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ManoAusiliario per capire la Bibbia
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propria mano o palma’, rischiare la vita (I Sam. 19:5; Giob. 13:14); con una ‘stretta di mano’ si faceva una promessa (Esd. 10:19), o ci si rendeva garanti per un altro (Prov. 6:1-3; 17:18; 22:26); ‘metter mano a’ significa accingersi a un’impresa (Deut. 15:10, confronta Di); ‘mettere la mano su beni altrui’, rubare o farne cattivo uso (Eso. 22:7, 8, 10, 11); ‘mani pure’ indicano innocenza (II Sam. 22:21; confronta Salmo 24:3, 4); ‘mani piene di sangue’, omicidio (Isa. 1:15; 59:3, 7); ‘mettere la mano sulla bocca’, rimanere in silenzio (Giud. 18:19); ‘lasciar cadere le mani’, scoraggiarsi (II Cron. 15:7; vedi anche Isaia 35:3; Ebrei 12:12, 13); “aprire la mano”, generosità. — Deut. 15:11.
Altre espressioni idiomatiche ebraiche che riguardano la mano sono: ‘mettere la propria mano con’, che significa cooperare con, mettersi dalla parte di (Eso. 23:1; I Sam. 22:17); ‘per mano di’, sotto la guida di (Eso. 38:21) o per mezzo di (Lev. 8:36; 10:11); ‘la sua mano non arriva’ o ‘la sua mano non raggiunge’, non ha abbastanza mezzi (finanziari) (Lev. 14:21); ‘ciò che la sua mano può afferrare’, quello che può permettersi (Num. 6:21); ‘mani della spada’, potenza della spada (Giob. 5:20); ‘mano della lingua’, potenza della lingua (Prov. 18:21); ‘vita della tua mano’, rinnovarsi della tua potenza (Isa. 57:10); ‘chiudere la mano’ di fronte al proprio fratello significa essere avaro nell’aiutarlo. — Deut. 15:7, CEI.
Geova disse agli israeliti che dovevano legarsi le sue parole “come un segno sulla [loro] mano” (Deut. 6:6-8; 11:18), e che aveva scolpito Sion sulle sue palme (Isa. 49:14-16), segno di costante ricordo e attenzione. In senso simile Geova dice agli eunuchi che si attengono al suo patto che darà loro un “monumento” (o “posto”; lett. “mano”) nella sua casa. (Isa. 56:4, 5) La Bibbia parla di adoratori di Dio che scrivono sulle proprie mani, simbolicamente, le parole “Appartenente a Geova”, indicando così di essere suoi schiavi. (Isa. 44:5) Similmente il “marchio” della “bestia selvaggia” sulla mano destra indica che uno presta attenzione, devozione e appoggio alla “bestia selvaggia” e alla sua “immagine”, in quanto usa le mani lavorando al suo servizio. — Riv. 13:16, 17; 14:9, 10; 20:4.
IMPOSIZIONE DELLE MANI
A parte il semplice contatto, le mani venivano poste su una persona o cosa per varie ragioni. Comunemente questo atto voleva però designare o indicare che la persona o cosa era riconosciuta o considerata in un certo modo. Durante la cerimonia per l’insediamento del sacerdozio, Aaronne e i suoi figli posero le mani sulla testa del toro e dei due montoni da sacrificare, riconoscendo così che quegli animali sarebbero stati immolati per loro onde diventassero sacerdoti di Geova Dio. (Eso. 29:10, 15, 19; Lev. 8:14, 18, 22) Giosuè fu nominato successore di Mosè per comando di Dio, mediante l’imposizione della mano di Mosè su Giosuè, e fu perciò “pieno dello spirito di sapienza” e quindi in grado di guidare Israele. (Deut. 34:9) Si ponevano le mani su coloro che erano destinati a ricevere una benedizione. (Gen. 48:14; Mar. 10:16) Gesù Cristo toccò o pose le mani su alcuni che furono da lui sanati. (Matt. 8:3; Mar. 6:5; Luca 13:13) Il dono dello spirito santo veniva concesso a certuni designati mediante l’imposizione delle mani degli apostoli. — Atti 8:14-20; 19:6.
