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La memoria di DioLa Torre di Guardia 1954 | 1° agosto
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stessa fede che essi ebbero, dimostrandola nella stessa maniera, e attendendo la stessa città. Come Abrahamo, Isacco e Giacobbe, dobbiamo mostrare di essere “stranieri e residenti temporanei” in mezzo a questo attuale e malvagio sistema di cose e alla sua corrotta influenza, “poiché non abbiamo qui una città che sussista, ma cerchiamo ardentemente quella avvenire”. — Ebr. 11:13; 13:14, NW.
12, 13. (a) Come sono la memoria e il modello del proposito di Dio relativi al suo nome e alla sua Parola? (b) È la fede rafforzata dall’argomento di Paolo solo in un aspetto?
12 Fin qui abbiamo visto dunque come la discussione di Paolo sul soggetto della fede mette in risalto l’infallibile memoria di Dio e il consistente modello del suo proposito, che egli tiene sempre presente. Infatti, il suo stesso nome e la sua Parola mettono vigorosamente in rilievo queste stesse cose. Il suo nome, Geova, pone il fondamento iniziale della fede nell’adempimento del modello divino senza deviazione, come egli stesso dichiara: “Poiché io, l’Eterno [Geova], non muto”. Egli ricorda sempre i suoi patti. La sua Parola rivela anche l’Autore che sa prendere un punto dopo l’altro, un tema dopo l’altro, intessendoli in un glorioso ed armonioso modello, con uno schema semplice, intricato nei suoi intessuti particolari. — Mal. 3:6; Gen. 9:15, 16; Lev. 26:42, 45; Ezech. 16:60.
13 Ma l’argomento di Paolo non dà soltanto notevole forza alla fede che abbiamo nella memoria di Dio circa il suo proposito. Esso dà anche un solido fondamento alla fede che abbiamo in qualche altra cosa. Che cosa?
FEDE NELLA RISURREZIONE
14. (a) Mostrò Gesù che per credere nella risurrezione ci vuole vera fede? (b) Come è alterata questa dottrina dall’insegnamento della Cristianità?
14 Quando Gesù fece la sua importante dichiarazione che “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori”, non fu senza motivo che la fece precedere dalle parole: “Non vi meravigliate di questo”. (Giov. 5:28, 29, NW) Egli sapeva bene che credendo nella risurrezione che è insegnata dalle Scritture si subiva una delle più penetranti prove di fede. Naturalmente, il modo in cui la Cristianità spiega in genere la dottrina della risurrezione per lo più non richiede il bisogno di vera fede, il che fa capire perché i suoi insegnamenti sono per le masse più accettevoli della verità biblica. Accettando il generale insegnamento che l’uomo abbia un’anima immortale, il vero io, e che la morte non significhi la cessazione o stroncamento della vita, ma sia piuttosto la via che porta ad una vita più piena, si riduce il significato della risurrezione ad una semplice riunione del corpo e dell’anima. In questo studio non ci proponiamo di fornire le prove scritturali per combattere i falsi insegnamenti della Cristianità su questo soggetto, poiché questo tema è stato ben trattato nelle pagine di questa rivista, e anche in altre pubblicazioni della Watch Tower Society. Piuttosto, ci proponiamo di rafforzare la fede nella risurrezione per mezzo di una migliore comprensione della memoria di Dio, vedendo quindi come questa influisce in modo vitale sul modello della nostra vita.
15. Che cosa è mostrato dal contesto di Giovanni 5:28, 29, e qual è il contrasto fra tombe commemorative e Geenna?
15 Che Gesù stesso ebbe illimitata fede nella risurrezione non vi è dubbio. Essa non era causata da nessuna cosa che derivasse dalla sua propria iniziativa, ma egli riconobbe che tutto il credito spettava al suo celeste Padre, compresa l’autorità e potenza di destare dai morti, facendo così levare o destare nuovamente alla vita, il che è il vero significato della parola “risurrezione” (greco, anàstasis). Questo si comprende con chiarezza leggendo Giovanni 5:19-27. Quindi viene il punto culminante ai versetti 28 e 29 di Giovanni 5. Notate il riferimento specifico alle “tombe commemorative”. Questo è in diretto contrasto con l’altro posto, la “Geenna”, dove a volte eran gettati i corpi morti dei criminali giustiziati, perché erano ritenuti troppo spregevoli per avere una risurrezione dai morti e quindi una convenevole sepoltura e tomba commemorativa.
16. (a) Come mostrò Gesù d’essere d’accordo con Ecclesiaste 9:5, 10? (b) Come fu giustificata la sua affermazione di Giovanni 11:25?
16 Il fatto che Gesù adoperò il termine “tomba commemorativa” mostrò che era in pieno accordo con la dichiarazione ispirata di Ecclesiaste 9:5, 10, dove leggiamo: “Difatti, i viventi sanno che morranno; ma i morti non sanno nulla, . . . poiché nel soggiorno de’ morti [Sceol, AS] dove vai, non v’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza”. Sì, lo Sceol è la comune tomba del genere umano, nella quale tutti vanno alla fine del loro corso terreno. Ma Gesù ebbe tanta fiducia nella potenza e capacità del suo celeste Padre di serbare nella sua memoria quanti di questi avrebbe voluto che si servì deliberatamente delle parole “tombe commemorative”, le quali erano di uso comune ai suoi giorni. Come fu dimostrato in seguito dalla più convincente evidenza, Gesù mostrò di poter dire: “Io sono la risurrezione e la vita,” quando, col potere di Dio, destò Lazzaro dai morti, il quale “era già stato per quattro giorni nella tomba commemorativa”. Notate le due ragioni per le quali Gesù si rallegrò di non essere stato quivi in tempo per guarire il suo amico della sua infermità prima che avvenisse la morte. La prima ragione fu che era “per la gloria di Dio, affinché il Figlio di Dio sia glorificato per mezzo d’essa”. La seconda ragione data fu “affinché voi crediate”. Certamente noi abbiamo ogni ragione per avere forte fede nella risurrezione. — Giov. 11:4, 15, 17, 25, NW.
