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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • attendevano ansiosamente il provvedimento di Dio, mantennero l’integrità, pur essendo fisicamente imperfetti. (Ebr. 11:13-16) E i molti altri che si inginocchieranno riconoscenti lo faranno anch’essi con sincero apprezzamento per la degna e giusta sovranità di Dio. Perciò il salmista cantò profeticamente: “Ogni cosa che respira, lodi Iah. Lodate Iah!” — Sal. 150:6.

  • Spada
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    • Spada

      Vedi ARMI, ARMATURA.

  • Spagna
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    • Spagna

      Stato che comprende gran parte della Penisola Iberica, nell’Europa SO, la cui regione meridionale nell’antichità si chiamava Tarsis. Dopo aver visitato i cristiani di Roma, l’apostolo Paolo sperava di essere da loro accompagnato per parte del viaggio in Spagna. (Rom. 15:23, 24, 28) Ma non è noto se l’apostolo vi sia mai arrivato. Comunque, Clemente (ca. 95 E.V.) affermava che Paolo “giunse all’estremo limite dell’O[ccidente]”, che poteva includere la Spagna. Se Paolo raggiunse quel paese, la sua visita probabilmente ebbe luogo tra la sua liberazione dalla prima detenzione a Roma (ca. 61 E.V.) e il suo successivo arresto avvenuto verso il 64 E.V. In quell’epoca la Spagna era sotto la dominazione romana. — Vedi TARSIS.

  • Spanna
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    • Spanna

      Misura lineare più o meno corrispondente alla distanza fra la punta del pollice e quella del mignolo della mano allargata al massimo. (Eso. 28:16; 39:9; I Sam. 17:4; Ezec. 43:13) Due spanne equivalgono a un cubito; e tre palmi a una spanna. Pare che il cubito comunemente usato dagli israeliti fosse lungo cm 44,5 circa. (Vedi CUBITO). Quindi una spanna misurerebbe cm 22,25.

      Nel mettere in risalto la grandezza di Geova, il profeta Isaia chiese: “Chi ha . . . preso le proporzioni degli stessi cieli con una semplice spanna?” — Isa. 40:12.

  • Spauracchio
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    • Spauracchio

      Oggetto, per esempio un palo o una pila di sassi, posto in un campo per spaventare e allontanare uccelli o altri animali. Geremia paragonò gli idoli delle nazioni a uno “spauracchio [ebr. tòmer] in un campo di cocomeri”. (Ger. 10:5) Il sostantivo tòmer altrove è reso “palma”. (Giud. 4:5) Il verbo tamàr, da cui deriva tòmer, si pensa corrisponda a un verbo arabo che significa “essere eretto”; per cui tòmer può significare “palma”. Ma in quanto alla versione di tòmer in Geremia 10:5, attualmente i traduttori sembrano convenire col suggerimento del Lexicon in Veteris Testamenti Libros, di Koehler e Baumgartner, che vada tradotto “spauracchio”. In realtà gli idoli delle nazioni non erano altro che spauracchi, falsità. — ATE, CEI, NM, PIB.

  • Specchio
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    • Specchio

      Anticamente gli “specchi a mano” (Isa. 3:23) a volte erano di pietra levigata, ma in generale erano di metallo, bronzo o rame, e più tardi di piombo, argento e perfino oro. Probabilmente solo verso il I secolo E.V. furono introdotti i primi specchi di vetro. Dal momento che gli specchi antichi erano in genere di metallo fuso, dovevano essere ben lucidati per avere una buona superficie riflettente. Per far questo si poteva usare pietra pomice in polvere; l’operazione veniva poi ripetuta periodicamente con una spugnetta che di solito era appesa allo specchio stesso. Comunque gli antichi specchi di metallo non riflettevano le immagini con la stessa chiarezza degli odierni specchi di vetro. Perciò l’apostolo Paolo poté scrivere: “Al presente vediamo a contorni vaghi per mezzo di uno specchio di metallo”. — I Cor. 13:12.

