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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • agli israeliti, “olio dalla roccia di silice”, forse da olivi che crescevano in terreno roccioso. (Deut. 32:9, 13) Mosè dichiarò che Aser avrebbe ‘affondato il piede nell’olio’, indicando che quella tribù avrebbe avuto benedizioni materiali. — Deut. 33:24.

      IMPORTANTE PRODOTTO COMMERCIALE E ALIMENTARE

      In Palestina l’olio di oliva, a motivo della sua abbondanza, diventò un importante prodotto commerciale. Ogni anno Salomone dava a Hiram re di Tiro ‘venti cori [4.400 litri] d’olio’ di prima qualità per pagare in parte il materiale per la costruzione del tempio. (I Re 5:10, 11) Giuda e Israele un tempo erano i “trafficanti” d’olio di Tiro. (Ezec. 27:2, 17) Olio profumato e olio d’oliva sono pure fra le merci che la mistica Babilonia la Grande acquista dai “commercianti viaggiatori” della terra. — Riv. 18:11-13.

      L’olio d’oliva, alimento molto energetico e uno dei grassi più digeribili, aveva una parte importante nell’alimentazione degli israeliti, infatti veniva consumato crudo e usato anche per cucinare. (Deut. 7:13; Ger. 41:8; Ezec. 16:13) Era il combustibile usato comunemente per l’illuminazione (Matt. 25:1-9), e “olio puro di ulive schiacciate” veniva bruciato nelle lampade del candelabro d’oro nella tenda di adunanza. (Eso. 27:20, 21; 25:31, 37) L’olio veniva usato in relazione alle offerte di grano fatte a Geova. (Lev. 2:1-7) Come cosmetico veniva spalmato sul corpo dopo il bagno. (Rut 3:3; II Sam. 12:20) Ungere la testa di un ospite con olio era un atto di ospitalità. (Luca 7:44-46) Olio era usato anche per lenire il dolore e ammorbidire ferite e contusioni (Isa. 1:6), a volte insieme a vino. — Luca 10:33, 34.

      SIGNIFICATO E USO RELIGIOSO

      Geova ordinò a Mosè di preparare un “olio di santa unzione” che conteneva olio d’oliva e altri ingredienti. Con tale olio Mosè unse il tabernacolo, l’arca della testimonianza, i vari arredi e utensili del santuario. E lo usò anche per ungere Aaronne e i suoi figli, per santificarli quali sacerdoti di Geova. (Eso. 30:22-33; Lev. 8:10-12) I re venivano unti con olio, come fece Samuele che, per ungere Saul, “prese quindi il fiasco d’olio e glielo versò sulla testa”. (I Sam. 10:1) Per l’unzione di Salomone fu usato un corno d’olio. — I Re 1:39.

      Per predire la gioia prodotta dal ministero terreno di Gesù Cristo, è stato detto che avrebbe dato “a quelli che fanno lutto su Sion . . . olio d’esultanza invece di lutto”. (Isa. 61:1-3; Luca 4:16-21) Inoltre era stato predetto che Gesù sarebbe stato personalmente unto da Geova con “olio d’esultanza” più dei suoi compagni, indicando che avrebbe provato maggiore gioia dei suoi predecessori della dinastia davidica. — Sal. 45:7; Ebr. 1:8, 9.

      Come l’olio letterale sulla testa ha un effetto calmante e ristoratore, così la Parola di Dio calma, corregge, conforta e sana chi è malato spiritualmente. Infatti gli anziani della congregazione cristiana sono esortati a pregare per tale uomo, figurativamente “spalmandolo d’olio nel nome di Geova”, misura indispensabile per la sua guarigione spirituale. — Giac. 5:13-15; confronta Salmo 141:5.

  • Olivo
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    • Olivo

      [ebr. zàyith; gr. elàia].

      Nei tempi biblici l’olivo era senza dubbio una delle piante più pregiate, pari alla vite e al fico. (Giud. 9:8-13; II Re 5:26; Abac. 3:17; Giac. 3:12) Compare all’inizio della storia biblica, infatti dopo il Diluvio una foglia d’olivo riportata da una colomba indicò a Noè che le acque erano calate. — Gen. 8:11.

