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  • Tenetevi al passo con la società del nuovo mondo
    La Torre di Guardia 1956 | 15 novembre
    • Tenetevi al passo con la società del nuovo mondo

      “Noi abbiamo abbandonato ogni cosa e ti abbiamo seguito”. — Matt. 19:27, NM.

      1. Che cosa è la società del nuovo mondo, e perché è indispensabile che gli amanti della giustizia si tengano al passo con essa?

      LA SOCIETÀ del nuovo mondo è una crescente società di ministri, che estende la sua influenza fino alle estremità della terra abitata. È un’organizzazione vivente, attiva, operosa, la cui prosperità spirituale non ha l’uguale nella storia del Cristianesimo. Ovunque si trovi, l’influenza da essa emanata attrae l’attenzione degli uomini onesti. È un faro che risplende in questo mondo tenebroso, offrendo parole di speranza e vita a tutti, entro i suoi raggi. Oggi è indispensabile che quelli che vogliono vivere nel nuovo mondo di giustizia si tengano al passo con la società del nuovo mondo. Perché? Perché, fra breve, essa porterà tutti i suoi membri in salvo oltre la più grande di tutte le tribolazioni, la guerra di Armaghedon, e li condurrà in un brillante nuovo mondo creato da Dio, dove il genere umano godrà pace, prosperità e felicità eterna. — Matt. 24:21.

      2. (a) Perché possiamo dire che Geova è responsabile della società del nuovo mondo? (b) In che modo la società del nuovo mondo riflette la mente di Geova?

      2 Il credito per il successo di questa prodigiosa organizzazione spetta al suo Edificatore e Creatore, Geova Dio. Egli solo avrebbe potuto concepire tale meravigliosa disposizione per la preservazione del suo popolo. Egli solo ha la potenza di sostenere una così grande impresa durante questi tempi difficili. Ed egli solo ha la sapienza e lo spirito per dirigerla ad adempiere il suo proposito secondo la sua divina volontà. Quindi Geova è responsabile della sua esistenza, della sua crescita fenomenale e del suo successo. È dunque giusto che ogni lode e onore spettino a lui. Infatti come l’apostolo Paolo disse così appropriatamente: “Chi dunque è Apollo? Sì, chi è Paolo? Ministri mediante i quali diveniste credenti, secondo come il Signore concesse ad ognuno. Io piantai, Apollo innaffiò, ma Dio ha fatto crescere; perciò né colui che pianta, né colui che innaffia è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Ora colui che pianta e colui che innaffia sono uno, ma ogni persona riceverà la sua propria ricompensa secondo il suo proprio lavoro. Poiché siamo cooperatori di Dio. Voi siete il coltivato campo di Dio, l’edificio di Dio”. Essendo l’edificio di Dio, il suo “coltivato campo”, la società del nuovo mondo rispecchia la mente di Geova verso il genere umano, espandendo sulla terra la vera adorazione, progredendo con conoscenza accresciuta, provvedendo la maturità e prosperità spirituale, tenendosi a pari passo col suo capo, Cristo Gesù, che mostra il cammino fino al giorno perfetto. — 1 Cor. 3:5-9, NM; Sal. 127:1.

      3. Come ha Geova ispirato speranza nel nuovo mondo, e come ha influito sugli uomini questa speranza?

      3 Prima che l’uomo potesse mai sperare in un nuovo mondo, Geova Dio cominciò ad edificare le sue fondamenta e ispirare fiducia in esso. Egli ispirò uomini a scrivere e pronunciare profezie concernenti il mondo avvenire in cui abiterà la giustizia. Queste profezie divennero una fonte d’immensurabile gioia, speranza e coraggio agli uomini di buona volontà in ogni generazione. Dalle profezie gli uomini ricevettero il necessario stimolo per progredire nella fede e per attenderne il sicuro adempimento. Quando Geova comandò ad Abramo: “Vattene dal tuo paese e dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò”, Abramo ubbidì senza esitare, poiché credette nella promessa di Dio di un nuovo mondo. Paolo ci dice che Abrahamo ubbidì a Dio “andandosene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede dimorò temporaneamente nel paese della promessa come in un paese straniero, e abitò in tende con Isacco e Giacobbe, coeredi della stessa promessa. Poiché egli aspettava la città che ha vere fondamenta e il cui edificatore e creatore è Dio”. Il grande desiderio di Abrahamo di vivere nel promesso nuovo mondo di Geova fu ciò che lo indusse a lasciare il suo paese nativo e ad accontentarsi della vita di un residente temporaneo, abitando in tende, affinché potesse ereditare la promessa. Sara, sua moglie, lo accompagnò di sua spontanea volontà nei suoi viaggi, manifestando così la propria fede nella promessa di Dio. Mediante la fede essi s’incamminarono verso un nuovo paese sperando in un nuovo mondo. — Gen. 12:1-3; Ebr. 11:8-10, NM.

      4-6. (a) Quali altri uomini ebbero riguardo per questa speranza di un nuovo mondo? (b) Come dimostrò Gesù la sua prontezza a partecipare alla promessa di Geova?

      4 Ci troviamo di fronte la domanda: Siamo pronti a fare la stessa cosa, cioè, esercitare la stessa fede e convinzione nella promessa di Dio come fecero Abrahamo e sua moglie Sara? Il fatto che Abrahamo non ereditò la promessa durante la sua vita non deviò Isacco e Giacobbe dal seguire le orme di Abrahamo nell’esercitare fede in Dio e dal raccomandare la stessa condotta ai loro figli. Gesù disse di Abrahamo: “Abramo, vostro padre, ha giubilato nella speranza di vedere il mio giorno; e l’ha veduto, e se n’è rallegrato”. Tanta era la fede di questi patriarchi nella promessa di Dio che erano pronti a dare tutto, perfino la propria vita, affinché ereditassero la promessa del nuovo mondo. — Giov. 8:56; Ebr. 11:39.

      5 Mosè esercitò la stessa fede nella promessa di Dio. Colui che era stato allevato alla corte di Faraone “stimava la riprovazione del Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto”. Mosè rispose all’invito di Dio all’età di ottant’anni, lasciando indietro la vita di pastore per divenire testimone di Geova a Faraone e capo della nazione d’Israele. In Israele abbiamo un esempio di come un’intera nazione trovò speranza nella promessa di Geova di un nuovo mondo. Paolo parla di un gran “nuvolo di testimoni” che depongono ogni peso per divenire partecipi della promessa. — Ebr. 11:26, 27; 12:1, NM.