      Quasi tutti gli antichi specchi rinvenuti in Palestina sono dell’epoca posteriore all’esilio in Babilonia fino ai tempi di Roma. Spesso gli specchi circolari di bronzo avevano un manico di legno o di avorio. Alcuni di questi manici avevano incisi cerchi o altre decorazioni. Quelli egiziani erano quasi sempre di rame (confronta Esodo 38:8) e potevano essere molto lucenti. In genere erano rotondi, con manico di legno, metallo o pietra. Il disegno del manico variava e poteva rappresentare una figura di donna, un fiore, la testa della dea Hathor, un uccello e anche un mostro.

      USO FIGURATIVO

      Le Scritture a volte menzionano specchi in senso figurativo o illustrativo. In Giobbe 37:18 i cieli sono figurativamente paragonati a uno specchio di metallo, la cui superficie lucente emana un riflesso luminoso. Il discepolo Giacomo usò lo specchio come figura della Parola di Dio nell’esortare a essere non solo uditori della parola, ma operatori. (Giac. 1:22-25) E l’apostolo Paolo spiegò che i cristiani nel loro ministero ‘riflettono come specchi la gloria di Geova’. — II Cor. 3:18; 4:1.

      [Figura a pagina 1204]

      Antico specchio di metallo

  • Spegnitoi
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    • Spegnitoi

      Il termine ebraico tradotto “smoccolatoi” (PIB), “coltelli” (CEI), “forbici” (ATE) e “spegnitoi” (NM) si ritiene derivato da una radice (zamàr) che significa “spuntare, potare”. Perciò alcuni ritengono si tratti di utensili simili a forbici usati per spuntare i lucignoli. Comunque, tutto quello che si sa esattamente di questi utensili è che erano d’oro o di rame e venivano usati in relazione alle funzioni svolte nel tempio. — I Re 7:50; II Re 12:13; 25:14.

  • Spelta
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    • Spelta

      Varietà di frumento di qualità scadente (detta anche farro), di cui non è facile separare i chicchi dalla pula. Anticamente veniva coltivata in Egitto (Eso. 9:32), dove, secondo lo storico greco Erodoto (Storie, Libro II, 36), serviva per fare pane. (Vedi Ezechiele 4:9). Sembra che gli israeliti la piantassero tutto intorno ai campi come recinzione. — Isa. 28:25.

  • Speranza
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    • Speranza

      1. Fede, fiducia. 2. a. Desiderio unito ad aspettazione di ciò che si desidera o convinzione che sia realizzabile. b. Persona in cui si accentrano le speranze. c. La cosa che desta speranza; promessa. d. Qualcosa in cui sperare; oggetto di speranza.

      NON ESISTE VERA SPERANZA SENZA DIO

      La vera speranza, di cui si parla nella Bibbia, è più di un semplice desiderio, che potrebbe essere infondato o irrealizzabile. È meglio anche della semplice aspettazione, perché ciò che si aspetta non è sempre desiderabile. La Bibbia mostra che in generale le persone del mondo non hanno speranza vera, ben fondata; l’umanità è destinata a morire, e senza conoscenza del provvedimento preso da una fonte superiore non c’è speranza per il futuro. Lo scrittore del libro biblico di Ecclesiaste descrisse con queste parole la futilità della situazione umana senza l’intervento di Dio: “La più grande vanità! . . . ogni cosa è vanità”. — Eccl. 12:8; 9:2, 3.

