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Medi, MediaAusiliario per capire la Bibbia
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Bibbia, da testi assiri e anche dagli scritti di storici greci classici. Sembra che i medi fossero suddivisi in numerosi piccoli regni retti da capi tribali, e l’epopea degli imperatori assiri Shamshi-Adad V, Tiglat-Pileser III e Sargon II parla delle loro vittorie su certi ‘capitribù cittadini’ del lontano paese dei medi. L’inizio del regno di Sargon è più o meno contemporaneo alla caduta di Samaria (740 a.E.V.) e, dopo quella vittoria assira sul regno di Israele, gli israeliti furono mandati in esilio in località assire e “nelle città dei Medi”, alcune delle quali erano allora soggette all’Assiria. — II Re 17:6; 18:11.
I tentativi assiri di soggiogare “gli indomiti Medi” continuarono sotto l’imperatore assiro Esar-Addon, figlio di Sennacherib ed evidentemente contemporaneo di Manasse re di Giuda (716-661 a.E.V.). In una delle sue iscrizioni Esar-Addon parla di “un distretto ai confini del deserto salato che si trova nel lontano paese dei Medi, sulle pendici del monte Bikni, la montagna di lapislazzuli, . . . potenti capitribù che non si erano sottomessi al mio giogo — loro, insieme al loro popolo, ai cavalli da sella, bovini, pecore, asini e cammelli (bactriani) — un enorme bottino, portai in Assiria . . . Imposi loro, ogni anno, il mio regale tributo e tassa”. — D. D. Luckenbill, Ancient Records of Assyria and Babylonia, 1927, Vol. II, pp. 215, 216.
Quando Nabopolassar di Babilonia, padre di Nabucodonosor, si ribellò contro l’Assiria, Ciassare il Medo si alleò con i babilonesi. Dopo la conquista di Assur da parte dei medi nel dodicesimo anno di Nabopolassar (634 a.E.V.), Ciassare (chiamato U-ma-kis-tar in documenti babilonesi) s’incontrò con Nabopolassar davanti alla città conquistata e “stabilirono fra loro buone relazioni e divennero amici”. Due fonti, Beroso (citato da Eusebio) e Abideno, dicono che Nabucodonosor, figlio di Nabopolassar, sposò la figlia del re medo, di nome Amiti (o Amuhia secondo Abideno). Gli storici non sono però d’accordo se Amiti fosse figlia di Ciassare o di suo figlio Astiage.
Insieme ai babilonesi sconfiggono l’Assiria
Dopo altre battaglie contro gli assiri, nel quattordicesimo anno di Nabopolassar (632-631) gli eserciti alleati dei medi e dei babilonesi conquistarono Ninive. (Sof. 2:13) Gli assiri si ritirarono ad Haran (circa 360 km) più a O ma, anche se ricevettero rinforzi dall’Egitto, il loro tentativo di resistenza fu vano e medi e babilonesi si divisero l’impero assiro. (Naum 2:8-13; 3:18, 19) Sembra che ai medi sia andata la parte N mentre i babilonesi presero la parte S e SO, incluse Siria e Palestina. Poi Ciassare penetrò in Asia Minore fino al fiume Halys, ma una guerra con la Lidia arrestò la sua avanzata e l’Halys diventò l’estremo confine O dell’impero medo, che comprendeva così gran parte dell’altopiano iraniano, l’Assiria e la Mesopotamia settentrionale, l’Armenia e la Cappadocia.
