-
Fiduciosi in un mondo assalito dai dubbiLa Torre di Guardia 1981 | 15 gennaio
-
-
Fiduciosi in un mondo assalito dai dubbi
“Benedetto è l’uomo robusto che confida in Geova, e di cui Geova è divenuto la fiducia”. — Bibbia
‘Un disinvolto e raffinato scetticismo è quanto ci si aspetta da un adulto istruito’. — Filosofia mondana
1, 2. Qual era il pensiero di alcuni greci, e che cosa ha prodotto l’istruzione superiore di questo mondo?
“CHE cosa è verità?” Queste parole con cui Ponzio Pilato replicò a Gesù Cristo sono tipiche dell’atteggiamento scettico di molti. (Giov. 18:38) Degli antichi scettici greci è stato detto che “miravano a una serena imperturbabilità, da conseguirsi tramite un continuo equilibrio fra argomenti opposti, riducendo così ogni cosa a uno stato d’incertezza e di dubbio”.
2 Varianti di questo atteggiamento scettico furono elaborate in tempi più recenti da filosofi come il francese Cartesio, l’olandese Spinoza, lo scozzese David Hume e il tedesco Kant. A motivo dell’influenza di questi e di altri uomini, il dubbio metodico è diventato un dogma dell’istruzione superiore. In tutti i paesi le università hanno quindi sfornato una generazione di dubbiosi, per i quali “tutto è relativo”.
3. (a) Qual è uno degli effetti negativi del dubbio metodico? (b) Quale atteggiamento migliore la Bibbia incoraggia ad avere?
3 Parlando degli effetti negativi di questa perenne incertezza, un esperto afferma che una “conseguenza dell’atteggiamento relativistico e scettico della nostra epoca non è altro che una mancanza di rispetto per la verità come tale”. Poi aggiunge:
Il rispetto per la verità non è semplicemente lo pseudocinismo del nostro tempo che cerca di “smascherare” ogni cosa, nella convinzione che nulla o nessuno abbia effettivamente la verità. È quel modo di pensare che a una serena fiducia che la verità si può veramente trovare unisce l’umile sottomissione alla verità, dovunque e comunque essa emerga. Tale apertura alla verità è indispensabile a quelli che adorano l’Iddio di verità. . . . Questo è l’atteggiamento . . . che ci viene additato sia dal Vecchio che dal Nuovo Testamento. — “New International Dictionary of New Testament Theology”, 1978, Volume III, pagine 900, 901.
Serena fiducia nella verità
4, 5. (a) In che modo le Scritture ispirano fiducia e non dubbio? (b) Quali sono gli effetti positivi dell’accettare senza pregiudizi le “sane parole” della Bibbia?
4 Sì, l’intera Bibbia ispira fiducia, non dubbio, ai suoi lettori. Le Scritture Ebraiche affermano: “Benedetto è l’uomo robusto che confida in Geova, e di cui Geova è divenuto la fiducia”. (Ger. 17:7) E nelle Scritture Greche Cristiane Paolo scrive: “So infatti in chi ho riposto la mia fiducia e sono convinto che egli è capace di custodire il mio deposito fino a quel giorno”. Nessuna traccia di scetticismo! — II Tim. 1:12, versione di Garofalo.
5 Dopo aver espresso in questo modo la sua assoluta fiducia in Dio, Paolo aggiunge: “Continua a tenere il modello delle sane parole che hai udite da me con la fede e l’amore riguardo a Cristo Gesù”. (II Tim. 1:13) Accettando senza pregiudizi le “sane parole” che si trovano nella Bibbia, la nostra fede e il nostro amore aumentano, e proviamo una serena fiducia nella veracità di tutte le preziose promesse che Geova ci ha fatte. Questo, a sua volta, ci dà speranza, che è “un’àncora per l’anima, sicura e ferma”. — Ebr. 6:17-19.
6. Per poter annunciare la “buona notizia” ad altri, di cosa abbiamo bisogno noi stessi?
6 È questa serena fiducia che ci permette di continuare a predicare intrepidamente la buona notizia del regno di Dio come unica speranza dell’umanità. Bisogna essere pienamente convinti della veracità del messaggio di speranza per annunciarlo ad altri. Così possiamo dire a chi ci ascolta: “La buona notizia che predichiamo non vi fu annunciata solo a parole ma anche con potenza e con spirito santo e forte convinzione”. “Quando riceveste la parola di Dio, che udiste da noi, l’accettaste non come la parola degli uomini, ma, quale veracemente è, come la parola di Dio”. — I Tess. 1:5; 2:13.
