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  • La benedizione dello “spirito quieto e mite”
    La Torre di Guardia 1970 | 15 ottobre
    • registrata. Con un piccolo sforzo possono imparare a parlare più sommessamente, accrescendo la risonanza della loro voce, affinché sia più piacevole per altri ascoltare.

      Ciò che dice l’apostolo Pietro riguardo all’acquistare lo spirito quieto e mite è un buon consiglio per tutti nella famiglia. Arrivando a casa dal rumoroso mondo di fuori, che benedizione è per il marito essere accolto da una moglie che mostra questo spirito quieto e mite! E che ristoro per la moglie essere con il marito se egli è non aspro, ma d’indole mite! Anche voi figli potete contribuire a rendere la casa un luogo quieto e tranquillo. Potete essere gioiosi senza essere indebitamente rumorosi e chiassosi nei giochi. Potete parlare gli uni agli altri senza gridare a squarciagola. Potete imparare ad ascoltare con piacere musica sana, dolce e bella invece di volere la rumorosa musica del rock ’n’ roll.

      In stretta relazione con lo spirito quieto è lo spirito mite, come fa pensare l’apostolo Pietro mettendoli insieme. Essere mite significa essere calmo, gentile, dolce, non aspro né irritante. La mitezza, mostra la Bibbia, è uno dei frutti dello spirito di Dio e ai cristiani è ripetutamente consigliato di mostrarla. — Gal. 5:22, 23; Efes. 4:2; Col. 3:12; 1 Tim. 6:11; Tito 3:2.

      Ma non pensate che questa mitezza o mansuetudine significhi debolezza. Niente affatto! Mosè fu “l’uomo più mansueto della terra” nel suo giorno ma non fu affatto un debole. (Num. 12:3) Come mostra lo studioso di greco William Barclay, praoʹtes, la parola greca tradotta “mitezza” o “mansuetudine”, non significa debolezza ma forza controllata. Nell’antica Grecia, il cavallo selvaggio che era stato domato veniva detto mite, mansueto.

      I nostri sentimenti possono essere feriti a causa di malintesi, ingiustizia o perché un altro ci rivolge parole aspre e irritanti. Come risponderemo? Con parole aspre e irritanti pronunciate ad alta voce? Questo non farebbe altro che peggiorare le cose. La Bibbia ci dice come rispondere: “La risposta, quando è mite, allontana il furore”. (Prov. 15:1) In altre parole, parlare con mitezza è come ‘gettar acqua sul fuoco’. Rispondere con parole forti e aspre significa rendere male per male, mentre al cristiano è dato l’esplicito comando: “Non vi fate vincere dal male, ma vincete il male col bene”. — Rom. 12:21.

      Lo spirito quieto e mite rende piacevole la compagnia della persona. La rende una benedizione per altri. Contribuisce a rendere armoniosi e amorevoli i rapporti coi suoi simili. Ed è una benedizione anche per se stessi. Qui è valido il principio: “Chi innaffia sarà innaffiato”. Cioè lo spirito quieto e mite contribuisce al nostro benessere oltre che a quello altrui. Essendo noi stessi miti e quieti è meno probabile che ci turbiamo e agitiamo quando altri non lo sono. Siamo aiutati a tenere in equilibrio i nostri sentimenti, traendo vantaggi mentali e fisici. — Prov. 11:25, Na.

      Questo “spirito quieto e mite” è una speciale benedizione nell’attività di predicazione dei ministri cristiani. Dà al ministro cristiano un’attitudine modesta e quindi rende gli altri più disposti a udire. Questa mitezza può veramente allontanare il furore come fu illustrato dall’esperienza che ebbe una volta una Testimone canadese. A una porta una donna continuava a dirle parole ingiuriose gridando infuriata. Dopo un po’ la Testimone salutò con mitezza la donna e se ne andò. Ma questa donna, dopo averci pensato sopra per due giorni, scrisse alla Società Torre di Guardia chiedendo scusa per la sua condotta. Fu disposto che qualcuno la visitasse e capitò che vi andasse proprio la Testimone che aveva fatto la prima visita. Come risultato della visita fu iniziato uno studio biblico.

      Lo “spirito quieto e mite” è veramente una benedizione. Coloro che lo possiedono sono una piacevole compagnia. Rende i ministri più efficaci nel loro ministero ed è una benedizione per loro stessi.

  • Quanto sono fidati gli “storici classici”?
    La Torre di Guardia 1970 | 15 ottobre
    • Quanto sono fidati gli “storici classici”?

      GLI storici dell’antica Grecia e dell’antica Roma sono tenuti in grande considerazione dagli storici moderni per colmare lacune o confermare certi dati della storia del mondo antico. Queste autorità “classiche”, secondo alcuni studiosi, offrono una base più sicura per la cronologia delle informazioni che si trovano nella Bibbia. Per tale ragione, è interessante considerare quelle antiche fonti storiche. Quanto sono accurate, quanto sono fidate?

      Sin dagli ultimi anni del diciottesimo secolo della nostra Èra Volgare, gli istituti di “istruzione superiore” hanno prestato molta attenzione agli scritti di questi storici “classici”, come Erodoto, Senofonte, Tucidide, Plutarco e altri. A generazioni di studenti è stato insegnato a preferire la testimonianza storica di tali antichi scrittori, quando la testimonianza differisce da quella delle Sacre Scritture. E ciò malgrado il fatto che una moltitudine di questi studenti si professino cristiani.

      Non c’è dunque ulteriore ragione per esaminare queste fonti secolari? Dovremmo interessarci non solo del loro generale valore, ma anche dei motivi per cui poterono essere spinti a scrivere e determinare se furono coerenti e accurati riguardo ai fatti e alle date che fornirono. Questi uomini si sforzarono d’essere accurati e veritieri? Oppure alcuni scrissero semplicemente per avere fama o solo per intrattenere?

      ACCURATEZZA O POPOLARITÀ?

      Il nome di Erodoto, storico greco del quinto secolo a.E.V., richiama per primo la nostra attenzione. Egli è stato chiamato il “padre della storia” e indubbiamente diede inizio a una nuova tendenza circa la compilazione della storia quando si accinse a quest’opera, che rivelò una vivida immaginazione e un vasto raggio mentale. Eccelle come narratore. I ricercatori d’oggi, comunque, sono alquanto turbati circa alcuni aspetti della sua opera. “Si trova un gran numero d’inesattezze nei suoi resoconti”, secondo il prof. A. W. Ahl, nel suo Outline of Persian History, pagina 15.

      Ecco un riferimento pertinente tratto da The Encyclopædia Britannica (edizione del 1946, Volume 10, pagina 772): “I principali difetti di Erodoto sono la sua incapacità di afferrare i princìpi della critica storica, di capire la natura delle operazioni militari e apprezzare l’importanza della

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