17. Con quale espressione fu da Giobbe manifestata fede nella risurrezione?
17 Che tale fede nella capacità divina di ritenere nella sua memoria quelli che eran morti non era una cosa nuova ai giorni di Gesù è mostrato con chiarezza dall’antico racconto relativo a Giobbe. Quali mirabili parole di fede disse egli, come sono riportate in Giobbe 14:13: “Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno de’ morti, tenermi occulto finché l’ira tua sia passata, fissarmi un termine, e poi ricordarti di me!”
18. Qual è la risposta scritturale alla domanda se tutti i morti saranno ritenuti nella memoria di Dio?
18 Come è già stato dichiarato, Iddio non si propone di ritenere nella sua memoria tutti quelli che son morti, senza eccezione. Come egli si ricorda volontariamente di alcuni, così può e vuole dimenticarne altri. La Parola di Dio ci dice come determina la questione. “La memoria del giusto è in benedizione, ma il nome degli empi marcisce”. — Prov. 10:7.
19. Come parlò Paolo della fede nella risurrezione, specialmente nell’11º capitolo di Ebrei?
19 Che anche l’apostolo Paolo ebbe una illimitata fede nella risurrezione dai morti è similmente privo di dubbio. Egli pure seppe che questa dottrina era una penetrante prova di fede, come è mostrato, per esempio, dalla sua esperienza di Atene. (Atti 17:31, 32) Nei suoi scritti questo soggetto ha la preminenza, come, ad esempio, in quel potente argomento contenuto nel ben noto capitolo di 1 Corinzi 15. Ancora, in Romani 4:16-25 (NW), discutendo sulla fede del padre Abrahamo, egli mostra come è importante aver fede in Dio, “che fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero”. Ma noi siamo in particolare interessati al tema della fede e alla sua relazione con la risurrezione che l’apostolo tratta nel capitolo 11 di Ebrei. Qui egli cita di nuovo l’esempio di Abrahamo e Sara, prima riguardo alla loro fede nel potere di Dio di generare una promessa progenie, sebbene fossero entrambi “come morti” in quanto alle prospettive umane di quella specie. Poi, comprendendo tutti quelli che sono menzionati in questo capitolo, dice: “Nella fede morirono tutti questi,” ed infine spiega che essi “non ottennero l’adempimento della promessa, perché Iddio previde qualcosa di migliore per noi [Cristiani], affinché non fossero resi perfetti senza di noi”. (Ebr. 11:12, 13, 39, 40, NW) È quindi inevitabile la conclusione che onde ricevano l’adempimento di ciò che fu promesso e che li attende nella città che è stata preparata per loro, ci dev’essere per forza una risurrezione dai morti.
20. Perché non dovremmo meravigliarci affatto riguardo alla risurrezione dei morti?
20 Vi meravigliate di questo? Non c’è sicuramente nulla di irragionevole o incredibile in una tale possibilità. Non è insolita l’esperienza che qualcuno col passar degli anni oda un nome che forse non aveva sentito menzionare da quando andava a scuola. Egli può subito ricordarsi di quella persona e, per così dire, può ricrearla nella sua memoria, come vestiva, l’espressione del suo viso, e un gran numero di particolari ed avvenimenti. Ancora, pensate a quel musicista che può ricordare e riprodurre con accuratezza, non soltanto un pezzo di musica con tutte le sue note, ma molti e vari pezzi. Quindi ammettiamo prontamente che il semplice uomo, con le sue limitazioni ed imperfezioni, ha meravigliose capacità nel campo della sua memoria. Perché dovremmo dunque pensare che l’onnipotente ed infinito Creatore, Colui che fece la mente dell’uomo e conosce con esattezza come funziona, non abbia il potere di destare dalle tombe commemorative e ricreare tutti quelli che ha serbati nella sua memoria, sì, perfino tutti i loro tratti e impressioni mentali che formano ciascun individuo? Come una volta Paolo chiese a questo proposito: “Perché si giudica incredibile fra voi che Dio desti i morti?” C’è una sola risposta: “Non vi meravigliate di questo”. — Atti 26:8; Giov. 5:28, NW.
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Seguire il partito popolare?La Torre di Guardia 1954 | 1° agosto
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Seguire il partito popolare?
● Se s’immischia nella politica, una religione può trovarsi nell’imbarazzo. Prendete, per esempio, il caso di 143 anni fa quando il sacerdote cattolico Miguel Hidalgo y Costilla conduceva la guerra per l’indipendenza del Messico. La Spagna, da cui il Messico voleva la libertà, era specialmente cattolica, e la Gerarchia la sosteneva. Quattro vescovi inflissero a Hidalgo la peggiore scomunica del canone, Si quis suadente diabolo, e l’arcivescovo li approvò.
● Ora, però, Hidalgo è un eroe nazionale e il Messico celebrava Il secondo centenario della sua morte l’anno scorso. Le autorità cattoliche sono state sfidate a fare una dichiarazione ufficiale dicendo se il bando è ancora in vigore, e degli scrittori cattolici han cercato di spiegare che poiché i vescovi trascurarono alcune formalità, la loro azione non fu valida e la scomunica non fu mai veramente in vigore.
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