7, 8. Nella primitiva congregazione cristiana, chi aiutava i fratelli a scacciare i dubbi?
7 Nella primitiva congregazione cristiana, fedeli sorveglianti aiutavano gli altri cristiani a scacciare i dubbi e a essere saldi nella fede. Con l’aiuto dello spirito santo, nel I secolo il corpo direttivo, composto degli apostoli e degli anziani della congregazione di Gerusalemme, prendeva decisioni, dava istruzioni e inviava uomini fedeli a edificare i fratelli. Nel libro biblico degli Atti si legge: “Or mentre [Paolo, Sila e i loro compagni di viaggio] viaggiavano per le città trasmettevano a quelli che erano in esse, per osservarli, i decreti emessi dagli apostoli e dagli anziani in Gerusalemme. Perciò, in realtà, le congregazioni eran rese ferme nella fede e aumentavano di numero di giorno in giorno”. — Atti 16:4, 5; 15:23-29.
8 Scrivendo alla congregazione di Colosse, Paolo parlò del fedele cristiano Epafra dicendo che ‘si adoperava sempre a loro favore nelle sue preghiere, affinché fossero infine compiuti e avessero ferma convinzione in tutta la volontà di Dio’. (Col. 4:12) Anche a quei tempi non doveva esserci posto per scetticismo e dubbi. Quei primi cristiani avevano bisogno di essere ‘fermi nella fede’, di nutrire “ferma convinzione”.
Come vincere i dubbi
9. Perché oggi avere fiducia è particolarmente importante per il cristiano?
9 Per il cristiano è forse meno importante nutrire fiducia oggi, in un mondo in cui, per citare il filosofo inglese Bertrand Russell, ‘un disinvolto e raffinato scetticismo è quanto ci si aspetta da un adulto istruito’? No. Anzi, oggi una ferma convinzione è ancor più importante, perché, ora più che mai, ‘lo spirito che opera nei figli di disubbidienza’ promuove sfiducia e dubbio. (Efes. 2:2) Perciò il cristiano che è assalito dai dubbi dovrebbe riconoscere il pericolo e fare i passi necessari per essere ‘infine compiuto e avere ferma convinzione’.
10, 11. (a) Se nella nostra mente cominciano a insinuarsi dei dubbi, quali domande dovremmo farci? (b) Come risponderebbero a queste domande più di due milioni di persone?
10 Se nella sua mente dovessero cominciare ad insinuarsi insidiosi dubbi, il cristiano farebbe bene a valutare prima la situazione e a porsi alcune utili domande:
Dove ho imparato che il nome di Dio è Geova, cosa significa questo nome, qual è l’amorevole proposito di Dio per il genere umano, e perché egli ha permesso per tanto tempo la sofferenza sulla terra? — Sal. 83:18; Riv. 21:3, 4; II Piet. 3:9, 13.
Chi mi ha insegnato che Gesù Cristo non è la seconda persona di un Dio trino, ma l’unigenito Figlio di Geova? E chi mi ha aiutato a capire pienamente il significato della redenzione dal peccato resa possibile dal sacrificio di riscatto di Cristo? — Giov. 3:16; 14:28: I Cor. 15:27, 28.
Quale religione ha risolto nella mia mente la questione dello spirito santo, chiarendo che non è una persona, ma la forza attiva di Geova? E dove ho trovato un gruppo di persone che si sforzano sinceramente di produrre i frutti dello spirito? — Atti 2:33; Gal. 5:22, 23; Col. 3:12-14.
Quale organizzazione religiosa mi ha fatto chiaramente capire che quella dell’immortalità dell’anima umana è un’antica idea pagana, e mi ha dimostrato con la Bibbia che l’anima è mortale, dando così vero significato alla dottrina biblica della risurrezione e liberandomi dal concetto dell’inferno di fuoco, dogma che reca disonore a Dio? — Ezec. 18:4; Atti 24:15; Rom. 6:23.
Chi predica che il regno di Dio è l’unica speranza dell’uomo, e chi mi ha aiutato a rendermi conto che viviamo negli “ultimi giorni” e che dovremmo “stare in guardia” fino alla venuta del Figlio dell’uomo? — Mar. 13:10, 33-37; Luca 21:34-36; II Piet. 3:3-7.
Presso chi ho trovato un vero scopo nella vita, “la pace di Dio”, protezione dalle tentazioni e dai lacci di questo mondo, e sapienza pratica per risolvere i problemi della vita? — Matt. 24:45-47; I Tim. 3:15; Filip. 4:6-9.