      6 Il più eminente di questo gran “nuvolo di testimoni” era Cristo Gesù: “Il quale, benché esistesse in forma di Dio, non considerò affatto la rapina, cioè, che dovesse essere uguale a Dio. No, ma egli annichilì se stesso e prese la forma di uno schiavo divenendo simile agli uomini. Inoltre, quando si trovò nella forma di un uomo, umiliò se stesso e divenne ubbidiente fino alla morte, sì, la morte su un palo di tortura. E per questa stessa ragione Iddio lo ha innalzato a una posizione superiore”. Gesù diede tutto ciò che aveva, e questo fu molto più di quanto tutto il genere umano avrebbe potuto dare, per poter partecipare alla promessa di Geova di un nuovo mondo. Cristo illustrò la sua prontezza nel farlo con alcune parabole: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo ha trovato e nascosto, e per la gioia che prova va e vende tutto ciò che ha e compra quel campo. Il regno dei cieli è anche simile ad un mercante viaggiatore in cerca di belle perle. Trovata una perla di alto valore, se ne andò e vendette prontamente tutte le cose che aveva e la comprò”. Gesù si era spogliato così completamente che poté dire ad un certo scriba che desiderava seguirlo: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo”. Piuttosto che rimpiangere la perdita di “tutte le cose” Gesù raccomandò questa condotta ai suoi seguaci, onde potessero guadagnare il Regno. — Filip. 2:5-9 e Matt. 13:44-46, NM; Matt. 8:20; Col. 1:15, 16.

      7. (a) Per conquistare il nuovo mondo, quale consiglio diede Gesù? (b) Che cosa significa seguire Cristo?

      7 Gesù sapeva ciò che ci voleva per conquistare questo mondo; quindi disse: “Se alcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda il suo palo di tortura e mi segua di continuo. Poiché chi vuole salvare l’anima sua la perderà; ma chi perde l’anima sua per amor mio la troverà. Poiché che gioverà ad un uomo se guadagna il mondo ma perde l’anima sua? o che darà l’uomo in cambio dell’anima sua? Perché il Figlio dell’uomo è destinato a venire nella gloria del Padre suo con i suoi angeli, e allora ricompenserà ciascuno secondo la sua condotta”. Perciò, seguire Gesù Cristo significa praticare il Cristianesimo; significa rinnegare la propria persona in una vita di dedicazione ai princìpi del Cristianesimo. Richiederà l’accettazione del “palo di tortura” e la partecipazione ad alcune delle afflizioni e sofferenze lasciate da Gesù. Significa abbandonare le proprie ambizioni e i desideri personali di accumulare ricchezze, prestigio e potere. Il profeta Giobbe disse: “Se ho riposto la mia fiducia nell’oro, se all’oro fino ho detto: ‘Tu sei la mia speranza’, . . . avrei difatti rinnegato l’Iddio ch’è di sopra”. Quindi seguire Cristo significa rinunciare al vecchio mondo, l’intero mondo e alla vita, se è necessario. Esige la completa fedeltà e lealtà al Cristianesimo, come quella che il soldato dà alla causa dell’indipendenza e libertà. Paolo rese chiaro questo punto, dicendo: “Nessuno che serve come soldato s’immischia negli affari commerciali della vita, affinché riceva l’approvazione di colui che lo ha arruolato come soldato”. Seguendo Cristo i Cristiani devono essere pronti ad adempiere i propri doveri con la stessa determinazione del profeta Isaia, il quale, udita la domanda: “Chi manderò? E chi andrà per noi?” rispose: “Eccomi, manda me!” Non avendo nessun legame con questo vecchio mondo egli era libero di rispondere all’invito di Geova. Ecco la sorte desiderabile che ebbero, per la loro fede, uomini fedeli come Abrahamo, Isacco, Giacobbe ed altri. Tale dev’essere la sorte di tutti quelli che si tengono al passo con la società del nuovo mondo. — Matt. 16:24-27, NM; Giob. 31:24, 28; 2 Tim. 2:4, NM; Isa. 6:8.

      INVITATI A DARE TUTTO

      8. Che cosa Gesù invitò i suoi seguaci a fare, e come risposero essi?

      8 Quando stabilì il Cristianesimo, Gesù Cristo invitò i suoi seguaci a manifestare questa stessa fede, la fede di Abrahamo, ed i suoi primi discepoli mostrarono di averla. Notate particolarmente la loro prontezza nel rispondere all’invito di Gesù: “Venite dietro a me”. Il racconto ispirato dice di Pietro e Andrea, che pescavano con le loro reti al momento che Gesù li chiamò: “Lasciate prontamente le reti, lo seguirono”. Di Giacomo e Giovanni, che furono chiamati mentre rassettavano le reti, la narrazione dice: “Ed essi, lasciata subito la barca e il padre loro, lo seguirono”. Quando un discepolo desiderò tornare indietro per seppellire suo padre, Gesù rispose: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Il concetto qui espresso è che non permisero a nulla di ostacolarli; le occupazioni, la famiglia, gli amici non furono ritenuti indispensabili, ma furono collocati ad un posto secondario; e la cosa più desiderabile, il regno di Dio, fu messa al primo posto nella loro vita. Non furono spesi mesi per risparmiare denaro prima di lasciare le loro occupazioni, né una cauta considerazione della questione per vedere se valesse la pena. Né gli apostoli sollevarono la domanda: Che cosa ne ricaverò? Piuttosto, la loro risposta fu immediata, manifestando grande fede in Geova, nel suo Figlio e nella disposizione stabilita per la loro continuata esistenza. — Matt. 4:18-22; 8:22, Ricciotti.

      9. Come dovevano calcolare i loro privilegi del Regno?

      9 Gesù aveva convinto i suoi seguaci del valore di guadagnare il Regno. Per riuscirvi si poteva pagare qualunque prezzo. Egli mise in risalto la necessità dei sacrifici personali, del lavoro strenuo, della perseveranza e della pazienza per raggiungere la mira della fede, cioè la salvezza delle nostre anime. Egli fece rilevare che seguendolo continuamente l’individuo si sarebbe liberato dai legami e vincoli mondani. Cibo, vestiario, casa ed altre necessità della vita furono ritenuti secondari. “Poiché tutte queste son le cose che le nazioni ansiosamente perseguono. Poiché il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Continuate quindi a cercare prima il regno e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte. Perciò, non siate mai ansiosi del giorno seguente, perché il giorno seguente avrà le sue proprie ansietà. Basta a ciascun giorno il suo proprio male”. La cosa principale era il Regno; in paragone tutte le altre cose svanivano nel nulla. Paolo palesò i suoi sentimenti al riguardo quando disse: “A causa di lui [di Cristo] ho accettato la perdita di tutte le cose e le considero tanti rifiuti, onde guadagni Cristo”. E l’apostolo Giovanni ragionò così: “Il mondo passa e anche il suo desiderio, ma chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”. Quale migliore ragione si potrebbe dare per abbandonare questo mondo e dedicarsi completamente e senza riserva per il regno di Dio? Se per tenersi al passo con la crescente chiesa cristiana del primo secolo occorreva assoluta fede e fiducia in Geova e Cristo Gesù, ne occorre forse meno oggi? — Matt. 19:27; 6:32-34; Filip. 3:8; 1 Giov. 2:17, NM.