Cedono all’egemonia persiana
In quell’epoca i medi, dalla loro capitale Ecbatana (Esd. 6:2), dominavano sui persiani che avevano occupato la regione a S della Media. Gli storici greci Erodoto e Senofonte riferiscono che il successore di Ciassare, Astiage (chiamato “Ishtumegu” nei testi cuneiformi), aveva dato la figlia Mandane in sposa al sovrano persiano Cambise, e da quelle nozze nacque Ciro (II). Ciro, divenuto re della provincia persiana di Anzan, riunì le forze persiane nel tentativo di liberarsi dal giogo della Media. Secondo la cosiddetta Cronaca di Nabonedo nel sesto anno (550 a.E.V.) di Nabonedo, re di Babilonia, gli eserciti si fronteggiarono in combattimento. Ivi si legge che “l’esercito di Ishtumegu [Astiage] si ribellò a lui” e lo consegnò “in ceppi” a Ciro, che poi si impadronì della capitale della Media. (Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, ed. 1955, p. 305) Da questo momento in poi Media e Persia si uniscono per formare l’impero medo-persiano. Molto appropriatamente quindi nella visione che ebbe il profeta Daniele la duplice potenza della Media-Persia era paragonata a un montone con due corna, di cui il più alto era quello spuntato dopo, a indicare la parabola ascendente dei persiani e la loro egemonia durante il resto dell’esistenza dell’impero. — Dan. 8:3, 20.
È comunque evidente che Ciro diede posizioni di potere e autorità ai medi che continuarono così ad avere notevole preminenza nel suo governo. Infatti il profeta Daniele spiegò al re Baldassarre che il misterioso scritto apparso sul muro prediceva la divisione dell’impero babilonese che sarebbe stato dato “ai Medi e ai Persiani” e, sempre nel libro di Daniele, i medi sono menzionati per primi nell’espressione “la legge dei Medi e dei Persiani”. (Dan. 5:28; 6:8, 12, 15) Il secolo successivo, nel libro di Ester (1:3, 14, 18, 19) l’ordine è invertito, con una sola eccezione (10:2) nella quale viene indicato che i medi precedettero storicamente i persiani.
Insieme ai persiani sconfiggono Babilonia
Nell’VIII secolo a.E.V. il profeta Isaia aveva predetto che Geova avrebbe suscitato contro Babilonia “i Medi, che considerano lo stesso argento come nulla e che, rispetto all’oro, non vi provano diletto. E i loro archi sfracelleranno pure i giovani”. (Isa. 13:17-19; 21:2) Qui il termine “Medi” può includere anche i persiani, nello stesso modo in cui gli storici greci classici includevano comunemente nel termine sia medi che persiani. Il fatto che disprezzassero l’argento e l’oro sta a indicare che nell’attaccare Babilonia il motivo principale era la conquista anziché il bottino, tanto che nessun regalo o offerta di tributo poteva indurli a cambiare l’obiettivo che si erano prefissi. L’arco era l’arma principale sia dei medi che dei persiani. Gli archi di legno, a volte placcati di bronzo o di rame (confronta Salmo 18:34), probabilmente ‘sfracellarono i giovani di Babilonia’ con la pioggia di frecce, ben levigate per penetrare ancor più in profondità. — Ger. 51:11.
Si noti che Geremia (51:11, 28) fra coloro che avrebbero attaccato Babilonia menziona “i re di Media” al plurale, forse per indicare che anche sotto Ciro potevano continuare a esistere uno o più re di Media subordinati, situazione niente affatto incompatibile con l’antica consuetudine. (Confronta anche Geremia 25:25). Infatti si riscontra che anche quando Babilonia fu conquistata dagli eserciti alleati di medi, persiani, elamiti e altre tribù vicine, un medo di nome Dario, figlio di Assuero, fu “fatto re sul regno dei Caldei”, forse per nomina di Ciro il Persiano. — Dan. 5:31; 9:1; vedi DARIO n. 1.
Sconfitti da Alessandro Magno
All’epoca del re Assuero (probabilmente Serse I), si parlava ancora di “forze militari della Persia e della Media”, il consiglio della corona era costituito da “sette principi di Persia e di Media”, e le leggi erano sempre “leggi di Persia e di Media”. (Est. 1:3, 14, 19) Nel 330 a.E.V. Alessandro Magno sconfisse l’impero persiano e occupò la Media. Dopo la sua morte la parte meridionale della Media fu inclusa nel regno dei Seleucidi, mentre la parte settentrionale diventò un regno indipendente. Anche se cadde sotto la dominazione ora dei parti e ora dei Seleucidi, il geografo greco Strabone indicava che una dinastia meda perdurava ancora nel I secolo E.V. Alla Pentecoste del 33 E.V. a Gerusalemme c’erano medi insieme a parti, elamiti e persone di altre nazionalità. Poiché viene detto che erano “Giudei, uomini riverenti, di ogni nazione”, può darsi che fossero discendenti degli ebrei che erano stati esiliati nelle città dei medi dopo la vittoria assira su Israele, o forse alcuni erano proseliti che avevano abbracciato la loro fede. — Atti 2:1, 5, 9.
