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ManasseAusiliario per capire la Bibbia
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conquistate, a condizione che partecipassero alla conquista del paese a O del Giordano. (Num. 32:20-33; 34:14, 15; Deut. 29:7, 8) La parte settentrionale della regione a E del Giordano sembra sia stata conquistata primariamente grazie agli sforzi della tribù di Manasse, infatti fu in parte conquistata da Iair, da Noba e dai “figli di Machir”. Per questa ragione Mosè assegnò loro quella zona. — Num. 32:39-42; Deut. 3:13-15; I Cron. 2:21, 22.
In seguito, uomini della “mezza tribù di Manasse”, che avevano già ricevuto la loro eredità, attraversarono il Giordano e parteciparono alla conquista del paese a O (Gios. 1:12-18; 4:12), ed erano fra coloro che si radunarono di fronte al monte Gherizim quando Giosuè “lesse ad alta voce tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione”. (Deut. 27:12; Gios. 8:33, 34) Sotto la direzione di Giosuè gli israeliti abbatterono la potenza cananea, e in sei anni circa sconfissero trentuno re. (Gios. 12:7-24) Dopo di che, anche se rimaneva ancora del territorio da conquistare, Giosuè, con l’aiuto del sommo sacerdote Eleazaro e di rappresentanti delle dieci tribù divinamente nominati (fra cui il manassita Anniel figlio di Efod), suddivise il paese in possedimenti ereditari. — Num. 34:17, 23; Gios. 13:1-7.
EREDITÀ TERRIERA
Metà della tribù di Manasse, naturalmente, aveva già la sua eredità a E del Giordano, che includeva Basan (vedi BASAN) e parte di Galaad. (Gios. 13:29-31) A S c’era Gad, la cui città di confine era Maanaim. (Gios. 13:24-26, 30) La regione era in gran parte un altopiano con un’altitudine media di 610 m. Vi sorgevano Golan, una delle sei città di rifugio, e Beestera (Astarot), un’altra città levitica. — Gios. 20:8, 9; 21:27; I Cron. 6:71.
L’altra metà dei manassiti ricevettero la loro eredità a O del Giordano. (Gios. 17:2, 5) Il loro territorio confinava a S con Efraim, a NO con Aser, a NE con Issacar e a O col Mediterraneo. Da Micmetat il confine fra Efraim e Manasse raggiungeva Tappua, proseguiva lungo la valle del torrente Kana e terminava al Mediterraneo. (Confronta Giosuè 16:5-8; 17:7-10). Mentre alcune città di Efraim erano enclavi nel territorio di Manasse, i manassiti avevano enclavi (Bet-Sean, Ibleam, Dor, En-Dor, Taanac, Meghiddo e le rispettive borgate dipendenti) sia nel territorio di Issacar che in quello di Aser. (Gios. 16:9; 17:11) I manassiti però non scacciarono i cananei da queste città, ma col tempo li assoggettarono ai lavori forzati. (Gios. 17:11-13; Giud. 1:27, 28; confronta I Cronache 7:29). Due di queste enclavi, le città di Taanac (Aner?) e Ibleam (Bileam o Gat-Rimmon?), furono assegnate ai leviti discendenti di Cheat. — Gios. 21:25, 26; I Cron. 6:70.
STORIA
Ultimata la suddivisione del paese, Giosuè benedisse gli uomini di Ruben, di Gad e della “mezza tribù di Manasse” a E, e li incoraggiò a continuare a servire Geova. (Gios. 22:1-8) Essi partirono da Silo, attraversarono il Giordano, e poi vicino al fiume costruirono un altare. Questo quasi provocò una guerra civile, perché le altre tribù lo considerarono un atto di infedeltà e ribellione. Comunque la questione venne risolta pacificamente quando fu spiegato che l’altare non era stato eretto per immolarvi sacrifici, ma come testimonianza di fedeltà a Geova. — Gios. 22:9-31.
In seguito il giudice Gedeone, manassita, fu impiegato da Geova per liberare gli israeliti dall’oppressione madianita. (Giud. 6:11-16, 33-35; 7:23; 8:22) Un altro giudice, Iefte, evidentemente della tribù di Manasse, liberò Israele dai continui attacchi ammoniti. — Giud. 11:1, 32, 33.
Durante il regno di Saul, primo re di Israele, i rubeniti, i gaditi e la “mezza tribù di Manasse” orientale riportarono una netta vittoria sugli agareni e i loro alleati. (I Cron. 5:10, 18-22) In quello stesso periodo di tempo alcuni manassiti, fra cui uomini di notevole valore, abbandonarono Saul per passare a Davide. (I Cron. 12:19-21) Dopo la morte di Saul e del suo successore Is-Boset, 18.000 manassiti della regione a O del Giordano e altre migliaia della regione a E del Giordano si radunarono a Ebron per acclamare Davide re di tutto Israele (1070 a.E.V.). — I Cron. 12:31, 37, 38.
