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  • Suriname, il paese delle kottomissie
    Svegliatevi! 1975 | 22 settembre
    • La moda dell’“anjisa” ebbe altri significati, oltre a indicare la disposizione di chi lo portava. Per mezzo d’essi le fanciulle davano appuntamento ai loro fidanzati e mostravano se li amavano ancora.

      L’“anjisa” che si portava indicava anche la posizione o l’occupazione. Per esempio, ce n’era un tipo che indicava le prostitute. Una schiava che aveva cura dei figli del proprietario di schiavi portava uno speciale tipo di “kottojakki” e un “anjisa” con un ampio orlo intorno. In cima a esso ella portava un cappello. Così tutti potevano vedere dal suo vestito che era una speciale fanciulla schiava.

      Un copricapo “mek sani édé”, o “fa le cose”, è interessantissimo. Si fa legando insieme tre “anjisa”, con tutti i dodici angoli sporgenti. E per corrispondere a ciò, tre “kottojakki” erano indossati l’uno sull’altro, ciascuno più corto dell’altro così che si vedevano tutt’e tre. Un “anjisa” sciolto era tenuto in ciascuna mano. Questo vestito era per occasioni speciali, come quando una persona influente dall’estero visitava il Suriname.

      Le “kottomissie” davano a tale persona il benvenuto, inchinandosi e dicendo alcune parole di benvenuto. Quindi, mentre erano ancora di fronte alla persona, rifacevano i loro passi facendo ondeggiare gli “anjisa” nelle loro mani. Stendevano inoltre a terra gli “anjisa” sciolti così che la persona influente vi camminasse sopra. Questo significava: “Io la onoro tanto che la faccio camminare perfino su ciò che porto sulla mia testa”.

      Una più recente moda di legare l’“anjisa” si chiama “oto baka”, che significa respingente di automobile. Questa moda si fa piegando le estremità dell’“anjisa” insieme dietro la testa a forma di un respingente.

      Ora solo le donne più anziane si vedono indossare a volte il “kottojakki”, ma senza l’imbottitura di paglia. Più frequentemente portano un semplice “anjisa” legato. Per avvenimenti speciali, comunque, come per il Giorno dell’Emancipazione, che celebra l’abolizione della schiavitù del 1863, molte donne, giovani e vecchie, sfilano per le vie con questo interessante vestito dei tempi passati.

  • Un difficile enigma
    Svegliatevi! 1975 | 22 settembre
    • Un difficile enigma

      Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Venezuela

      GLI enigmi vi presentano una sfida? Che dire di un enigma che pesi quasi 600 chilogrammi e che abbia alcuni pezzi lunghi più di 2 metri? Sarebbe un ‘enigma mastodontico’, non è vero? Ebbene, si tratta di uno scheletro di balena!

      Non molto tempo fa, sull’isola di Margarita, in Venezuela, parlai a un professore che aveva messo insieme e montato uno scheletro di balena. Fu un difficile compito.

      Egli sapeva che molti studenti che studiano la vita marina all’Università del Oriente di Margarita avrebbero tratto profitto esaminando l’esemplare montato. Accettò dunque la sfida.

      Al tempo che prese la decisione la balena era ancora sulle spiagge dell’isola di Cubagua, dove alcuni umili pescatori avevano detto d’averla vista una decina d’anni prima. Ora si offrirono generosamente di sfidare i mari con le loro piccole imbarcazioni da pesca per fare i numerosi viaggi necessari e portare l’enorme scheletro all’università.

      I pescatori portarono il loro carico e lo depositarono con cura al Centro delle Investigazioni Scientifiche. Le ossa non furono messe in nessun ordine speciale. Solo un grande mucchio d’ossa! Ora il professore aveva un bell’enigma da risolvere!

      Il lavoro immediato fu quello di pulire le ossa. Il sole e la terra avevano notevolmente contribuito alla decomposizione del corpo. Malgrado ciò, le ossa erano tutt’altro che pulite e bianche.

