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BaracAusiliario per capire la Bibbia
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comandante dell’esercito di Iabin, nelle mani di una donna. — Giud. 4:4-9.
Barac raduna diecimila uomini di Neftali, Zabulon e altre tribù d’Israele (Giud. 5:9-18) e sale sul monte Tabor. Informato di ciò, Sisera e il suo esercito, forte di novecento carri da guerra muniti di falci di ferro, avanzano verso gli israeliti lungo il letto asciutto del fiume nella valle del torrente Chison (nota generalmente come pianura di Esdrelon, presso Meghiddo). Al comando di Barac l’esercito d’Israele, scarsamente equipaggiato, scende con coraggio dal monte Tabor, pronto a battersi con i cananei armati di tutto punto. Ma il Chison diventa un torrente impetuoso e immobilizza i carri del nemico. Davvero “dal cielo combatterono le stelle, dalle loro orbite combatterono contro Sisera. Il torrente di Chison li spazzò via”. Barac e i suoi uomini incalzano il nemico, e il racconto dice: “Tutto il campo di Sisera cadde per il taglio della spada. Non ne rimase nemmeno uno”. — Giud. 5:20-22; 4:10-16.
Sisera stesso, abbandonato il suo carro e l’esercito accerchiato, fugge e trova rifugio nella tenda di Iael, moglie di Heber, un chenita che è in pace con Iabin. Iael offre ospitalità a Sisera, ma, mentre dorme, lo uccide trapassandogli le tempie con un piolo della tenda che conficca a terra. Quando sopraggiunge Barac, Iael lo invita a entrare nella tenda, dove egli vede che si è avverata la parola di Geova: Sisera era caduto effettivamente nelle mani di una donna. (Giud. 4:17-22; 5:24-27) Dopo di che la mano degli israeliti vittoriosi “si fece sempre più dura contro Iabin re di Canaan, finché ebbero stroncato Iabin”. Quindi, in quella zona, Israele “non fu più disturbato per quarant’anni”. — Giud. 4:23, 24; 5:31.
Può darsi che Barac sia il “Bedan” di I Samuele 12:11 (secondo la LXX greca e la Pescitta siriaca). Barac viene anche citato come esempio di fedeltà fra coloro che “mediante la fede sconfissero regni in conflitto, . . . divennero valorosi in guerra, misero in rotta eserciti di stranieri”. — Ebr. 11:32-34.
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BarachiaAusiliario per capire la Bibbia
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Barachia
(Barachìa) [Iah benedice].
Padre dello Zaccaria che fu assassinato “fra il santuario e l’altare”. — Matt. 23:35; Luca 11:50, 51.
Le parole “figlio di Barachia” non compaiono nel racconto di Luca e sono omesse da quello di Matteo nel Codice Sinaitico. Alcuni studiosi ritengono che possano essere un’aggiunta al testo fatta da un “correttore” che abbia confuso questo Zaccaria col profeta Zaccaria “figlio di Berechia”. (Zacc. 1:1) Tuttavia non ci sono prove che quest’ultimo profeta sia stato assassinato. Un’altra ipotesi è che Ieoiada, padre di uno Zaccaria che fu assassinato, potesse avere due nomi, come altri personaggi biblici. (Confronta Matteo 9:9 con Marco 2:14; Matteo 10:2, 3). Il significato di Barachia è molto simile a quello di Ieoiada, che significa “Geova conosce”.
Generalmente si ritiene che Gesù alludesse qui a Zaccaria “figlio di Ieoiada il sacerdote”. (II Cron. 24:20-22) Questa è la conclusione più logica, dato che il libro di Cronache è elencato per ultimo nel tradizionale canone ebraico, così che Abele sarebbe il primo e Zaccaria l’ultimo uomo giusto di cui le Scritture Ebraiche ricordino l’assassinio. In II Cronache 24:21 si legge che Zaccaria fu assassinato “nel cortile della casa di Geova”. L’altare degli olocausti si trovava nel cortile interno, fuori del santuario, di fronte al suo ingresso. Questo corrisponderebbe al luogo in cui Gesù situò l’incidente, cioè “fra il santuario e l’altare”.