      10. Qual è stato il risultato del fedele adempimento del comando di ‘fare discepoli le persone di tutte le nazioni’?

      10 La fedele ubbidienza all’incarico di andare e ‘fare discepoli le persone di tutte le nazioni’ ha fatto crescere la congregazione cristiana finché oggi è rappresentata in tutta la terra da devoti ministri che annunciano questa buona notizia dell’istituito regno di Dio. Particolarmente negli ultimi trentasette anni centinaia di milioni di persone sono venute a conoscenza del divino governo del nuovo mondo. Fra questi milioni, centinaia di migliaia hanno riconosciuto che questo è il messaggio vivificante di Dio per il nostro giorno. Queste persone hanno risposto con la stessa fede e gioia che ebbero i profeti dell’antichità e i discepoli di Gesù, e hanno dedicato la loro vita a Dio mediante Gesù Cristo cooperando ad innalzare questa radiante torcia del Regno. Tutti insieme, questi testimoni cristiani costituiscono una società che non fa in nessun modo parte di questo vecchio mondo. Essi sostengono il nuovo mondo di giustizia stabilito da Dio; quindi formano una società del nuovo mondo. — Matt. 28:19, 20; 24:14.

      11. Sono i membri della società del nuovo mondo obbligati a fare gli stessi sacrifici dei testimoni cristiani del primo secolo?

      11 Dunque come membri della società del nuovo mondo, sono essi obbligati a fare gli stessi sacrifici e manifestare la stessa fede di quei testimoni cristiani del primo secolo? Sì. Perché non esiste un codice separato di regole di condotta o di ministero per i Cristiani di qualsiasi secolo. Seguono tutti lo stesso Esemplare, Cristo Gesù. Pietro scrisse: “Infatti, a questa condotta siete stati chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello affinché seguiate attentamente le sue orme”. Paolo ammonì: “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. E ancora: “Siate imitatori di quelli che mediante la fede e la pazienza ereditano le promesse”. “Perché tutte le cose che furono scritte in passato furono scritte per nostra istruzione, affinché mediante la nostra perseveranza e mediante la consolazione delle Scritture noi abbiamo speranza”. Pertanto, oltre il perfetto esempio di Cristo, noi abbiamo per iscritto l’esempio di Abrahamo e di tutti i profeti prima di noi come profittevoli lezioni che possiamo studiare se vogliamo tenerci al passo con la società del nuovo mondo. — 1 Piet. 2:21; 1 Cor. 11:1; Ebr. 6:12; Rom. 15:4; 1 Cor. 10:11, NM.

      12. Quale dev’essere l’attitudine mentale di quelli che si tengono al passo con la società del nuovo mondo?

      12 Diventa sempre più chiaro che per tenerci al passo con la società del nuovo mondo dobbiamo rispondere con la stessa prontezza e determinazione alle direttive di Geova come fecero i fedeli profeti e apostoli. Non possiamo permetterci di essere legati a questo vecchio mondo e al tempo stesso pensare che possiamo tenerci al passo con questa società cristiana di ministri. Dobbiamo essere liberi per rispondere all’invito come fecero Abrahamo e Mosè, pronti a metterci in cammino e lasciare indietro gli interessi del vecchio mondo. Dobbiamo essere ansiosi di rispondere all’invito del Signore: “Vieni e seguimi”, rispondendogli in senso completo come fece Pietro: “Noi abbiamo lasciato ogni cosa e t’abbiamo seguitato”. A noi è stata estesa tale opportunità di lasciare indietro “ogni cosa”, non con nostalgia, come fece la moglie di Lot, ma piuttosto senza rimorsi, e con gioia. Infatti Paolo, che rinunciò a tutto, disse: “Io son pronto non solo ad esser legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signor Gesù”. Noi dovremmo avere questa medesima determinazione e devozione. — Mar. 10:21; Matt. 19:27; Atti 21:13.

      13. Che cosa si può dire di quelli ancora legati al vecchio mondo, e quale ammonimento può essere dato loro?

      13 Vi sono però ancora alcuni “Cristiani” che pensano di poter vivere nella società del nuovo mondo e nel vecchio mondo allo stesso tempo. Ma anche quelli che sembrano lenti a capire trovano questo sempre più difficile. La loro dedicazione non è stata completa. Non hanno veramente lasciato “ogni cosa” per seguire Cristo. La loro dedicazione è stata fatta con riserve, con interessi personali. Ancora bramano le comodità e i divertimenti del morente sistema di cose. Sanno che per tenersi al passo con la società del nuovo mondo ci vuole tempo, e i divertimenti del vecchio mondo richiedono tempo. Di conseguenza, i propri affetti vengono messi alla prova, tirati in diverse direzioni, con tensione e delusione per risultato. La persona instabile, divisa nella mente, è sgradevole nel cospetto di Geova. “Infatti”, dice Giacomo, “non supponga quell’uomo che riceverà alcuna cosa da Geova; egli è un uomo indeciso, incostante in tutte le sue vie”. “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Nettate le vostre mani, o peccatori, e purificate i vostri cuori, o uomini indecisi. Siate afflitti e fate cordoglio e piangete. Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra gioia in disperazione. Umiliatevi nel cospetto di Geova, ed egli vi innalzerà”. Coloro che persistono a condurre una doppia vita non sono veramente umili, ma si trovano sempre assiepati sulla linea di separazione. Preferiscono rigettare i saggi consigli di Geova. Riluttanti a staccarsi completamente dal vecchio mondo, essi si attaccano per il rotto della cuffia al nuovo, finché il vecchio mondo li trascina del tutto in oblio. È pericoloso cercare di tenere il piede in due staffe, e impossibile essere schiavi di due padroni. “Poiché o odierà l’uno ed amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro. Voi non potete essere schiavi di Dio e delle Ricchezze”. — Giac. 1:7, 8; 4:8-10; Matt. 6:24, NM.

      NESSUN POSTO PER L’INDECISIONE

      14, 15. (a) Perché non c’è ora nessun posto per l’indecisione? (b) Perché tenersi al passo con la società del nuovo mondo richiede determinazione e coraggio?

      14 L’attuale passo affrettato della società del nuovo mondo non permette in nessun posto l’indecisione. Anche la minima esitazione significa regresso. E quanto più esitiamo tanto più distanza dev’essere riguadagnata se vogliamo tenerci al passo con la società del nuovo mondo. Ciò significa che devono essere impegnati maggior sforzo e determinazione. La tragica verità è che la distanza perduta quasi sempre risulta disastrosa, perché l’avanzata della società del nuovo mondo è irresistibile, spingendosi avanti fino al giorno perfetto. Ci vogliono fede, coraggio e determinazione per tenersi a pari passo con essa, e specialmente ora, da quando è richiesta una parte sempre maggiore del nostro tempo. Vi sono inviti al servizio di pioniere, di missionario e di Bethel a cui rispondere: “Eccomi, manda me!” Maggiore attenzione dev’essere dedicata al ministero di casa in casa, all’addestramento di nuovi proclamatori del Regno, all’opera di visite ulteriori a quelli che manifestano interesse nel messaggio del Regno, e agli studi biblici a domicilio da tenersi con le persone di buona volontà. Tutto ciò richiede tempo, il nostro tempo e la nostra forza vitale. Ma poiché è tempo dedicato, risulta che appartiene giustamente a Geova. “Voi non appartenete a voi stessi, poiché foste comprati con un prezzo. In ogni modo, glorificate Dio nel vostro corpo”. “Rendete . . . a Dio le cose di Dio”. — Isa. 6:8; 1 Cor. 6:19, 20; Matt. 22:21, NM.

