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Richiesta a Dio di una buona coscienzaLa Torre di Guardia 1952 | 15 giugno
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puri; ma per i contaminati e infedeli niente è puro, bensì tanto le loro menti che le loro coscienze sono contaminate. Essi dichiarano pubblicamente di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le loro opere, perché sono detestabili e disubbidienti e disapprovati per ogni buona opera”. In quale terribile condizione vengono a trovarsi le persone che si ritengono giuste! È qualche cosa che dobbiamo evitare! — Tito 1:13-16, NM.
14. A quali cose quindi noi non dobbiamo fare nessuna attenzione? Qual è l’obietivo del mandato di Dio che ci ordina di far questo?
14 Per evitare questo non dobbiamo prestare alcuna attenzione alle favole religiose o a carnali alberi genealogici che ci riempiano d’orgoglio e causino distinzioni sociali e disunione anticristiana fra noi. Abbiamo il comando di Dio di far questo. Il suo proposito nell’emanare questo mandato è quello di farci mostrare sincero amore verso Dio e i nostri fratelli con una buona coscienza, un’intima consapevolezza che facciamo ciò che è bene. “Comandi a certuni di non insegnare dottrina diversa, né di occuparsi di false storie e di genealogie che non conducono a nulla, ma che provocano domande per ricerche anziché una dispensazione di qualche cosa mediante Iddio in relazione con la fede. In realtà l’obiettivo di questo mandato è l’amore di un cuor puro e di una buona coscienza e di fede senza ipocrisia”. — 1 Tim. 1:3-5, NM.
15. Per che cosa Pietro fa una forte difesa presso i suoi lettori, e perché questo è necessario al nostro battesimo nel Noè più grande?
15 L’apostolo Pietro fa una forte difesa per una buona coscienza in noi che siamo battezzati nel Noè più grande in questo “tempo della fine”. Noi non possiamo essere battezzati in lui entro l’arca a meno che non cerchiamo una pura, buona coscienza, poiché Cristo Gesù ebbe e mantenne sempre una tale coscienza, in tutte le sue sofferenze. Gl’ipocriti sedicenti giusti lo accusarono, ma egli sapeva di non soffrire per alcuna sua cattiva azione bensì perché faceva la volontà di Dio. Come suoi seguaci noi dobbiamo soffrire, specialmente in questo tempo della sua seconda presenza come Noè più grande. Ma quando soffriamo per mano degli uomini, accertiamoci di non soffrire per aver agito male. “Nessuno di voi soffra come omicida o ladro o malfattore o intromettendosi nelle cose di altre persone”. — 1 Piet. 4:15, NM.
16. Perciò a motivo di che cosa dobbiamo noi soffrire, e con merito?
16 Non soffrire andando dietro alla “carne per uso non naturale” e commettendo fornicazione con qualcuno la cui carne non ti appartiene per parentela matrimoniale. Tali cose succedevano fuori dell’arca di Noè alla fine del mondo antico, quando uomini, i Nefilim e gli sposati “figliuoli di Dio” materializzati commettevano tali cose in disubbidienza a Geova Dio. (Giuda 6, 7, NM) Sii certo che quando devi soffrire per mano di uomini al potere o che occupano posizioni d’autorità mondana è perché hai invocato da Dio una buona coscienza e cerchi di conservarla osservando i Suoi comandamenti. Così gli uomini non potranno trovare nessuna colpa in te se non che ubbidisci alla legge del tuo Dio. In queste cose tu sarai tenuto meritevole per tali sofferenze, perché conservi la tua integrità verso Dio. Quindi sei simile al tuo Esempio, il Noè più grande Cristo Gesù, poiché egli fu per noi un modello soffrendo per amore di coscienza.
SOFFRIRE CON CREDITO PER NOI STESSI
17. Che cosa dice 1 Pietro 2:19-23 a questo riguardo?
17 “Poiché,” dice 1 Pietro 2:19-23, “se qualcuno per motivo di coscienza verso Dio sopporta afflizione e soffre ingiustamente, questa è una cosa gradevole. Infatti, che merito vi è se, quando peccate e siete malmenati, voi lo sopportate? Ma se soffrite mentre state facendo il bene, e voi lo sopportate, questo è cosa gradita a Dio. Infatti, a questa condotta siete stati chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello affinché seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise nessun peccato, né fu trovata frode nella sua bocca. Quando era oltraggiato, non rendeva oltraggio. Quando soffriva, non ricorreva alle minacce, ma si raccomandava a colui che giudica giustamente”. (NM) Egli giudicò Cristo Gesù innocente.
