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  • Partecipare in modo degno
    La Torre di Guardia 1951 | 1° marzo
    • è appropriato per simbolizzare l’unità e la partecipazione ai privilegi comuni.

      11. Che cosa dimostra la narrazione in quanto al rendimento di grazie e all’invocare una benedizione sul pane e sul vino?

      11 Dopo aver preso il pane Gesù ‘disse una benedizione’, secondo Matteo 26:26 e Marco 14:22, o ‘rese grazie’, secondo Luca 22:19. I racconti nel loro insieme non mostrano quanto tempo trascorse dal tempo in cui fu servito il pane a quello in cui fu servito il calice, ma Marco 14:23-25 (NM) dice: “E preso un calice, egli rese grazie e lo diede loro, e tutti ne bevvero. Ed egli disse loro: ‘Questo significa il mio “sangue del patto” che dev’essere sparso a favore di molti. In verità io vi dico, io non berrò più affatto del prodotto della vite fino a quel giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio’”. Matteo 26:27-29 concorda con quanto sopra, mostrando che Gesù rese grazie separatamente sul calice e dopo un intervallo. Le parole di Paolo, in 1 Corinzi 10:16: “Il calice di benedizione che noi benediciamo,” indicano che veniva pronunziata una speciale benedizione sul calice, poiché quivi l’apostolo non fa menzione delle grazie rese per il pane. Ma nell’offrire ciascun emblema Gesù spiegò il significato di ognuno, mostrando le loro diverse caratteristiche.

      12. Perché si possono dire ulteriori parole sugli emblemi mentre vengono distribuiti?

      12 Gli scrittori non indicano cos’altro Gesù avrebbe aggiunto alle brevi frasi della narrazione mentre distribuiva il pane e il vino. Nelle nostre moderne celebrazioni ordinariamente la congregazione e il fratello che presiede restano in gran silenzio mentre gli emblemi sono fatti passare attorno e alcuni ne prendono. Alcuni partecipanti chinano anche il capo e innalzano preghiere, come se la preghiera innalzata da colui che fu chiamato a farla sugli emblemi non fosse sufficiente. Ma è possibile che Gesù abbia parlato molto di più su ciascun emblema mentre veniva servito e gli apostoli ne prendevano, poiché egli non pronunziava in quel momento qualche formula magica su ciascun emblema per transustanziarlo. Certamente i racconti di quella notte non narrano tutto ciò che fu detto. Per questo motivo non esiste regola che faccia divieto a colui che dirige l’adunanza di pronunziare qualche appropriata parola mentre ciascun emblema è fatto passare ai partecipanti.

      RACCOMANDAZIONI

      13. Quale fu la procedura adottata alla celebrazione del Memoriale alla casa Bethel di Brooklyn l’anno scorso?

      13 Lo scorso anno, la famiglia della Bethel di Brooklyn ebbe il privilegio di celebrare per la prima volta il suo Memoriale nella Sala del Regno della nuova casa Bethel, il sabato sera, 1º aprile 1950. Presiedeva il capo della famiglia, il presidente della Watch Tower Bible & Tract Society. Dopo il solito cantico e la preghiera d’apertura, il presidente pronunziò il discorso di spiegazione del pasto serale del Signore. Egli aveva letto la copia manoscritta inglese della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane. Con questa aveva riflettuto sulla celebrazione. Quindi, alla fine del discorso, egli invitò un fratello del rimanente a render grazie per il pane. Poi mentre gli uscieri servivano il pane permettendo a ciascun presente di partecipare se si riteneva degno, il presidente non permise che dominasse il solenne silenzio, ma pronunziò commenti appropriati come ulteriore apprezzamento del “pane”. Dopo che questo fu servito, egli invitò un altro fratello del rimanente a invocare la benedizione sul calice di vino. Fu quindi servito questo emblema, dando a tutti l’opportunità di berne; e anche qui, mentre questo veniva fatto passare, il presidente aggiunse ulteriori commenti per aiutare tutti ad apprezzare maggiormente il significato del calice e della partecipazione ad esso. Questi commenti improvvisati mentre si facevano passare i simboli furono graditi da tutti, compresi quelli delle “altre pecore” presenti che non partecipavano essi stessi ma vedevano partecipare gli unti del rimanente del corpo di Cristo. Questo aiutò a sollevare la cerimonia dalla pesante atmosfera e dalla serietà che negli anni passati era stata così opprimente per molti.