      Gli olivi contribuiscono a rendere piacevole il paesaggio palestinese; spesso crescono su rocciosi pendii a terrazze o coprono il fondovalle. Quest’albero può raggiungere un’altezza di oltre 12 m. Il tronco nodoso ha numerose ramificazioni e folto fogliame costituito da foglioline oblunghe grigioverdi, persistenti. Di solito fiorisce in maggio e si copre di migliaia di fiorellini giallo pallido. La Bibbia menziona la facilità con cui i fiori volano via. (Giob. 15:33) Il frutto a drupa dell’olivo, verde quando è acerbo, maturando assume un color viola scuro o nero. In Palestina la raccolta delle olive avviene in autunno (ottobre-novembre), e spesso si segue ancora l’antico metodo di bacchiatura, percotendo i rami con pertiche. (Deut. 24:20; Isa. 24:13) Nei tempi biblici rimaneva sempre qualcosa da racimolare. (Isa. 17:6) Per natura l’olivo ha produzione alternata, cioè a un buon raccolto segue l’anno dopo uno scarso. Il frutto fresco contiene una sostanza amara che viene eliminata immergendolo in acqua salata, e le olive si possono mangiare crude o preparate in vari modi. Il loro maggior pregio è tuttavia la produzione di olio, che (a peso) corrisponde al 30 per cento o più del frutto fresco. Un buon albero, che ne producesse da 35 a 55 litri l’anno, poteva provvedere i grassi necessari all’alimentazione di una famiglia di cinque o sei persone. Il legno di olivo è molto duro e dev’essere stagionato per anni prima di poter essere usato per lavori di falegnameria. — Vedi STRETTOIO.

      L’olivo non solo è un albero centenario ma, se viene tagliato, dalle radici potranno spuntare fino a cinque germogli che formeranno altrettanti nuovi tronchi; gli alberi vecchi spesso si perpetuano in questo modo. La piantagione avviene a volte mediante talee tagliate da un albero adulto. Quindi assai appropriata è l’illustrazione del salmista che paragona i figli di un uomo benedetto a “rampolli di ulivi tutto intorno alla [sua] tavola”. — Sal. 128:3.

      INNESTO

      Gli olivi selvatici che crescevano sui pendii spesso venivano innestati con germogli di alberi produttivi coltivati affinché producessero buon frutto. Perciò era assolutamente contrario alla norma innestare un ceppo selvatico in un albero coltivato, dato che il ceppo selvatico avrebbe continuato a produrre il proprio frutto. Questo rende molto più vigorosa l’illustrazione di Paolo in Romani 11:17-24, dove paragonava i cristiani gentili diventati parte del ‘seme di Abraamo’ a rami di un olivo selvatico innestati in un albero coltivato per sostituire i rami improduttivi che erano stati recisi e che rappresentavano gli ebrei naturali rigettati, allontanati dal simbolico albero per la loro mancanza di fede. (Gal. 3:28, 29) Quest’azione “contro natura” mette in risalto l’immeritata benignità di Dio verso i credenti gentili, sottolinea i benefici che traggono quali rami di “un ulivo selvatico” nell’assorbire la “grassezza” delle radici dell’olivo coltivato, e così elimina ogni ragione di vanto da parte dei cristiani gentili. — Confronta Matteo 3:10; Giovanni 15:1-10.

      USO FIGURATIVO

      L’olivo è usato figurativamente nella Bibbia come simbolo di fecondità, bellezza e dignità. (Sal. 52:8; Ger. 11:16; Osea 14:6) I suoi rami erano fra quelli usati nella festa delle capanne. (Nee. 8:15; Lev. 23:40) In Zaccaria 4:3, 11-14 e Rivelazione 11:3, 4 olivi sono usati come simbolo degli unti e dei testimoni di Dio.

  • Olocausto
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    • Olocausto

      Vedi OFFERTE.

  • Oltraggiare
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    • Oltraggiare

      I verbi greci loidorèo e kakologèo hanno fondamentalmente il significato di rivolgere parole offensive, coprire di insulti.

