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OrecchioAusiliario per capire la Bibbia
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nostri orecchi fossero più sensibili sentirebbero gli incessanti movimenti molecolari delle stesse particelle d’aria.
Dato che il Creatore dell’orecchio è in grado di udire, la Bibbia dice che simbolicamente ha orecchi. (Num. 11:18; Sal. 116:1, 2) Mediante tale simbolismo Geova stesso dice di avere orecchi attenti alle preghiere, alle suppliche e alle invocazioni dei giusti. (Sal. 10:17; 18:6; 34:15; 130:2; Isa. 59:1; I Piet. 3:12) Anche se sente i mormorii dei lamentatori e le male parole dei suoi nemici (Num. 11:1; II Re 19:28), rifiuta di udire le loro grida di angoscia quando giunge per loro l’esecuzione del giudizio. (Ezec. 8:18) In quanto alle immagini idolatriche, anche se hanno orecchi scolpiti o intagliati, naturalmente non possono udire e non sono in grado di accogliere o esaudire le preghiere dei loro adoratori. — Sal. 115:6.
USO FIGURATIVO
Nella Bibbia il termine “orecchio” è usato con molto vigore in senso figurativo per rappresentare la completa funzione dell’udito. È usato a proposito della facoltà di udire e quindi soppesare la veracità e il valore di ciò che viene detto. (Giob. 12:11; 34:3) Le espressioni ‘prestare orecchio’ o ‘porgere orecchio’ sono usate nel senso di prestare attenzione per agire in base a ciò che si sente. (Sal. 78:1; 86:6; Isa. 51:4) ‘Aprire gli orecchi’ a qualcuno significa fargli capire qualche cosa o illuminarlo in merito. (Isa. 50:5) L’espressione ‘scoprire l’orecchio’ può derivare dal fatto che, nei paesi orientali, uno potrebbe sollevare in parte il copricapo per udire più chiaramente. Questa espressione, come pure la frase ‘rivelare all’orecchio’, significa dare informazioni in privato, rivelare un segreto o qualcosa prima ignorato. — I Sam. 9:15; 20:2, 12, 13; II Sam. 7:27.
L’‘orecchio destato’ è stato reso attento. (Isa. 50:4) Può trattarsi dell’orecchio di chi un tempo era spiritualmente ‘sordo benché avesse orecchi’ letterali. (Isa. 43:8) La Bibbia dice che l’uomo giusto ascolta Dio, ma chiude il proprio orecchio alla malvagità. (Isa. 33:15) Similmente Gesù, usando il verbo “ascoltare” nel senso di ‘prestare attenzione alla buona notizia, comprenderla e crederci’, disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce”, e “non seguiranno un estraneo ma fuggiranno da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. — Giov. 10:27, 5.
Geova, per mezzo dei suoi servitori, disse che gli israeliti ostinati, disubbidienti avevano ‘orecchi incirconcisi’. (Ger. 6:10; Atti 7:51) Questi sono come tappati da qualcosa che impedisce di udire. Non sono stati aperti da Geova, che a coloro che lo cercano dà orecchi per intendere e ubbidire, ma lascia che l’udito spirituale dei disubbidienti diventi sordo. — Deut. 29:4; Rom. 11:8.
In occasione dell’istituzione del sacerdozio in Israele, Mosè ebbe ordine di prendere un po’ del sangue del montone d’insediamento e di metterlo sul lobo dell’orecchio destro, e anche sulla mano destra e sul piede destro, di Aaronne e di ciascuno dei suoi figli, per indicare che quello che stava accadendo in quel momento doveva avere un’influenza determinante su ciò che avrebbero ascoltato, sull’opera che avrebbero svolto e sul modo in cui avrebbero camminato. (Lev. 8:22-24) Similmente, nel caso di un lebbroso purificato, la Legge prescriveva che il sacerdote mettesse sul lobo dell’orecchio destro del lebbroso un po’ del sangue del montone immolato come offerta per la colpa, e anche un po’ dell’olio offerto. (Lev. 14:14, 17, 25, 28) Di natura analoga era il provvedimento preso per colui che desiderava rimanere schiavo del suo padrone a tempo indefinito: si doveva far avvicinare lo schiavo allo stipite della porta e il suo padrone gli doveva forare l’orecchio con un punteruolo. Questo segno visibile, fatto sull’organo dell’udito, evidentemente rappresentava il desiderio dello schiavo di continuare a prestare ubbidiente attenzione al suo padrone. — Eso. 21:5, 6.
