò è chiaramente indicata da queste parole di Cristo Gesù:
“Chi pratica cose vili odia la luce e non viene alla luce, onde le sue opere non siano riprovate. Ma chi fa ciò che è vero viene alla luce, onde le sue opere siano rese manifeste, poiché sono state compiute in armonia con Dio”. — Giov. 3:19-21.
Anche se si cerca di far scendere una coltre di silenzio sul paese, i fatti sono trapelati. Il 6 gennaio 1976, The Japan Times dichiarò: “I giornalisti occidentali non possono entrare né nel Malawi né nel Mozambico, quindi non sono in grado di confermare indipendentemente le notizie sulla persecuzione fatte pervenire dalla setta che ne è oggetto. Ma le notizie trapelate nel Sud Africa sui maltrattamenti inflitti ai Testimoni sono abbastanza numerose da renderle credibili”.
In precedenza, Colin Legum, scrivendo nell’Observer di Londra del 7 dicembre 1975, aveva detto: “Da decine di villaggi del Malawi cominciano a giungere notizie sulle atrocità commesse contro i Testimoni di Geova, atrocità che comprendono selvagge percosse, atti di violenza e di depravazione sessuale e torture. . . . Le testimonianze particolareggiate dell’esistenza di questo nuovo regime di terrore si basano sulle dichiarazioni raccolte dalla Società Torre di Guardia dei Testimoni, ma sono anche corroborate indipendentemente dalle notizie giunte dai villaggi”.
Fuori del Malawi, si sono udite voci di disgusto e disapprovazione. Negli Stati Uniti, ad esempio, il Public Employee Press del 16 gennaio 1976, parlando delle sofferenze dei Testimoni di Geova, disse quanto segue in un articolo intitolato “Tattiche naziste nell’Africa Centrale”:
“‘Ufulu, ufulu!’ Il 6 luglio 1964 questo grido echeggiò nella Repubblica del Malawi, un paese dell’Africa Centrale che in precedenza si chiamava Niassa. Fu il grido che si levò alla sua nascita. Si era affrancato dal dominio degli Europei. Questa parola, tradotta, significa ‘libertà’. Il nuovo nome assunto [Malawi] significa ‘acque ardenti’. Nel 1975 arde davvero una fiamma nel paese, sì, un incendio che ha di nuovo privato una minoranza di abitanti del Malawi dell’ufulu. Di conseguenza cittadini ossequenti alle leggi sono oggetto di atti di violenza carnale, torture, maltrattamenti inenarrabili e distruzione di beni”.
Dieci anni di terrore
È una lunga e sordida storia quella delle atrocità commesse contro questi cristiani pacifici. Fu nel 1964 che la prima ondata di persecuzione si abbatté sui Testimoni di Geova del Malawi. Avvenne per la stessa ragione di ora. I Testimoni di Geova conoscono la dichiarazione di Cristo Gesù, che ‘il suo regno non è di questo mondo’ e che i suoi seguaci non sarebbero stati parte di questo mondo. (Giov. 18:36; 15:19) Pertanto, a motivo della coscienza e dei princìpi basati sulla Bibbia i Testimoni di Geova non solo del Malawi ma di tutto il mondo non si occupano di politica né si iscrivono ai partiti politici. Per questa ragione e per questa soltanto, nel 1964, nel Malawi un numero di 1.081 loro abitazioni e oltre cento loro Sale del Regno, o luoghi di raduno, furono bruciate o danneggiate in altri modi.
Nel 1967, The Times del Malawi annunciò che il governo aveva messo al bando i Testimoni di Geova. Ciò diede il via a nuove aggressioni in tutto il paese. Le case e le Sale del Regno dei Testimoni furono incendiate ed essi furono picchiati e messi in prigione. Migliaia di Testimoni di Geova fuggirono nei vicini Zambia e Mozambico per trovarvi asilo.
Cinque anni dopo, il Partito del Congresso del Malawi arrivò al punto di adottare formalmente una risoluzione che chiedeva di licenziare tutti i Testimoni dai posti di lavoro, di scoraggiarne le attività agricole e commerciali e di cacciarli con la violenza dai villaggi in cui abitavano. La ferocia delle aggressioni provocate da questa risoluzione assunse nuove dimensioni. Alcune ragazze furono violentate a più riprese, uomini furono picchiati fino al punto che persero i sensi e vennero inflitte varie torture, tutto nel tentativo di indurre i Testimoni di Geova a rinnegare le loro convinzioni religiose, ad andare contro la propria coscienza e a comprare le tessere d’iscrizione al partito politico al potere. Bruciate le loro case, distrutti i loro raccolti, rubato o ucciso il loro bestiame, i Testimoni fecero un esodo in massa dal paese. A lungo andare, circa 36.000 di essi, bambini inclusi, si erano stabiliti in dieci campi profughi aperti nel vicino Mozambico.