      15 Ma questo non è tutto ciò che dev’essere curato. Vi sono gli studi e le adunanze della congregazione da frequentare e sostenere. Essi richiedono considerazione e preparazione in anticipo. I nostri studi personali non devono essere trascurati, né le nostre responsabilità familiari. La minima relazione con il vecchio mondo potrebbe essere un ostacolo e impedire il nostro progresso verso il nuovo mondo. Per questo motivo Gesù consigliò quelli che volevano seguirlo di rinunciare a se stessi e prendere il palo di tortura per seguirlo continuamente. Paolo consigliò in modo simile: “Deponiamo anche noi ogni peso e il peccato che facilmente ci avvince, e corriamo con perseveranza la corsa che ci è posta davanti, mentre guardiamo attentamente il capo e perfezionatore della nostra fede, Gesù”. Se badiamo a questo saggio ammonimento, tenersi al passo con la società del nuovo mondo non sarà per nulla così difficile come lo è per quelli aggravati dalle cose di questa vita. — Ebr. 12:1, 2; Matt. 16:24, NM.

      16. Che cosa dovrebbe domandarsi ogni membro della società del nuovo mondo?

      16 L’essere inutilmente legati a questo vecchio mondo tende soltanto ad abbattere il nostro spirito; impedisce il nostro progresso e distrugge la gioia che normalmente otteniamo nel servizio di Geova. Infatti, se le occupazioni del vecchio mondo non vengono controllate, ci condurranno alla nostra fine. Ogni membro della società del nuovo mondo dovrebbe interessarsi del proprio progresso verso il nuovo mondo. Dovrebbe domandarsi: In quale condizione mi trovo rispetto alla società del nuovo mondo? Mi sto tenendo al passo con essa? Sto trascurando gli interessi del nuovo mondo per le occupazioni del vecchio mondo? Sono le mie risposte agli inviti teocratici simili a quelle dei fedeli profeti e apostoli? Oppure permetto agli interessi secolari di consumare il mio tempo? Ad un giovane ricco e virtuoso che desiderava ottenere la vita eterna, Gesù disse: “‘Una sola cosa ti manca: Va’, vendi quanto hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e sii mio seguace’. Ma egli a queste parole si rattristò e se ne andò dolente, poiché aveva molti beni. E Gesù, guardatosi attorno, disse ai suoi discepoli: ‘Quanto difficile sarà per quelli che hanno denaro entrare nel regno di Dio!’” Non permettete al denaro, al materialismo, alle cose di questo mondo, di trattenervi dall’ottenere la vita. — Mar. 10:17-30, NM.

      17. Perde forse qualche cosa un Cristiano abbandonando completamente il vecchio mondo?

      17 Fu dopo la conversazione di Gesù col giovane che Pietro disse: “Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito”. Gesù rispose quanto segue: “Veramente io vi dico: Nessuno ha lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per amor di me e per amor della buona notizia che non ne riceverà ora in questo tempo il centuplo, case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel sistema di cose avvenire la vita eterna”. Gesù, in poche parole, diceva a Pietro che il Cristiano non perde nulla rinunciando al vecchio mondo, né perde nulla qualsiasi cristiano testimone di Geova facendo la stessa cosa per amor di tenersi al passo con la società del nuovo mondo. Guadagnamo cento volte tanto di tutto ciò che lasciamo, e più ancora. L’unto rimanente otterrà inoltre una vita gloriosa nei cieli come sposa di Cristo, e le altre pecore del Signore otterranno la vita eterna su una nuova terra paradisiaca. Tutto questo per non aver perduto la fede, ma per aver avanzato fiduciosamente insieme alla società del nuovo mondo nel suo cammino verso il nuovo mondo.

  • Tenetevi al passo conformandovi alle esigenze teocratiche
    La Torre di Guardia 1956 | 15 novembre
    • Tenetevi al passo conformandovi alle esigenze teocratiche

      “Ti ordino di osservare il comandamento in modo immacolato e irreprensibile fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo”. — 1 Tim. 6:13, 14, NM.

      1. Quale grande responsabilità gravò sugli unti testimoni di Geova e sui Cristiani professanti dopo il 1914 d.C.?

      ALL’ISTITUZIONE del regno di Geova nell’anno 1914 (d.C.) una grande responsabilità gravò sugli unti testimoni di Geova Dio e su tutti quanti professavano il Cristianesimo. Si sarebbero adoperati per dichiarare questa buona notizia del regno stabilito in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni, oppure sarebbe venuta meno la loro fede, inducendoli a sprofondare nel disperato oblio di questo vecchio mondo? La fede e fiducia in Geova e nella sua Parola era un’esigenza da soddisfare prima che potessero essere adoperati da Dio quali suoi testimoni. Pertanto, Gesù chiede: “Quando il Figlio dell’uomo arriva, troverà veramente questa fede sulla terra?” Gettando uno sguardo indietro negli anni fino al 1918, quando Geova venne al suo tempio, possiamo sinceramente ringraziare Dio che egli trovò “questa fede sulla terra”, la fede di Abrahamo. Egli trovò uomini e donne interamente dedicati a lui come Altissimo Dio Geova, che abbandonarono “ogni cosa” di questo mondo e non amarono la loro vita, fino alla morte. — Luca 18:8, NM; Matt. 19:27; 24:14; Apoc. 12:11.

      2, 3. (a) Perché e come fu usato da Geova l’unto rimanente? (b) Quali parole d’Isaia cominciarono ad adempiersi?

      2 Quegli anni dal 1914 al 1918 furono anni difficili. Il nemico aveva demolito alquanto la loro visibile organizzazione terrestre, ma non era stato in grado di distruggere il loro amore e la loro devozione verso Dio. La loro fede in lui era rimasta incrollabile. Servendosi di questi devoti Geova cominciò ad edificare una nuova organizzazione terrestre, una società del nuovo mondo, sotto lo stabilito regno di Dio. Gesù ‘costituì sopra tutti i suoi beni’ questi fedeli servitori uniti insieme, ed essi sentirono immediatamente l’urgenza della loro responsabilità e fiducia. Poiché erano liberi da qualsiasi legame con la Babilonia mistica poterono intraprendere prontamente l’opera da compiere, l’adempimento della loro missione di dichiarare fino alle estremità della terra la buona notizia del regno di Geova. Avendo su di loro lo spirito di Dio e molto lavoro da fare, i membri dell’unto rimanente vennero alla luce ed un radiante e divinamente benedetto futuro apparve dinanzi a loro mentre formavano il nucleo della società del nuovo mondo. — Matt. 24:45-47, NM; Ezech. 37:1-14; Apoc. 11:11.