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OreiAusiliario per capire la Bibbia
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Orei
(orèi).
Popolazione che all’epoca dei patriarchi abitava le montagne di Seir. Nella Bibbia sono chiamati “i figli di Seir l’Oreo”. (Gen. 36:20, 21, 29, 30) Gli edomiti “li spodestavano e li annientavano d’innanzi a loro e dimoravano nei loro luogo”. — Deut. 2:12, 22.
In Genesi 36:2, secondo il testo masoretico, il nonno di una delle mogli di Esaù si chiamava “Zibeon l’Ivveo”. Nei versetti 20 e 24 però è indicato che era discendente di “Seir l’Oreo”. Quest’apparente discrepanza può essere spiegata in due modi: oreo potrebbe significare semplicemente “abitatore di caverne”, dall’ebraico hohr, “caverna” o “buca”. Quindi Zibeon sarebbe un ivveo. Oppure il copista potrebbe aver confuso le lettere ebraiche rehsh (ר) e waw (ו), che sono molto simili. Questo spiegherebbe perché in Genesi 36:2 compare “Ivveo” invece di “Oreo”. Quest’ultima spiegazione sembra la più plausibile, in quanto gli orei, che in origine abitavano in Seir, sembrano distinti dagli ivvei, che la Bibbia colloca principalmente sui monti del Libano, e un gruppo dei quali, i gabaoniti, si erano impadroniti di città nei pressi di Gerusalemme. — II Sam. 24:7; Gios. 9:17.
URRITI
Attualmente molti studiosi ritengono che gli orei (o orrei) siano in realtà una popolazione che chiamano “urriti”. Questa conclusione si basa principalmente su analogie linguistiche, specie fra nomi propri, in antiche tavolette scoperte di recente in una vasta zona che va dall’odierna Turchia alla Siria e alla Palestina. Perciò sostengono che gli “urriti” finirono per essere chiamati orei. Ma non tutti sono dello stesso parere; si noti cosa dice un archeologo, il quale presenta prima questo argomento:
“Inoltre anche i gebusei biblici si dimostrarono urriti in incognito. Erano di origine straniera (Giud. 19:12), com’è confermato dal nome proprio del gebuseo Awarnah (II Sam. 24:16, Kethib). Un sovrano di Gerusalemme, o Gebus, del XIV secolo, aveva un nome che conteneva l’autentico elemento urrita Hepa. Quindi sia i gebusei che gli ivvei — due note nazioni preisraelitiche — erano semplicemente suddivisioni del diffusissimo gruppo urrita . . .”. Ma poi aggiunge:
“Tale conclusione però va ora modificata in un aspetto importante. Questo cambiamento necessario non toglie nulla alla posizione degli urriti locali all’inizio della storia biblica; ma incide sull’autentica identificazione degli urriti con gli orei. . . . non esistono prove archeologiche di insediamenti urriti in Edom o in Transgiordania. Ne consegue dunque che il termine biblico Hōrî — più o meno come il termine Cus — doveva essere usato contemporaneamente in due sensi distinti e indipendenti”. — E. A. Speiser, The World History of the Jewish People, p. 159.
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OrfanoAusiliario per capire la Bibbia
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Orfano
Senza un uomo in casa che li sostenga e ne tuteli gli interessi, più facilmente l’orfano e la vedova potrebbero essere soggetti a oppressione e difficoltà. Al loro benessere provvedeva perciò la Legge, che non solo assicurava la giustizia al ragazzo senza padre, alla vedova e al residente forestiero, ma prendeva anche provvedimenti per il loro sostentamento. (Eso. 22:22-24; Deut. 24:17) Questi poveretti potevano spigolare nei campi, raccogliere quello che era rimasto sugli olivi e sulle viti. (Deut. 24:19-21) Ogni anno veniva esteso loro uno speciale invito alla festa delle capanne (o festa della raccolta), durante la quale potevano partecipare al lauto banchetto che ne accompagnava la celebrazione. (Deut. 16:9-14) Ogni tre anni la speciale decima che gli israeliti normalmente consumavano a Gerusalemme veniva depositata dentro le porte delle loro rispettive città. Al ragazzo senza padre spettava per legge una parte di questa decima. — Deut. 14:28, 29; 26:12, 13.
