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Che cosa renderò a Geova?La Torre di Guardia 1973 | 1° novembre
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e condividiamo i nostri mezzi, possiamo avere la fiducia che Geova si compiace dei nostri umili sforzi di rispondere alla domanda: “Che cosa renderò a Geova per tutti i suoi benefici verso di me?” — Sal. 116:12.
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Vendicato il sangue degli innocentiLa Torre di Guardia 1973 | 1° novembre
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Vendicato il sangue degli innocenti
“Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. — Isa. 26:21.
1. Qual è l’attitudine di Geova verso la vita, come mostra il profeta Isaia?
DA QUANDO Geova cominciò a trattare con il genere umano dimostrò la sua alta considerazione per la vita. Nello stesso tempo rese chiaro all’uomo che anch’egli deve rispettare la vita o altrimenti rispondere a Geova della sua mancanza di riguardo. Non avendo tenuto conto della legge di Geova, le nazioni si sono attirate il giusto giudizio di Geova, e il sangue innocente sparso nel corso dei secoli non può più essere coperto o rimanere invendicato. Questo è reso del tutto sicuro dalle parole del profeta Isaia: “Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. — Isa. 26:21.
2. (a) In quale controversia inerente alla vita furono coinvolti Caino e Abele, e quale fu il motivo dell’attitudine di Caino? (b) Quale fu il giudizio di Geova a questo riguardo?
2 I primi due uomini che si sa nacquero nella razza umana furono coinvolti in questa controversia dello spargimento di sangue innocente quando l’offerta fatta a Geova da Abele fu accettata, mentre quella di Caino non fu guardata con favore, “e Caino si accese di grande ira, e il suo viso era dimesso”. Riconoscendo la minaccia rappresentata dall’ira di Caino per la vita di Abele, Geova avvertì Caino che avrebbe potuto avere esaltazione solo volgendosi per fare il bene. Comunque, la ragione per cui Caino non aveva ricevuto favore nell’offerta fatta a Geova, ‘Colui che legge i cuori’, divenne più manifesta allorché l’errata attitudine di Caino si rivelò ulteriormente. (1 Sam. 16:7) Invece di umiliarsi per riconoscere la legge di Geova e seguire l’esempio di suo fratello, preferì ignorare il consiglio di Dio di padroneggiare il peccato che era “in agguato all’ingresso” e seguì la via che lo portò al violento assassinio di suo fratello. (1 Giov. 3:12; Giuda 11) Un’ulteriore evidenza della sua attitudine fu la risposta insensibile e menzognera che diede alla domanda di Geova su dov’era Abele: “Non lo so. Sono io il guardiano di mio fratello?” Questa non era certo un’espressione di pentimento o di rimorso! Né la pretesa innocenza di Caino poteva esonerarlo dalla responsabilità. Il giudizio di Geova fu emesso immediatamente. “Ascolta! Il sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. E ora sei maledetto, al bando dalla terra, che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano”. — Gen. 4:4-11.
3. (a) Perché Caino non fu assolto dalla colpa, e come considerò il giudizio che Geova emise su di lui? (b) Nel giorno di Noè, che cosa fece Geova per purificare la terra, che si era riempita di violenza?
3 Notate che Geova richiamò particolarmente l’attenzione sul fatto che il sangue di Abele era stato versato in terra. Perché? Perché la vita è nel sangue e il sangue di Abele fu versato senza un motivo giustificabile. Caino tolse la vita ad Abele, una vita che apparteneva a Dio, e il sangue che macchiò la terra sulla scena del suo assassinio rese muta ma eloquente testimonianza alla vita che era stata versata, gridando vendetta a Geova. Caino dovette rendersi conto che avendo tolto la vita ad Abele aveva messo a repentaglio la sua propria vita, poiché si lamentò con Geova: “Dovrò divenire vagante e fuggiasco sulla terra, ed è certo che chiunque mi troverà mi ucciderà”. (Gen. 4:14) Comunque, Geova gli disse: “‘Per tale ragione chiunque ucciderà Caino dovrà subire vendetta sette volte’. E Geova pose dunque un segno per Caino onde nessuno, trovandolo, lo colpisse a morte”. (Gen. 4:15) Il segno che Geova pose su Caino aveva un significato inequivocabile, come attestò in seguito Lamec, discendente di Caino, allorché compose queste parole: “Ho ucciso un uomo perché mi ha ferito, sì, un giovane perché mi ha dato un colpo. Se Caino dev’essere vendicato sette volte, quindi Lamec settanta volte e sette”. (Gen. 4:23, 24) La violenza crebbe sulla terra finché, nel giorno di Noè, Geova cancellò tutto ciò in cui era attivo “l’alito della forza della vita”, dall’uomo alla bestia. Solo Noè e quelli che erano con lui nell’arca furono risparmiati quando le acque del diluvio coprirono la terra. — Gen. 7:22, 23.
