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Capire e gustare la musicaSvegliatevi! 1979 | 8 luglio
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vivamente il loro adempimento e che soddisfazione proviamo ricevendone le benedizioni!
Il dono dell’udito
Senza il meraviglioso dono dell’udito che Dio ci ha fatto non esisterebbe la musica, o, per lo meno, non saremmo in grado di apprezzarla. Per poterla capire e gustare, la musica dev’essere alla portata delle nostre capacità. Sebbene variino da individuo a individuo, i limiti della facoltà uditiva umana vanno, come si ammette in genere, da 16 vibrazioni, o “cicli”, al secondo a 20.000 cicli al secondo. Un termine più recente usato oggi in elettronica per “cicli al secondo” è “hertz” (Hz). Le note prodotte da qualsiasi strumento musicale rientrano ampiamente entro questi limiti. Per esempio, il limite del violino va da soli 180 a 2.500 Hz. La chitarra va un po’ più in basso, con 80-1.200 cicli al secondo. Qual è lo strumento che arriva più in alto? I piatti, che possono produrre vibrazioni fino a 20.000 Hz. In un’orchestra, il piano è quello che di solito ha la più ampia gamma di frequenze, da 27 a 4.000 cicli al secondo.
Gli armonici danno qualità al suono
La maggioranza converrà che la musica “dal vivo” è la più gradevole. Vi siete mai chiesti perché? Chi ha mai visto un dipinto o una foto che uguagliasse l’originale? Manca sempre qualcosa nella copia. Anche se una foto riproduce tutti i colori e i particolari dell’originale, le manca la profondità. Pressoché allo stesso modo, la musica dal vivo ha una pienezza, una ricchezza, una profondità che è difficile uguagliare. Perché?
La luce che vediamo e i suoni che udiamo sono tutte vibrazioni. Nel suono non solo c’è una vibrazione principale o di fondo, ma ci sono anche vibrazioni parziali o secondarie rispetto a quella “fondamentale”, com’è chiamata. E sono queste vibrazioni parziali, o “armonici”, che danno la ricchezza, la pienezza, la profondità all’originale, così difficile da riprodurre nella copia. Fatto interessante, la valorizzazione o l’inibizione di questi armonici ci permette di comprendere se la musica che ascoltiamo è musica di strumenti a corda, di flauti, o, di nuovo, l’identica nota suonata da una cornamusa! Questa qualità del suono si può identificare dalla combinazione di armonici, detta “timbro”, prodotta normalmente da un ottone, ad esempio, in paragone a uno strumento a corda, o a uno strumento consistente di una canna con una linguetta per far vibrare l’aria.
Per gustare la musica
Pochissimi hanno il talento o i mezzi per ascoltare musica dal vivo, eppure milioni di persone continuano a provare piacere grazie all’alta fedeltà. Alla radio ci sono stazioni AM ed FM. La modulazione di frequenza (FM) è di solito preferita perché la sua ricezione è quasi esente da disturbi e ha una più ampia gamma di frequenze nelle trasmissioni musicali. In molti paesi le stazioni che trasmettono musica stereofonica a modulazione di frequenza sono molto apprezzate, non solo perché molte hanno programmi accuratamente selezionati, ma perché riescono a riprodurre in larga misura gli armonici di cui abbiamo parlato. Inoltre, sono in vendita dischi e nastri ad alta fedeltà. L’ideale di tutte le case di registrazione sarebbe di riprodurre la musica dal vivo con vera fedeltà com’era in origine con tutti i suoni armonici e, nello stesso tempo, eliminare le distorsioni e i rumori indesiderati.
Per chi ascolta ogni tanto musica durante il lavoro o mentre fa altre cose, questo può non essere tanto importante. Può andare benissimo una radiolina a transistor. Né può essere criticato per questo, perché i gusti musicali variano notevolmente. Per qualcun altro, comunque, questo non soddisfa per niente. Anche se si trasmette musica, per lui non è vera musica. Alcune ragioni sono l’elevata distorsione e la limitata gamma di frequenze. L’assenza di un suono musicale puro, insieme al rumore e alla distorsione, può indurre a spegnere la radio anziché continuare ad ascoltare.
In una buona riproduzione musicale è importante che la distorsione sia minima. Nel caso dei dischi, la distorsione può essere dovuta a una testina o a una puntina scadente. In certi nastri il livello di distorsione e fruscio è maggiore che in altri. Anche l’amplificatore e gli altoparlanti influiscono molto sulla buona qualità del suono. Se vi sono i dati tecnici, è bene controllare il livello di distorsione e la gamma di frequenze. In alcuni modelli il grado di distorsione può essere anche dell’1,5 per cento o più, mentre in un prodotto di qualità può essere dello 0,04 per cento o meno. I dati riguardanti la gamma di frequenze sono pure importanti, ma possono ingannare.