18. Perciò, affinché il nostro battesimo sia per la salvezza, che cosa dobbiamo noi preservare, e così come possiamo rispondere ai nostri avversari quando c’interrogano?
18 Affinché il nostro battesimo nel Noè più grande sia per la nostra salvezza dobbiamo preservare la nostra intima coscienza senza biasimo secondo le leggi e i comandamenti di Dio. Cosicché, quando tu sei chiamato a difenderti davanti ad autorità comuniste e totalitarie e a funzionari che t’interrogano per conoscere il motivo della speranza alla quale vivi, puoi guardarli francamente negli occhi. Puoi sentirti libero da ogni colpevole timore e puoi risponder loro col coraggio che ti dà la tua innocenza e l’approvazione di Dio.
19. Di fronte ai nemici che sparlano di noi, come possiamo quindi manifestare una buona coscienza verso Dio?
19 “Mantenete una buona coscienza,” dice Pietro, “onde nel particolare nel quale sparlano di voi siano svergognati quelli che parlano con leggerezza della vostra buona condotta in relazione con Cristo. Poiché è meglio soffrire perché state facendo bene, se la volontà di Dio lo desidera, che perché state facendo male. Poiché, anche Cristo morì una volta per sempre relativamente ai peccati, un giusto per gl’ingiusti”. (1 Piet. 3:16-18, NM) Se facciamo questo, quando compariamo davanti a Dio stesso per essere interrogati possiamo dargli risposta con buona coscienza, manifestando davanti a lui una buona coscienza. Allora egli ci giudicherà con approvazione mediante Cristo Gesù. Può anche darsi che qualche persona di cuore onesto che ti vede disposto a soffrire per voler serbare una buona coscienza verso Dio rimanga impressionato e sia portato a vedere che il tuo Dio è il vivente, vero Iddio e si rivolga a Lui per salvezza.
20. (a) Perché il battesimo per la salvezza si fonda oggi su Cristo per merito della sua posizione? (b) Nel giorno del battesimo di fuoco, per che cosa saremo noi messi al coperto dall’espressione dell’indignazione di Geova?
20 In questi giorni malvagi, mentre è imminente il battesimo con fuoco degli empi, ci sia dato di stare saggiamente in guardia contro ogni cattiva condotta verso Dio e verso l’uomo. Ci sia dato d’esser battezzati nell’esempio di Cristo, perché egli è il Noè più grande nell’arca di un nuovo sistema di cose per la salvezza. Egli morì innocentemente a causa della malvagità altrui, ma nel completamento del suo battesimo nella morte egli fu risuscitato ed è ora alla destra di Dio nel cielo dove angeli, autorità e potenze gli sono assoggettati. Vi è ogni buona ragione, dunque, perché il battesimo per la nostra salvezza si fondi su Cristo Gesù. Il giorno che arderà come una fornace è imminente. Le nazioni si stanno raccogliendo, i regni di questo mondo vanno radunandosi, affinché Iddio spanda su di essi la sua indignazione e l’ardore della sua ira. Allora “tutta la terra sarà divorata dal fuoco della [sua] gelosia”. Quel battesimo di fuoco avvilupperà entrambi l’empia terra e i cieli satanici e li ridurrà in cenere e fumo. La condotta salutare, per noi, è dunque quella di ricercare Geova e la sua giustizia e l’umiltà e di parlare la sua lingua pura e servirlo col suo popolo di comune consentimento. (Mal. 4:1, 2; Sof. 3:8, 9; 1:18; 2:1-3; 2 Piet. 3:7-12) Così in ogni circostanza invochiamo e serbiamo una buona coscienza verso Dio. In questo modo saremo messi al coperto nel giorno dell’indignazione di Geova, quando si esprimerà col battesimo dei malvagi e degli orgogliosi mediante ardente distruzione. Noi, tuttavia, faremo sì che diventi gloriosamente realtà lo scopo del nostro battesimo nel Noè più grande per la nostra eterna salvezza.