      3 Le parole della profezia d’Isaia cominciarono ad adempiersi: “Sorgi, risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la gloria dell’Eterno [Geova] s’è levata su te! Poiché, ecco, le tenebre coprono la terra, e una fitta oscurità avvolge i popoli; ma su te si leva l’Eterno, e la sua gloria appare su te. Le nazioni cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore del tuo levare. Alza gli occhi tuoi, e guardati attorno: tutti s’adunano, e vengono a te; i tuoi figli giungono di lontano, arrivan le tue figliuole, portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, il tuo cuore palpiterà forte e s’allargherà, poiché l’abbondanza del mare si volgerà verso te, la ricchezza delle nazioni verrà a te”. “E i figliuoli di quelli che t’avranno oppressa verranno a te, abbassandosi; e tutti quelli che t’avranno disprezzata si prostreranno fino alla pianta de’ tuoi piedi, e ti chiameranno ‘la città dell’Eterno [Geova]’, ‘la Sion del Santo d’Israele’”. Dopo il 1919, e specialmente sin dal 1935, grandi moltitudini di persone, da tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue, cominciarono ad unirsi alla società del nuovo mondo per ricevere istruzioni teocratiche. L’organizzazione universale di Dio venne chiamata “la città dell’Eterno, la Sion del Santo d’Israele”. — Isa. 60:1-5, 14; Apoc. 7:9; Mich. 4:1-5.

      4. Perché è necessario che i mansueti si conformino alle esigenze di Geova, e quali sono alcune di queste esigenze?

      4 Ora che questi mansueti si sono uniti all’organizzazione teocratica di Geova, non è che giusto che si conformino alle Sue esigenze; perché soltanto facendo ciò potranno tenersi al passo con la società del nuovo mondo. Fra le prime esigenze c’è la necessità di riconoscere l’organizzazione teocratica, e che mediante la classe dello “schiavo fedele e discreto” Geova provvede al suo gregge il cibo spirituale a tempo debito. Inoltre, lo studio e l’associazione sono esigenze gioiose, un mezzo di tenersi al corrente della luce sempre crescente d’intendimento diffuso mediante l’organizzazione del nuovo mondo. Si deve comprendere la necessità di scartare le abitudini e le ambizioni del vecchio mondo. Liti, odi razziali e religiosi, tradizioni nazionali, orgoglio, rivalità e innumerevoli altre teorie e pratiche divisive del vecchio mondo devono essere considerate cose da scartare prontamente perché appartengono a questo sistema di cose che sta per scomparire. Ogni forma di egoismo mondano, di gelosia, invidia, vana ambizione, guerra settaria religiosa, persecuzione reciproca; tutte le manifestazioni dello spirito di questo sistema morente e del suo dio, Satana, devono essere abbandonate con questo vecchio mondo. Non c’è posto per esse nel nuovo sistema di cose. E soltanto se ci conformiamo a queste esigenze teocratiche potremo tenerci al passo con la Società del nuovo mondo. — Giac. 3:13-18; 4:1-4; Matt. 24:45, 46.

      ESERCITATE LA CONTINENZA

      5. Come la continenza aiuta a tenersi al passo con la società del nuovo mondo?

      5 Il cammino verso il nuovo mondo richiede continenza. Dopo aver servito diligentemente e fedelmente per molti anni come servitore di Geova, Mosè non entrò nella Terra Promessa, perché una volta non aveva mantenuto la padronanza di sé. Si era permesso di lasciarsi trasportare dall’ira, ed in un momento di rabbia aveva mancato, non santificando Geova dinanzi ad Israele. Ciò gli costò il privilegio di entrare nella Terra Promessa. Quelli che oggi sono in cammino verso l’antitipica Terra Promessa devono stare in guardia e non perdere la padronanza di sé. Continenza vuol dire moderazione e controllo in tutte le cose. Paolo diede ai Filippesi questo consiglio: “La vostra moderazione sia nota a tutti gli uomini”. Man mano che abbandoniamo le abitudini del vecchio mondo e seguiamo quelle del nuovo mondo, vogliamo impegnarci ad adottare una condotta moderata e ragionevole in ogni cosa. Il consiglio del saggio è: “Non esser troppo giusto, e non ti far savio oltremisura; perché ti distruggeresti? Non esser troppo empio, né essere stolto; perché morresti tu prima del tempo?” Ciò significa continenza, conoscenza di quando cominciare e quando terminare. Una caratteristica importante per tenersi al passo con la società del nuovo mondo è non esser sbilanciati o intemperanti ma equilibrati in tutte le cose. — Filip. 4:5; Eccl. 7:16, 17.

      6. Che cosa dovrebbe essere in grado di raccomandare ogni membro della società del nuovo mondo?

      6 Ogni individuo in cammino verso il nuovo mondo, e specialmente un servitore, ha l’obbligo di dare un giusto esempio. Ogni servitore dovrebbe comportarsi così da poter raccomandare la sua condotta ad altri. Ciascuno dovrebbe essere in grado di dire come disse l’apostolo: “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. Che specie di esempio diede questo apostolo? Sotto ispirazione, ecco ciò che egli disse di se stesso: “Vi prendo quest’oggi a testimoni che sono netto del sangue di tutti, poiché io non mi sono trattenuto dal dirvi tutto il consiglio di Dio. . . . Perciò siate desti, e tenete presente che per tre anni, notte e giorno, io non cessai di ammonir ciascuno con lagrime. Ed ora vi raccomando a Dio e alla parola della sua immeritata benignità, alla parola che vi può edificare e vi può dare l’eredità fra tutti i santificati”. — 1 Cor. 11:1; Atti 20:26-32.

      7. Perché il servitore non può permettere che le sue abitudini, e specialmente le sue abitudini di mangiare e bere, diventino indomabili?

      7 I servitori del nuovo mondo devono copiare l’eccellente esempio di Paolo affinché anch’essi possano essere buoni esempi alle molte decine di migliaia di persone che si uniscono alla società del nuovo mondo ogni anno. Questi nuovi vedendo tale buon esempio di condotta posto dinanzi a loro saranno spronati ad imitare i servitori e così tenersi al passo con la società del nuovo mondo. Per questo motivo Paolo affermò con vigore: “Il sorvegliante dovrebbe perciò essere irreprensibile, marito di una sola moglie, di abitudini moderate, giudizioso”. Il servitore non deve permettere che le sue abitudini diventino indomabili. Il gregge di Dio ha lo sguardo rivolto a lui per una giusta direttiva. Alcune abitudini possono facilmente divenire immoderate se non si esercita la continenza, e ciò si verifica specialmente per le abitudini di mangiare e bere. Siamo avvisati che né i ghiottoni né gli ubriaconi erediteranno il regno di Dio. Il mangiare troppo indica una mancanza di giudizio, spreca l’energia dell’individuo e lo rende mentalmente pigro e dormiglione. Il bere troppo causa la perdita della padronanza di sé. L’ubriacone è privo di equilibrio, dignità e rispettabilità. Come può l’ubriacone rappresentare l’organizzazione teocratica con una coscienza pura? Impossibile! L’ubriachezza impedisce il progresso e disonora la congregazione di Dio e del suo Cristo. Certamente non si addice a quelli che si tengono al passo con la società del nuovo mondo. Perciò Paolo consiglia il sorvegliante di essere “di abitudini moderate, . . . non un ubriaco schiamazzatore, non un percotitore, ma ragionevole”. E alle donne cristiane il suo consiglio è: “[Che siano] dignitose, non maldicenti, di abitudini moderate, fedeli in tutte le cose”. Quindi alla casa di Dio egli dice: “Sia che mangiate o bevete o che fate qualsiasi altra cosa, fate ogni cosa alla gloria di Dio”. — 1 Tim. 3:2, 3, 11; 1 Cor. 9:25; 10:31, NM.

