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Manoscritti della BibbiaAusiliario per capire la Bibbia
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più antico. Il Manoscritto Sinaitico è contrassegnato dal simbolo א (’àleph, prima lettera dell’alfabeto ebraico) e anche se evidentemente un tempo conteneva l’intera Bibbia in greco, parte delle Scritture Ebraiche è andata perduta. Comunque ci sono le Scritture Greche Cristiane per intero. Probabilmente questo codice in origine aveva almeno 730 fogli, benché attualmente ne rimangano solo 390. È stato scoperto (parte nel 1844 e parte nel 1859) nel monastero di S. Caterina presso il monte Sinai dal biblista Constantine Tischendorf. Questo codice in parte è conservato a Lipsia, frammenti di tre fogli si trovano a Leningrado, ma il grosso è conservato a Londra nel British Museum.
Manoscritto Alessandrino (Codex Alexandrinus)
Il Manoscritto Alessandrino (Codex Alexandrinus), contrassegnato dalla lettera “A”, è un manoscritto greco onciale che contiene gran parte della Bibbia, compreso il libro di Rivelazione. Dei forse 820 fogli originali ne rimangono 773. Questo codice, generalmente ritenuto della prima metà del V secolo E.V., è pure conservato nel British Museum.
Codex Ephraemi Syri rescriptus (Codex Ephraemi)
Il Codex Ephraemi Syri rescriptus (Codex Ephraemi), che ha come simbolo internazionale la lettera “C”, presenta un testo originale pure in genere ritenuto del V secolo E.V. Scritto in caratteri onciali greci su velino, è un palinsesto, cioè un codice riscritto. Il testo originale greco fu poi cancellato e alcuni fogli riscritti contengono sermoni di Efrem Siro tradotti in greco. Ciò avvenne probabilmente nel XII secolo, quando scarseggiava il velino. Tuttavia il testo sottostante è stato decifrato. Anche se un tempo questo codice conteneva tutte le Scritture in greco, ne rimangono solo 209 fogli, 145 dei quali delle Scritture Greche Cristiane. Attualmente contiene soltanto parte di alcuni libri delle Scritture Ebraiche e parte di tutti i libri delle Scritture Greche Cristiane, tranne II Tessalonicesi e II Giovanni. È conservato a Parigi nella Bibliothèque Nationale.
AUTENTICITÀ DEL TESTO BIBLICO
La fiducia nell’autenticità della Bibbia è molto maggiore se ci si rende conto che, in confronto, esistono pochissimi manoscritti delle opere di scrittori classici secolari e nessuno di questi è un manoscritto autografo originale. Anche se si tratta di copie fatte secoli dopo la morte degli autori, gli studiosi odierni accettano tali copie più recenti come prova sufficiente dell’autenticità del testo.
I manoscritti ebraici delle Scritture tuttora esistenti non sono così numerosi come quelli delle Scritture Greche Cristiane. Tuttavia sono molto accurati. A proposito del testo delle Scritture Ebraiche lo studioso William Henry Green ha osservato: “Si può affermare con sicurezza che nessun’altra opera antica ci è pervenuta in forma così accurata”. Frederic G. Kenyon, studioso di paleografia e filologia biblica, nell’introduzione ai suoi sette volumi ha fatto questa rassicurante affermazione a proposito dei “Papiri biblici Chester Beatty” (Londra, 1933, p. 15): “La prima e più importante conclusione tratta dall’esame di questi [papiri] è confortante in quanto confermano l’essenziale integrità dei testi esistenti. Né nell’Antico né nel Nuovo Testamento si notano varianti notevoli o fondamentali. Non ci sono omissioni importanti né aggiunte di brani, e neanche varianti che influiscano su fatti o dottrine essenziali. Le varianti del testo riguardano cose secondarie, come l’ordine dei vocaboli o il preciso vocabolo usato... Ma la cosa veramente importante è la conferma, mediante prove più antiche di quelle sinora disponibili, dell’integrità dei testi a nostra disposizione. Sotto questo aspetto sono un acquisto che fa epoca”.
A proposito delle Scritture Greche Cristiane, nel suo libro The Bible and Archaeology (pubblicato nel 1940), Frederic G. Kenyon ha detto: “Quindi l’intervallo fra la data della stesura originale e quella dei reperti più antichi è talmente piccolo da essere del tutto trascurabile, e l’ultimo fondamento per qualsiasi dubbio che le Scritture ci siano pervenute sostanzialmente come furono scritte è stato ormai eliminato. Sia l’autenticità che la generale integrità dei libri del Nuovo Testamento si possono considerare definitive”. — Pp. 288, 289.