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Il sabato del CristianoLa Torre di Guardia 1952 | 15 giugno
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Il sabato del Cristiano
“CI SONO sei giorni nei quali si dovrebbe lavorare; in quelli, perciò, venite e siate guariti, e non nel giorno di sabato”. Così parlò uno dei capi che presiedevano la sinagoga giudaica a una folla che aveva appena veduto il Figlio dell’uomo fare un miracolo di guarigione. (Luca 13:14, NM) Quell’attitudine mentale era indubbiamente dovuta agli insegnamenti del Talmud, come “i peccati di chiunque osserva rigorosamente il sabato, benché sia un ADORATO DI IDOLI, sono perdonati”. Sebbene con un variante grado di rigorosità, questo medesimo sabato (il loro sabato effettivamente comincia il venerdì sera) è osservato dai Giudei oggi.
Fu nel 321 d.C. che il pagano (non battezzato) imperatore Costantino fece riservare il primo giorno della settimana (domenica), allora dedicato all’adorazione del sole e quindi chiamato dies solis, all’adorazione “cristiana”. Nel Medio Evo l’osservanza della domenica fu rigorosamente imposta dalla Chiesa Cattolica. I capi della Riforma si attennero a questa osservanza della domenica.
All’inizio della storia delle colonie americane i puritani erano così rigorosi ch’essi perfino proibirono di sorridere o baciare il loro proprio bambino di domenica. Gli ecclesiastici tendevano catene sulle vie per impedire ai loro parrocchiani d’usare i loro cavalli e le loro carrozze la domenica. “Leggi blu,” fra le altre cose, resero obbligatoria la frequenza della chiesa la domenica; quelli che non vi andavano erano multati. Quando l’automobile cominciò a divenir popolare tante persone trascorrevano la domenica andandosene in automobile che gli ecclesiastici gridavano dai loro pulpiti che le loro automobili portavano le persone all’inferno.
Oggi, fra i pretesi Cristiani la domenica è osservata piuttosto irregolarmente, testimoniando la magra frequenza delle molte “chiese”, in paragone delle grandi folle agli avvenimenti sportivi e nei cinema, fino a qual punto il giorno sia preso seriamente. Una sorprendente eccezione sono gli avventisti del settimo giorno, che osservano il settimo giorno della settimana, il sabato, e per i quali tale osservanza è una principale esigenza della religione.
QUANDO FU ORDINATA L’OSSERVANZA DEL SABATO
Si richiede forse che i Cristiani osservino un giorno in sette? Hanno essi un giorno di sabato o riposo? e, se l’hanno, che cos’è e come dev’essere osservato?
Mentre consideriamo il modo in cui Dio tratta le Sue creature vediamo che i suoi comandamenti per loro non sono gli stessi in ogni tempo. Ai nostri primi genitori in Eden Iddio diede il mandato d’esser prolifici, moltiplicare e riempire la terra, ecc., e anche comandò loro di quali alberi potevano mangiare il frutto. Ma egli non disse niente a loro di un giorno di riposo. Noè fu comandato da Dio riguardo alla costruzione d’un’arca, alla santità della vita e del sangue, ecc., ma egli non ricevette una parola riguardo al sabato. Giungendo ad Abrahamo, troviamo che Dio gli diede certe istruzioni circa l’offerta di sacrifici, la circoncisione, ecc., ma egli non fu né comandato di costruire un’arca né avvertito di osservare un giorno di sabato.
Nel tempo in cui i figli d’Israele erano schiavi in Egitto essi non potettero certamente rispettare un giorno di sabato. Infatti, fu solo dopo che gl’Israeliti furono usciti dall’Egitto e si trovarono nel deserto che un giorno di riposo, uno in sette giorni, il settimo, fu ingiunto alle creature di Dio, e questo in relazione con la raccolta della loro provvisione di cibo, la manna che cadde dal cielo. Iddio disse loro distintamente che dovevano raccoglierne il doppio il sesto giorno, poiché non sarebbe caduta manna dal cielo il settimo giorno. Malgrado questo, comunque, il settimo giorno “alcuni del popolo uscirono per raccoglierne, e non ne trovarono”. Per questo Geova, mediante Mosè, li rimproverò severamente. La loro difficoltà nel conformarsi a questa legge è un’ulteriore prova indiretta che essi non erano abituati all’osservanza del sabato. — Eso. 16:25-30.
Nelle pianure di Moab, dove la legge di Dio venne ripetuta agl’Israeliti, fu loro detto chiaramente: “Geova l’Iddio nostro fece un patto con noi in Horeb. Geova non fece questo patto con i nostri padri, ma con noi, sì
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