      Per gli israeliti insultare o invocare il male sui propri genitori era un reato punibile con la morte. (Eso. 21:17; Matt. 15:4; Mar. 7:10) Come un oltraggio verbale, il maltrattamento fisico dei genitori aveva origine da una cattiva inclinazione e perciò comportava la stessa pena. (Eso. 21:15) Poiché nei confronti dei figli i genitori erano rappresentanti di Geova, chi insultava i propri genitori in effetti insultava Dio. — Confronta Esodo 20:12.

      In Israele si doveva mostrare rispetto anche a coloro che avevano mansioni direttive. Perciò l’apostolo Paolo, benché fosse stato trattato ingiustamente, si scusò per essersi rivolto inconsapevolmente al sommo sacerdote con parole che altri considerarono offensive. — Eso. 22:28; Atti 23:1-5.

      Non c’era posto per gli oltraggiatori fra i cristiani del I secolo. (I Cor. 6:9, 10; I Piet. 3:8, 9) Chi era colpevole di diffamare abitualmente e intenzionalmente altri doveva essere espulso dalla congregazione. — I Cor. 5:11-13.

      Dato che erano apparentemente insignificanti e impopolari nel mondo a motivo dell’attività che svolgevano e del messaggio che portavano, i seguaci di Gesù Cristo venivano spesso oltraggiati. (Confronta Giovanni 9:28, 29; 17:14; I Corinti 1:18; 4:11-13). Ma non dovevano rendere oltraggio per oltraggio. In questo Cristo Gesù aveva dato loro l’esempio. (I Piet. 2:21, 23) Accusato di essere un uomo dedito al vino, un ghiottone, un agente di Satana il Diavolo, di non rispettare il sabato e bestemmiare Dio, Cristo Gesù non reagì oltraggiando i suoi accusatori. (Matt. 11:19; 26:65; Luca 11:15; Giov. 9:16) Quando in presenza di Pilato furono mosse contro di lui false accuse, Gesù rimase in silenzio. (Matt. 27:12-14) Il cristiano che imita l’esempio di Gesù potrebbe avere una buona influenza su alcuni oppositori, inducendoli a riconoscere che le loro parole oltraggiose erano immotivate. Rendendosi conto di ciò potevano essere spinti a glorificare Dio. — Confronta Romani 12:17-21; I Pietro 2:12.

      I cristiani dovevano badare bene a come si comportavano per non dare agli oppositori occasione di oltraggiarli. Paolo mise in risalto questo punto parlando delle giovani vedove della congregazione. Poiché avevano la tendenza a pettegolare e immischiarsi negli affari altrui, le incoraggiò a sposarsi e a darsi da fare allevando figli e accudendo alla casa. Come mogli affaccendate non avrebbero dato motivo ad alcun oppositore di rimproverare ai cristiani di essere pettegoli e di immischiarsi negli affari altrui. — I Tim. 5:13, 14.

      Alcuni che non seguivano Gesù Cristo quando era sulla terra dimostravano con le loro azioni di essere ‘dalla sua parte’ e non si sarebbero affrettati a unirsi agli oppositori nell’oltraggiarlo. Tale era la situazione di un uomo che espelleva demoni nel nome di Gesù, avendo evidentemente ricevuto tale potere da Dio. Giovanni e altri conclusero che si doveva impedirglielo, dato che non era dei loro. Ma Gesù disse: “Non cercate d’impedirglielo, poiché nessuno che faccia un’opera potente in base al mio nome potrà subitamente insultarmi”. (Mar. 9:38-40) Quando Gesù disse queste parole la congregazione ebraica aveva ancora il riconoscimento di Dio e la congregazione cristiana non era ancora stata stabilita. (Confronta Matteo 16:18; 18:15-17) Inoltre Gesù non esigeva che tutti i credenti lo seguissero personalmente. (Mar. 5:18-20) Perciò le opere potenti compiute in nome di Gesù da un ebreo, che apparteneva al popolo del patto con Dio, sarebbero state la prova che aveva il favore di Dio. Ma non appena fu istituita la congregazione cristiana, coloro che volevano avere il favore di Dio dovevano farne parte quali fedeli seguaci di Gesù Cristo. (Confronta Atti 2:40, 41). Il solo fatto di compiere opere potenti nel nome di Gesù non avrebbe più dimostrato che uno era dalla parte di Gesù Cristo, né garantiva che non avrebbe oltraggiato il Figlio di Dio. — Matt. 7:21-23.