Anni dopo, le estese riforme religiose intraprese da Asa re di Giuda indussero molti manassiti ad abbandonare il regno settentrionale “visto che Geova suo Dio era con lui”. (II Cron. 15:8, 9) In occasione di una grande assemblea tenuta nel quindicesimo anno del regno di Asa (963-962 a.E.V.), anch’essi insieme agli altri fecero un patto per cercare Geova. (II Cron. 15:10, 12) Similmente, durante il regno di Ezechia re di Giuda (745-716 a.E.V.), anche se molti schernirono i messaggeri latori del suo invito a venire a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, altri manassiti furono pronti a umiliarsi e accettarono l’invito, dopo di che parteciparono alla distruzione di tutto ciò che era appartenuto all’idolatria. — II Cron. 30:1, 10, 11, 18; 31:1.
Qualche tempo prima (ca. 760 a.E.V.), Tiglat-Pileser (Tilgat-Pilneser) III aveva portato in esilio i manassiti residenti a E del Giordano. (I Cron. 5:23-26) Sembra che in quell’epoca ci fossero dei conflitti fra le tribù di Efraim e Manasse, ma entrambe le tribù erano unite nell’opposizione a Giuda. — Isa. 9:20, 21.
Quasi un secolo dopo la fine del regno delle dieci tribù (dal 648 a.E.V. in poi) Giosia re di Giuda estese la distruzione di altari, banchi dell’incenso, pali sacri e immagini della falsa adorazione anche ai luoghi devastati di Manasse e ad altre zone fuori di Giuda. Questo stesso re di Giuda fece restaurare il tempio, lavoro che fu finanziato dalle contribuzioni di israeliti di varie tribù, fra cui Manasse. — II Cron. 34:1-11.
Dopo il ritorno dall’esilio in Babilonia (537 a.E.V.) alcuni manassiti si stabilirono a Gerusalemme. — I Cron. 9:1-3.
Nella visione di Ezechiele, la parte assegnata a Manasse si trovava fra quella di Neftali e quella di Efraim. (Ezec. 48:4, 5) Manasse compare anche fra le tribù dell’Israele spirituale. — Riv. 7:6.
3. Re di Giuda, figlio e successore del re Ezechia. (I Re 20:21; II Cron. 32:33) Sua madre si chiamava Efziba. Manasse, quattordicesimo re di Giuda dopo Davide, salì al trono quando aveva dodici anni e regnò per cinquantacinque anni (716-661 a.E.V.) in Gerusalemme. (II Re 21:1) Fece ciò che era male agli occhi di Geova, ricostruì gli alti luoghi che suo padre aveva abbattuti, eresse altari a Baal, adorò “tutto l’esercito dei cieli” e costruì altari per la falsa religione in due cortili del tempio. Fece passare i suoi figli per il fuoco, praticò la magia, ricorse alla divinazione e promosse pratiche spiritiche. Inoltre mise nella casa di Geova l’immagine scolpita del palo sacro che aveva fatta. Indusse Giuda e Gerusalemme a “fare ciò che era male più delle nazioni che Geova aveva annientate d’innanzi ai figli d’Israele”. (II Re 21:2-9; II Cron. 33:2-9) Geova inviò dei profeti, ma non fu dato loro ascolto. Manasse fu pure colpevole di spargere sangue innocente in gran quantità (II Re 21:10-16), incluso, secondo scritti rabbinici, quello di Isaia che, essi dicono, fu segato a pezzi per ordine di Manasse. — Confronta Ebrei 11:37.
Manasse fu punito per non aver prestato ascolto al messaggio di Geova, infatti il re d’Assiria lo portò prigioniero a Babilonia, una delle città in cui risiedeva il monarca assiro. (II Cron. 33:10, 11) ‘Manasse di Giuda’ è menzionato in un elenco di ventidue ‘re dell’Occidente’ che pagavano un tributo a Esar-Addon re d’Assiria. Il nome di Manasse compare anche in un elenco di re che pagavano un tributo ad Assurbanipal.
