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Ninive, l’orgogliosa capitale assiraLa Torre di Guardia 1976 | 1° settembre
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al re giudeo Ezechia] e appesi i loro cadaveri a pali intorno alla città”. Esar-Addon, dopo aver sconfitto i due re alleati Sanduarri e Abdimilkutte, si vantò: “Appesi le teste di Sanduarri e di Abdimilkutte al collo dei loro nobili/funzionari principali per dimostrare alla popolazione la potenza di Assur, mio signore, e li feci sfilare (così) per l’ampia via principale di Ninive”. Riguardo a ciò che i suoi eserciti fecero durante una campagna contro l’Egitto, Assurbanipal dichiarò: “Essi non risparmiarono nessuno fra (loro). Appesero i loro cadaveri ai pali, li scorticarono e coprirono (con essi) le mura della(e) città”.
Un altro bassorilievo decorativo mostra che, anche quando il re assiro gozzovigliava con cibo e bevande giacendo su un comodo divano posto fra gli alberi e le viti del suo piacevole giardino, non dimenticava necessariamente la guerra. Non lontano dal divano del re poteva esserci una tavola su cui erano depositati il suo arco, la sua spada e la sua faretra. E un truce trofeo di guerra, forse la testa di un re sconfitto, poteva pendere dal ramo di un albero vicino.
La crudele maniera in cui gli Assiri trattavano quelli che opponevano accanita resistenza serviva senza dubbio a spaventare gli altri. Non volendo divenire vittime della crudeltà assira, molte città semplicemente capitolavano. Così, senza dover porre un complesso assedio, gli Assiri conseguivano il loro obiettivo, un grosso tributo da quelli che si sottomettevano volontariamente al loro giogo.
‘PRENDEVA AL LACCIO LE NAZIONI CON LA PROSTITUZIONE’
Altre nazioni erano attratte in alleanze con l’Assiria, sperando di mantenere in tal modo un certo grado di indipendenza. Il profeta Naum si riferisce evidentemente a questo quando parlando di Ninive dice: “Prende al laccio le nazioni con i suoi atti di prostituzione”. — Naum 3:4.
Questo può meglio comprendersi alla luce di quanto la Bibbia dice precedentemente delle azioni di una prostituta. Il libro di Proverbi descrive l’incontro di un giovanotto con una prostituta come segue:
“Ecco farglisi incontro una donna, in vesti di prostituta e la dissimulazione nel cuore. Essa è audace e insolente, non sa tenere i piedi in casa sua. Ora è per la strada, ora per le piazze, ad ogni angolo sta in agguato. Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli dice: ‘Dovevo offrire sacrifici di comunione; oggi ho sciolto i miei voti; per questo sono uscita incontro a te per cercarti e ti ho trovato. Ho messo coperte soffici sul mio letto, tela fine d’Egitto; ho profumato il mio giaciglio di mirra, di aloè e di cinnamòmo. Vieni, inebriamoci d’amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri. . . . Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra lascive; egli incauto la segue, come un bue va al macello”. — Prov. 7:10-22, La Bibbia di Gerusalemme.
Come una tale prostituta, Ninive ingannava le nazioni con vuote promesse d’aiuto e benefici. Le sue offerte d’amicizia erano allettanti ma traditrici. Quelli che venivano implicati con lei perdevano la propria libertà e si trovavano in schiavitù. Questo è ben illustrato nel caso del re giudeo Acaz. Egli pagò il re assiro Tiglat-Pileser (Tilgat-Pilneser) III perché venisse in suo aiuto e contrastasse la cospirazione della Siria e di Israele per deporlo come re. (2 Re 16:5-9) Mentre Tiglat-Pileser distrusse in effetti la potenza della Siria e di Israele, qualunque sollievo ciò recasse ad Acaz non fu che temporaneo. Del risultato finale per Acaz, la Bibbia narra: “Venne contro di lui Tiglat-Pileser re di Assiria. Questi gli fu d’aggravio anziché di vantaggio. Akhaz infatti dovette sottrarre parte dei beni del tempio di Jahve, della reggia e della casa dei capi per consegnarla al re di Assiria. Ma non ricevette aiuti!” (2 Cron. 28:20, 21, mons. S. Garofalo) Così invece di vero sollievo, Acaz recò su sé e sul suo popolo solo l’oppressivo giogo assiro.
Calcolati in base alla cronologia della Bibbia, lo “spargimento di sangue” e la “prostituzione” di Ninive terminarono nel 632 a.E.V. In quel tempo la città cadde nelle mani delle forze alleate di Nabopolassar re di Babilonia e di Ciassare il Medo. Come indicano i danni causati dal fuoco e dal fumo sui bassorilievi trovati a Ninive, i conquistatori dovettero bruciare la città. Riguardo a Ninive, le Cronache Babilonesi affermano: “Portarono via le grandi spoglie della città e del tempio e (fecero) della città un cumulo di rovine”.