      14. Perciò, che cosa viene raccomandato a tutti i nostri gruppi e alle nostre unità?

      14 Il surriferito procedimento è scritturale, e lo raccomandiamo a tutti i gruppi e le unità del popolo dedicato a Dio. Colui che presiede può decidere di dire ulteriori parole mentre si serve il pane, e poi il vino. In tal caso, dovrà scegliere le sue parole ed essere preciso in quello che dice di ciascun emblema. Questa è una occasione di edificazione spirituale per tutti i presenti per acuire il loro discernimento e approfondire il loro apprezzamento di tutte le caratteristiche del pasto serale del Signore e dei loro privilegi relativi.

      15. Perché le altre pecore presenti possono rallegrarsi benché non partecipino agli emblemi?

      15 Quantunque le “altre pecore” presenti non abbiano il privilegio di mangiare e bere gli emblemi, possono rallegrarsi che questo non significa condanna per loro stessi. Avendo un “senso dovuto del Corpo”, possono rallegrarsi che il nuovo patto sta raggiungendo il suo punto culminante nel trarre dalla terra un popolo per il nome di Geova e che oggi abbiano il privilegio di essere associati col rimanente di quel popolo, gli ultimi membri del “corpo di Cristo”. Benché non abbiano la prospettiva di partecipare agli emblemi del Memoriale, possono rallegrarsi del fatto che Cristo Gesù è l’“Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Ed esattamente come gli stranieri circoncisi che soggiornavano con gl’Israeliti al tempo dell’esodo partecipavano dell’agnello pasquale, così essi pure col rimanente spirituale partecipano oggi all’Agnello antitipico esercitando la fede nel sangue di Cristo e facendo la volontà di Dio secondo l’esempio dato da lui. (Giov. 1:29; Eso. 12:48, 49) Malgrado non bevano il suo sangue, essi lavano le loro vesti e le fanno bianche nel sangue dell’Agnello. (Apoc. 7:14) Marciando col rimanente essi escono da questo mondo, e possono attendere la completa liberazione da esso ad Harmaghedon in cui il mondo sprofonderà come furono distrutti gli eserciti di Faraone nel Mar Rosso.

      16. Quali caratteristiche delle altre adunanze non sono vietate dopo il pasto serale del Signore, e perché non lo sono?

      16 Quando gli emblemi sono stati serviti e consumati da tutti quelli che ne sono degni, il pasto serale del Signore è terminato. Il comandamento imposto a quelli che appartengono al corpo di Cristo di osservarlo sarà stato osservato. Quello che segue dopo nel corso della nostra riunione non fa più parte del pasto serale del Signore. Così si può continuare in accordo con la solita procedura usata nella chiusura delle nostre altre adunanze, si può, cioè, fare gli annunzi di servizio e disposizioni, cantare un cantico e sciogliere l’adunanza con una preghiera. I discorsi e la preghiera di Gesù con i suoi discepoli riportati da Giovanni, capitoli 14 fino a 17, non facevano parte del pasto serale del Signore, ma venivano in seguito. Quello che egli disse allora agli apostoli e innalzò in preghiera era dettato dall’urgenza della situazione e dalla opportunità di averli tutti insieme riuniti per l’ultima volta prima d’esser tradito e messo a morte. Ci è pure narrato: “In fine, dopo aver cantato lodi, andarono fuori verso il monte degli Ulivi,” e questo canto di salmi era una consuetudine del tempo della pasqua. (Mar. 14:26, NM) Pertanto il fatto di aver celebrato il Memoriale non impedisce che dopo il pasto serale del Signore seguano queste caratteristiche delle nostre altre adunanze.