Infine, quale gruppo di cristiani mostrano sinceramente di avere ‘amore fra loro’ (Giov. 13:34, 35), rispettano realmente i princìpi esposti in Giovanni 17:14, 16 e Isaia 2:4, e sono perseguitati non perché si occupino di politica, ma semplicemente ‘a motivo del nome di Gesù’, cioè perché sono veri cristiani? — Matt. 24:9; Giov. 15:18, 19.
11 Per oltre due milioni di persone che vivono in più di 200 paesi e isole, la risposta a queste domande è: I testimoni di Geova, nutriti spiritualmente dalla classe dello “schiavo fedele e discreto” e dal suo corpo direttivo. — Confronta Luca 12:42-44.
Siate positivi!
12. Dove cominciano i dubbi?
12 Per evitare di assumere lo spirito del mondo, uno spirito di sospetto, sfiducia e scetticismo, è necessario badare ai propri motivi più profondi. Agli undici apostoli fedeli e ad altri discepoli che trovavano difficile credere che egli era veramente risorto, Cristo disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dei dubbi nei vostri cuori?” (Luca 24:38) Sì, è lì che cominciano i dubbi: nel cuore.
13, 14. (a) Di cosa possono essere segno i dubbi? (b) Quale lezione possiamo imparare dall’infedele Israele?
13 Perciò, se mai cominciassimo a essere turbati da dubbi, dovremmo cominciare con l’esaminare i nostri motivi. I nostri dubbi sono sinceri o sono un pretesto per rallentare? Tradiscono mancanza di perseveranza? Riflettono mancanza di fede nel potere di Dio di perdonare? Qualcuno ha seminato il germe del dubbio? (I Giov. 1:9; Atti 20:30) Paolo scrive: “Badate, fratelli, che non sorga in alcuno di voi un cuore malvagio privo di fede che si allontani dall’Iddio vivente. . . . ‘Non indurite i vostri cuori’”. — Ebr. 3:12-15.
14 Se abbiamo uno spirito positivo e ricordiamo tutto quello che Geova ha fatto per noi mediante suo Figlio Gesù Cristo e tutto quello che abbiamo imparato circa i suoi propositi e le sue promesse grazie al cibo spirituale provveduto per mezzo dello “schiavo fedele e discreto”, eviteremo di diventare ingrati come Israele, di cui Geova disse: “Il toro conosce bene il suo compratore, e l’asino la mangiatoia del suo proprietario; [ma] Israele stesso non ha conosciuto”. — Isa. 1:3.
Hanno riacquistato fiducia
15. In che modo un anziano fu aiutato a vincere i dubbi?
15 Un anziano della Francia occidentale cominciò a dubitare di appartenere alla vera congregazione di Dio, perché, secondo lui, il cibo spirituale era sempre lo stesso. Perciò chiese di essere sollevato dalle sue responsabilità cristiane di anziano. Tuttavia la sua famiglia e gli altri anziani non lo trattarono come un apostata. Lo aiutarono amorevolmente con la preghiera e con conversazioni incoraggianti. Poco per volta questo fratello fu aiutato a rendersi conto che non si possono avere sempre nuove spiegazioni, più di quanto una madre di famiglia non possa servire pasti interamente diversi tre volte al giorno per 365 giorni l’anno. Gli stessi ingredienti fondamentali tornano in forme diverse, ma un palato sensibile permette di gustare il cibo, digerirlo e trarne forza. Questo fratello fu anche aiutato a riflettere sulla scarsità di cibo spirituale esistente altrove. Un po’ alla volta riacquistò fiducia, accrebbe il suo apprezzamento per le buone cose apprese nelle pubblicazioni della Società, riprese forza spirituale e ritrovò la gioia nel servizio di Geova. Ora è di nuovo un anziano nella congregazione cristiana.
16. Cosa fece sorgere dubbi nella mente di un giovane Testimone francese, e cosa lo aiutò a rimettere in ordine le idee?
16 Nella Francia meridionale, a un giovane Testimone che prima di conoscere la verità aveva idee libertarie capitò per le mani un libro sull’anarchia (“la teoria secondo cui ogni forma di governo interferisce ingiustamente nella libertà personale, e dovrebbe essere sostituita dalla volontaria associazione di gruppi cooperativi”). Lo lesse, lo trovò interessante, comprò altri libri del genere, e man mano che li leggeva cominciava a perdere la fede e ad avere dubbi. Poi, d’un tratto, come dice egli stesso, “mi resi conto che permettevo a del cattivo cibo spirituale di ridestare in me tratti della mia vecchia personalità, uno dei quali era uno spirito ribelle”. Due articoli della Torre di Guardia lo aiutarono a rimettere in ordine le sue idee: “La via della vita: stretta ma sicura”, nel numero del 15 aprile 1978, e “Come il regno di Dio vi può recare benefici”, nel numero del 1º luglio 1978. Ritrovò la fiducia, intraprese l’opera di predicazione a tempo pieno, e ora presta servizio come pioniere speciale.