      Il fedele profeta Giobbe disse che perfino un albero ha speranza di rigermogliare, ma l’uomo, quando muore, è finito. Poi però precisa che parlava dell’uomo in se stesso senza l’aiuto di Dio, poiché esprime il desiderio e la speranza che Dio si ricordi di lui. (Giob. 14:7-15) L’apostolo Paolo tocca lo stesso argomento quando informa i cristiani che, avendo la speranza della risurrezione, non devono ‘rattristarsi come fanno anche gli altri che non hanno speranza’. (I Tess. 4:13) Un’altra volta, parlando ai cristiani gentili, Paolo fa notare loro che, prima di venire alla conoscenza del provvedimento di Dio mediante Cristo, non facevano parte dello stato di Israele, con cui Dio aveva agito in passato, ed essendo gentili ‘non avevano nessuna speranza ed erano senza Dio nel mondo’. (Efes. 2:12) Coloro che non hanno alcuna speranza in Dio e nella promessa di una risurrezione dei morti si esprimono più o meno come i disubbidienti abitanti di Gerusalemme i quali, di fronte alla minacciata distruzione della loro città per giudizio di Dio, invece di mostrare dolore e pentimento, si abbandonavano ai piaceri sensuali e dicevano: “Si mangi e si beva, poiché domani morremo”. (Isa. 22:13) L’apostolo avverte di non lasciarsi contagiare dalla loro disperazione. — I Cor. 15:32, 33.

      FALSE SPERANZE

      Paolo non negava che le persone del mondo nutrissero speranze ragionevoli, a volte encomiabili. Ma spiegò che, senza Dio, ogni speranza è illusoria; in fin dei conti è davvero vana.

      Comunque, a parte le normali speranze umane, comuni e di poca importanza, ce ne sono anche di cattive: speranze nutrite con fini malvagi. In certi casi sembra che queste si avverino, ma in effetti la loro realizzazione è solo temporanea; infatti un proverbio dice: “L’aspettazione dei giusti è un’allegrezza, ma la medesima speranza dei malvagi perirà”. (Prov. 10:28) E anche: “Quando l’uomo malvagio muore, la sua speranza perisce; e perita è l’aspettazione basata sulla potenza”. (Prov. 11:7) Quindi le speranze egoistiche e quelle basate sul falso fondamento del materialismo, su menzogne, su azioni sbagliate oppure sul potere o le promesse di uomini, saranno certo deluse.

      LA FONTE DI SPERANZA

      Geova Dio è la Fonte di vera speranza, e il solo in grado di adempiere tutte le sue promesse e le speranze di coloro che confidano in lui. Per immeritata benignità ha dato al genere umano ‘conforto e buona speranza’. (II Tess. 2:16) In ogni epoca è stato la speranza degli uomini retti. Veniva chiamato “speranza d’Israele” e ‘speranza degli antenati di Israele’ (Ger. 14:8; 17:13; 50:7), e nelle Scritture Ebraiche ci sono molte espressioni di speranza, fede e fiducia in lui. Nella sua amorevole benignità verso il suo popolo, gli israeliti, anche quando stavano per andare in esilio a motivo della disubbidienza a lui, disse: “Io stesso conosco bene i pensieri che penso verso di voi, . . . pensieri di pace, e non di calamità, per darvi un futuro e una speranza”. (Ger. 29:11) La promessa di Geova tenne viva la fede e la speranza degli israeliti fedeli durante l’esilio in Babilonia; rafforzò enormemente uomini come Ezechiele e Daniele, poiché Geova aveva detto: “Esiste una speranza per il tuo futuro, . . . e i figli torneranno per certo al loro proprio territorio”. (Ger. 31:17) Quella speranza si realizzò nel 537 a.E.V. col ritorno di un fedele rimanente di ebrei per ricostruire Gerusalemme e il suo tempio. — Esd. 1:1-6.

      È CORRETTO SPERARE IN UN PREMIO

      La speranza di ricevere una ricompensa che hanno i servitori di Dio non è egoistica. Per avere un’idea esatta e giusto intendimento di Dio, bisogna sapere che l’amorevole benignità e la generosità sono spiccate qualità di Dio; si deve credere non solo che Dio è, ma anche “che è il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano”. (Ebr. 11:6) La speranza permette al cristiano di essere equilibrato e attivo nel servizio di Dio, sapendo che Geova provvederà alle sue necessità quotidiane. — Matt. 6:33.

