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NordAusiliario per capire la Bibbia
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sull’Eufrate si trovava in realtà a E di Tiro, Ezechiele 26:7 dice che il re di Babilonia muove contro Tiro da N. Anche la calamità che Giuda e Gerusalemme dovevano subire da parte dei babilonesi viene detto che sarebbe venuta “dal nord”. (Ger. 1:14, 15) Sembra che la ragione di ciò fosse che, nella loro marcia verso occidente, per evitare il deserto gli eserciti babilonesi prendevano una via settentrionale. Come indicano documenti babilonesi, questo era infatti il percorso abituale.
Poiché le espressioni “nord” o “paese del nord” si riferiscono a vari paesi e regni settentrionali, il contesto e altri riferimenti scritturali sono spesso d’aiuto per determinarne il significato. Per esempio, Isaia 21:2, 9 e Daniele 5:28 spiegano che le nazioni del “paese del nord” menzionate in Geremia 50:9 includevano Media, Persia ed Elam. Evidentemente le nazioni che attaccarono Babilonia sono considerate un solo esercito o un comune nemico, “una congregazione”. Molte di quelle nazioni si trovavano molto più a N di Babilonia (Ger. 51:27, 28), e anche gran parte della Media era per lo meno a NE. Inoltre l’attacco venne evidentemente da N, poiché Ciro aveva arrestato il corso del fiume a N della città.
“IL RE DEL NORD”
Avvenimenti storici forniscono altri elementi per determinare come si debba intendere il “nord” in alcuni versetti. Un esempio è il “re del nord” menzionato in Daniele capitolo 11. La storia dimostra che il “potente re” di Daniele 11:3 era Alessandro Magno. Dopo la sua morte, l’impero finì per essere diviso fra i suoi quattro generali. Uno di questi, Seleuco Nicatore, prese la Mesopotamia e la Siria, assumendo così il governo del territorio a N della Palestina. Un altro generale, Tolomeo figlio di Lago, s’impadronì dell’Egitto, a SO della Palestina. Quindi con Seleuco Nicatore e Tolomeo ebbe inizio la lunga lotta fra il “re del nord” e il “re del sud”. Tuttavia la profezia relativa al “re del nord” dall’epoca di Seleuco Nicatore si estende fino al “tempo della fine”. (Dan. 11:40) Logicamente dunque l’identità nazionale e politica del “re del nord” sarebbe cambiata nel corso della storia. Tuttavia sarebbe stato ugualmente possibile identificarlo mettendolo in relazione con l’originale “re del nord”. — Vedi il libro “Sia fatta la tua volontà in terra”, pp. 220-305.
DIMORA DI GEOVA
Il “nord” ricorre nelle Scritture anche in riferimento al luogo in cui Geova risiedeva in modo tipico fra gli israeliti. — Sal. 48:1, 2; Isa. 14:13, 14; vedi MONTE DI ADUNANZA.
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NotteAusiliario per capire la Bibbia
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Notte
[ebr. làyil o làylah; gr. nỳx].
Il periodo di oscurità dal tramonto fino all’alba fu chiamato “Notte” da Geova Dio. (Gen. 1:5, 14) Fra il tramonto e l’effettivo calare delle tenebre c’è un breve periodo di crepuscolo in cui si cominciano a vedere le stelle. Gli ebrei lo chiamavano nèsheph ed è evidentemente il tempo indicato dall’espressione “fra le due sere” che ricorre in Esodo 12:6. (Prov. 7:9) Similmente alla fine del periodo di oscurità notturna e prima dell’alba c’è l’aurora, indicata dallo stesso termine ebraico. Infatti nel Salmo 119:147 il salmista dice: “Mi sono levato di buon’ora al crepuscolo del mattino”.
