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  • Commemoriamo la morte di Cristo: Ancora per quanto?
    La Torre di Guardia 1979 | 15 marzo
    • Signore in ricordo della sua morte. L’apostolo Paolo fa un paragone fra questi israeliti spirituali e quello che chiama “Israele secondo la carne”. L’altare materiale su cui si offrivano sacrifici a Dio era chiamato “la tavola di Geova”. Quando gli israeliti mangiavano parte dei sacrifici di comunione offerti a Dio, divenivano partecipi con Lui, perché era rappresentato dall’altare. (Mal. 1:7, 8) Similmente, la tavola su cui sono posti il pane non lievitato e il calice di vino per il pasto serale del Signore può esser chiamata “la tavola di Geova”. Gli israeliti spirituali che prendono gli emblemi alla Commemorazione hanno così comunione con lui. Diventano partecipi con Lui come pure l’uno con l’altro. — 1 Cor. 10:18-21; 11:25.

      Perciò alla Commemorazione il calice di vino che simboleggia il “sangue del patto” è chiamato “il calice di Geova”. Quando gli israeliti spirituali bevono da questo calice, diventano partecipi con Geova rispetto al sangue di Cristo che convalida il nuovo patto. Con questo gesto gli israeliti spirituali dimostrano di adorare Geova come loro Dio e di non idolatrare come dio qualche demonio. Geova accetta il sangue di Cristo come quello che mette in vigore il nuovo patto. Similmente coloro che bevono dal calice della Commemorazione accettano il sangue di Cristo come la vita che fu versata in sacrificio per loro onde ottenessero da Dio il perdono dei peccati mediante quel patto.

      Benché il calice della Commemorazione simboleggiasse per Cristo una morte di sacrificio mediante lo spargimento del suo sangue vitale, Gesù ne rese grazie a Geova. Inoltre, dopo che i discepoli avevano bevuto quel calice di vino, Gesù cantò insieme a loro il resto dell’Hallel (o “Lode”), cioè i Salmi 115–118. (Matt. 26:27-30) Quindi, nel celebrare la Commemorazione, quelli che sono nel nuovo patto pronunciano una benedizione su questo calice. È “il calice di benedizione” perché Gesù lo benedì. Leggiamo:

      “Il calice di benedizione che noi benediciamo, non è una partecipazione al sangue del Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è una partecipazione al corpo del Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi, benché molti, siamo un solo corpo, giacché partecipiamo tutti a quel solo pane”. — 1 Cor. 10:16, 17.

      OSSERVATORI ALLA COMMEMORAZIONE

      Un rimanente degli israeliti spirituali, che fanno parte dello spirituale “corpo” di Cristo, è ancora sulla terra. In anni recenti essi hanno invitato altri ad assistere alla celebrazione annuale della Commemorazione come testimoni o osservatori. Questi ultimi, dedicati e simili a pecore, furono prefigurati da Gionadab, l’amico del re d’Israele Ieu. (2 Re 10:15-23; Ger. 35:1-16) Dal 1935 E.V. Gesù Cristo, il Pastore eccellente, ha associato una “grande folla” di tali moderni “Gionadab” o “altre pecore” al rimanente, generato dallo spirito, del suo “corpo” spirituale. Ma per la prima volta nella Torre di Guardia (inglese) del 15 febbraio 1938, leggiamo questo invito:

      “. . . Dopo le 18 del 15 aprile ogni compagnia degli unti si raduni e celebri la Commemorazione, essendo presenti anche i loro compagni, i Gionadab. Gli emblemi siano pane non lievitato e vero vino rosso”. — Pag. 50, al sottotitolo “Commemorazione”.

      Le “altre pecore”, che non sono dello stesso “ovile” del “piccolo gregge”, assistevano alla Commemorazione come osservatori, non come partecipanti. — Giov. 10:16; Luca 12:32. — Vedi La Torre di Guardia (inglese) del 1º marzo 1938, pag. 75, paragrafi 50-52.