      LA SPERANZA CRISTIANA

      La speranza del cristiano e, in realtà, del genere umano, dipende da Gesù Cristo. Nessun essere umano aveva la possibilità di avere vita eterna in cielo o sulla terra finché Cristo Gesù non “ha sparso la luce sulla vita e sull’incorruzione per mezzo della buona notizia”. (II Tim. 1:10) Dei fratelli di Cristo generati dallo spirito viene detto che hanno speranze celesti grazie alla grande

  • Spalla
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    • Spalla

      Nell’antichità, come tuttora, c’era l’abitudine di portare pesi sulle spalle. (Gen. 21:14; Eso. 12:34) L’arca del patto non veniva trasportata su un carro, ma a spalla dai leviti. (I Cron. 15:15; Gios. 3:14, 15; II Sam. 6:3, 6-9, 13) Un carico pesante sulle spalle poteva indicare oppressione o schiavitù. (Sal. 81:5, 6; Isa. 10:27; 14:25; Matt. 23:4) Fu predetto che la tribù di Issacar avrebbe ‘curvato la spalla per portare pesi’. (Gen. 49:14, 15) Nella storia di Israele questa tribù fu pronta ad assumere responsabilità e svolgere duro lavoro. Fornì al giudice Barac molti coraggiosi combattenti e, in seguito, lo stesso giudice Tola apparteneva a questa tribù. Anche all’epoca di Davide la tribù di Issacar diede molti uomini saggi e valorosi. - Giud. 5:13, 15; 10:1, 2; I Cron. 7:1-5; 12:23, 32.

      Si diceva che autorità o responsabilità poggiavano sulla spalla. La profezia di Isaia aveva predetto che il dominio principesco sarebbe stato sulle spalle di Gesù Cristo. (Isa. 9:6) Isaia disse all’infedele Sebna che Eliachim avrebbe preso il suo posto come economo preposto alla casa del re, e Dio gli avrebbe messo sulla spalla “la chiave della casa di Davide”. Poiché in casi del genere una chiave rappresentava responsabilità e autorità, la profezia si può riferire al fatto che Cristo riceve l’autorità del Regno come indicato nel patto davidico. (Isa. 22:15, 20-22; Luca 1:31-33; confronta anche Rivelazione 3:7). È interessante notare inoltre che il pettorale del giudizio pendeva dalle spalline delle vesti del sommo sacerdote, a raffigurare certi incarichi che avrebbero gravato o poggiato sulle spalle del grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. - Eso. 28:6, 7, 12, 22-28

      Dopo aver benedetto Efraim e Manasse, figli di Giuseppe, Giacobbe disse a quest’ultimo: “Ti do effettivamente una spalla del paese in più che ai tuoi fratelli”. In questo modo indicò che Giuseppe avrebbe avuto i diritti del primogenito. (Gen. 48:22; confronta Deuteronomio 21:17; I Cronache 5:1, 2). Nel benedire i figli di Israele, Mosè disse di Beniamino: “Il diletto di Geova risieda in sicurtà presso di lui, . . . e deve risiedere fra le sue spalle”. (Deut. 33:12) Questo sembra riferirsi al fatto che la sede del governo dei re della discendenza di Davide si sarebbe trovata nel territorio di Beniamino. Lo stesso vocabolo ebraico reso qui ‘spalla’, in Giosuè 15:8 è tradotto ‘lato’ (Di), “fianco” (CEI), “pendio” (Ga, NM), “versante” (VR), parlando di un pendio della collina su cui allora sorgeva Gerusalemme. - Vedi altri esempi in Esodo 27:14, 15; Numeri 34:11; Giosuè 15:10; I Re 6:8; Ezechiele 25:9.

      ‘Mostrare una spalla ostinata’ denota resistenza ai consigli e alla legge di Dio (Nee. 9:29; Zacc. 7:11), mentre servire “a spalla a spalla” indica unità d’azione. - Sof. 3:9.

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