Nomine di servizio
Nella congregazione cristiana la nomina di uomini maturi a posti o incarichi di responsabilità avveniva mediante l’imposizione delle mani di coloro che erano autorizzati a farlo. (Atti 6:6; I Tim. 4:14) A motivo dell’autorità che tale nomina avrebbe conferito loro, e dell’esempio che avrebbero dato, l’apostolo Paolo esortò Timoteo: “Non porre mai le mani su nessun uomo affrettatamente; e non partecipare ai peccati altrui”. Questo significava che prima di fare una nomina si doveva esaminare bene se uno era idoneo, affinché non trascurasse i doveri del suo incarico, e se sorgevano difficoltà parte della colpa non ricadesse su Timoteo. — I Tim. 5:22.
LA DESTRA
La destra era considerata, simbolicamente, di grande importanza. Giuseppe fu dispiaciuto quando Giacobbe incrociò le mani per mettere la destra su Efraim, figlio minore di Giuseppe. Ma Giacobbe lo fece di proposito, per dare a Efraim la benedizione maggiore. (Gen. 48:13-20) Essere alla destra di un sovrano significava avere la posizione più importante dopo il sovrano stesso (Sal. 110:1; Atti 7:55, 56; Rom. 8:34; I Piet. 3:22), o il suo favore. (Matt. 25:33) In una visione di Rivelazione Gesù ha le sette stelle (sorveglianti) delle sette congregazioni nella mano destra; ciò indica che hanno il suo favore e sono interamente sotto la sua autorità, potenza e direttiva. — Riv. 1:16, 20; 2:1.
‘Afferrandogli la destra’ Dio avrebbe rafforzato il salmista. (Sal. 73:23) Di solito la destra di un guerriero era quella che impugnava la spada, e non era protetta dallo scudo che teneva nella sinistra. Perciò un amico stava o combatteva alla sua destra per sostenerlo e proteggerlo. Tale circostanza è menzionata metaforicamente a proposito dell’aiuto e della protezione di Dio per quelli che lo servono. — Sal. 16:8; 109:30, 31; 110:5; 121:5.
Lo scrittore di Ecclesiaste dice: “Il cuore del saggio è alla sua destra, ma il cuore dello stupido alla sua sinistra”. In altre parole, il saggio è spinto a seguire un sentiero buono e propizio, mentre lo stupido è incline a seguire una cattiva strada. — Eccl. 10:2.
I PUNTI CARDINALI
I termini ebraici per “destra” e “sinistra” vengono anche tradotti rispettivamente “sud” e “nord” (Gen. 14:15; Sal. 89:12), poiché si indicavano i punti cardinali dal punto di vista di chi guardava verso E, e aveva perciò il S alla sua destra. — I Sam. 23:19, 24.
ALTRI USI
Il termine ebraico yadh, “mano”, è usato anche nel senso di “lato” o ‘al lato di’ (Nee. 3:4, 5, 7; Eccl. 4:1), “riva” (Eso. 2:5) o “costa” (Num. 24:24); e si riferisce anche ai “denti” (“incastri”, VR) dei pannelli del tabernacolo. (Eso. 26:17) Il termine ebraico kaph (spesso tradotto “mano” e “palma”) è usato anche per indicare le “coppe” (“cucchiai”, Ga) del tabernacolo e del tempio (Eso. 25:29; Num. 7:84, 86; II Re 25:14) e la “cavità” (della giuntura della coscia) o il “cavo” (di una fionda). (Gen. 32:25, 32; I Sam. 25:29) Sia yadh, “mano”, che kaph, “mano” e “palma”, sono a volte tradotti anche in altri modi.
“A piene mani” significa in abbondanza (Gen. 41:47), mentre “una mano piena” (o manciata) può significare solo un po’ o una parte modesta (I Re 17:12; Eccl. 4:6), secondo il contesto.