La fiducia reca felicità
17, 18. Cosa dice Giacomo riguardo a chi dubita, e quale consiglio dà?
17 Non sono che due esempi di cristiani che, pur essendo assaliti dai dubbi, riuscirono a vincerli e ritrovarono la felicità nel servizio di Dio. Se avessero ceduto al dubbio, oggi sarebbero infelici e senza speranza. La Bibbia dice: “Chi dubita è come un’onda del mare mossa dal vento e spinta qua e là”. (Giac. 1:6) Sì, i dubbi ci rendono vulnerabili. Giacomo aggiunge che chi dubita “è un uomo indeciso, instabile in tutte le sue vie”. — Giac. 1:8.
18 La forte fiducia in Geova, nella sua Parola e nella sua organizzazione, elimina i dubbi paralizzanti e reca vera felicità. Questa è la via della vera saggezza. “Quindi”, dice Giacomo, “se alcuno di voi è privo di sapienza, continui a chiederla a Dio, poiché egli dà generosamente a tutti e senza biasimare; ed essa gli sarà data. Ma continui a chiedere con fede, non dubitando affatto”. — Giac. 1:5, 6.
19. Perché dovremmo evitare lo spirito del mondo, e cosa ci aiuterà a mantenere salda “la fiducia che avemmo nel principio”?
19 Se assumiamo lo “spirito del mondo”, il dubbio diventerà parte del nostro modo di pensare. Ma Paolo scrive: “Ora noi ricevemmo non lo spirito del mondo, ma lo spirito che è da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state benignamente date da Dio”. (I Cor. 2:12) Se siamo pienamente consapevoli di tutte “le cose che ci sono state benignamente date da Dio”, e se riconosciamo onestamente che siamo venuti a conoscenza di queste cose studiando la Bibbia con i testimoni di Geova, la nostra profonda gratitudine a Geova ci spingerà ad allontanare ogni dubbio e a mantenere “salda sino alla fine la nostra presa sulla fiducia che avemmo nel principio”. — Ebr. 3:14.
20. Quali sono due modi in cui la fiducia viene ricompensata?
20 Se ‘manteniamo salda la nostra fiducia’ in Dio, nella sua infallibile Parola e nella sua congregazione terrena guidata da Cristo, avremo ricche ricompense sia ora che in avvenire. Una di queste, da non sottovalutare, è la pace mentale. Il salmista scrisse: “Abbondante pace appartiene a quelli che amano la tua legge, e per loro non vi è pietra d’inciampo”. (Sal. 119:165; vedi anche Colossesi 3:15). Molto rimunerativa è anche la sana compagnia di cristiani fedeli che apprezzano “le cose che ci sono state benignamente date da Dio” tramite il suo spirito, la sua Parola e la sua visibile congregazione. — Sal. 1:1-3; II Tess. 3:6, 14; Ebr. 10:24, 25.
21, 22. (a) Quali sono altri benefìci del nutrire fiducia? (b) Cosa esamineremo nel prossimo articolo?
21 Conservando la “fiducia che avemmo nel principio”, saremo zelanti nel servizio di Dio, rallegrando sia Geova che noi stessi. (Prov. 27:11) La gioia che proviamo è in se stessa una ricompensa (Matt. 25:23), ma è anche una protezione, una “fortezza”, per noi. (Nee. 8:10) Tale gioia nel servizio di Geova ci permette di avere una prospettiva positiva, che diventa sempre più luminosa man mano che vediamo adempiersi le profezie. Abbiamo una ragione di vivere. Sappiamo dove siamo diretti. Abbiamo una fulgida speranza basata sulla “città” o regno messianico che Abraamo attendeva. — Ebr. 11:10, 16.
22 Comunque, “l’espressione ispirata dice definitamente che in successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla fede”. (I Tim. 4:1) Perché questo avviene, e perché non dovremmo esserne eccessivamente turbati? Lo vedremo nel prossimo articolo.