      8. Che specie di vita dovrebbe cercare di vivere il Cristiano?

      8 L’essere conforme alle esigenze di Dio permette al testimone cristiano di vivere una vita equilibrata e felice. Reca soddisfazione e dispone che “la devozione di Dio sia un mezzo di guadagno. Certo, è un mezzo di grande guadagno, questa devozione di Dio con contentezza”. Aiuta il Cristiano ad apprezzare che egli è soltanto uno del gran numero di lodatori che riflettono la gloria di Dio; che la sua condotta si riflette sull’intera organizzazione cristiana, sia promuovendo che ostacolando il progresso con la società del nuovo mondo. — 1 Tim. 6:5, 6, NM.

      9. Come possiamo controllare le nostre abitudini?

      9 Non è facile formare buone abitudini in un mondo imperfetto, perché le abitudini non si formano automaticamente. Le buone abitudini devono essere coltivate ponderatamente e con molta fatica. E per la maggior parte le buone abitudini sono il frutto dello spirito di Dio, il risultato dell’applicazione diligente della sua Parola. Le abitudini cattive o ingiuste ci faranno fare inevitabilmente un passo falso e ci allontaneranno dalla società del nuovo mondo. Quindi controllate le vostre abitudini e progredite. Domandatevi: Si sarebbe comportato come me Gesù? Come avrebbe egli agito in questa situazione che esige padronanza di sé? Copiate il suo esempio. Se state per intraprendere una condotta equivoca, domandatevi: Sarà il mio apprezzamento del Creatore accresciuto o corrotto da questa condotta? Che cosa accadrà se permetto che le cose si sviluppino al massimo? Sarà il suo frutto teocratico, ragionevole, pratico? Oppure nuocerà al mio benessere spirituale? Tenete in mente le parole di Paolo: “Provate se siete nella fede”. Provate per vedere se camminate a pari passo con la società del nuovo mondo, esaminando la vostra attitudine mentale, la vostra disposizione, la vostra condotta e il vostro progresso. Divenite più maturi non solo in senso orizzontale, cioè, in avanti con gli anni nella verità, ma anche all’insù, in senso verticale nella spiritualità, nell’apprezzamento, nell’amore e nell’intendimento. “Provate ciò che voi siete”. — 2 Cor. 13:5, NM.

      L’UBBIDIENZA AI RAPPRESENTANTI TEOCRATICI

      10, 11. In che modo dovrebbero essere considerati le norme e i princìpi del nuovo mondo come anche la classe dello “schiavo fedele e discreto”?

      10 I nuovi associati devono imparare ad adattarsi ai princìpi e alle norme della società del nuovo mondo e ad agire in armonia con essi, affinché tutto possa funzionare agevolmente per il benessere e la benedizione di tutti nell’organizzazione, alla gloria di Dio Padre. Per alcuni dei nostri nuovi associati a volte è piuttosto difficile fare questo cambiamento. Sono inclini ad essere un po’ ribelli o indisciplinati. Ma per divenire veramente parte della società del nuovo mondo è indispensabile mostrare il dovuto rispetto per il sistema e ordinamento teocratico. È necessaria un’attitudine mentale umile e ubbidiente. Non possiamo permettere alle disposizioni e tendenze del vecchio mondo di influire sui nostri pensieri e sulle nostre azioni una volta che siamo venuti nell’organizzazione del nuovo mondo. Abbiamo lasciato indietro il vecchio mondo, quindi perché non lasciarlo indietro del tutto e per tutto il tempo? Perché cercare di trascinare i suoi concetti e metodi nell’ordinamento del nuovo mondo? I suoi concetti non hanno recato nessun profitto al vecchio mondo; come dunque potranno essere di qualche valore nel nuovo? Soltanto con uno sforzo coscienzioso di rinnovare la nostra mente, rifiutando di conformarci a questo sistema di cose, saremo in grado di provare a noi stessi la buona e accettevole e completa volontà di Dio. — Rom. 12:2.

      11 Dato che allo “schiavo fedele e discreto” sono stati affidati tutti i beni del Signore, dobbiamo dunque considerare con la giusta percezione mentale che tutto ciò che lo “schiavo fedele” fa è per il nostro bene. Lo schiavo quindi assolve la sua responsabilità dinanzi a Geova compiendo l’opera Sua. Pertanto la volontà dello schiavo è la volontà di Geova. La ribellione contro lo schiavo è ribellione contro Dio. La dovuta attitudine mentale rispetto alla direttiva dello schiavo è un modo di tenersi al passo con la società del nuovo mondo.

      12. Perché è pericoloso seguire la via del “libero pensatore”?

      12 Nella nascente generazione c’è tendenza ad esaltare l’individualità, la cosiddetta “libertà di pensiero”. Il “libero pensatore” esprime un desiderio personale per l’indipendenza. Egli si oppone ad essere “legato” ad una norma o regola fissa. Ha il proprio modo di fare le cose, che a lui sembra sempre il migliore. La sottomissione all’autorità o alla rappresentanza teocratica gli diventa difficile. Si sente oppresso e costretto, come se fosse circuito con istruzioni da ogni lato. Tutti nella società del nuovo mondo sbagliano il passo eccetto lui. Sembra saper sempre un modo migliore di fare le cose. La sua condotta è gonfia di orgoglio e stima personale. Se egli non bada a correggere la sua superbia o testardaggine, il suo orgoglio lo condurrà ad una caduta vergognosa. È sempre meglio riconoscere in modo scritturale l’ordinamento teocratico che ci portò la verità e conformarci ad esso invece che resistere alla sua direttiva solo perché a volte non comprendiamo perché le cose si fanno in un certo modo. “Confidati nell’Eterno con tutto il cuore, e non t’appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie, ed egli appianerà i tuoi sentieri. Non ti stimar savio da te stesso; temi l’Eterno e ritirati dal male”. “La superbia precede la rovina, e l’alterezza dello spirito precede la caduta. Meglio esser umile di spirito coi miseri, che spartir la preda coi superbi”. Queste parole dovrebbero bastare. — Prov. 3:5-7; 16:18, 19.