Poiché era facile dimenticarsi di questi orfani indifesi, per indicare fino a che punto Israele praticasse la giustizia o se ne fosse allontanato, Geova usava come termine di paragone il “ragazzo senza padre”. Quando la nazione godeva di buona salute spirituale, si aveva cura degli orfani. Quando nel paese veniva pervertita la giustizia, l’orfano sicuramente era trascurato, e questo era un sintomo di un declino nazionale. (Sal. 82:3; 94:6; Isa. 1:17, 23; Ger. 7:5-7; 22:3; Ezec. 22:7; Zacc. 7:9-11; Mal. 3:5) La maledizione di Geova era su coloro che opprimevano il ragazzo senza padre. (Deut. 27:19; Isa. 10:1, 2) Geova dichiara di essere il loro Redentore (Prov. 23:10, 11), Soccorritore (Sal. 10:14) e Padre. (Sal. 68:5) Sarà Lui a far loro giustizia (Deut. 10:17, 18), a mostrare loro misericordia (Osea 14:3), a dar loro sollievo (Sal. 146:9) e a conservarli in vita. — Ger. 49:11.
Un segno che identifica il vero cristianesimo è la considerazione mostrata a chi ha perso il marito o i genitori. — Giac. 1:27.
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OrgoglioAusiliario per capire la Bibbia
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Orgoglio
Eccessiva stima di sé; irragionevole sentimento di superiorità dovuto a talento, bellezza, ricchezza, rango, ecc.; comportamento o trattamento sprezzante; contegno insolente o arrogante; presunzione. Più raramente l’orgoglio può anche avere un lato positivo nel senso di piacere o euforia derivante da qualche azione o possedimento. Alcuni sinonimi di orgoglio sono egotismo, arroganza, alterigia.
Forme della radice verbale ebraica gaʼàh, tradotte “orgoglio”, possono essere rese anche “alterigia”, “autoesaltazione” e, sia in senso buono che in senso cattivo, “eminenza”, “eminente”, “esaltante” e con altri termini che abbiano fondamentalmente lo stesso significato di gaʼàh, cioè “sorgere, essere alto o esaltato”.
Il verbo greco kaukhàomai, che significa “vantarsi, lodarsi, gloriarsi, esultare, rallegrarsi”, viene pure usato sia in senso buono che in senso cattivo, senso che può essere determinato dal contesto.
L’ORGOGLIO È INGANNEVOLE E DELETERIO
Chi è orgoglioso può non riconoscere di esserlo e attribuire le proprie azioni ad altre cause evitando di ammettere il proprio orgoglio. Dovrebbe esaminare attentamente se stesso e i suoi motivi per determinare se ha questa cattiva qualità. L’apostolo Paolo indica la necessità di avere il giusto motivo e di conoscersi sotto questo aspetto, quando dice: “Se do tutti i miei averi per nutrire altri, e se consegno il mio corpo, per potermi vantare [kaukhèsomai], ma non ho amore, non ne ho alcun profitto”. — I Cor. 13:3.
Per il proprio bene si dovrebbe dunque eliminare l’orgoglio dalla propria personalità. E, cosa ancora più importante, lo si deve eliminare se si vuole piacere a Dio.
Chi non si libera dell’orgoglio soffrirà. “L’orgoglio è prima del crollo, e lo spirito superbo prima dell’inciampo” (Prov. 16:18), e “Geova demolisce la casa di chi si esalta”. (Prov. 15:25) Ci sono numerosissimi esempi del crollo subito a causa dell’orgoglio da individui, dinastie e nazioni. — Lev. 26:18, 19; II Cron. 26:16; Isa. 13:19; Ger. 13:9; Ezec. 30:6, 18; 32:12; Dan. 5:22, 23, 30.