-
-
Rimaniamo “solidi nella fede”La Torre di Guardia 1981 | 15 gennaio
-
-
Rimaniamo “solidi nella fede”
“L’espressione ispirata dice definitamente che in successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla fede”. — I Tim. 4:1.
1. Dovremmo rimanere eccessivamente turbati se qualcuno si allontana dalla fede?
RIMANETE sconcertati o eccessivamente turbati quando vedete o sentite che un cristiano di vostra conoscenza sta cedendo al dubbio, ha perso lo zelo e forse è diventato ribelle al punto di abbandonare la congregazione cristiana e cercar di trascinare altri con sé? In tal caso vi sarà di conforto sapere che, per quanto queste cose siano tristi, le Scritture ci preavvertono che avverranno.
2, 3. (a) Cosa significa il termine “apostasia”, e chi fu il primo apostata? (b) Quale fu il risultato dell’apostasia di Israele e di Giuda?
2 La parola “apostasia” deriva dal termine greco che significa “allontanamento, defezione, ribellione”. Il primo ad allontanarsi dalla vera adorazione di Geova fu Satana il Diavolo. Egli fu quindi il primo apostata. (Giov. 8:44) Indusse anche la prima coppia umana a diventare apostata. (Genesi, capitolo 3) All’inizio della storia di Israele ci fu un “allontanamento” dalla vera adorazione. Si legge infatti:
“Non ascoltarono nemmeno i loro giudici ma ebbero rapporti immorali con altri dèi e si inchinarono loro. Presto si dipartirono dalla via nella quale avevano camminato i loro antenati ubbidendo ai comandamenti di Geova”. — Giud. 2:17.
3 In seguito molti re d’Israele e di Giuda divennero apostati e trascinarono le rispettive nazioni in una condotta apostata. Dio punì prima il regno settentrionale d’Israele, dicendo: “Manderò [l’Assiria] contro una nazione apostata [Israele]”. (Isa. 10:6) E poco prima della distruzione di Gerusalemme, capitale di Giuda, ad opera dei babilonesi, Geova dichiarò: “Dai profeti di Gerusalemme l’apostasia è uscita in tutto il paese”. (Ger. 23:15) L’apostasia o allontanamento dalla vera fede certo non recò benedizioni a Israele e Giuda.
Apostasia fra i primi cristiani
4. Quale avvertimento diede Gesù riguardo agli apostati?
4 All’inizio del suo ministero terreno, Gesù mise in guardia i suoi seguaci contro gli apostati. Nel Sermone del Monte disse:
“Entrate per la porta stretta; perché ampia e spaziosa è la strada che conduce alla distruzione, e molti sono quelli che vi entrano; mentre stretta è la porta e angusta la strada che conduce alla vita, e pochi son quelli che la trovano. Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in manto da pecore, ma dentro son lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti”. — Matt. 7:13-16.
5. Cosa disse Paolo circa gli apostati?
5 Venticinque anni dopo, Paolo avvertì gli anziani di Efeso: “So che dopo la mia partenza entreranno fra voi oppressivi lupi e non tratteranno il gregge con tenerezza, e che fra voi stessi sorgeranno uomini che diranno cose storte per trarsi dietro i discepoli”. (Atti 20:29, 30) Nei suoi ultimi scritti ispirati, Paolo indicò per nome alcuni di quegli apostati del I secolo. Egli avvertì Timoteo: “Evita i discorsi vuoti che violano ciò che è santo; poiché essi progrediranno sempre più in empietà, e la loro parola si spargerà come cancrena. Imeneo e Fileto sono di tale numero. Questi stessi uomini han deviato dalla verità . . . e sovvertono la fede di alcuni”. “Alessandro il ramaio mi ha recato molte ingiurie . . . guardati da lui, poiché ha resistito alle nostre parole in misura eccessiva”. — II Tim. 2:16-18; 4:14, 15.
6. Quali sono alcuni aspetti caratteristici che identificano gli apostati?
6 Se analizziamo queste parole di avvertimento di Gesù e di Paolo, emergono i seguenti aspetti caratteristici che identificano gli apostati:
(1) Deviazione dalla verità
(2) Discorsi vuoti e tortuosi
(3) Tentativi di sovvertire la fede di alcuni e di trarsi dietro discepoli
(4) Ipocrisia (‘lupi in manto da pecore’)
(5) Riconoscibili dai frutti; ‘progrediscono sempre più in empietà’
Tali segni rivelatori dovevano permettere ai primi cristiani di identificare prontamente gli apostati e di ‘guardarsi da loro’.