      17. Quale sforzo è raccomandato come degno sèguito al Memoriale quest’anno a tutti i frequentatori?

      17 L’anno scorso alle celebrazioni del Memoriale in tutta la terra 511.203 persone furono presenti alle adunanze sebbene soltanto 22.723 partecipassero. Abbiamo buon motivo di attendere che anche quest’anno più di mezzo milione di persone rispetteranno questa celebrazione del Memoriale con la loro presenza. Dato che ci avviciniamo al nostro totale esodo da questo mondo per entrare nel nuovo mondo, noi consigliamo a tutti i proclamatori attivi del Regno d’impegnarsi ad aiutare questa folla di mezzo milione di frequentatori a uscire nel servizio di campo in questa prossima fine di settimana del 23 marzo 1951. Così li aiuterete a prender parte alla testimonianza finale prima che abbia luogo la fine completa di questo vecchio mondo. Quale degno sèguito sarebbe questo al pasto serale del Signore quest’anno, in questo tempo della pazienza di Dio verso di noi tutti per la nostra salvezza! — 2 Piet. 3:15.

  • Attività dei testimoni di Geova in Italia
    La Torre di Guardia 1951 | 1° marzo
    • Attività dei testimoni di Geova in Italia

      RAPPORTO TRATTO DALL’ANNUARIO (INGLESE) DEL 1951

      Mentre il papa annunzia che un “anno santo” viene celebrato a Roma durante il 1950, i testimoni di Geova progrediscono costantemente nel paese d’Italia, rendendo santa devozione a Geova Dio e operando per gli interessi del suo santo regno. Malgrado gli ostacoli e i problemi che incontrano qui i ministri di Dio, tutti sono stati in grado di fare un eccellente progresso durante l’anno di servizio. Una delle difficoltà che avrebbe potuto far ritardare l’opera in Italia è stato lo sforzo compiuto per mandare via da questo paese i diplomati di Galaad. Ma per grazia del Signore siamo riusciti a farli ritornare affinché continuino la loro opera di testimonianza.

      I giornali hanno fatto buona pubblicità alla predicazione dell’evangelo in Italia, ma più importante di questo sono state le nuove pubblicazioni fornite dalla Società per l’edificazione dei fratelli, compreso l’opuscolo Consigli sull’organizzazione teocratica, ch’è risultato di grande aiuto ai gruppi. Il lavoro in Italia è stato favorito con un aumento del 69 per cento; quindi ora vi sono 1.211 proclamatori, il massimo dell’anno di servizio 1950. Il servitore di Filiale ha fatto un interessante rapporto, parti del quale sono riportate qui.

      Anche prima che i ventotto missionari fossero arrivati in Italia nel marzo 1949 l’ufficio aveva fatto regolare domanda richiedendo il visto per un anno per tutti loro. Dapprima i funzionari fecero capire che il Governo guardava la questione da un punto di vista economico e la situazione sembrava quindi rassicurante per i nostri missionari. Dopo sei mesi ricevemmo improvvisamente una comunicazione dal Ministero degli Interni che ordinava ai nostri fratelli di lasciare il paese per la fine del mese, in meno di una settimana di tempo. Naturalmente, noi rifiutammo di accettare questo ordine senza una battaglia legale e ogni sforzo possibile fu compiuto per giungere al fondo della questione affin di appurare chi era responsabile di questo colpo sleale. Parlando con persone che lavoravano al Ministero sapemmo che i nostri schedari non mostravano nessun ricorso della polizia o di altre autorità e che, perciò, solo qualche “pezzo grosso” poteva esser responsabile. Chi poteva essere egli? Un amico del Ministero c’informò che l’azione contro i nostri missionari era assai strana poiché l’atteggiamento del Governo era molto tollerante e favorevole verso i cittadini americani.

      Forse l’Ambasciata poteva essere d’aiuto. Visite personali all’Ambasciata e numerosi colloqui col segretario dell’Ambasciatore risultarono tutti inutili. Era più che evidente, come ammisero anche diplomatici americani, che qualcuno che esercitava molto potere nel Governo Italiano non voleva che i missionari della Watch Tower predicassero in Italia. Contro questo forte potere i diplomatici americani semplicemente scrollarono le loro spalle e dissero: “Ebbene, voi lo sapete, la Chiesa Cattolica è la Religione di Stato qui e praticamente essi fanno quello che loro piace”.

      Da settembre a dicembre ritardammo l’azione del Ministero contro i missionari. Infine, fu stabilito un limite; i missionari dovevano essere fuori del paese per il 31 dicembre. Non c’era da fare altro che osservare questi ordini. Inviammo i missionari nella parte della Svizzera dove si parla l’italiano. Dopo pochi mesi l’intero gruppo tornò in Italia, predicando di nuovo. Questa volta

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