Secoli fa Gesù Cristo, “il testimone fedele e verace” (Riv. 3:14), confermò ripetutamente e in modo categorico la veracità delle Scritture Ebraiche, come fecero anche gli apostoli. (Luca 24:27, 44; Rom. 15:4) Le antiche versioni o traduzioni esistenti sono un’ulteriore conferma dell’esattezza delle Scritture Ebraiche pervenuteci. Manoscritti e versioni delle Scritture Greche Cristiane costituiscono un’inoppugnabile testimonianza della mirabile preservazione e accuratezza di questa parte della Parola di Dio. Abbiamo dunque a nostra disposizione un testo biblico veramente degno di fiducia, autentico. Un attento esame dei manoscritti delle Sacre Scritture che sono stati preservati offre un’eloquente testimonianza della loro fedele preservazione e conservazione, rendendo più significativa l’ispirata dichiarazione: “L’erba verde è appassita, il fiore si è inaridito; ma in quanto alla parola del nostro Dio, sussisterà a tempo indefinito”. — Isa. 40:8; I Piet. 1:24, 25.
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MansuetudineAusiliario per capire la Bibbia
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Mansuetudine
[gr. praỳtes].
Temperamento mite, privo di orgoglio o vanità. Inclinazione mentale che permette di sopportare i torti con pazienza e senza irritazione, risentimento o desiderio di vendetta. La mansuetudine è intimamente legata ad altre virtù come l’umiltà, la modestia di mente e la gentilezza, da cui di rado è separata. (Vedi UMILTÀ). Mentre la gentilezza si riferisce al modo di agire, praỳtes denota più precisamente una condizione della mente e del cuore, e perciò “mansuetudine” è un’appropriata traduzione italiana del termine greco.
Nella Bibbia viene messo in risalto che la mansuetudine è un comportamento mentale prima di tutto verso Dio, e poi verso i propri simili. Per esempio è scritto: “I mansueti per certo accresceranno la loro allegrezza in Geova stesso”. (Isa. 29:19) Le persone mansuete si lasciano ammaestrare — Geova “insegnerà ai mansueti la sua via” (Sal. 25:9) — e sono pronte ad accettare la disciplina dalla mano di Dio, anche se sul momento è dolorosa. (Ebr. 12:4-11) La mansuetudine spinge ad aspettare che Geova corregga gli errori e i torti ingiustamente subiti, anziché lasciarsi prendere dall’ira. (Sal. 37:8-11) Tali persone non saranno deluse, perché colui che Geova ha stabilito, il ‘ramoscello del ceppo di Iesse’, impartirà giusta riprensione “a favore dei mansueti della terra”. — Isa. 11:1-4.
MOSÈ
Mosè era proprio un uomo del genere, “di gran lunga il più mansueto di tutti gli uomini che erano sulla superficie della terra”, che accettava la critica senza risentimento. (Num. 12:3) Queste parole furono pronunciate quando Miriam e Aaronne mormorarono contro Mosè. In realtà si trattava di una lagnanza del tutto fuori posto contro Geova ed egli ne fu ben consapevole e li riprese. — Num. 12:1-15.
GESÙ CRISTO
Gesù Cristo manifestò mansuetudine sopportando torti personali d’ogni sorta senza una parola di recriminazione, lasciandosi perfino portare come un agnello allo scannatoio senza aprire bocca per protestare. (Filip. 2:5-8; Ebr. 12:2; Atti 8:32-35; Isa. 53:7) Questo più grande Mosè si raccomandava agli altri essendo mansueto o di indole mite. (Matt. 11:28, 29, CEI, NM, VR) Come predetto in Isaia 61:1, fu unto con lo spirito di Geova “per annunciare la buona notizia ai mansueti”. Dopo aver letto questa profezia nella sinagoga di Nazaret, suo proprio paese, Gesù dichiarò: “Oggi, questa scrittura che avete appena udita si è adempiuta”. (Luca 4:16-21) Nell’inviare il suo diletto Figlio ad ammaestrare i mansueti in vista della salvezza, Dio ha senz’altro mostrato loro speciale benignità. — Sal. 149:4; Prov. 3:34.
BENEFICI DELLA MANSUETUDINE
Gelosia e contese, se si lascia che mettano radici e crescano, provocheranno disordini d’ogni genere. La mansuetudine viceversa impedirà che simili situazioni si verifichino fra i seguaci di Cristo. Perciò lo scrittore biblico Giacomo esorta quelli che sono saggi e hanno intendimento a manifestare un’“eccellente condotta” di mansuetudine e longanimità nei confronti di altri nella congregazione, coltivando “la mansuetudine che appartiene alla sapienza”, “la sapienza dall’alto”. — Giac. 3:13, 17.