      13. Come dimostrano le Scritture la necessità di ubbidienza e rispetto verso la rappresentanza teocratica?

      13 Nell’organizzazione di Geova l’ubbidienza e il rispetto verso la rappresentanza teocratica costituiscono un’esigenza. “Gli anziani che presiedono in modo giusto siano riconosciuti degni di doppio onore, specialmente quelli che lavorano molto nel parlare e nell’insegnare”. (1 Tim. 5:17, NM) Geova è responsabile dell’organizzazione delle sue creature e conferisce potere e autorità a queste e stabilisce quale onore debba essere dato loro. “Ora Dio ha posto ciascuno dei membri nel corpo, come ha voluto”. I sorveglianti terrestri rappresentano Geova nel loro incarico proprio come lo rappresentano quelli celesti. “Siate sottoposti l’uno all’altro nel timore di Cristo. Siano le mogli sottomesse ai loro mariti come al Signore, . . . Infatti, come la congregazione è sottomessa al Cristo, così pure lo siano le mogli ai loro mariti in ogni cosa. . . . La moglie dovrebbe avere profondo rispetto per il marito”. Questo dimostra la necessità di ordine e rispetto nella congregazione cristiana verso l’autorità delegata. — 1 Cor. 12:18; Efes. 5:21-33, NM.

      14-16. (a) Come è illustrato il rispetto per la rappresentanza teocratica nel caso di Zaccaria? (b) Nel caso di Paolo con il sommo sacerdote Anania? (c) Nel caso di Davide e il re Saul? (d) Dell’arcangelo Michele e il Diavolo?

      14 Quando Gabriele disse a Zaccaria che avrebbe avuto un figlio, Zaccaria non credette all’angelo. Con la sua miscredenza egli mostrò mancanza di rispetto. Perciò l’angelo gli disse: “Io son Gabriele che sto davanti a Dio; e sono stato mandato a parlarti e recarti questa buona notizia. Ed ecco, tu sarai muto, e non potrai parlare fino al giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a suo tempo”. Gabriele era il rappresentante di Geova. Le sue parole non dovevano essere messe in dubbio. Il disprezzo di questa autorità portò una grave punizione da Dio. — Luca 1:19, 20.

      15 Quando Anania comandò che Paolo fosse percosso sulla bocca, Paolo gli disse: “Iddio percuoterà te, parete imbiancata. Siedi tu per giudicarmi secondo la Legge e al tempo stesso, trasgredendo la Legge, comandi che io sia percosso?” Coloro che stavano vicino dissero: “Oltraggi tu il sommo sacerdote di Dio?” Paolo quindi chiese scusa, dicendo: “Fratelli, io non sapevo che fosse sommo sacerdote. Poiché sta scritto: ‘Non devi parlare ingiuriosamente di un governante del tuo popolo’”. In altre occasioni dinanzi a re e governanti di questo mondo, Paolo fu sempre molto attento a mostrare dovuto rispetto. Quanto più dovremmo noi essere rispettosi verso quelli a cui Geova delega l’autorità! — Atti 23:1-5, NM.

      16 Il re Saul minacciò la vita di Davide diverse volte. Eppure, quando Davide ebbe la possibilità di prendere la vita di Saul, egli disse: “Chi potrebbe metter le mani addosso all’unto dell’Eterno senza rendersi colpevole?” Davide manifestò il timor di Dio e profondo rispetto per i suoi servitori nominati rifiutando di metter le mani su Saul. (1 Sam. 26:9; Sal. 105:14, 15) Giuda fa un parallelo tra la condotta degli uomini di Sodoma e Gomorra e delle città circonvicine e quella di Michele. Degli empi, egli disse: “Anche questi uomini, che indulgono in sogni, corrompono la carne e trascurano la signoria e parlano ingiuriosamente dei gloriosi. D’altra parte, quando l’arcangelo Michele ebbe una controversia col Diavolo e disputava circa il corpo di Mosè, non ardì portare contro di lui un giudizio con termini oltraggiosi, ma disse: ‘Ti rimproveri Geova’. Tuttavia questi uomini parlano ingiuriosamente di tutte le cose che essi in realtà non conoscono, ma tutte le cose che comprendono naturalmente come gli irragionevoli animali, in tali cose essi persistono corrompendosi”. Pietro lanciò un’accusa consimile contro i dispregiatori e fuori legge: “Audaci, caparbi, essi non tremano dei gloriosi ma parlano ingiuriosamente, mentre gli angeli, benché siano più grandi in forza e potenza, non portano contro di loro alcuna accusa con termini ingiuriosi, non facendo questo per rispetto verso Geova. Ma questi uomini, come gli irragionevoli animali nati secondo natura per esser presi e distrutti, subiranno, nelle cose delle quali sono ignoranti o parlano ingiuriosamente, la distruzione nella loro propria condotta di distruzione, recandosi del male come premio dell’empietà”. — Giuda 8-11; 2 Piet. 2:6-13, NM.

      17, 18. Quali gravi conseguenze per aver mostrato disprezzo verso l’autorità sono messe in risalto nei casi di Anania e sua moglie Saffira, Kore, Maria e Aaronne?

      17 Il servitore fedele farà attenzione e mostrerà il dovuto rispetto verso l’autorità in ogni tempo, rendendosi conto che questi rappresentanti parlano nel nome di Geova. Quando Anania e Saffira mentirono a Pietro, l’apostolo disse loro: “Tu hai fatto il falso, non agli uomini, ma a Dio”. Essi pagarono con la loro vita per questa mancanza di rispetto verso Geova e il suo rappresentante. Kore si ribellò contro la direttiva di Mosè e Aaronne, ma Mosè dimostrò che il disprezzo di Kore era di una portata molto più vasta. Mosè disse: “Da questo conoscerete che l’Eterno mi ha mandato per fare tutte queste cose, e che io non le ho fatte di mia testa. Se questa gente muore come muoion tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, l’Eterno non mi ha mandato; ma se l’Eterno fa una cosa nuova, se la terra apre la sua bocca e li ingoia con tutto quello che appartiene loro e s’essi scendono vivi nel soggiorno de’ morti, allora riconoscerete che questi uomini hanno disprezzato l’Eterno”. Con la loro condotta ribelle, Kore e la sua schiera avevano “peccato al prezzo della loro vita”. Tali uomini si oppongono a Dio, non agli uomini. — Atti 5:1-6, NM; Num. 16:1-38; Atti 5:38, 39.

      18 Le gravi conseguenze del disprezzo sono anche messe in risalto nel caso di Maria e Aaronne, i quali sdegnarono Mosè quale scelto portavoce di Geova. Essi domandarono: “L’Eterno ha egli parlato soltanto per mezzo di Mosè? non ha egli parlato anche per mezzo nostro?” Per il loro comportamento antiteocratico Maria fu colpita da lebbra, e soltanto per il loro pentimento e l’intercessione di Mosè a favore di lei Maria venne guarita. Tuttavia, il dispiacere di Geova per la condotta di Maria è evidente nelle Sue parole a Mosè: “Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe ella la vergogna per sette giorni? Stia dunque rinchiusa fuori del campo sette giorni; poi, vi sarà di nuovo ammessa”. Sia i fratelli che le sorelle da tutto questo dovrebbero prendere a cuore l’avvertimento che parlare ingiuriosamente o in disprezzo dell’autorità, i rappresentanti di Geova, è un peccato abbastanza serio da allontanare il colpevole “fuori del campo”, l’organizzazione teocratica. Sappiano tutti che “è cosa spaventevole cadere nelle mani dell’Iddio vivente”. — Num. 12:1-15; Ebr. 10:31.