      D’allora in poi le “altre pecore”, diventate ora una “grande folla”, hanno assistito alla Commemorazione annuale della morte di Cristo. E perché no? Anche se non bevono il calice che simboleggia il sangue di Cristo, Rivelazione 7:14 dice che “hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello”. Rivelazione 7:9, 10 indica inoltre che attribuiscono la salvezza a Dio e all’Agnello Gesù Cristo.

      Perciò quest’anno 1979, l’11 aprile, dopo il tramonto, tutti i dedicati, battezzati che fanno parte delle “altre pecore” si raduneranno insieme al rimanente del “piccolo gregge” per celebrare il pasto serale del Signore. Poiché s’avvicina il tempo in cui il glorificato Signore Gesù accoglierà il rimanente nella loro dimora celeste, la “grande folla” delle “altre pecore” non avrà occasione di far questo ancora per molto tempo.

  • ‘Non siate ansiosi’
    La Torre di Guardia 1979 | 15 marzo
    • Il sermone del monte

      ‘Non siate ansiosi’

      DOPO aver consigliato di evitare il materialismo, Gesù ammonì il suo uditorio di non preoccuparsi eccessivamente di procurarsi il necessario per vivere: “Per questo vi dico: Smettete d’essere ansiosi per la vostra anima, di ciò che mangerete o di ciò che berrete, o per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non vale l’anima più del cibo e il corpo più del vestito?” — Matt. 6:25.a

      “Per questo”, cioè perché non si può “essere schiavi di Dio e della Ricchezza”, i discepoli di Gesù dovevano evitare l’eccessiva ansia di come procurarsi il necessario per ogni giorno. (Matt. 6:24) Il Figlio di Dio non volle scoraggiare la gente dall’avere giusta preoccupazione e dal lavorare con diligenza per procurarsi cibo e vestiario. (Eccl. 2:24; Efes. 4:28; 2 Tess. 3:10-12) Ma non bisogna provare ‘ansietà’ al riguardo. ‘L’anima e il corpo’ (che qui rappresentano la persona nel suo insieme) sono più importanti del cibo e del vestiario. Poiché Dio ha dato la vita fisica all’umanità, certo può provvedere affinché i suoi adoratori abbiano il necessario per vivere.

      Gesù precisò il suo argomento con un esempio: “Osservate attentamente gli uccelli del cielo, perché essi non seminano né mietono né raccolgono in depositi; eppure il vostro Padre celeste li nutre”. — Matt. 6:26a.

      “Gli uccelli del cielo” che volano sopra di noi non lavorano i campi. Eppure Dio provvede affinché abbiano cibo a sufficienza. (Confronta Giobbe 38:41; Salmo 147:9). Questo era qualche cosa da ‘osservare attentamente’, oggetto di seria meditazione. Gli ebrei che ascoltavano Gesù potevano dire che Dio era il loro “Padre celeste”, particolarmente dal momento che gli israeliti erano il popolo “scelto” del patto di Dio. (Deut. 7:6) Facendo un contrasto con gli uccelli del cielo Gesù chiese: “Non valete voi più di loro?” (Matt. 6:26b) Se Dio provvede per i volatili, quanto più provvederà per i suoi adoratori!

      Mostrando l’inutilità dell’eccessiva ansia onde procurarsi il necessario per vivere, Gesù proseguì: “Chi di voi può, essendo ansioso, aggiungere un cubito alla durata della sua vita?” (Matt. 6:27) Le Scritture spesso paragonano la vita umana a un viaggio, ricorrendo a espressioni come la “via dei peccatori” e il “sentiero della rettitudine”. (Sal. 1:1; 27:11) L’ansietà per le necessità quotidiane non può prolungare la vita neanche minimamente, neanche per così dire di “un cubito”. Anziché essere utile, l’eccessiva ansia può nuocere alla salute e persino abbreviare la vita.

      Gesù fece poi un secondo esempio

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