FATTA RISPETTARE LA SANTITÀ DEL SANGUE
4. (a) Quando e come Geova mise la forza della vita nella sua creazione materiale? (b) Come Geova dimostrò l’ordine superiore della vita di un’“anima” in paragone con la vita che anima la vegetazione?
4 Questo “alito della forza della vita” era stato creato da Dio ed era stato per prima posto negli animali marini, nelle alate creature volatili e negli animali terrestri. Ciò era avvenuto migliaia d’anni prima che l’uomo ricevesse questo dono da Dio. Comunque, neppure questo fu il principio dell’operato della forza vitale sulla terra. Ciò avvenne nel terzo giorno creativo quando Dio diede agli inanimati atomi della materia la forza della vita, dicendo: “La terra faccia spuntare erba, vegetazione che faccia seme, alberi fruttiferi che portino frutto secondo le loro specie, il cui seme sia in esso, sopra la terra”. (Gen. 1:11) Nella vegetazione, specialmente nelle piante legnose, doveva scorrere un succo o fluido vitale circolante, portando l’essenziale alimento ai più piccoli rami, foglie e germogli. Così si poteva dire che la vita dell’albero è nella linfa, che trasporta in tutto il sistema della pianta le proprietà che sostengono la vita. Comunque, circa quattordicimila anni dopo, nel quinto giorno creativo, quando cominciarono a essere create le creature marine e le creature volatili, e altri settemila anni dopo, nel sesto giorno creativo, quando cominciarono a essere creati gli animali terrestri, Geova preparò in essi un diverso tipo di sistema circolatorio. E riempì complicati sistemi circolatori di queste creature di un nuovo veicolo, sangue invece di linfa, che trasporta l’ossigeno e gli elementi nutritivi a ogni tessuto di ogni organo e parte del corpo. Ma la vita che è nel sangue è di un ordine superiore a ciò che anima le piante e la vegetazione. È la vita di un’“anima”. Inoltre, all’uomo non fu imposta nessuna limitazione in quanto ad abbattere le piante, togliendone così la vita. Al contrario, “tutta la vegetazione che fa seme . . . e ogni albero” furono dati sia all’uomo che alla bestia perché servissero loro di cibo. (Gen. 1:29, 30) Ma in Eden, e dopo che l’uomo ebbe peccato e fu espulso dall’Eden, non gli fu data l’autorità di togliere la vita agli animali con la stessa illimitata libertà che aveva con le piante. La vita di un’anima era da Dio considerata sacra.
5. (a) Quale nuova legge ricevette Noè dopo il diluvio, e in relazione a quale autorizzazione fu data? (b) Come questo comandamento mise ulteriormente in risalto la santità del sangue e della vita che esso contiene?
5 Quando Noè uscì dall’arca, Geova gli diede una nuova legge. Così facendo, Geova parlò dell’“anima” come del “sangue”. Questo perché l’“anima” o “vita” è nel sangue. Non che l’anima sia qualche cosa di immateriale, invisibile e intangibile che risieda dentro l’uomo. Animali, pesci e uccelli sono chiamati “anime” (Gen. 1:20-24) e, creando l’uomo, Geova soffiò l’alito della vita nel corpo fatto di polvere e “l’uomo divenne un’anima vivente”, cioè l’uomo fu un’anima, non ebbe un’anima. (Gen. 2:7) Ma dopo il Diluvio Geova mutò il suo modo di trattare il genere umano per quanto riguardava lo spargimento di sangue. Geova diede all’uomo la sacra responsabilità di agire immediatamente come giustiziere di Geova verso gli assassini volontari. Questo comandamento fu dichiarato in relazione all’autorizzazione di mangiare la carne degli animali, ma Geova avvertì specificamente Noè riguardo alla santità del sangue e alla vita contenuta nel sangue. “Ogni animale che si muove ed è in vita vi serva di cibo. Come nel caso della verde vegetazione, vi do in effetti tutto questo. Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue. E, oltre a ciò, io richiederò il sangue delle vostre anime. Lo richiederò dalla mano di ogni creatura vivente; e dalla mano dell’uomo, dalla mano di ciascuno che gli è fratello, richiederò l’anima dell’uomo. Chiunque sparge il sangue dell’uomo, il suo proprio sangue sarà sparso dall’uomo, poiché a immagine di Dio egli ha fatto l’uomo”. (Gen. 9:3-6) La pena capitale fu ora imposta al genere umano come esigenza divina, e col passar del tempo fu molto chiaro che la mancata osservanza di questa esigenza avrebbe di nuovo causato grave colpa per spargimento di sangue.
NESSUN RISCATTO PER I COLPEVOLI DI SPARGIMENTO DI SANGUE
6. Secondo la legge di Mosè, solo in che modo si poteva evitare che il paese fosse contaminato dallo spargimento di sangue, e qual era la portata di questo provvedimento?