Un esperto, dopo molti studi sulle preferenze, disse quanto segue: “Il novanta per cento degli ascoltatori si accontenta di una larghezza di banda di 60-8.000 cicli al secondo”. Sembra dunque che la maggioranza non sia così esigente come vorrebbe farci credere la pubblicità. Naturalmente, questo non si applica a tutti. Alcuni hanno un acuto senso dell’udito, e la distorsione e l’assenza di una gamma completa impediscono loro di gustare la musica. Di quale classe fate parte? Alla fin fine, l’orecchio è il vostro miglior giudice. Scegliete, fra ciò che potete permettervi, il suono che vi aggrada di più.
Veduta equilibrata
La musica, come altri piaceri, ha le sue limitazioni. Dopo una dura giornata di lavoro può essere molto rilassante prima di andare a dormire. Ad alcuni che soffrono di leggera depressione essa è di sprone. Tuttavia non si deve considerare il rimedio per tutti i mali. Chi ha un problema che richiede d’agire non lo risolverà ascoltando musica. È pure bene ricordare che la maggioranza ha bisogno di silenzio per pensare seriamente e meditare. Tuttavia, sembra che alcuni siano così abituati alla musica da pensare di doverla ascoltare continuamente. E una comune lamentela dei vicini è che certuni tengono il volume troppo alto. Alcuni appassionati sembrano dimenticare che non tutti condividono il loro entusiasmo e i loro gusti. Per non disturbare chi abita vicino si può ricorrere alla cuffia. Se non si esercita un freno, la musica può anche portare via molto tempo e, in tal modo, creare più problemi di quelli che risolve.
Per fare un esempio, consideriamo brevemente alcune persone molto famose che fecero della musica l’interesse principale della loro vita, trascurando a volte altre cose a cui avrebbero dovuto dedicare più attenzione. Ludwig van Beethoven è considerato uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, tuttavia ci è detto che la sua vita era molto disordinata. Un altro, Franz Schubert, che si afferma abbia composto una delle più belle sinfonie di tutti i tempi, una volta disse d’essere un uomo molto infelice.
Né furono solo gli artisti del passato a soffrire di depressione. Il defunto Hank Williams, uno dei più famosi cantanti di canzoni popolari e del West del suo tempo, cantava un inno religioso intitolato “Ho visto la luce”. Ma l’aveva vista? Una volta, dopo avere cantato l’inno, scoppiò in lacrime e disse singhiozzando di non aver visto nessuna luce. La sua vita finì tragicamente per una dose eccessiva di droga, presa in viaggio mentre andava a cantare.
Sì, questi vissero per la musica; fu tutta la loro vita. Potremmo dire appropriatamente che per loro la musica fu come alcuni sprazzi di luce solare in un mare agitato e in tempesta! La fuggevole gioia che ne trassero fu ben presto offuscata dalla tristezza dei problemi personali. Per chi desidera una vita equilibrata e felice, tali musicisti costituiscono esempi ammonitori.
Sebbene la maggioranza di noi siamo ascoltatori e non esecutori, la suddetta lezione è valida in entrambi i casi. Non è bene dedicare troppo tempo a suonare o ad ascoltare musica. Sì, la musica è una cosa bellissima. Ma è solo UNO dei meravigliosi doni che Dio ha fatto all’uomo. Ci sono altri doni: la famiglia, gli amici, il lavoro, il servizio cristiano. Dobbiamo prestare attenzione anche ad essi. Se possiamo saggiamente tenere la musica al suo posto — per servircene quando ne abbiamo bisogno e lo desideriamo, senza trascurare le altre responsabilità — possiamo benissimo continuare a capire e a gustare la musica per tutta la nostra vita.
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I giardini giapponesi sono diversiSvegliatevi! 1979 | 8 luglio
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I giardini giapponesi sono diversi
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone
IL VOSTRO giardino consiste di un bel prato circondato da fiori primaverili o da rose estive? In tal caso, abitate probabilmente in un paese occidentale, dove il giardino consiste spesso di aiuole di fiori il cui aspetto cambia con le stagioni. In Giappone, però, molti giardini sono completamente diversi.
Che ne direste di un giardino fatto interamente di rocce e sabbia? A Kyoto, in Giappone, c’è un famoso giardino, il giardino di rocce del Ryoanji, un tipo di giardino chiamato kare-sansui. Questa espressione significa “acqua della montagna arida”. I monti sono rappresentati da 15 rocce di varie forme e grandezze. Sono sistemate con cura nell’“acqua”, rappresentata da ghiaietto bianco rastrellato. In questo giardino non esistono fiori o piante d’alcun genere. È una creazione che risente dell’influenza del buddismo zen, e dà risalto al pensiero astratto e alla “nullità”.
Questo tipo di giardino fatto con le rocce è solo uno dei molteplici giardini giapponesi. Un altro è il giardino di muschi di Saihoji a Kyoto, dove 50 varietà di muschio formano un tappeto vellutato sotto antichi alberi. Molti altri bei giardini sono abbastanza grandi da contenere laghetti e corsi d’acqua, ponti e lanterne in pietra, pini e arbusti da fiore.
Storia dei giardini giapponesi
La più antica storia dei giardini giapponesi si trova nelle Nihon-shoki (Cronache del Giappone) scritte nell’ottavo secolo E.V. Esse ci parlano di un ponte e della
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