  • Omaggio
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    • Omaggio

      Si può rendere omaggio o fare atto di omaggio inchinandosi, inginocchiandosi, prostrandosi o facendo qualche altro gesto che indichi sottomissione o semplicemente rispetto. In molti casi queste espressioni traducono il verbo ebraico shahhàh e quello greco proskynèo.

      Shahhàh significa fondamentalmente ‘inchinarsi’. (Prov. 12:25) Potrebbe essere un atto di rispetto o di deferenza verso un altro essere umano, come un re (I Sam. 24:8; II Sam. 24:20; Sal. 45:11), il sommo sacerdote (I Sam. 2:36), un profeta (II Re 2:15), o un altro personaggio autorevole (Gen. 37:9, 10; 42:6; Rut 2:8-10), verso un parente più anziano (Gen. 33:1-6; 48:11, 12; Eso. 18:7; I Re 2:19) o anche verso estranei in segno di cortesia. (Gen. 19:1, 2) Abraamo si inchinò ai figli di Het, cananei dai quali voleva acquistare un appezzamento di terra in cui seppellire i suoi morti. (Gen. 23:7) Secondo la benedizione impartita da Isacco, gruppi nazionali e i suoi stessi “fratelli” si sarebbero inchinati a Giacobbe. (Gen. 27:29; confronta 49:8). Quando alcuni cominciarono a inchinarsi davanti ad Absalom figlio di Davide, egli li abbracciò e li baciò, evidentemente per favorire le proprie ambizioni politiche ostentando di mettersi sul loro stesso piano. (II Sam. 15:5, 6) Mardocheo rifiutò di prostrarsi davanti ad Aman, non perché la considerasse un’usanza sbagliata in se stessa, ma senza dubbio perché l’alto funzionario persiano era per discendenza un amalechita maledetto. (Est. 3:1-6) I conquistatori babilonesi dissero in effetti alla popolazione di Giuda di inchinarsi in modo che i loro dorsi diventassero come una strada su cui potessero passare i conquistatori. — Isa. 51:23.

      Dagli esempi suddetti è chiaro che in se stesso questo verbo ebraico non ha necessariamente significato religioso né si riferisce all’adorazione. Comunque in moltissimi casi viene usato in relazione all’adorazione, sia del vero Dio (Eso. 24:1; Sal. 95:6; Isa. 27:13; 66:23) che di falsi dèi. (Deut. 4:19; 8:19; 11:16) Alcuni potevano inchinarsi in preghiera a Dio (Eso. 34:8; Giob. 1:20, 21) e spesso si prostravano nel ricevere qualche rivelazione da Dio o qualche espressione o prova del suo favore, mostrando così gratitudine, riverenza e umile sottomissione alla sua volontà. — Gen. 24:23-26, 50-52; Eso. 4:31; 12:27, 28; II Cron. 7:3; 20:14-19; confronta I Corinti 14:25; Rivelazione 19:1-4.

      Era ammesso inchinarsi a altri esseri umani come atto di rispetto, ma Geova Dio vietava di inchinarsi a qualsiasi altra divinità. (Eso. 23:24; 34:14) Similmente l’inchinarsi

  • Olivastro
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    • Olivastro

      [ebr. ʽets shèmen].

      L’identificazione di quest’albero è incerta. Il nome ebraico indica un albero “oleifero”, ricco di oli o sostanze simili. Rami di quest’albero, insieme a rami di olivo e mirto e a foglie di palma, erano usati a Gerusalemme per la festa delle capanne. (Nee. 8:15) Ed è fra gli alberi che, nella profezia di Isaia, è predetto avrebbero abbellito il deserto. — Isa. 41:19.

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