Nel 1975, la maggioranza di questi campi fu chiusa dal nuovo governo del Mozambico, e migliaia di Testimoni furono costretti a riattraversare la frontiera e a tornare nel Malawi. La rivista Svegliatevi! dell’8 maggio 1976 conteneva l’orripilante racconto degli atti di depravazione che essi subirono dopo questo rimpatrio forzato, ciò di cui hanno parlato anche giornali, riviste, radio e televisione in tutto il mondo. Alla lista delle crudeltà si aggiunse un nuovo elemento. Oltre alle solite percosse, agli atti di violenza carnale e alle torture, furono aperti campi di detenzione in cui ammassare i Testimoni.
Evocato il ricordo dei campi di concentramento nazisti
Entro la terza settimana di dicembre del 1975, oltre 3.000 Testimoni maschi erano stati imprigionati nel campo di detenzione di Dzaleka vicino a Dowa, a nord di Lilongwe. Erano stati tutti accusati, condannati e imprigionati per due anni. Anche le Testimoni furono messe in tali campi. Le informazioni ricevute in gennaio del 1976 indicavano che a quel tempo oltre 5.000 uomini e donne cristiani erano allora in prigione nel Malawi, e gli arresti continuavano. In alcuni di questi luoghi le donne avevano con sé i bambini. Forse la parte più commovente delle notizie che giungono da questi campi riguarda il fatto che alcuni bambini sono morti per mancanza di cibo adeguato e per altre difficoltà.
Un Testimone ha scritto dalla prigione: “Con tanti prigionieri ci sono soltanto 400 piatti. Pertanto, alcuni si fanno mettere lo nshima [cibo tradizionale del Malawi] su una mano e il condimento sull’altra. Spesso i fratelli devono mettere lo nshima caldo per terra e mangiarlo lì”.
Come i nazisti, i capi di questi campi di detenzione hanno messo i Testimoni ai lavori forzati. A quanto è riferito, gli ufficiali dicono loro: “Come ha disposto il governo, ci farete da trattori”. Nel campo di Dzaleka fu additata ai Testimoni una collina e fu detto loro che dovevano scavarne con le sole mani trenta centimetri. Quest’ordine fu dato prima alle Testimoni, con l’idea che avrebbero subito desistito e acconsentito ad andare contro la propria coscienza. Invece eseguirono quel faticoso lavoro e rimasero salde nelle proprie convinzioni. I Testimoni furono costretti a tagliare e trasportare pesanti ceppi. Li obbligarono pure a trasportare grosse pietre per distanze di quattro chilometri. Anche i malati furono costretti a lavorare, mentre i sovrintendenti dicevano con scherno: “Il vostro Dio vi aiuterà”.
Gli uomini politici istigano ancora alla persecuzione
Non solo i funzionari federali del Malawi si sono rifiutati di venire in aiuto dei Testimoni di Geova, ma alcuni hanno provocato ulteriori aggressioni.
In una zona del Malawi, il sig. Katora Phiri, un parlamentare, fece un giro di discorsi pubblici, istigando gli abitanti locali a molestare i Testimoni di Geova. Incoraggiò la popolazione a far sparire i Testimoni dalla zona. Di conseguenza, quattro congregazioni di Testimoni di Geova della zona furono prese d’assalto, e gli uomini furono picchiati.
L’11 novembre 1975, nel Villaggio di Chiendausiku, un altro parlamentare, il sig. Muluzu, diede fuoco a tre case di proprietà dei Testimoni. Il 13 novembre, il sig. Muluzu, accompagnato dal capo del villaggio, diede fuoco ad altre quattro umili case di Testimoni. E il 15 novembre 1975, nel villaggio di Mdala e in quello di Mgochi furono bruciate altre due case di Testimoni.
Neppure la polizia del Malawi è senza colpa. In vari luoghi della zona di Ncheu, uomini e donne cristiani furono selvaggiamente picchiati da giovani del Partito del Congresso del Malawi. Una di queste donne fu picchiata così violentemente che si dovette ricoverarla all’ospedale. L’ospedale denunciò il fatto alla polizia. Quando la Testimone fu dimessa la polizia andò ad arrestarla, anziché a chiedere la sua cooperazione per prendere gli aggressori! Nel posto di polizia di Snape Valley, alcune cristiane furono violentate per una notte intera prima d’essere portate in prigione.