Mentre era in cattività, Manasse si pentì, si umiliò e pregò Geova. Dio esaudì la sua richiesta e gli ridiede il regno a Gerusalemme. (II Cron. 33:12, 13) Dopo di che Manasse “edificò mura esterne [per la] città di Davide”, stabilì comandanti militari nelle città fortificate di Giuda ed eliminò gli dèi stranieri e l’immagine idolatrica dalla casa di Geova, come pure gli altari che aveva eretti “sul monte della casa di Geova e in Gerusalemme”. Manasse preparò l’altare di Geova e cominciò a immolare sacrifici su di esso, incoraggiando anche altri a servire Geova. Comunque la popolazione faceva ancora sacrifici sugli alti luoghi, ma a Geova. (II Cron. 33:14-17) Alla morte di Manasse, salì al trono suo figlio Amon. — II Cron. 33:20.
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MancanzaAusiliario per capire la Bibbia
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Mancanza
Una “mancanza” è una negligenza, una debolezza, un difetto, un errore o un’imperfezione; può significare non fare ciò che è giusto e anche infrazione, trasgressione o colpa.
MANCANZE ALTRUI
La Bibbia ci consiglia: “Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se alcuno ha causa di lamentarsi contro un altro”. (Col. 3:13) Se ci venissero imputate tutte le nostre mancanze, saremmo tutti condannati. Su molte mancanze si può chiudere un occhio; certo un cristiano non dovrebbe essere ansioso di palesare le mancanze dei suoi fratelli. Le Scritture dicono del malvagio: “Siedi e parli contro il tuo proprio fratello, contro il figlio di tua madre palesi una mancanza”. — Sal. 50:16, 20, NW.
Comunque Gesù Cristo disse ai discepoli cosa fare se si trattava realmente di un peccato. Come primo passo consigliò: “Se il tuo fratello commette un peccato, va e metti a nudo la sua colpa fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato il tuo fratello”. Poi spiegò i passi da fare se il primo tentativo non aveva successo. — Matt. 18:15-17, NW; vedi anche Galati 6:1.
CRITICHE
Nella Bibbia l’abitudine di muovere critiche per cose insignificanti o irragionevoli è paragonata a quella di mormorare o lamentarsi.
Le critiche possono spingere a compiere azioni malvage. Davide, ingiustamente insidiato da Saul e altri che volevano la sua morte, pregò fiducioso Geova: “Mi provvederai scampo dai biasimi del popolo”. (Sal. 18:43, NW) Critiche e biasimi scoraggiano e abbattono. Gli israeliti, da poco usciti dall’Egitto, mormorarono contro Geova, trovando da ridire sulla direttiva impartita per mezzo dei suoi servitori Mosè e Aaronne. (Eso. 16:2, 7) Le loro lagnanze finirono per scoraggiare Mosè al punto che chiese di morire. (Num. 11:13-15) La persona stessa che mormora è in grave pericolo. Geova considerava le cose dette da coloro che mormoravano contro Mosè come una ribellione contro la Sua stessa direttiva divina. (Num. 14:26-30) Molti per questo persero la vita.
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MandorloAusiliario per capire la Bibbia
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Mandorlo
[ebr. shaqèdh].
Il mandorlo o Amygdalus communis è originario della Palestina, del Libano e di alcune zone della Mesopotamia. Simile al pesco, cresceva selvatico ed era anche coltivato come albero da frutto. L’interessante è che il nome ebraico significa, letteralmente, “il vigilante”, ed è molto appropriato perché il mandorlo è uno degli alberi che fioriscono per primi dopo il riposo invernale, già alla fine di gennaio o ai primi di febbraio. In Geremia 1:11, 12 il nome “mandorlo” [shaqèdh] è seguito dalla forma verbale “vigilo” [shoqèdh] formando un gioco di parole. L’albero può raggiungere un’altezza di 5 m e, alla fioritura, si copre di bei fiori rosa e a volte bianchi disposti in coppie. In Ecclesiaste 12:5 il mandorlo in fiore è usato per raffigurare la canizie della vecchiaia. Ha foglie ovali e dentellate. Le mandorle sono un frutto oblungo, tondeggiante da una parte e a punta dall’altra. Sono sempre state considerate una squisitezza e facevano parte del dono che Giacobbe diede ai suoi figli da portare in Egitto. (Gen. 43:11) Dalla mandorla si estrae ottimo olio: 50 kg di frutto producono circa 23 kg di olio.
[Figura a pagina 781]
Fiori e frutti del mandorlo
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MandragolaAusiliario per capire la Bibbia
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Mandragola
Erba perenne della famiglia delle Solonacee a cui appartiene anche la patata, con grandi foglie verde scuro, lunghe 30 cm e larghe 10. Le foglie, che spuntano direttamente dalla radice principale, si aprono a ventaglio raso terra. Al centro crescono gli steli dei fiori, ciascuno con un solo fiore bianco, celeste o lilla. Il frutto, grosso circa come una prugna, arancione o rosso, matura in
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