      DIO È IMPARZIALE

      19. Perché non è consigliabile osservare l’uomo nella sua imperfezione carnale?

      19 Pietro dichiarò che Geova “non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme ed opera giustizia gli è accettevole”. Scartate dunque le idee del vecchio mondo che l’organizzazione di Geova sia piena di “preferiti”. Non vi sono preferiti. Se lo temete e fate opere di giustizia, sarete i suoi preferiti come qualsiasi altra persona. Nella congregazione, i servitori sono scelti per le loro capacità di servire. La congregazione dovrebbe mostrar loro il rispetto spettante al loro incarico, perché questo è il mezzo usato da Geova per trattare con voi e voi con Lui. Non indebolite la vostra relazione teocratica inciampando contro la “carne” per cui potreste non aver molta simpatia. Infatti, Paolo dice: “Da ora in poi non conosciamo alcuno secondo la carne. Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, certamente ora non lo conosciamo più così. Quindi, se uno è in unione con Cristo, egli è una nuova creazione; le cose vecchie son passate, ecco! nuove cose sono venute all’esistenza”. Se siamo inclini ad osservare qualsiasi uomo nella sua imperfezione carnale ciò tenderà a diminuire il nostro apprezzamento per la sua posizione teocratica, la sua responsabilità come schiavo di Geova. Se comprendiamo chiaramente questo principio della rappresentanza teocratica, non insisteremo ad imporre i nostri diritti ed interessi personali, ma seguiremo i saggi consigli dei servitori nominati da Geova. Questi sono “doni negli uomini” provenienti da Geova. Ci aiuteranno a guadagnare la nostra salvezza all’onore di Dio e alla rivendicazione del suo grande e santo nome. — Atti 10:34, 35; 2 Cor. 5:16, 17; Efes. 4:8, NM.

      20. Che cosa significa dunque tenersi al passo con la società del nuovo mondo?

      20 Quindi, tenerci al passo con la società del nuovo mondo significa per noi molte cose. Significa una vita di dedicazione, di sacrificio, essendo completamente e senza riserve dedicati a Geova Dio come lo era ed è tuttora Cristo Gesù. Significa per noi sbarazzarci delle abitudini del vecchio mondo e conformarci alle esigenze di Geova. Significa riconoscere lo “schiavo fedele e discreto”, e mostrare il dovuto rispetto per quelli che hanno autorità. Significa ‘provare ciò che noi veramente siamo’. In sostanza tutto ciò significa “osservare il comandamento in modo immacolato e irreprensibile”. — 2 Cor. 13:5; 1 Tim. 6:14, NM.

      21. Quali vantaggi otterremo tenendoci al passo con la società del nuovo mondo?

      21 Facendo ciò, diventeremo maturi per immeritata benignità di Geova. Ci renderemo conto dell’abbondante benedizione di tenerci a pari passo con la Sua organizzazione. Gioiremo dell’espansione teocratica. Arderemo con lo spirito all’aumento di conoscenza e intendimento. Mieteremo con gioia ciò che abbiamo seminato. La nostra convinzione sarà forte, la nostra fede incrollabile, il nostro apprezzamento profondo, la nostra gioia abbonderà della piena certezza che siamo a pari passo con la società del nuovo mondo di Dio, la cui guida e direttiva non solo ci nutrirà bene spiritualmente negli ultimi giorni di questo vecchio mondo, ma anche ci preserverà in vita fino al Nuovo Mondo di giustizia e per sempre.

      [Diagramma a pagina 689]

      (Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

      ANNI NELLA VERITÀ

      CRESCITA SPIRITUALE

  • “Solo Dio può porvi rimedio”
    La Torre di Guardia 1956 | 15 novembre
    • “Solo Dio può porvi rimedio”

      ● La comunicazione dell’United Press del 29 marzo 1956 precisa che Donald Quarles, ministro dell’aeronautica statunitense, ha dichiarato che la Russia e gli Stati Uniti stanno arrivando ad un punto, nella corsa agli armamenti, in cui nessuno dei due Paesi oserà attaccare l’altro. Charles Deane, membro del sottocomitato, residente nella Carolina del Nord, ha asserito: “Sembra che siamo giunti ad un punto tale, che solo Dio può porvi rimedio”. Il ministro dell’aeronautica ha risposto: “Sì . . . ma credo che qualcuno abbia detto che Dio aiuta quelli che aiutano se stessi”. Di chi erano le parole che il ministro dell’aeronautica ha citato? Certamente, non di Dio né della sua Parola, la Bibbia, poiché “nulla può impedire all’Eterno [Geova] di salvare con molta o con poca gente”. — 1 Sam. 14:6.

  • Un capo “Apostolico” diventa veramente apostolico
    La Torre di Guardia 1956 | 15 novembre
    • Un capo “Apostolico” diventa veramente apostolico

      FRA gli Africani nella Rodesia Meridionale, la setta Apostolica ha molti seguaci. I suoi membri si vestono di lunghe, bianche toghe svolazzanti e i suoi capi portano un lungo bastone da pastore e pretendono di poter parlare le lingue, profetizzare e guarire. Mentre un rappresentante viaggiante della Società Torre di Guardia stava per pronunciare il suo discorso di sabato sera dinanzi ad una certa congregazione africana nel maggio 1955, più di cento seguaci della setta Apostolica, accompagnati dal loro capo, vennero e presero posto per ascoltare il discorso su “La guarigione spirituale”.

      Terminato il discorso l’oratore domandò se qualcuno avesse domande da fare, e uno degli Apostolici si alzò per chiedere: “Possiede l’oratore lo spirito santo e può egli parlare le lingue come facciamo noi?” Però, prima che l’oratore potesse dargli una risposta il capo del gruppo si alzò in piedi e, rivolgendosi ai suoi seguaci, disse: “Amici, non è necessario fare delle domande su ciò che avete udito, poiché da quando ci siamo uniti alla fede Apostolica non abbiamo mai udito nulla di simile a questo. Noi dobbiamo andar via in silenzio e controllare le Scritture per vedere se l’oratore ha avuto ragione”.

      La mattina dopo dieci membri del gruppo si presentarono per l’attività di predicazione, desiderando accompagnare i testimoni per vedere come predicavano di casa in casa. Si meravigliarono del modo in cui i testimoni adoperavano le loro Bibbie per pronunciare sermoni alle porte.

      Trenta degli Apostolici seguirono il rappresentante della Società quando si recò alla prossima congregazione distante sedici chilometri. Dopo qualche discussione il capo, che era anche “profeta” e “guaritore”, si abbonò a La Torre di Guardia, e così fecero pure sua moglie, due fratelli e sua madre.

      Entro un mese da quando per la prima volta avevano udito il messaggio di guarigione di Geova, queste cinque persone parteciparono all’opera di diffusione e ora vengono addestrati secondo il modo veramente apostolico di predicare di casa in casa. Il gregge Apostolico, privato del suo capo e della sua famiglia, ha fatto sentire il proprio dispiacere, deplorando: “Quando si parla con i testimoni di Geova essi seducono perfino la Bibbia, poiché quando torniamo a casa per controllare le Scritture tutti i capitoli che leggiamo sostengono il loro insegnamento”.

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