Apostasia “in successivi periodi di tempo”
7. Quando si verificò l’apostasia in massa? In quale scrittura era predetta?
7 L’apostasia che era “già all’opera” mentre alcuni degli apostoli di Cristo erano ancora in vita proliferò “in successivi periodi di tempo”, cioè dopo la loro morte. I cinque segni rivelatori divennero sempre più evidenti dal II secolo in poi, e raggiunsero il culmine nel IV secolo. Questa apostasia in massa doveva aver luogo prima della “presenza del nostro Signore Gesù Cristo” e del “giorno di Geova”. — II Tess. 2:1-12.
8, 9. (a) Quale avvertimento diede Pietro circa gli ultimi giorni? (b) Quegli “schernitori” e quelle “persone che sfidano la legge” si sarebbero trovati soltanto fuori della congregazione cristiana?
8 Ma altre scritture spiegano che anche durante gli “ultimi giorni” del presente sistema di cose ci sarebbero stati casi di apostasia nella vera congregazione cristiana. L’apostolo Pietro scrisse:
“Negli ultimi giorni verranno degli schernitori con i loro scherni, che procederanno secondo i propri desideri e diranno: ‘Dov’è questa sua promessa presenza?’ . . . Voi perciò, diletti, avendo questa anticipata conoscenza, state in guardia, affinché non siate trascinati con loro dall’errore delle persone che sfidano la legge e non cadiate dalla vostra propria saldezza”. — II Piet. 3:3, 4, 17.
9 Pietro non stava semplicemente mettendo in guardia i fratelli contro gli “schernitori” e le “persone che sfidano la legge” appartenenti al mondo. I cristiani sono sempre stati ben consapevoli del pericolo che proviene da quella parte. Pietro parlava anche del pericolo di essere “trascinati” via da alcuni all’interno della congregazione cristiana i quali sarebbero divenuti “schernitori”, minimizzando l’adempimento delle profezie riguardanti la “presenza” di Cristo e assumendo un atteggiamento di sfida nei confronti dello “schiavo fedele e discreto”, del Corpo Direttivo della congregazione cristiana e degli anziani nominati.
Cause ed effetti dell’apostasia
10, 11. (a) Qual è un’importante causa di apostasia? (b) Quali sono alcuni significati paralleli del termine greco tradotto “dubitare”, e in che senso l’apostata si erge a giudice?
10 Fra le varie cause dell’apostasia, una delle principali è indubbiamente una mancanza di fede attribuibile al dubbio. (Ebr. 3:12) Un dizionario teologico (The New International Dictionary of New Testament Theology) fornisce interessanti informazioni sul verbo greco spesso tradotto “dubitare”: “Diakrino, fare una distinzione, giudicare . . .; dubitare, vacillare. . . . In alcuni brani del Nuovo Testamento il dubbio si presenta come una mancanza di fede e quindi come peccato (Rom. 14:23). . . . In Rom. 4:20 e ss. il dubbio confina con l’incredulità. . . . Il dubbio è quindi mancanza di fiducia nell’azione che Dio deve ancora compiere e che gli uomini devono attendere. . . . Nel Nuovo Testamento, colui che dubita pecca contro Dio e le sue promesse, perché giudica male Dio”.
11 Perciò, chi dubita al punto di diventare apostata si erge a giudice. Pensa di capire meglio dei suoi conservi cristiani, meglio anche dello “schiavo fedele e discreto”, grazie al quale ha imparato gran parte di quello che sa, se non tutto, riguardo a Geova Dio e ai suoi propositi. Egli comincia a manifestare uno spirito di indipendenza, e diviene “di cuore orgoglioso . . . qualche cosa di detestabile a Geova”. (Prov. 16:5) Alcuni apostati pensano addirittura di saperne più di Dio per quanto riguarda l’ordine degli eventi nello svolgimento dei suoi propositi. Altre due cause di apostasia sono dunque l’ingratitudine e la presunzione. — II Piet. 2:10b-13a.
12. Quali sono alcuni effetti della ribellione e dell’apostasia?
12 In quanto agli effetti di una condotta apostata, uno dei risultati immediati è la perdita della gioia. L’apostata si indurisce nei suoi modi ribelli. Un altro effetto è che trascura di cibarsi del cibo spirituale provveduto dallo schiavo fedele e discreto”, e ciò porta a un indebolimento spirituale che produce uno spirito abbattuto. Facendo un contrasto fra la felicità dei suoi leali servitori e la triste condizione degli apostati, Geova dichiarò profeticamente:
“Ecco, i miei propri servitori mangeranno, ma voi stessi avrete fame. Ecco, i miei propri servitori berranno, ma voi stessi avrete sete. Ecco, i miei propri servitori si rallegreranno, ma voi stessi proverete vergogna. Ecco, i miei propri servitori grideranno di gioia a causa della buona condizione del cuore, ma voi stessi emetterete grida a causa del travaglio del cuore e urlerete a causa dell’assoluto abbattimento di spirito”. — Isa. 65:13, 14.