Nel III secolo E.V. i medi erano ormai stati assorbiti dalla nazione iraniana e avevano cessato di esistere come popolo a sé.
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Mediatore
Colui che s’interpone fra due contendenti per riconciliarli; intercessore, intermediario. Il termine greco mesìtes, “mediatore”, usato nelle Scritture Greche Cristiane, ricorre nella Settanta (ed. Bagster) in Giobbe 9:33: “Se fosse presente il nostro mediatore, e riprensore, e uno che udisse la causa fra noi due”. — Vedi PATTO.
IL MEDIATORE DEL PATTO DELLA LEGGE
Mosè fu il mediatore del patto della Legge fra Geova Dio e la nazione di Israele. Geova gli parlava “a bocca a bocca” (Num. 12:8), anche se in effetti era un angelo di Geova, un Suo rappresentante, a parlare. (Atti 7:38; Gal. 3:19; Ebr. 2:2) Mosè era un portavoce intermediario fra Geova e Israele. (Eso. 19:3, 7, 9; 24:9-18) Quale mediatore ‘a lui era affidata tutta la casa di Geova’. (Num. 12:7) Essendo il mediatore del patto della Legge aiutò la nazione di Israele a osservare il patto e a trarne beneficio.
L’apostolo Paolo dice: “Ora non vi è mediatore dove si ha a che fare con una sola persona, ma Dio è uno solo”. (Gal. 3:20) Nel patto della Legge Dio era una parte e la nazione di Israele era l’altra ‘parte’. A motivo della loro condizione peccaminosa, gli israeliti non potevano stipulare un patto con Dio. Avevano bisogno di un mediatore. La loro debolezza si manifestò nella richiesta che fecero a Mosè: “Parla tu con noi, e lasciaci ascoltare; ma non parli Dio con noi affinché non moriamo”. (Eso. 20:19; Ebr. 12:18-20) Perciò Geova costituì misericordiosamente Mosè mediatore del patto della Legge, e stabilì che per convalidare il patto venissero sacrificati degli animali. Anche Mosè naturalmente era imperfetto e peccatore; tuttavia fu senza dubbio dichiarato giusto in base alla sua fede, come lo era stato in precedenza Abraamo. (Ebr. 11:23-28) In occasione dell’inaugurazione del patto Mosè presenziò al sacrificio degli animali. Poi col sangue asperse il rotolo o “libro del patto”. Lesse al popolo il libro che stabiliva i termini, e il popolo rispose che era disposto a ubbidire. Mosè asperse quindi il popolo (senza dubbio gli anziani che lo rappresentavano) col sangue dicendo: “Ecco il sangue del patto che Geova ha concluso con voi rispetto a tutte queste parole”. — Eso. 24:3-8; Ebr. 9:18-22.
I sacerdoti designati della casa di Aaronne non potevano cominciare a svolgere le loro funzioni di propria iniziativa. Il loro insediamento doveva avvenire sotto la direttiva di Mosè mediatore di Dio. — Vedi INSEDIAMENTO.
Per mezzo di Mosè Israele ricevette un codice di oltre seicento leggi, che includevano gli statuti del sacerdozio. Mediante la potenza di Dio, Mosè compì molti miracoli a favore del popolo. Intercedette per gli israeliti, supplicando Geova di risparmiarli per amore del Suo nome. (Eso. 32:7-14; Num. 14:11-20; 16:20-22; 21:7; Deut. 9:18-20, 25-29; 10:8-11) Mosè aveva a cuore gli interessi del nome di Geova e anche gli interessi del popolo più dei propri. — Eso. 32:30-33; Num. 11:26-29; 12:9-13.