L’invito formulato dal profeta Sofonia è tuttora esteso ai mansueti della terra: “Cercate Geova, voi tutti mansueti della terra, che avete praticato la Sua propria decisione giudiziaria. Cercate la giustizia, cercate la mansuetudine. Probabilmente potrete esser nascosti nel giorno dell’ira di Geova”. (Sof. 2:3) E poi li attendono le altre meravigliose promesse di vita e pace. — Sal. 22:26; 37:11.
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MantelloAusiliario per capire la Bibbia
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Mantello
Vedi ABBIGLIAMENTO.
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ManticeAusiliario per capire la Bibbia
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Mantice
Congegno che si può alternativamente espandere e contrarre, gonfiandosi prima d’aria attraverso una valvola, poi espellendola con forza mediante un tubo d’uscita. Per la ventilazione forzata di una fornace il mantice è più efficace di semplici ventole, o delle antiquate canne o tubi, in cui si soffiava a forza di polmoni, pure impiegati allo stesso scopo. I mantici erano di facile costruzione: un otre montato su una base o telaio era attaccato a un tubo collegato alla fornace, tubo che poteva essere di ferro, oppure a una canna con la punta di argilla resistente al fuoco. Mantici a mano erano impiegati per piccole fucine, ma per grandi fornaci ad alta temperatura si impiegavano mantici doppi azionati coi piedi, uno per piede. Chi azionava i mantici pompava alternativamente prima con un piede poi con l’altro, tirando ogni volta una corda per rigonfiare il mantice compresso. Per la continua ventilazione di queste grosse fornaci, due uomini azionavano due paia di mantici. Questo strumento è menzionato specificamente solo una volta nelle Scritture (Ger. 6:29), benché forse vi si alluda in Isaia 54:16 ed Ezechiele 22:20, 21. In questi versetti il riferimento è figurativo e gli esempi sono tratti dai metodi seguiti per raffinare metalli.
[Figura a pagina 789]
Mantice azionato coi piedi, da un bassorilievo di una tomba egiziana
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Mara, IAusiliario per capire la Bibbia
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Mara, I
(Màra) [amarezza].
Uno dei primi accampamenti di Israele nella penisola del Sinai, chiamato “Mara” a motivo del gusto sgradevole dell’acqua. (Eso. 15:23; Num. 33:8) Pur essendo stati solo da poco liberati dagli egiziani al Mar Rosso, gli israeliti quando si resero conto che l’acqua di Mara era imbevibile si diedero a mormorare rivelando mancanza di fede. Dopo di che, per ordine di Geova, Mosè gettò un albero nell’acqua ed essa diventò dolce. La Bibbia non specifica che albero fosse e perciò non è possibile identificarlo. Naturalmente Geova può aver indicato a Mosè un particolare tipo di albero che aveva la proprietà naturale di rendere dolce l’acqua. Ma non è affatto necessario cercare una spiegazione “scientifica” o “naturale”, dato che il risanamento dell’acqua fu senz’altro miracoloso. — Eso. 15:23-25; confronta II Re 2:19-22; 4:38-41.
Geova si servì di quanto accadde a Mara per mettere alla prova la fede degli israeliti nella sua capacità di aver cura di loro. Poiché l’acqua cattiva può causare malattie (II Re 2:19), l’averla resa potabile dimostrò la capacità di Geova di preservare gli israeliti dalle malattie che avevano colpito gli egiziani. Il “regolamento” che Geova insegnò in quell’occasione agli israeliti era: L’ubbidienza a lui loro Dio avrebbe impedito che fossero afflitti dai mali che aveva fatto abbattere sugli egiziani. — Eso. 15:25, 26.
Mara viene di solito identificata con ‘Àin Hawarah, località che si trova circa 70 km a S-SE della moderna Suez e dista solo pochi chilometri dal Mar Rosso.
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MarchioAusiliario per capire la Bibbia
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Marchio
Anticamente marchi, a volte a forma di X, servivano per vari scopi. (Confronta I Samuele 21:13). Presso i non israeliti si imprimeva un marchio a fuoco sugli animali e anche sugli schiavi per indicare a chi appartenevano. Nel caso di esseri umani, tale marchio veniva impresso su una parte ben visibile del corpo, per esempio la fronte, e questo anche per impedirne la fuga. Paolo menziona quest’uso in I Timoteo 4:2. Gli adoratori di falsi dèi a volte si identificavano come tali perché avevano sulla fronte il marchio del loro dio, che poteva essere il nome, il simbolo o l’immagine di tale divinità. Comunque la legge che Geova diede a Israele proibiva di deturpare in tal modo gli esseri
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Mara, IIAusiliario per capire la Bibbia
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Mara, II
Vedi NAOMI.
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