SUDDIVISIONE EBRAICA
Gli ebrei dividevano la notte in veglie. “Quando ti ho ricordato sul mio giaciglio, durante le veglie della notte medito su di te”. (Sal. 63:6) Dato che in Giudici 7:19 (NW) si parla di una “veglia intermedia della notte”, sembra evidente che nell’antichità ce ne fossero tre, ciascuna della durata di un terzo del tempo che andava dal tramonto all’alba, cioè di circa quattro ore, secondo l’epoca dell’anno. La prima veglia andava più o meno dalle 18 alle 22. La “veglia intermedia” iniziava verso le 22 e andava fin verso le 2 del mattino. Quello fu per Gedeone il momento strategico per sferrare un attacco di sorpresa contro l’accampamento madianita. La terza veglia, chiamata “veglia del mattino”, durava dalle 2 circa fino all’alba. Durante la veglia del mattino Geova fece in modo che gli eserciti egiziani inseguitori cominciassero a incontrare gravi difficoltà nei tentativo di attraversare il Mar Rosso. — Eso. 14:24-28, NW: vedi anche I Samuele 11:11.
SUDDIVISIONE ROMANA
Almeno all’epoca della dominazione romana, gli ebrei adottarono la consuetudine greca e romana di dividere la notte in quattro veglie. Gesù si riferiva senz’altro a tale suddivisione quando disse: “Perciò siate vigilanti, poiché non sapete quando verrà il signore della casa, se la sera o a mezzanotte o al canto del gallo o di buon mattino”. (Mar. 13:35) La veglia della “sera” andava dal tramonto fino alla terza ora, cioè fino alle 21. La seconda veglia, quella di “mezzanotte”, iniziava alla terza ora e terminava a mezzanotte. (Luca 12:38) Il “canto del gallo” andava da mezzanotte fino alla nona ora, cioè fin verso le 3 del mattino. Probabilmente in questo tempo il gallo cantava una prima e forse anche una seconda volta, com’è menzionato in Marco 14:30. (Vedi CANTO DEL GALLO). Infine dalla nona ora fino all’alba c’era la quarta veglia, quella “di buon mattino”. — Matt. 14:25; Mar. 6:48.
In un’occasione viene menzionata un’ora precisa delle dodici ore in cui è divisa la notte. Atti 23:23 ci dice che “alla terza ora”, cioè verso le 21, il comandante militare ordinò alle truppe di accompagnare Paolo da Gerusalemme fino a Cesarea.
Mentre per gli ebrei il nuovo giorno iniziava al tramonto, secondo la consuetudine romana il giorno terminava e iniziava a mezzanotte. Così si evitava il problema dell’allungarsi o dell’accorciarsi delle ore di luce del giorno che dipendeva dalle stagioni (come avveniva iniziando il giorno al tramonto), e in ogni epoca dell’anno si poteva dividere il giorno in due periodi uguali di dodici ore, come si fa attualmente in quasi tutte le nazioni.
Presso i greci e i romani la notte era divinizzata e ritenuta figlia del Caos, e madre di dèi e uomini, ed era raffigurata su un cocchio circondato dalle stelle.
USO FIGURATIVO
Nella Bibbia il termine “notte” è a volte usato in senso figurativo o simbolico. In Giovanni 9:4 sono riportate le parole di Gesù: “Viene la notte, quando nessuno può operare”. Qui Gesù si riferiva al tempo in cui sarebbe stato giudicato e messo a morte sul palo e quando non avrebbe potuto compiere le opere del Padre suo. (Vedi Ecclesiaste 9:10; Giobbe 10:21, 22). In Romani 13:11, 12 per “notte” si intende un periodo di oscurità provocato dall’avversario di Dio, al quale mettono fine Cristo Gesù e il suo regno. (Vedi Efesini 6:12, 13; Colossesi 1:13, 14). In 1 Tessalonicesi 5:1-11 viene fatto un paragone fra i servitori di Dio che sono stati illuminati dalla sua verità e le persone del mondo che sono nelle tenebre. Il loro modo di vivere dimostra che sono “figli della luce e figli del giorno” e ‘non appartengono né alla notte né alle tenebre’. (Vedi Giovanni 8:12; 12:36, 46; 1 Pietro 2:9; II Corinti 6:14). Un uso simile è quello di Michea 3:6, dove il profeta dice a coloro che rifiutano di essere guidati da Dio: “Perciò avrete la notte, così che non ci sarà nessuna visione; e avrete le tenebre, così che non praticherete la divinazione. E il sole per certo tramonterà sui profeti, e il giorno si deve oscurare su di loro”. — Confronta Giovanni 3:19-21.