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ManoaAusiliario per capire la Bibbia
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Manoa
(Manòa) [riposo].
Danita della città di Zora nella Sefela (Gios. 15:33) e padre del giudice Sansone. Manoa era un devoto adoratore di Geova.
Un giorno alla moglie di Manoa, la quale era sterile, apparve un angelo, che le annunciò la nascita di un figlio che sarebbe stato un nazireo di Dio. Informato di ciò, Manoa supplicò Geova di mandare di nuovo il messaggero per istruirli su come allevare il bambino. Geova esaudì la preghiera e inviò l’angelo una seconda volta. Quando Manoa offrì di imbandire un pranzo per il messaggero, gli fu detto di presentare invece un olocausto a Geova, il che egli fece. Dopo che il messaggero era asceso nella fiamma che saliva dall’altare, Manoa riconobbe che era un angelo di Geova. Avendo avuto questa esperienza, Manoa temeva che lui e la moglie sarebbero morti. Ma questa dissipò il suo timore dicendo: “Se Geova si fosse dilettato solo di metterci a morte, non avrebbe accettato l’olocausto e l’offerta di grano dalla nostra mano, e non ci avrebbe mostrato tutte queste cose, e non ci avrebbe fatto udire come ora alcuna cosa simile a questa”. — Giud. 13:2-23.
Anni dopo, Manoa e sua moglie, ‘non sapendo che questo era da Geova’, si opposero al desiderio di Sansone di sposare una filistea di Timna. (Giud. 14:1-4; confronta Deuteronomio 7:3, 4). Poi Manoa e sua moglie si recarono a Timna insieme a Sansone, ma non lo accompagnarono fino alla casa della donna. Perciò non erano presenti quando Sansone uccise un giovane leone con le sole mani. Un’altra volta Sansone, intendendo portarsi a casa la donna filistea, tornò coi genitori a Timna. Fece una deviazione per esaminare la carcassa del leone ucciso in precedenza e vi trovò uno sciame di api e del miele. Raggiunti i genitori, offrì loro un po’ del miele che aveva estratto dalla carcassa del leone ed essi lo mangiarono. Dopo di che la famiglia si rimise evidentemente in cammino, e senza dubbio entrambi i genitori erano presenti al banchetto imbandito da Sansone a Timna. — Giud. 14:5-10.
Manoa precedette il figlio nella morte, infatti Sansone venne seppellito nel sepolcro di Manoa fra Zora ed Estaol. — Giud. 16:31.
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Manoscritti della BibbiaAusiliario per capire la Bibbia
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Manoscritti della Bibbia
Le Sacre Scritture hanno origine sovrumana in quanto al contenuto, mentre umana è la storia della loro stesura e preservazione. Mosè, divinamente ispirato, cominciò a metterle per iscritto nel 1513 a.E.V. e l’apostolo Giovanni ne scrisse l’ultima parte più di 1.600 anni dopo. Dato che la Bibbia non era in origine un solo volume, il suo canone si formò col passar del tempo e con la richiesta di copie dei suoi vari libri. Questo è avvenuto per esempio dopo l’esilio in Babilonia, poiché non tutti gli ebrei affrancati tornarono in Palestina. Molti si stabilirono altrove e sinagoghe sorsero in tutta la diaspora. Scribi fecero copie delle Scritture per le sinagoghe, dove gli ebrei si radunavano per ascoltare la lettura della Parola di Dio. (Atti 15:21) Successivamente, fra i seguaci di Cristo, coscienziosi copisti si impegnarono per riprodurre gli scritti ispirati necessari alle congregazioni cristiane che si moltiplicavano, affinché questi circolassero e si diffondessero. — Col. 4:16.
Prima dell’introduzione della stampa a caratteri mobili (nel XV secolo E.V.), sia gli scritti originali della Bibbia che le loro copie erano scritti a mano, e quindi si chiamavano “manoscritti”. Per manoscritto biblico s’intende una copia scritta a mano, completa o parziale, delle Scritture, contrapposta a una stampata. I manoscritti biblici erano principalmente in forma di rotoli e codici.