Sì, per quanto sembri incredibile, il governo del Malawi non ha creduto opportuno porre fine alle brutali aggressioni di cui questa minoranza religiosa è stata ripetutamente oggetto. È vero che in certe parti del paese v’è stata una relativa calma. Alcune autorità locali hanno mostrato benignità e compassione ai Testimoni del Malawi permettendo loro di rimanere nei villaggi nativi a coltivare indisturbati i propri orti. Queste autorità fanno onore al paese. Purtroppo sono anch’esse in minoranza.
Questo problema del mancato intervento delle autorità fu menzionato in The Nigerian Chronicle del 26 dicembre 1975. Esso citava il Daily Nation del Kenya il quale avrebbe detto che il continente africano si faceva “sempre più la reputazione di seguire una doppia norma”. Spiegava queste parole aggiungendo: “Quando viene perseguitato qualcuno in America, in Russia o in Sud Africa, in India e in Cina, si levano all’unisono voci di protesta per condannare i responsabili. Quando accadono cose del genere agli abitanti di stati africani, neppure i funzionari dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OAU) si prendono la briga di fare un commento”.
Sì, ancora una volta il mancato intervento delle autorità o addirittura la loro complicità nella persecuzione ha costretto i Testimoni di Geova del Malawi a rifugiarsi in altri paesi. Alcuni che ne avevano la possibilità sono andati al campo profughi di Milange, nel Mozambico. Secondo una notizia ricevuta nel gennaio del 1976, nel campo c’erano circa 12.000 cristiani del Malawi, insieme a circa 10.000 loro compagni di fede mozambicani che stanno avendo prove simili.
Se questo crudele regime di terrore continuerà, verrà infine meno la resistenza dei Testimoni di Geova e perderanno essi la loro integrità verso Geova Dio? Oppure le autorità del Malawi smetteranno infine di perseguitare questi uomini e donne cristiani? Tali domande sono considerate nel prossimo articolo.
-
-
Quando finiranno queste crudeltà?Svegliatevi! 1976 | 22 giugno
-
-
Quando finiranno queste crudeltà?
SIANO essi in campi profughi o in campi di concentramento, le notizie pervenute sui Testimoni del Malawi indicano che mantengono saldamente il coraggio e la fede. Anche nei campi di prigionia, seguono un programma di regolare considerazione della Bibbia e di adunanze di congregazione per mantenere la spiritualità cristiana. Traggono incoraggiamento e conforto da parole come quelle dell’apostolo Pietro:
“Diletti, non siate perplessi per l’incendio che vi è fra voi, che vi accade per una prova, come se vi avvenisse una cosa strana. Al contrario, continuate a rallegrarvi, visto che siete partecipi delle sofferenze del Cristo”. — 1 Piet. 4:12, 13.
I Testimoni di Geova del Malawi non sono un insolito “gruppo separato” con norme o vedute proprie, diverse da quelle seguite dai cristiani testimoni di Geova in altre parti del mondo. Come i Testimoni di Geova di altri luoghi, essi cercano d’essere esemplari pagando le tasse e ubbidendo alle leggi. Accettano senza riserve le istruzioni che l’apostolo Paolo diede in Romani 13:7: “Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo”. Se sono oggetto di aggressioni, non è perché manchino di adempiere tali doveri civici. Né è perché siano colpevoli di attività sovversive ostili allo Stato. Come i Testimoni di Geova in tutta la terra, essi sono pacifici e amanti della pace. Pertanto, un servizio di Ernie Regehr, scritto per The Christian Century e intitolato “I Testimoni di Geova in Africa”, dice che sono “universalmente elogiati per la loro operosità e rettitudine”.
Quelli che cercano con la forza e l’intimidazione di indurre questi cristiani a comprare la tessera del loro partito politico per divenirne membri trasgrediscono la legge del Malawi. La tessera non è un documento di identità richiesto da tutti i cittadini; né ha nulla a che fare con le tasse. Com’essa stessa dichiara esplicitamente, è la tessera di un partito politico. Già il 6 ottobre 1969, il presidente a vita del Malawi, dott. H. Kamuzu Banda, dichiarò pubblicamente che non si doveva costringere nessuno a comprare una tessera politica. Ma le sue parole non sono mai state seguite dai fatti.
Che condividiate o no questo atteggiamento di neutralità verso la politica, credete che chi assume questo atteggiamento debba essere perseguitato, messo in prigione, picchiato, mutilato o anche ucciso? Tuttavia questo è ciò che accade nella repubblica del Malawi. Se questa ingiustificata persecuzione di cristiani nel Malawi è qualcosa che vi sgomenta, che potete fare? Se lo desiderate, potete esprimere i vostri sentimenti per lettera, scrivendo ai funzionari del governo del Malawi di cui forniamo qui nome e indirizzo.