La notte è usata generalmente anche per rappresentare un tempo di avversità, poiché è di notte, col favore delle tenebre, che le bestie feroci escono dalla tana, quando gli eserciti sferrano attacchi di sorpresa, i ladri si muovono furtivamente e vengono commesse altre azioni malvage. (Sal. 91:5, 6; 104:20, 21; Isa. 21:4, 8, 9; Dan. 5:25-31; Abd. 5) Tenendo presenti i diversi significati figurativi dobbiamo intendere i versetti di Rivelazione 21:2, 25 e 22:5, dove ci è assicurato che nella “Nuova Gerusalemme” ‘non ci sarà più notte’.
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Nube, nuvolaAusiliario per capire la Bibbia
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Nube, nuvola
In Palestina dalla metà di giugno fino alla metà di settembre il cielo è generalmente sereno, se si eccettua qualche nuvola di polvere, specie verso la fine della stagione asciutta, dovuta al caldo vento orientale proveniente dal deserto. Inoltre, particolarmente in agosto, a O si forma un sottile strato di nuvole che non portano pioggia. Anche queste sono accolte con piacere dalla popolazione, perché fanno un po’ d’ombra e riducono la calura. (Isa. 25:5; confronta Giobbe 7:2). In settembre o ottobre cominciano più spesso a comparire all’orizzonte O nuvole, che si formano sul Mediterraneo, anche se la stagione delle piogge in realtà non comincia prima della metà di ottobre. Comunque durante l’estate, in alcune parti del paese, la mattina c’è una foschia che svanisce non appena sorge il sole. — Osea 6:4.
Durante la stagione delle piogge può venire molto rapidamente un temporale, che comincia con una piccola nuvoletta a O. (I Re 18:44, 45) Vedendo venire una nuvola da O l’agricoltore cominciava a sperare. (Luca 12:54) Ma chi esitava a fare la raccolta osservando incerto le nuvole avrebbe perso tutto. Questo fatto è usato come esempio ammonitore per i servitori di Dio affinché proseguano la loro opera in qualunque condizione. — Eccl. 11:4.
La sapienza e la potenza del Creatore, Geova Dio, sono evidenti da come controlla le nuvole. Egli ne parla come di “giare d’acqua” che capovolge per riversarne il contenuto sulla terra: “Chi può esattamente contare le nuvole con sapienza, o le giare d’acqua del cielo, chi le può far inclinare?” (Giob. 38:37) E descrive il processo di evaporazione e condensazione, dicendo: “Egli attrae le gocce d’acqua; filtrano come pioggia per la sua nebbia, così che le nuvole versano, gocciolano sul genere umano abbondantemente. In realtà, chi può comprendere gli strati delle nubi, il fragore dalla sua capanna?” — Giob. 36:27-29.
