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  • La grande industria e il crimine
    Svegliatevi! 1984 | 22 giugno
    • La persona comune è vulnerabile quando la grossa industria commette atti criminosi. Spesso, però, può essere danneggiata sotto altri aspetti. Cosa succede quando grosse aziende, pur osservando scrupolosamente la legge, si dimostrano prive di senso morale? Possono derivarne terribili conseguenze per molti.

  • La grande industria e la morale
    Svegliatevi! 1984 | 22 giugno
    • La grande industria e la morale

      COME può qualcuno essere vittima della grande industria anche quando essa rimane nell’ambito della legge? È possibile perché il naturale obiettivo dell’industria è il lucro. Molti uomini d’affari evidentemente non considerano loro dovere dare un giudizio morale sulla provenienza degli utili.

      Per esempio, ripetuti esperimenti hanno dimostrato che il fumo ha conseguenze letali per molti. Ciò nondimeno, le grandi aziende continuano a ricavare enormi profitti producendo e vendendo i loro pericolosi prodotti. E continuano a fare pubblicità per incoraggiare più persone a prendere il vizio del fumo. A quanto pare il fatto che è fonte di guadagno è a loro avviso una giustificazione più che sufficiente. E quando queste aziende fanno contratti con altri paesi possono preoccuparsi ancor meno delle conseguenze delle loro azioni.

      La grande industria può causare vittime in un altro modo. Per vendere un prodotto di cui nessuno ha effettivamente bisogno, alcune grandi società spendono ingenti somme di denaro nella pubblicità per creare il bisogno, per convincere il pubblico che questo prodotto non essenziale è in qualche modo una necessità. Un esempio di questo fatto si è avuto di recente nei paesi poveri dove sono stati lanciati sul mercato prodotti per l’allattamento artificiale.

      Tutti gli esperti concordano che l’alimento perfetto per un neonato è il latte materno. Nondimeno, grandi aziende sono state accusate d’aver fatto una pubblicità aggressiva nei paesi poveri per reclamizzare i loro prodotti e persuadere le madri che i loro bambini saranno più sani se li alimentano artificialmente. Il risultato? Le madri spendono il poco denaro che hanno per acquistare un prodotto di solito non essenziale. Molte volte non capiscono le istruzioni e non si rendono conto che è necessario sterilizzare il poppatoio. Così il bambino può finire per essere denutrito o avere attacchi di diarrea.

      A quanto si dice, un metodo usato per incoraggiare la vendita di latte artificiale era quello di darne un campione gratuito alla madre subito dopo la nascita del bambino. Quando il campione gratuito finiva, la madre doveva continuare a usare l’alimento artificiale (pagandolo, naturalmente) non essendo più in grado di allattare il bambino. Perché? Perché la secrezione del latte cessa nel giro di una settimana se la madre interrompe l’allattamento.

      È legale, ma . . .

      È un fatto che le grandi industrie sono state oggetto di molte critiche per le loro attività con i paesi poveri. Ad esempio, che ne è stato dei 2.400.000 pigiamini la cui vendita è stata vietata negli Stati Uniti perché erano stati trattati con un prodotto antinfiammabile che si è scoperto essere cancerogeno? Sono stati spediti in paesi dove non vigono norme altrettanto severe.

      Il giornale inglese The Guardian conteneva di recente questa notizia: “L’industria farmaceutica internazionale, fra cui importanti case inglesi, è stata accusata la scorsa settimana da Oxfam di sfruttare sistematicamente i poveri del Terzo Mondo per fini di lucro”. Il giornale diceva inoltre: “L’imputazione più grave riguarda la prontezza delle maggiori case farmaceutiche a vendere al Terzo Mondo preparati molto pericolosi e potenzialmente tossici, accompagnandoli spesso con dichiarazioni sulla loro innocuità ed efficacia che erano state costrette a ritirare in Occidente”.

      Si parla di medicinali spediti in paesi del Terzo Mondo nonostante siano vietati nel mondo occidentale perché se ne conoscono i pericolosi effetti collaterali. Un antibiotico estesamente venduto in Asia può causare una forma letale di anemia. Un ormone steroideo venduto in Africa può far crescere la barba e causare la calvizie alle donne e provocare un ingrossamento della clitoride nelle bambine. Un farmaco antidiarroico venduto in Indonesia era stato ritirato negli Stati Uniti e in Giappone perché può causare lesioni cerebrali e cecità.

      Inoltre, alcuni rappresentanti di case farmaceutiche hanno usato tutti i mezzi per convincere i venditori a smerciare questi prodotti. Si è tentato di corrompere medici e amministratori di ospedali con l’offerta di “automobili o istruzione universitaria gratuita per i loro figli”.

      Ad ogni modo, i problemi etici della grande industria sono più che mai evidenti nell’industria più grande che esista: il traffico di armi.

  • La grande industria e la guerra
    Svegliatevi! 1984 | 22 giugno
    • La grande industria e la guerra

      IL COMMERCIO internazionale di armi divenne una grande industria nel XIX secolo. La ditta tedesca Krupp e le ditte inglesi Vickers e Armstrong, produttrici di acciaio, cominciarono a produrre armamenti in grande quantità. Quando i rispettivi governi non poterono o non vollero acquistare una sufficiente quantità di armi, queste ditte svilupparono un traffico internazionale e divennero ben presto enormi società multinazionali.

      Sin dal principio sono stati espressi dubbi sull’etica di produrre ed esportare armamenti. Lo svedese Alfred Nobel preparò una forma di cordite (polvere da sparo senza fumo chiamata balistite) per armi da fuoco e a 60 anni acquistò la fabbrica d’armi svedese Bofors. Tuttavia asseriva di interessarsi di pacifismo e istituì per testamento la famosa fondazione del premio Nobel per la pace, da assegnare a coloro che si sarebbero distinti maggiormente nel promuovere relazioni amichevoli fra le nazioni. Quando nel 1900 William Armstrong morì, un giornale inglese dichiarò: “C’è qualcosa che spaventa la nostra immaginazione quando si pensa che una mente fredda e controllata come quella di lord Armstrong si sia applicata alla scienza della distruzione”.

      Ciò nondimeno qualsiasi scrupolo fu subito soffocato da considerazioni di carattere patriottico o lucrativo. All’inizio della prima guerra mondiale i trafficanti d’armi affluivano in quasi tutte le capitali del mondo per piazzare le loro mercanzie. Tuttavia

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