13. Cosa si intende con ‘disprezzare la signoria’, e quale ne è il risultato? (Giuda 8, 10)
13 Dopo aver ceduto a opere della carne come “inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette”, spesso gli apostati cadono vittime di altre opere della carne come “ubriachezze”, “condotta dissoluta” e “fornicazione”. (Gal. 5:19-21) Pietro ci mette in guardia contro quelli che “disprezzano la signoria”, sfidando l’ordine teocratico, che “parlano ingiuriosamente” di coloro ai quali sono affidate responsabilità nella congregazione cristiana, e perciò ‘abbandonano il sentiero diritto’. Pietro dice che le loro “condizioni finali son divenute peggiori delle prime”. — Si legga attentamente II Pietro, capitolo 2.
Come evitare di ‘allontanarsi dalla fede’
14, 15. Come possiamo evitare la presunzione?
14 Abbiamo visto che una delle cause fondamentali dell’apostasia è la mancanza di fede prodotta da dubbi deleteri, e che il termine tradotto “dubitare” significa anche ‘distinguere’. L’apostata si ritiene all’altezza di decidere ciò che è vero e ciò che è falso, ‘il bene e il male’, in quanto a cibo spirituale. Diviene presuntuoso. — Confronta Genesi 2:17; 3:1-7.
15 Per evitare di allontanarsi dalla fede, il cristiano dovrebbe guardarsi dalla mancanza di fede, “il peccato che facilmente ci avvince”, e ‘correre con perseveranza la corsa che ci è posta dinanzi’. (Ebr. 12:1; 3:12, 19) Paolo ci dà questo consiglio: “Continuate a provare se siete nella fede, continuate a provare ciò che voi stessi siete”. (II Cor. 13:5) Paolo non ci invita a dubitare della “fede”, ma a chiederci se stiamo vivendo o no in conformità a tale fede. Questo onesto esame di coscienza dovrebbe riempirci di modestia e umiltà, proteggendoci così dallo spirito indipendente e dalla presunzione dell’apostata.
16. (a) Quale altra trappola dovremmo evitare? (b) Quale duplice lezione possiamo imparare dai giudei di Berea?
16 Per evitare di allontanarci dalla fede, dobbiamo anche guardarci dall’ingratitudine. Dovremmo essere riconoscenti per l’abbondante cibo spirituale che riceviamo per mezzo dello “schiavo fedele e discreto”. (Matt. 24:45) Questo non significa che non dovremmo convincerci delle cose man mano che andiamo avanti. Sotto questo aspetto possiamo imparare una duplice lezione dai giudei di Berea. Per essere sicuri, essi ‘esaminavano attentamente le Scritture ogni giorno per vedere se le cose stavano così’, ma erano anche ‘di mente nobile’, perché “ricevettero la parola [predicata da Paolo e Sila] con la massima premura di mente”. — Atti 17:11.
17, 18. Cosa dovremmo essere in grado di distinguere, e quale consiglio ci dà Paolo?
17 Tale riconoscente premura di imparare ci aiuterà a coltivare amore e ad acquistare accurata conoscenza, insieme a pieno discernimento. Queste qualità cristiane, a loro volta, ci permetteranno di distinguere le cose più importanti da quelle meno importanti. Un punto che ci riesce difficile capire è davvero importante? Intacca le cose veramente importanti che abbiamo imparate con l’aiuto della classe dello “schiavo”? È tale da meritare di fare inciampare noi o altri? Ci impedisce di portare frutto come cristiani?
18 Paolo ci consiglia: “Questo è quello che continuo a pregare, che il vostro amore abbondi sempre più in accurata conoscenza e pieno discernimento; affinché vi accertiate delle cose più importanti, onde siate senza difetto e non facciate inciampare altri fino al giorno di Cristo, e siate pieni del giusto frutto, che è per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio”. — Filip. 1:9-11.
‘Strappiamo al fuoco quelli che hanno dubbi’
19. (a) Quale altra distinzione si deve fare? (b) Quali ulteriori consigli edificanti dà Giuda?