L’orgoglio è ingannevole. L’apostolo Paolo consiglia: “Se qualcuno pensa d’essere qualche cosa quando non è niente, egli inganna la propria mente”. (Gal. 6:3) All’orgoglioso sembra di fare la cosa più vantaggiosa o rimunerativa, ma non tiene conto di Dio. (Confronta Geremia 49:16; Rivelazione 3:17). La Bibbia dice: “È meglio essere modesto di spirito coi mansueti che dividere le spoglie con chi si esalta”. — Prov. 16:19.
VANTO
Il verbo greco kaukhàomai, “vantarsi”, è usato spesso per indicare orgoglio egoistico. La Bibbia spiega che nessuno ha alcun motivo di vantarsi di se stesso o dei suoi successi. Nella congregazione cristiana di Corinto alcuni erano orgogliosi di sé o di altri uomini, e questo causava divisioni nella congregazione. Pensavano in modo carnale, seguivano uomini invece di seguire Cristo. (I Cor. 1:10-13; 3:3, 4) Costoro non si interessavano del benessere spirituale della congregazione, ma volevano vantarsi dell’aspetto esteriore, anziché cercare di aiutare i compagni di fede ad avere un cuore buono agli occhi di Dio. (II Cor. 5:12) Perciò l’apostolo Paolo riprese severamente la congregazione, spiegando che non avevano ragione di vantarsi di nessuno se non di Geova Dio e di quello che aveva fatto per loro. (I Cor. 1:28, 29; 4:6, 7) La regola era: “Chi si vanta, si vanti in Geova”. — I Cor. 1:31; II Cor. 10:17.
Giacomo fratellastro di Gesù fu ancora più chiaro nel condannare quelli che si vantavano di certe imprese mondane che intendevano compiere: “Voi provate orgoglio delle vostre ostentazioni. Tutto questo inorgoglirsi è malvagio”. — Giac. 4:13-16; confronta Proverbi 27:1.
LATO BUONO
Sia il verbo ebraico gaʼàh che quello greco kaukhàomai possono anche indicare in senso buono l’orgoglio o la soddisfazione che si prova per aver compiuto un’azione o per una cosa che si possiede. Il salmista definì Israele “l’orgoglio di Giacobbe, che [Geova] ha amato”. (Sal. 47:4) In una profezia di restaurazione Isaia disse che il frutto del paese sarebbe stato “qualche cosa di cui essere orgogliosi”. (Isa. 4:2) Per la fede, l’amore e la perseveranza che mostravano, l’apostolo scrisse ai cristiani di Tessalonica: “Noi stessi proviamo orgoglio di voi fra le congregazioni di Dio”. (II Tess. 1:3, 4) I cristiani sono orgogliosi di avere Geova come loro Dio, di avere acquistato conoscenza di lui e che egli li abbia riconosciuti. E seguono il principio: “Chi si vanta si vanti a causa di questa medesima cosa, l’aver perspicacia e l’aver conoscenza di me, ch’io sono Geova, Colui che esercito amorevole benignità, diritto e giustizia sulla terra”. — Ger. 9:24; confronta Luca 10:20.
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OrientaliAusiliario per capire la Bibbia
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Orientali
[ebr. lett. “figli dell’est”].
Popolazione dei paesi che gli scrittori ebrei consideravano l’“Oriente”. Questa zona si estendeva oltre i confini di Israele non solo a E ma anche a N, e a S fino all’Arabia. (Gen. 25:6; Ger. 49:28) Infatti quando Giacobbe andò in casa di Labano a Haran, si recò nel “paese degli Orientali”, a NE di Canaan. — Gen. 29:1.
Giobbe è chiamato “il più grande di tutti gli Orientali”. (Giob. 1:3) Gli eserciti che opprimevano Israele prima che sorgesse Gedeone e li sgominasse includevano amalechiti e madianiti oltre che “gli Orientali” non altrimenti
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