In maniera potente, la distruzione di Ninive rivendicò la profetica “parola di Dio”. Quella distruzione dimostrò anche la verità che la mancanza di riguardo per le vie di Dio, compresi il sanguinario militarismo e le alleanze ingannevoli, non può aver successo indefinitamente. Questo è qualche cosa a cui dovremmo prestare seria attenzione. Sicuramente non vorremo esser delusi sostenendo o approvando vie e sistemi che sono divinamente disapprovati. Pertanto, dovremmo accertarci di ciò che la Parola di Dio, la Bibbia, insegna e confidare pienamente nel Suo promesso governo reale.
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1976 | 1° settembre
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Domande dai lettori
● Perché in Proverbi 27:6 la Traduzione del Nuovo Mondo dice: “Le ferite inflitte da chi ama sono fedeli, ma i baci di chi odia son cose da supplicarsi”? Varie traduzioni in varie lingue dicono che tali baci sono copiosi, ingannevoli, minacciosi, fallaci, frequenti, ecc. — M. F., Stati Uniti.
È vero che molte altre traduzioni italiane, oltre a traduzioni in altre lingue, differiscono dal testo principale della Traduzione del Nuovo Mondo in Proverbi 27:6 riguardo ai baci di chi odia. Tuttavia, la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione inglese del 1971) contiene una nota in calce su Proverbi 27:6, che dice: “Mediante correzioni del testo ebraico può significare: ‘sono eccessivi’, o: ‘sono corrotti’”.
Alcuni traduttori hanno preferito cambiare la parola ebraica in questione. Questi traduttori non hanno accettato la parola ebraica originale ma vi hanno sostituito un participio ebraico somigliante all’originale e che secondo loro doveva essere la lezione originale. Per esempio, il Lexicon for the Old Testament Books, di L. Koehler e W. Baumgartner, suggerisce la parola sostitutiva, ra‛a‛, nella forma niphal (riflessiva). La parola ebraica ra‛a‛ significa essere cattivo, indegno e quindi ingannevole.
Ci si domanda se nel testo principale di una traduzione delle Sacre Scritture si debba usare questa parola sostitutiva o conservare l’originale. L’originale parola ebraica che si trova nel testo masoretico è il participio riflessivo del verbo athar, e, secondo il summenzionato Lessico, la parola significa “supplicarsi”. La Traduzione del Nuovo Mondo si attiene pertanto alla parola originale e la rende “supplicarsi”.
Un’altra traduzione che si attiene sostanzialmente all’originale parola ebraica è The Soncino Books of the Bible, che rende Proverbi 27:6 in questo modo: “Fedeli sono le ferite di un amico; ma i baci di un nemico sono importuni”. Naturalmente, la parola “importuni” dà l’idea di chiedere ripetutamente o supplicare. Questa stessa traduzione ha una nota in calce su Proverbi 27:6, che mostra il problema affrontato dai traduttori: “Importuni. Non si sa con certezza che cosa intende [il traduttore] con questa traduzione. A.V. ha ingannevoli e R.V. copiosi. . . . I commentatori moderni correggono il testo per avere una parola più comune che significa ‘ingannevole’ in contrapposizione a fedeli; ma Eitan ed Ehrlich sostengono che la parola ebraica ha tale significato [cioè importuni] per analogia con il [corrispondente] arabo, sebbene ciascuno la colleghi a una diversa radice araba”.
Questo è un caso, dunque, in cui i traduttori della Bibbia, non comprendendo quello che voleva dire lo scrittore, cambiarono il testo perché la versione avesse un senso per loro. Ma il pensiero pare sia quello che chi ama infliggerà una ferita in modo fedele per fare del bene alla persona. D’altra parte, chi vuole che chi lo odia gli faccia una cosa gentile e benigna, deve supplicarlo, poiché l’odio non lo spinge naturalmente a dare baci all’oggetto del suo odio. Invece, vuole agire crudelmente. Quindi bisogna importunare o supplicare chi odia perché sia benigno. Si può anche dover supplicare chi è indifferente. Nella parabola della vedova e del giudice, Gesù Cristo parlò di un giudice che non temeva Dio né aveva alcun rispetto per l’uomo. Solo perché la vedova continuò a supplicarlo, il giudice rispose infine ai suoi appelli e le fece ricevere l’aiuto a cui aveva diritto. (Luca 18:1-5) Il giudice non lo fece di cuore. Similmente, anche se chi odia fa un favore a un altro perché è supplicato, non lo farà di cuore, ma solo per liberarsi delle suppliche dell’altra persona. La persona non ha bisogno di supplicare chi la odia perché le infligga una ferita; ma deve supplicarlo per ottenere qualcosa di piacevole
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