19 Poiché siamo stati avvertiti che “alcuni si allontaneranno dalla fede”, dovremmo prepararci “a combattere strenuamente per la fede che fu una volta per sempre trasmessa ai santi”. (I Tim. 4:1; Giuda 3) Ma bisogna fare una distinzione tra gli apostati che creano problemi, menzionati in II Pietro, capitolo 2, e i cristiani che si indeboliscono nella fede e hanno dubbi per mancanza di accurata conoscenza. Giuda fa questa distinzione. Dopo aver messo in guardia contro “mormoratori, lamentatori”, che “ammirano le personalità”, e contro gli “schernitori”, che “fanno separazioni”, egli dice: “Mantenetevi nell’amore di Dio, mentre aspettate la misericordia del nostro Signore Gesù Cristo in vista della vita eterna. E continuate a mostrare misericordia ad alcuni che hanno dubbi; salvateli strappandoli al fuoco”. — Giuda 16-23.
20. Come si dovrebbero aiutare quelli che hanno dubbi, ma che dire se rifiutano l’aiuto e ‘si allontanano dalla fede’?
20 Sì, a questi che hanno dubbi si deve mostrare che corrono il pericolo di essere corrosi da dubbi deleteri. I fratelli cristiani, e specialmente gli anziani, dovrebbero sforzarsi di aiutarli, strappandoli, se possibile, al “fuoco” che potrebbe distruggerli spiritualmente. In quanto a quelli che rifiutano tale paziente e amorevole aiuto e che effettivamente ‘si allontanano dalla fede’, non dovremmo esserne eccessivamente turbati. Con l’apostolo Giovanni diremo: “Sono usciti da noi, ma non erano della nostra sorta; poiché se fossero stati della nostra sorta, sarebbero rimasti con noi”. — I Giov. 2:19.
“Solidi nella fede” sino alla fine
21, 22. (a) Quale incoraggiamento dà Pietro per rimanere forti nella fede? (b) Cosa devono continuare a fare gli israeliti spirituali e la “grande folla” per poter vedere realizzate le rispettive speranze?
21 Non c’è dubbio che Satana vorrebbe allontanarci tutti dalla fede. Perciò Pietro ci consiglia:
“Prendete la vostra determinazione contro di lui, solidi nella fede, sapendo che le stesse cose in quanto alle sofferenze si compiono nell’intera associazione dei vostri fratelli che sono nel mondo. Ma, dopo aver sofferto per un po’, l’Iddio d’ogni immeritata benignità, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna unitamente a Cristo, completerà egli stesso il vostro addestramento, vi renderà fermi, vi renderà forti”. — I Piet. 5:8-10.
I componenti dell’Israele spirituale, che sono stati chiamati a regnare con Cristo nella “gloria eterna”, devono rimanere fedeli ‘nell’ora della prova’, affinché ‘nessuno prenda la loro corona’. — II Tim. 2:10; Riv. 3:10, 11.
22 Anche i loro compagni, gli appartenenti alla “grande folla”, si rendono conto che devono rimanere “solidi nella fede” se vogliono sopravvivere alla “grande tribolazione”. (Riv. 7:9, 10, 14) Sia i cristiani che hanno la speranza celeste che i loro compagni la cui speranza è di vivere per sempre nel paradiso ristabilito sulla terra sono decisi a continuare fedelmente a predicare “questa buona notizia del regno”. (Matt. 24:14) L’ottimo aumento avuto in molte parti del mondo è per loro una prova che Geova benedice la sua organizzazione, e che c’è ancora lavoro da fare. Perciò seguono il consiglio di Paolo: “Non smettiamo dunque di fare ciò che è eccellente, poiché a suo tempo mieteremo se non ci stanchiamo”. — Gal. 6:8, 9.
23. Cosa costituisce per tutti noi un “forte incoraggiamento” a rimanere “solidi nella fede”?
23 Mentre con i nostri stessi occhi vediamo accadere le cose predette per gli “ultimi giorni”, nutriamo forte fiducia che la “grande tribolazione” e l’alba del giusto nuovo ordine di Dio sono proprio alle porte. Le meravigliose benedizioni in serbo per noi, o in cielo o sulla terra paradisiaca, costituiscono un “forte incoraggiamento” a rimanere “solidi nella fede” sino alla fine, onde “afferrare la speranza che ci è posta dinanzi”. — Ebr. 6:17-19.
“Ma voi, diletti, edificandovi nella vostra santissima fede, e pregando con spirito santo, mantenetevi nell’amore di Dio, mentre aspettate la misericordia del nostro Signore Gesù Cristo in vista della vita eterna”. — Giuda 20, 21.
-