Sia nel caso di Abele che di Zaccaria fu predetto che si sarebbe chiesto conto del sangue sparso. (Gen. 4:10; II Cron. 24:22) E c’è un notevole parallelo fra le circostanze e gli avvenimenti dell’epoca di Zaccaria figlio di Ieoiada e quelli della generazione vivente quando Gesù pronunciò queste parole. In punto di morte Zaccaria aveva detto: “Geova faccia in modo di richiederlo”. Ben presto le sue parole profetiche cominciarono ad adempiersi. Un piccolo contingente di siri salì contro Giuda e Geova diede nelle loro mani le grandi forze militari di Giuda, con gravissime perdite per i suoi principi. I siri eseguirono atti di giudizio su Ioas e lo lasciarono in preda a molte infermità, dopo di che fu assassinato dai suoi servitori. (II Cron. 24:23-25) Dopo aver menzionato la responsabilità per lo spargimento di sangue che ricadeva sui suoi interlocutori, Gesù disse: “Tutte queste cose verranno su questa generazione”. (Matt. 23:36) La profezia di Gesù si adempì in modo completo su Gerusalemme e la Giudea dal 70 al 73 E.V.
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BarbaAusiliario per capire la Bibbia
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Barba
Insieme dei peli che crescono sulle guance e sul mento dell’uomo, e a volte anche sul labbro superiore. Nelle Scritture Ebraiche, zaqàn è il termine che corrisponde a “barba”, mentre il termine saphàm, relativo al labbro, è reso dai traduttori “barba”, “baffi” e “labbro superiore”.
Presso molti popoli antichi dell’Oriente, inclusi gli israeliti la barba era considerata un segno di dignità virile. La legge di Dio proibiva a Israele di tagliarsi le ciocche di capelli “ai lati” fra l’orecchio e l’occhio, e le estremità della barba. (Lev. 19:27; 21:5) Questo senza dubbio perché presso alcuni pagani era un’usanza religiosa.
In momenti di estremo dolore, vergogna o umiliazione, uno poteva strapparsi peli della barba o lasciare barba e baffi incolti. (Esd. 9:3) Può darsi che la barba incolta di Mefiboset, figlio di Gionatan, abbia rivelato a Davide che Mefiboset diceva il vero affermando che il suo servitore Ziba l’aveva calunniato, e che effettivamente aveva fatto cordoglio mentre Davide fuggiva da Absalom, contrariamente a quanto aveva riferito Ziba. (II Sam. 16:3; 19:24-30) Radersi la barba era considerata una manifestazione di grande lutto a motivo di qualche calamità. — Isa. 7:20; 15:2; Ger. 48:37; Ezec. 5:1
Per gli uomini era normale portare la barba, anche prima che fosse stipulato il patto della Legge. Anche se gli ebrei non erigevano monumenti in cui rappresentavano se stessi, in Egitto e in Mesopotamia e in altri paesi del Medio Oriente si sono trovati molti monumenti e iscrizioni in cui assiri, babilonesi e cananei sono raffigurati con la barba; certe figure che risalgono al III millennio a.E.V. hanno barbe di varie fogge. Presso i popoli summenzionati soprattutto gli eunuchi erano raffigurati senza barba. In Israele non c’era però la consuetudine di rendere eunuchi, perché la Legge li escludeva dalla congregazione d’Israele. — Deut. 23:1.
Dato che quasi tutti i semiti sono raffigurati con la barba, anche prima che entrasse in vigore la Legge, è logico che i fedeli uomini della discendenza di Sem, che continuarono a parlare la lingua dell’Eden e senza dubbio seguirono più da vicino le usanze originali dal tempo del loro antenato Set, avessero la barba. Quindi c’è buona ragione di ritenere che Noè, Enoc, Set e il padre di Set, Adamo, avessero anch’essi la barba.
Erodoto dice che gli egiziani si radevano barba e capelli. Per loro la barba era segno di dolore o di una condizione spiacevole. Uno scrittore afferma che ogniqualvolta un artista egiziano voleva dare l’idea di un uomo di bassa condizione o di una persona sciatta, lo raffigurava con la barba. Questo aiuta a capire perché Giuseppe si fosse raso prima di presentarsi a Faraone. (Gen. 41:14; confronta Geremia 9:26; 25:23). Comunque gli egiziani portavano parrucche e barbe finte. La barba dell’uomo comune era corta; quella del monarca, lunga e quadrata; e quella delle immagini degli dèi, arricciata all’estremità. In due raffigurazioni egiziane compaiono dei filistei senza barba.
