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Che cosa significa essere un CristianoLa Torre di Guardia 1959 | 15 gennaio
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mezzo del profeta Isaia Dio identifica questo fedele servitore, dicendo: “I miei testimoni siete voi, dice l’Eterno [Geova], voi, e il mio servo ch’io ho scelto”. (Isa. 43:10, VR) Coloro che riconoscono la voce del Giusto Pastore, Cristo Gesù, si associano in numero crescente alla società del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova.
17 Un Cristiano è un seguace delle orme di Cristo. Non solo egli crede diversamente, ma anche si comporta diversamente dal resto del mondo. “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. (Giov. 13:35) Ciò influisce sulla loro vita familiare, sulla loro relazione l’uno con l’altro e con quelli ai quali predicano. Li distingue come diversi dal vecchio mondo. I veri Cristiani “non fanno parte del mondo” e non dedicano il loro tempo, la loro energia e i loro averi per prolungarlo. Non s’immischiano nelle sue liti politiche, sociali e internazionali. Essi ‘cercano prima il regno di Dio e la sua giustizia’, sapendo che questa è la soluzione dei problemi del genere umano. E, imitando l’esempio di Cristo, vanno di casa in casa in tutte le parti del mondo come testimoni, proclamando “questa buona notizia del regno”. Non come un piacevole diversivo, sebbene traggano grande gioia dal loro ministero, bensì come la cosa più importante della loro vita essi perseverano nel loro servizio a Geova Dio come suoi dedicati servitori. Coloro che fanno parte del vecchio mondo non sono spinti dall’amore di Dio né desiderano il suo nuovo mondo, ma si oppongono crudelmente a quelli che lo sostengono. Come risultato si sono adempiute le parole di Gesù: “Sarete odiati da tutte le nazioni a motivo del mio nome”. E l’ispirato apostolo Paolo aggiunse: “Infatti, tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione con Cristo Gesù saranno pure perseguitati”. (Matt. 24:9; 2 Tim. 3:12) Per la loro fedele condotta cristiana essi saranno premiati con vita eterna nel nuovo mondo, dove continueranno a dilettarsi nel fare la volontà di Dio.
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Il compito di un cappellanoLa Torre di Guardia 1959 | 15 gennaio
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Il compito di un cappellano
● Il libro Bernard Shaw and Mrs. Patrick Campbell, Their Correspondence, parla di una lettera scritta dall’attrice inglese Stella Campbell al drammaturgo britannico. Ella parla a Shaw della morte di suo figlio sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. Fa cenno di aver ricevuto una lettera dal cappellano che era “piena di tragica gentilezza e di lode per il mio coraggioso figlio”. Shaw le scrive in risposta: “È inutile: non posso essere d’accordo: queste cose mi rendono semplicemente furioso. Voglio bestemmiare. Bestemmio. Ucciso soltanto perché gli uomini sono maledetti pazzi. E un cappellano va a dire cose graziose al riguardo. Il suo compito non è quello di dire cose graziose al riguardo, ma di gridare che ‘la voce del sangue di tuo figlio grida a Dio dal suolo’. All’inferno col tuo cappellano e con la sua tragica gentilezza! Forse la prossima bomba ridurrà lui a pezzi; e qualche altro cappellano scriverà una graziosa lettera a sua madre”.
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Troppo funereoLa Torre di Guardia 1959 | 15 gennaio
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Troppo funereo
● “Avrei potuto essere un ministro io stesso, per quel che ne so”, disse una volta Oliver Wendell Holmes, “se un certo ecclesiastico non avesse avuto l’aspetto e il modo di parlare di un impresario di pompe funebri”.
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