MATERIALI
Esistono manoscritti delle Scritture su pergamena, papiro e velino, e anche palinsesti. Il famoso rotolo del Mar Morto di Isaia, per esempio, è di pergamena. Il papiro, una specie di carta fatta con le fibre dell’omonima pianta acquatica, fu usato per i manoscritti biblici nelle lingue originali e per loro traduzioni fin verso il IV secolo E.V. In quell’epoca cominciò a essere sostituito per i manoscritti biblici dal velino, pergamena più fine ricavata generalmente da pelli di vitellini, agnelli o capretti, un ulteriore perfezionamento del precedente uso di pelli di animale come materiale scrittorio. Manoscritti come i famosi Codex Sinaiticus (Manoscritto Sinaitico) e Codex Vaticanus (Manoscritto Vaticano 1209) del IV secolo E.V. sono codici in fine pergamena o velino. Palinsesto (lat. palimpsestus; gr. palìmpsestos, che significa “raschiato di nuovo”) è una pergamena da cui lo scritto primitivo è stato cancellato o raschiato via per far posto a uno scritto successivo. Un famoso palinsesto biblico è il Codex Ephraemi Syri rescriptus del V secolo E.V. Se lo scritto primitivo (quello raschiato via) è il più importante, gli esperti riescono spesso a leggerlo ricorrendo a mezzi tecnici fra cui l’uso di reagenti chimici e la fotografia. Alcuni manoscritti delle Scritture Greche Cristiane sono lezionari, brani biblici scelti da leggere durante le funzioni religiose.
TIPI DI SCRITTURA
I manoscritti biblici in greco (traduzioni delle Scritture Ebraiche oppure copie delle Scritture Greche Cristiane, o entrambe le cose) si possono dividere o classificare secondo il tipo di scrittura, su cui si basa pure la loro datazione. La Scrittura più antica (usata specialmente fino al IX secolo E.V.) è quella onciale, dai grossi caratteri maiuscoli separati. In genere non c’è separazione fra le parole, e mancano anche la punteggiatura e gli accenti. Il Codex Sinaiticus è un manoscritto onciale. Un diverso tipo di scrittura cominciò ad affermarsi nel VI secolo, e portò all’adozione (nel IX secolo) della scrittura corsiva o minuscola, dai caratteri più piccoli, molti dei quali collegati fra loro. La maggior parte dei manoscritti delle Scritture Greche Cristiane pervenutici sono scritti in corsivo. La scrittura corsiva rimase in voga fino all’avvento della stampa.
COPISTI
A quanto si sa attualmente, non esistono manoscritti originali o autografi della Bibbia. Eppure la Bibbia è stata preservata in forma accurata, degna di fiducia perché in generale i copisti, riconoscendo che le Scritture erano divinamente ispirate, ricercavano la perfezione nell’arduo lavoro di produrre copie manoscritte della Parola di Dio. Gli uomini che copiavano le Scritture Ebraiche all’epoca del ministero terreno di Gesù Cristo e anche nei secoli precedenti erano chiamati “scribi” (ebr. sohphrìm). Uno dei primi scribi fu Esdra, definito nelle Scritture “esperto copista”. (Esd. 7:6) Scribi successivi apportarono deliberatamente alcune modifiche al testo ebraico. Ma i loro successori, i masoreti, si accorsero di tali cambiamenti e li indicarono nella masora, o note fatte in margine al testo ebraico masoretico da loro prodotto. Anche i copisti delle Scritture Greche Cristiane hanno fatto sinceri sforzi per riprodurre fedelmente il testo delle Scritture.
MANOSCRITTI DELLE SCRITTURE EBRAICHE
Oltre 1.700 manoscritti di parti delle Scritture Ebraiche sono attualmente conservati in varie biblioteche. In gran parte contengono il testo masoretico e sono del X secolo E.V. o più recenti. I masoreti (della seconda metà del primo millennio
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