USO ILLUSTRATIVO
Presenza invisibile
Geova, alla cui vista nessun uomo può sopravvivere, simboleggia la sua presenza mediante una nuvola. Al monte Sinai, quando diede la Legge a Israele, una densa nuvola copriva la montagna; dalla nuvola venivano lampi e tuoni, squilli di tromba e una forte voce. (Eso. 19:16-19; 24:15; Ebr. 12:18, 19) Geova disse a Mosè che era apparso in questo modo per potergli parlare e affinché il popolo, vedendo, potesse riporre fede in lui quale rappresentante di Dio. (Eso. 19:9) Geova inviò un angelo in una nuvola come “suo proprio messaggero personale” per guidare Israele fuori d’Egitto e attraverso il deserto. (Isa. 63:9) Una nuvola di giorno, che diventava una colonna di fuoco di notte, indicava la via agli israeliti. Per mezzo dell’angelo che lo rappresentava, Geova guardò dalla nuvola per seminare il panico nell’accampamento egiziano. — Eso. 13:21, 22; 14:24, 25.
Quando venne eretto il tabernacolo nel deserto, una nuvola vi stava sopra e “la gloria di Geova empì il tabernacolo”, tanto che Mosè non vi poté entrare. (Eso. 40:34, 35; confronta I Re 8:10-12; Rivelazione 15:8). In seguito la nuvola rimase sopra il Santissimo, in cui c’era l’arca del patto. Senza dubbio la nuvola era visibile da ogni parte dell’accampamento, indicandone il centro. Quando si alzava, gli israeliti si preparavano a levare il campo. Quando si spostava, la seguivano fino alla tappa successiva, anche se il luogo esatto in cui erigere le tende poteva esser scelto con l’aiuto di Obab, che conosceva bene il paese e anche i posti dove c’erano acqua e altre cose necessarie a un accampamento di così enormi proporzioni. — Eso. 40:34-38; Num. 10:29-32.
All’interno del Santissimo, sopra l’arca del patto, c’era una nuvola molto luminosa, l’unica luce che lo illuminava. Scrittori posteriori la chiamarono Shekhinàh. (Lev. 16:2) Quando il sommo sacerdote entrava nel Santissimo col sangue di animali nel giorno di espiazione, si trovava simbolicamente alla presenza di Geova. Le altre volte, quando non entrava nel Santissimo ma rimaneva davanti alla cortina per presentare un problema importante e avere la risposta di Geova, si diceva che era davanti a Geova. — Num. 27:21; vedi PRESENZA.
Favore
Le “nuvole” indicano qualche cosa di buono per coloro che hanno il favore di Dio. Proverbi 16:15 dice che la buona volontà del re è “come la nube di pioggia primaverile”. L’effetto di una nube che nasconde o impedisce la visibilità è usato per descrivere l’azione di Geova nei confronti dei peccati del suo popolo, per cancellarne le trasgressioni “proprio come con una nube”. (Isa. 44:22) Viceversa impedisce ai ribelli l’accesso a lui come con una massa di nuvole che la loro preghiera non può passare. — Lam. 3:44.
Transitorietà, instabilità
Le leggere nubi del mattino che presto scompaiono sono usate metaforicamente per indicare la scarsa e incostante amorevole benignità di Efraim e Giuda nei confronti di Dio, e anche la breve vita di Efraim a motivo del suo volgersi alla falsa adorazione. (Osea 6:4; 13:3) L’uomo che vanta la propria generosità, ma non dà mai, delude come una nuvola senza pioggia. (Prov. 25:14) Coloro che apostatano dal cristianesimo e quelli che si professano cristiani ma commettono immoralità, poiché sono corrotti e contaminano la congregazione, per il loro bramoso perseguire desideri carnali sono paragonati a nuvole instabili, nebbie sospinte dal vento e senz’acqua, infruttuose, inutili e meritevoli solo di estinzione. — Giuda 12; II Piet. 2:17.
Ai cristiani viene ricordato di tenere sempre conto di Geova in tutti i loro piani, senza vantarsi di quello che intendono fare, ma ricordando la transitorietà e incertezza della vita nell’attuale sistema di cose, per non essere come un vapore che subito scompare. — Giac. 4:14.
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Numeri, libro diAusiliario per capire la Bibbia
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Numeri, libro di
Quarto libro del Pentateuco, il cui nome italiano deriva dai due censimenti dei figli di
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