PARALLELI FRA CRISTO E MOSÈ
In quanto a coloro che sono introdotti nel nuovo patto, troviamo una situazione simile a quella dell’antico Israele. Anche i cristiani sono peccatori. E poiché il sangue di animali non può togliere effettivamente i peccati (Ebr. 10:4), è necessario un sacrificio migliore. Gesù Cristo è tale sacrificio migliore. (Ebr. 10:5-10) Lo scrittore di Ebrei lo spiega dopo aver menzionato i sacrifici offerti sotto la Legge: “Quanto più il sangue del Cristo . . . purificherà la nostra coscienza dalle opere morte affinché rendiamo sacro servizio all’Iddio vivente? Ed è per questo che egli è mediatore di un nuovo patto, affinché, essendo avvenuta la morte per la loro liberazione mediante riscatto dalle trasgressioni sotto il precedente patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eredità eterna. Poiché dove vi è un patto, deve aver luogo la morte dell’uomo che ha fatto il patto. Poiché il patto è valido alla morte delle vittime, giacché non ha vigore in alcun tempo mentre l’uomo che ha fatto il patto è vivente”. — Ebr. 9:11-17.
Lo scrittore ispirato prosegue facendo notare che il patto precedente non fu inaugurato senza sangue. Quando venne stipulato, Mosè provvide affinché fossero fatti i sacrifici e asperse col sangue il “libro del patto”. (Ebr. 9:18-28) In modo simile Gesù Cristo, che Dio ha costituito Mediatore del nuovo patto, dopo il suo sacrificio si è presentato a Geova Dio col valore del suo sangue. Un’altra analogia è che il patto della Legge fu fatto con una nazione, non con singoli individui (Eso. 24:7, 8), e perciò anche il nuovo patto è fatto con la “nazione santa” di Dio, l’“Israele di Dio”. — I Piet. 2:9; Gal. 6:15, 16.
COLORO PER I QUALI CRISTO È MEDIATORE
L’apostolo Paolo dichiara che c’è “un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso quale riscatto corrispondente per tutti”. (I Tim. 2:5, 6) Egli è il mediatore del nuovo patto fra Dio e coloro che sono introdotti nel nuovo patto, i quali costituiscono la congregazione dell’Israele spirituale. (Ebr. 8:10-13; 12:24; Efes. 5:25-27) Cristo è diventato Mediatore perché i chiamati possano ricevere “la promessa dell’eredità eterna” (Ebr. 9:15), e non assiste gli angeli, ma “il seme d’Abraamo”. (Ebr. 2:16) Assiste coloro che sono introdotti nel nuovo patto per essere ‘adottati’ nella famiglia dei figli spirituali di Geova, che saranno in cielo quali fratelli di Cristo, e insieme a lui parte del seme di Abraamo. (Rom. 8:15-17, 23-25; Gal. 3:29) Ha trasmesso loro il promesso spirito santo, spirito con cui sono suggellati e che costituisce una caparra di ciò che aspettano, un’eredità celeste. (II Cor. 5:5; Efes. 1:13, 14) Secondo Rivelazione 7:4-8 il numero complessivo di coloro che sono suggellati in modo definitivo e permanente è di 144.000.
INAUGURAZIONE DEL NUOVO PATTO
Dopo esser morto e risuscitato Gesù entrò nel cielo per comparire davanti alla persona di Dio e presentare la sua offerta, i cui benefici vanno innanzi tutto a quelli che sono introdotti nel nuovo patto. (Ebr. 9:24) In questo caso egli agiva in veste sia di Sommo Sacerdote che di Mediatore; in armonia con il modello seguito all’inaugurazione del patto della legge, Gesù Cristo presentò il valore del suo sacrificio davanti a Dio in cielo (come Mosè asperse col sangue il libro della Legge [dato che Dio non era presente di persona]). Poi, alla Pentecoste del 33 E.V., Gesù versò lo spirito santo da Dio sui primi introdotti nel nuovo patto, circa centoventi persone. Più tardi quel giorno circa 3.000 ebrei e proseliti si aggiunsero
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