Quand’era sulla terra Gesù aveva la barba? Certo questa era un’usanza strettamente ebraica. Gesù, come ebreo, “nacque sotto la legge” e adempì la Legge. (Gal. 4:4; Matt. 5:17) Come tutti gli altri ebrei, Gesù era dedicato a Geova Dio dalla nascita, a motivo del patto della Legge, e aveva l’obbligo di osservare l’intera legge, inclusa la proibizione di tagliarsi l’estremità della barba. Inoltre, quando era sulla terra, i romani non portavano la barba. Perciò, se Gesù fosse stato senza barba, sarebbe stato preso per un eunuco o per un romano. È degno di nota che una profezia relativa alle sofferenze di Gesù dice: “Diedi il mio dorso ai percotitori, e le mie guance a quelli che strappavano i peli della barba”. — Isa. 50:6, NW.
[Figure a pagina 149]
Assiria
Sira
[Figure a pagina 150]
Egitto
Babilonia
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BarbaroAusiliario per capire la Bibbia
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Barbaro
(gr. bàrbaros).
La ripetizione “bar bar” dava l’idea di balbettare, farfugliare o parlare in modo incomprensibile; quindi il termine “barbaro” era in origine applicato dai greci a uno straniero, particolarmente di lingua diversa. In quel tempo non denotava inciviltà o rozzezza, né indicava sentimenti di sprezzante ostilità. Il termine “barbari” distingueva semplicemente i non greci dai greci, come il termine “gentili” distingue i non ebrei dagli ebrei. Chi non era greco non aveva nulla in contrario né si sentiva offeso di esser chiamato barbaro. Alcuni scrittori ebrei, fra cui Giuseppe Flavio, riconoscevano di avere tale appellativo; i romani si definivano barbari finché non adottarono la cultura greca. In questa luce tutt’altro che sfavorevole, scrivendo ai romani, Paolo usò quest’espressione che includeva tutti: “Ai Greci e ai Barbari”. — Rom. 1:14.
Il principale elemento di separazione fra i greci e il mondo “barbaro” era la lingua; per cui il termine si riferiva in special modo a chi non parlava greco, come per esempio gli abitanti di Malta che parlavano una lingua non affine al greco. In questo caso la Traduzione del Nuovo Mondo spiega significato di bàrbaroi traducendolo “persone di lingua straniera”. (Atti 28:1, 2, 4) Scrivendo in merito al dono delle lingue, Paolo due volte chiama bàrbaros (“straniero”) chi parla in una lingua incomprensibile. (I Cor. 14:11; vedi anche Colossesi 3:11). Similmente la Settanta usa bàrbaros in Salmo 113:1 (114:1 in ebraico e in quasi tutte le versioni italiane) e in Ezechiele 21:31.
Siccome i greci consideravano la loro lingua e la loro cultura superiori a tutte le altre, e a motivo dell’indegno trattamento riservato loro dai nemici, il termine “barbaro” assunse a poco a poco il suo comune significato dispregiavo.
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Bar-GesùAusiliario per capire la Bibbia
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Bar-Gesù
[figlio di Gesù].
Ebreo di Pafo città dell’isola di Cipro vissuto nel I secolo E.V., che era “stregone, falso profeta”. (Atti 13:6) Aveva lo pseudonimo o il titolo di “Elima”, forma greca di un termine arabo che significa “mago, stregone”.
Questo era un appellativo molto appropriato per Bar-Gesù, poiché sembra che godesse di una posizione di prestigio come mago di corte e consigliere di Sergio Paolo, proconsole romano a Pafo. Essendo “sacerdote” di un culto divinatorio, Bar-Gesù era naturalmente contrario al cristianesimo e, per proteggere la propria posizione lucrativa, fu inflessibile nell’opporsi alla predicazione di Paolo e Barnaba. Perciò, quando Sergio Paolo “cercò premurosamente di udire la parola di Dio”, Elima “si opponeva loro, cercando di allontanare il proconsole dalla fede”. — Atti 13:7, 8.
Allora Paolo fissò quello stregone satanico negli occhi e, “pieno di spirito santo”, rispose: “O uomo pieno d’ogni sorta di frode e d’ogni sorta di furfanteria, figlio del Diavolo, nemico di ogni cosa giusta, non smetterai di pervertire le giuste vie di Geova? E ora, ecco, la mano di Geova è su di te e sarai cieco, non vedendo la luce del sole per un periodo di tempo”. Immediatamente Bar-Gesù
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BarcaAusiliario per capire la Bibbia
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Barca
Vedi IMBARCAZIONI.
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