      Così faticarono per quasi due mesi, strofinando in continuazione. Nulla riusciva a staccare il grasso che aderiva ancora alle ossa, non c’era sostanza candeggiante né detersivo che servisse allo scopo. Infine qualcuno ebbe l’idea di provare con un detersivo per forni.

      Il professore ci provò e, guarda un po’, funzionò! Con esso la pulizia fu presto portata a termine, e si accinsero al montaggio.

      Lì era chiaramente evidente la sapienza del Creatore, Geova Dio. Non c’erano due pezzi esattamente uguali. Questo fatto fu d’immenso aiuto alle persone impegnate nel lavoro, e in nessun punto fu più apprezzato che nella colonna vertebrale.

      Fra una vertebra e l’altra c’è un disco. La faccia di quel disco corrisponderà solo a una vertebra, quella con la faccia corrispondente. Mentre mettevano in ordine le vertebre scoprirono che apparentemente alcune non corrispondevano a nessun disco. Conclusero che dovevano esserci altre vertebre. E in effetti, quando fecero una spedizione sull’isola scoprirono altre vertebre.

      Per attaccare le ossa le une alle altre, furono trasportate in un’autorimessa. Lì la testa, le costole e le ossa più piccole furono attaccate con viti di bronzo.

      In quanto alle vertebre, furono collegate da una sbarra d’acciaio. Fu praticato un foro al centro di ciascuna vertebra e di ciascun disco e nella testa. La sbarra fu quindi passata attraverso la colonna vertebrale e nella testa. Si può avere un’idea della sua lunghezza considerando che, montata, si estendeva per tutta la lunghezza dell’autorimessa, fuori della porta e sul marciapiede! Immaginate la sorpresa del passante casuale di trovarsi la strada ostruita dalla vertebra caudale di una balena!

      Il cranio è molto pesante, ed è quasi un quarto del peso totale della balena. Al primo tentativo di montarlo, il telaio si piegò. Sistemando nuovamente la testa per consentire un migliore equilibrio e scegliendo un altro punto come appoggio principale, poterono usare lo stesso telaio.

      Allontanandosi per dare una buona occhiata al suo enigma, finito e montato, il professore ebbe ogni ragione d’essere contento per aver accettato la sfida. Ma, che cosa se ne doveva fare?

      Da molto tempo l’idea di un museo marino era andata maturando nella mente di questo e di altri professori dell’università. Ora avevano senz’altro la base per il museo. Perché, dunque, non fare lo sforzo?

      Man mano che il progetto prendeva forma aumentò pure l’entusiasmo. Coloro che ne compresero gli utili aspetti educativi cominciarono a offrire doni. Portarono coralli, conchiglie, ancore, crostacei, qualsiasi cosa avesse relazione con il mare. Esemplari di pesci trovati lungo le coste di Margarita, alghe, fotografie indicanti come allevano le ostriche e le cozze, scheletri di pescecani e delfini sono fra gli altri articoli che vi si possono esaminare.

      Naturalmente, la balena occupa il posto d’onore. Le ossa saranno presto lisce e bianche, poiché vengono lucidate con una piccola lucidatrice a mano e sarà quindi spruzzata su di esse una vernice plastica trasparente per preservarle.

      E così, per il fatto che qualcuno fu disposto ad accettare una sfida, è nato il Museo del Mare al Centro delle Investigazioni Scientifiche dell’Università del Oriente sull’isola di Margarita.

  • Richiesta di droga
    Svegliatevi! 1975 | 22 settembre
    • Richiesta di droga

      ● La cocaina si ricava dalle foglie di coca, coltivata soprattutto nell’America Latina. La richiesta di questa droga è nettamente aumentata: dal 1973 il prezzo delle foglie di coca è salito del 1.500 per cento, da 2.600 a 38.000 lire per ogni balla.

  • Più topi che persone
    Svegliatevi! 1975 | 22 settembre
    • Più topi che persone

      ● L’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle N.U. calcola che ci siano nel mondo 4.250.000.000 di topi, i quali consumano annualmente oltre quaranta milioni di tonnellate di cibo.

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