Persone di ogni parte del mondo sono a conoscenza di queste atrocità. Non solo, ma tali crudeltà non sono ignorate da Geova Dio, che questi Testimoni cristiani servono. È chiaro che egli ha concesso loro “potenza oltre ciò che è normale” ed essi hanno perseverato. — 2 Cor. 4:7-9.
Il Malawi è al centro dell’attenzione. Gli atti di brutalità commessi in quel paese contro i Testimoni di Geova, cristiani pacifici, ossequenti alle leggi e moralmente retti, non sono avvolti nelle tenebre e nascosti al pubblico. Tutto il mondo ne è a conoscenza. Che cosa faranno i pubblici funzionari del Malawi per porre fine a tali crudeltà? Coloro che amano la libertà e la giustizia staranno a vedere.
[Riquadro a pagina 8]
FUNZIONARI A CUI SCRIVERE
His Excellency the Life President of Malawi
Ngwazi Dr. H. Kamuzu Banda
Central Government Offices
Private Bag 301
Capital City
LILONGWE 3
Malawi, Central Africa
The Honourable R. A. Banda, S.C., M.P.
Minister of Justice and Attorney General and Minister of Local Government
Private Bag 333
LILONGWE
Malawi, Central Africa
The Honourable P. L. Makhmula Nkhoma, M.P.
Minister of Health
P.O. Box 351
BLANTYRE
Malawi, Central Africa
The Honourable D. Kainja Nthara, M.P.
Minister of Community Development and Social Welfare
P.O. Box 5700
LIMBE
Malawi, Central Africa
The Honourable R. T. C. Munyenyembe, M.P.
Minister of Education
Private Bag 328
Capital City
LILONGWE 3
Malawi, Central Africa
The Honourable N. P. W. Khonje, M.P.
Speaker of the Parliament of Malawi
P.O. Box 80
ZOMBA
Malawi, Central Africa
The Honourable D. T. Matenje, M.P.
Minister of Finance, Trade, Industry and Tourism
P.O. Box 30049
Capital City
LILONGWE 3
Malawi, Central Africa
The Honourable R. B. Chidzanja Nkhoma, M.P.
Minister of Organization of African Unity Affairs
P.O. Box 211
LILONGWE
Malawi, Central Africa
The Honourable A. A. Muwalo Nqumayo, M.P.
Minister of State in the President’s Office
P.O. Box 5250
LIMBE
Malawi, Central Africa
Mr. Aleke K. Banda
Deputy Chairman/Managing Director
Press (Holdings) Limited
P.O. Box 1227
BLANTYRE
Malawi, Central Africa
Mr. Richard Katengeza
P.O. Box 5144
LIMBE
Malawi, Central Africa
-
-
Il sorprendente liquido che è dentro di voi!Svegliatevi! 1976 | 22 giugno
-
-
Il sorprendente liquido che è dentro di voi!
MOLTI si impressionano o provano un senso di ripugnanza quando vedono il sangue. E voi? Forse desiderate che il sangue sia ‘sotto la pelle’, cioè nei vasi sanguigni dove dev’essere. Avete ragione! Quello è il suo posto, poiché lì vi rende un servizio ogni secondo che passa. Se siete vivi, lo dovete al sangue. Ma cos’è il sangue? Sapete di quali parti si compone? Perché il vostro sangue è unicamente vostro?
Cos’è il sangue
Avrete visto il vostro sangue, forse più spesso di quanto non voleste. All’apparenza è solo un liquido rosso. Ma notate che cosa dice di esso l’Encyclopædia Britannica (1974):
“La struttura del sangue è di una complessità quasi incredibile, e molte componenti partecipano alle sue attività funzionali, spesso in modo complicato e poco compreso”.
Per illustrare sotto certi aspetti il sangue lo si può paragonare a un bicchiere di limonata ghiacciata. Essenzialmente, una limonata è acqua in cui si sono mescolati succo di limone e zucchero. E nel liquido galleggiano cubetti di ghiaccio e polpa di limone. Il sangue è simile. È un complesso miscuglio con due parti principali. La parte maggiore è quella liquida o plasma. Esso è per il 91,5 per cento acqua, ma contiene centinaia di sostanze chimiche e di componenti solubili, come ormoni, zuccheri, sali, colesterolo, proteine, minerali, ecc. L’altra parte principale del sangue è rappresentata dagli elementi “solidi” o corpuscolati trasportati dal plasma.
Il tessuto sanguigno nel complesso e le sue singole parti svolgono una lunga serie di importanti funzioni. Ne conoscete alcune? Ebbene, mentre consideriamo le parti che formano il sangue notate le sei principali funzioni svolte da questo complesso liquido.
I globuli rossi
Vi siete mai chiesti perché il sangue è rosso? È rosso perché nel sangue vi sono globuli rossi (eritrociti). In un millimetro
-