6 Secoli dopo, Geova Dio mise di nuovo in risalto la sua alta considerazione per la vita dell’“anima” prescrivendo la punizione per la violazione della legge d’Israele di cui Mosè era stato mediatore. Geova disse: “E il tuo occhio non dovrebbe provare commiserazione: sarà anima per anima, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. (Deut. 19:21) Geova avvertì ulteriormente il suo popolo che si preparava ad entrare nella Terra Promessa: “E non dovete contaminare il paese nel quale siete; perché il sangue contamina il paese, e per il paese non ci può essere nessuna espiazione rispetto al sangue che è stato sparso su di esso eccetto mediante il sangue di colui che l’ha sparso”. (Num. 35:33) Il provvedimento di Geova per mantenere il paese libero dalla contaminazione causata dalla colpa del sangue da parte dei suoi abitanti era di così lunga portata che provvide anche per i casi in cui l’assassino non era conosciuto. Non si doveva permettere che la perdita di una vita innocente facesse rimanere contaminato il suolo. — Deut. 21:1-9.
7. (a) Chi in Israele era autorizzato a vendicare un ucciso, e come adempiva la sua responsabilità? (b) Come la legge d’Israele differiva dalle pratiche successive, specialmente nei tempi medievali?
7 Sotto la legge d’Israele colui che era autorizzato a vendicare il sangue di un ucciso si chiamava “vendicatore del sangue” o go·’elʹ ed era il parente maschio più prossimo dell’ucciso. (Num. 35:19) Giacché il parente più prossimo avrebbe avuto rapporti personali con l’ucciso, è comprensibile che si interessasse vivamente di adempiere questa responsabilità, perfino levandosi nell’ardore dell’ira per vendicare la vita del suo congiunto. Se l’assassino era conosciuto, l’espiazione per il sangue dell’ucciso doveva quindi essere rapida e sicura. “Nel caso che ci sia un uomo che odia il suo prossimo, si è posto in agguato per lui e si è levato contro di lui e ha colpito a morte la sua anima ed egli è morto, e l’uomo è fuggito a una [delle città di rifugio], gli anziani della sua città devono quindi mandare e prenderlo di là, e lo devono consegnare in mano al vendicatore del sangue, ed egli deve morire. Il tuo occhio non lo dovrebbe commiserare, e devi togliere la colpa del sangue innocente da Israele, affinché tu abbia bene”. (Deut. 19:11-13) Non ci doveva essere nessun asilo per l’assassino volontario, né si poteva pagare un riscatto per la sua anima. (Num. 35:31) Nei tempi antichi e nei tempi medievali, in molti paesi era provveduto rifugio a chiunque, anche se era colpevole di assassinio. Le chiese della cristianità divennero così luoghi di asilo per chi aveva deliberatamente violato la legge di Dio. Questo non veniva tollerato sotto la legge dell’antico Israele. Un esempio in cui neppure il sacro altare degli olocausti provvide asilo è dato dal caso di Gioab. Quando egli non volle lasciare i corni dell’altare e uscire, Salomone ordinò che fosse giustiziato lì nel cortile della tenda di Geova per la parte che aveva avuta nella ribellione di Adonia e per aver ucciso Abner e Amasa. — 1 Re 2:28-34.
MISERICORDIA PER L’OMICIDA INVOLONTARIO
8. (a) Perché il vendicatore del sangue non sarebbe stato colpevole di sangue togliendo la vita di un omicida? (b) Il vendicatore del sangue sarebbe stato colpevole di sangue se avesse tolto la vita di un omicida involontario? Come poteva il paese essere contaminato in tale circostanza?
8 Se il vendicatore del sangue raggiungeva tale uccisore, non derivava nessuna colpa del sangue se giustiziava l’assassino perché, infatti, egli avrebbe fatto espiazione per il sangue innocente che altrimenti avrebbe contaminato il paese. (Num. 35:33) Ma che dire se l’omicidio era stato accidentale e non c’era stata nessuna malizia o intenzione? In tal caso la vita sarebbe stata tolta senza intenzione, senza cercare il danno dell’ucciso. Se il vendicatore del sangue raggiungeva questo omicida involontario e lo uccideva nell’ardore dell’ira, allora, giacché l’omicida non era colpevole di assassinio premeditato, il suo stesso parente più prossimo poteva levarsi con indignazione contro colui che aveva giustiziato il suo congiunto e sarebbe stata tolta un’altra vita innocente, perché il primo vendicatore del sangue aveva effettivamente il diritto legale di piombare sull’omicida involontario. Questo poteva facilmente dar luogo a una faida sanguinosa in cui sarebbe andata perduta una vita innocente dopo l’altra, e il paese sarebbe stato bagnato di sangue.
