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  • I missionari portano la buona notizia in zone finora intatte
    Svegliatevi! 1975 | 8 aprile
    • Provvedimenti e requisiti

      Ai missionari inviati dal corpo direttivo dei testimoni di Geova son provvedute una ‘casa missionaria’, compresi i pasti, e una piccola spettanza. Essi dedicano 150 ore o più al mese alla dichiarazione della buona notizia di casa in casa e allo studio biblico gratuito con quelli che desiderano conoscere Dio e i suoi propositi. Non attendono che le persone vengano da loro o li servano. Rendono servizio alle persone.

      In alcuni luoghi i missionari hanno l’incarico di rafforzare congregazioni già esistenti. Alcuni sono inviati come ministri viaggianti. Ma è aprendo il territorio dove la buona notizia non è stata predicata che il loro desiderio d’aiutare le persone è maggiormente messo alla prova. — Rom. 15:20, 21.

      Evangelizzazione nelle isole della Micronesia

      L’esperienza di un coppia di missionari assegnati a un gruppo di isole della Micronesia illustra come può essere l’opera missionaria. Inoltre rivela che Dio sostiene quest’opera evangelica.

      Arrivata nella sua assegnazione, questa coppia trovò un’abitazione da affittare come sua ‘casa missionaria’. Non c’era nessuna comodità moderna, solo lampade e stufa a benzina, acqua piovana da bere raccolta in grossi fusti per combustibile, un gabinetto esterno, e settimanale servizio postale. I comuni insetti parassiti dei tropici richiedevano una costante vigilanza e controllo mediante trappole, spruzzatori e zanzariere.

      Non c’era nessun libro di testo o vocabolario nella lingua da imparare. Fu comunque un piacere trovare che erano state tradotte nella lingua primaria le Scritture Greche Cristiane (o, “Nuovo Testamento”).

      Predicando con impegno e sforzo di capanna in capanna, per mezzo di brevi sermoni che avevano scritti e con l’aiuto delle persone, gradualmente impararono la lingua. Alla gente faceva un’impressione favorevole il fatto che i “forestieri” andavano a casa loro. Non vi erano stati abituati dai missionari delle religioni della cristianità che vi si trovavano.

      La sorte di questi missionari erano le condizioni di vita più primitive, insieme a pericoli in mare e a terra, mentre visitavano le varie isole, ma furono riccamente ricompensati. Dopo aver iniziato nel 1965, avevano istituito nel 1968 una congregazione. Costruirono un’eccellente Sala del Regno con legname della giungla e sabbia del mare. Nel 1971 la congregazione era abbastanza forte da badare a se stessa e alle isole circostanti, quindi i missionari ricevettero una nuova assegnazione. Nel 1973 c’erano più di cento partecipanti alla proclamazione della buona notizia in questo gruppo di due isole montagnose e otto piccoli atolli sparsi in oltre 400 chilometri quadrati dell’Oceano Pacifico.

      Le esperienze di altri missionari sono così varie come le molte isole in cui lavorano. Un missionario delle Indie Occidentali visitò una piccola isola. Non c’erano alberghi o locande. Dopo molta ricerca trovò una stanza vuota e una branda militare. In un piccolo negozio acquistò del formaggio e crackers e tè. Così per colazione avrebbe avuto formaggio e crackers e tè, per pranzo formaggio e crackers e, per cambiare, una bevanda fredda. (L’isola non aveva elettricità, solo frigoriferi che funzionavano a cherosene). Per cena tornò a prendere formaggio e crackers e tè.

      Le persone dell’isola, pur professando il cristianesimo, erano molto riservate nel loro atteggiamento verso il missionario. Ma nel corso della sua predicazione di casa in casa, egli decise di leggere la scrittura biblica di Ebrei 13:2 a parecchie donne di una casa. Essa dice: “Non dimenticate l’ospitalità, poiché per mezzo d’essa alcuni, senza saperlo, ospitarono angeli”. Il missionario notò che questa scrittura sembrava colpirli in maniera notevole.

      Nel resto della sua permanenza di una settimana parecchie persone vennero nel luogo del missionario, portando pasti, più di quanti il missionario potesse mangiarne. Questa gente semplice di cuore non voleva che l’asserzione di cristianesimo fosse considerata una semplice pretesa.

      In un’altra piccola isola gli abitanti furono diversi. Apprezzarono il cibo spirituale e si resero conto di averne bisogno. Ascoltarono con prontezza il missionario. Durante la sua permanenza di tre giorni, oltre a molta letteratura biblica, essi accettarono ventitré abbonamenti alle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! Con questo mezzo avrebbero ricevuto regolarmente queste buone informazioni bibliche fino alla successiva visita del missionario.

      Così, mediante la buona opera dei missionari, “coloro ai quali non era stato fatto nessun annuncio intorno a [Cristo] vedranno, e coloro che non hanno udito capiranno”. — Rom. 15:21.

  • Dovremmo confessarci? In tal caso, a chi?
    Svegliatevi! 1975 | 8 aprile
    • Qual è la veduta della Bibbia?

      Dovremmo confessarci? In tal caso, a chi?

      POTETE sinceramente dire di non avere mai sbagliato? No, sbagliamo tutti. In seguito come vi sentite?

      La prima reazione può esser quella di nascondere o coprire l’errore. Non è vero? Ma poi la vostra coscienza può turbarvi. (1 Giov. 3:4; Rom. 2:14, 15) Non avete riscontrato che il desiderio d’avere dinanzi a Dio buona coscienza e d’esser giusto vi spinge a confessare la questione, a ottenere perdono e a passarci sopra? Ma dovremmo confessarci, e, in tal caso, a chi?

      La Bibbia mostra chiaramente che è importante riconoscere o confessare i propri peccati. Quando Giovanni Battista venne a predicare il pentimento dai peccati contro la Legge, molti Giudei “si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati”. (Mar. 1:4, 5, Versione di mons. S. Garofalo) Inoltre, Gesù esortò i suoi seguaci a pregare: “Perdonaci i nostri debiti come anche noi abbiamo perdonato i nostri debitori”. — Matt. 6:12, Common Bible.

      Riguardo ai peccati contro Dio, è ovvio che dovremmo ammettere dinanzi a lui i nostri errori e cercare il suo perdono. (Si paragoni Salmo 32:3-5). Ma che dire quando abbiamo fatto torto al nostro simile? La Bibbia ci dice di risolvere la questione con la persona a cui abbiamo fatto torto. Notate ciò che Gesù disse ai Giudei nel Sermone del monte: “Se dunque tu stai presentando la tua offerta all’altare ed ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta lì davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti col tuo fratello, poi torna e presenta [a Dio] la tua offerta”. (Matt. 5:23, 24, Versione di F. Nardoni) Seguire questo consiglio significherebbe ammettere all’altra persona il torto e fare i passi per riconciliarsi con lui. Questo includerebbe i componenti della propria famiglia.

      Che fare se una persona ha commesso adulterio? Alla vista di Dio l’adulterio è un peccato. Ma è anche un

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