9. Quale mezzo d’asilo fu provveduto per l’omicida involontario?
9 Per impedire questa contaminazione del paese e come atto di misericordia, Geova richiese che fossero stabilite in Israele delle città asilo dove l’omicida involontario poteva trovare rifugio e sottrarsi al vendicatore del sangue. “E le città vi devono servire come rifugio contro il vendicatore del sangue, onde l’omicida non muoia finché non compaia davanti all’assemblea per il giudizio. E le città che darete, le sei città di rifugio, saranno al vostro servizio. Darete tre città al di qua del Giordano, e darete tre città nel paese di Canaan. Serviranno da città di rifugio. Queste sei città serviranno da rifugio ai figli d’Israele e al residente forestiero e all’avventizio in mezzo a loro, perché vi fugga chiunque senza intenzione ha colpito mortalmente un’anima”. (Num. 35:10-15; Deut. 19:1-3, 8-10) Queste città dovevano essere vicine e di facile accesso, come dichiara Deuteronomio 19:6: “Altrimenti, il vendicatore del sangue, siccome il suo cuore è ardente, può inseguire l’omicida ed effettivamente raggiungerlo, giacché la via è lunga; e può in realtà colpire la sua anima a morte, mentre non c’è per lui sentenza di morte, perché in precedenza non lo odiava”. Inoltre, benché non sia specificamente dichiarato nella Bibbia, la tradizione giudaica ci informa che le strade che portavano alle città di rifugio eran fatte molto larghe e piane, così che non ci fosse nessun ostacolo nella via, ed erano continuamente mantenute in buone condizioni.
SICUREZZA SOLO NELLA CITTÀ DI RIFUGIO
10. Come si determinava se un uomo aveva diritto ad asilo nella città di rifugio?
10 Benché chiunque toglieva una vita potesse fuggire alla città, era provveduto asilo solo finché l’omicida poteva essere processato dinanzi agli anziani della sua città nella cui giurisdizione era avvenuto l’assassinio. (Gios. 20:4-6) E “l’assemblea deve quindi giudicare fra colui che ha colpito e il vendicatore del sangue secondo questi giudizi”. (Num. 35:24) Se era trovato colpevole di assassinio, l’omicida doveva essere consegnato senza indugio al vendicatore del sangue per l’esecuzione. (Num. 35:30) Se, d’altra parte, l’omicida veniva trovato innocente, non avendo avuto malizia e non avendo odiato anteriormente l’ucciso, allora “l’assemblea deve liberare l’omicida dalla mano del vendicatore del sangue, e l’assemblea lo deve rimandare alla sua città di rifugio cui era fuggito, ed egli vi deve dimorare fino alla morte del sommo sacerdote che è stato unto con l’olio santo”. — Num. 35:25.
11. Solo in che modo la città avrebbe continuato ad essere un luogo di rifugio per l’omicida, e questo che cosa gli faceva capire?
11 Per assicurarsi il continuo rifugio, l’omicida doveva rimanere entro i confini della città, dei suoi sobborghi e dei suoi pascoli che si estendevano per mille cubiti fuori della città. “Ma se l’omicida senza fallo esce dalla linea di confine della sua città di rifugio alla quale può fuggire, e il vendicatore del sangue lo trova in effetti fuori della linea di confine della sua città di rifugio, e il vendicatore del sangue ammazza in effetti l’omicida, non ha colpa del sangue. Poiché egli dovrebbe dimorare nella sua città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote, e dopo la morte del sommo sacerdote l’omicida può tornare al paese del suo possedimento”. (Num. 35:26-28) Questo significava che, una volta entrato nella città e accettato come suo abitante, avendo dimostrato la sua innocenza in quanto all’uccisione intenzionale ed essendosi sottoposto al debito processo, l’omicida non poteva quindi per nessuna ragione uscire dalla città neppure temporaneamente senza rischiare la vita. Questo avrebbe fatto capire all’omicida la gravità di quanto aveva fatto, benché innocentemente, e gli avrebbe sempre rammentato la misericordia di Geova che gli aveva concesso questo asilo. Era ulteriormente dichiarato: “E non dovete prendere nessun riscatto per uno che è fuggito alla sua città di rifugio, perché riprenda a dimorare nel paese prima della morte del sommo sacerdote”. (Num. 35:32) Altrimenti, avrebbe significato farsi beffe del provvedimento preso da Geova e avrebbe fatto pensare che si poteva comprare la vita da Geova.
12. Era l’omicida tenuto prigioniero nella città? Che cosa ve lo teneva, e che cosa doveva fare nel periodo in cui vi risiedeva?
12 Chi era ammesso nella città di rifugio non doveva divenire un peso per gli abitanti della città. È ragionevole che mentre era lì contribuisse al benessere della città e lavorasse per procurarsi il necessario. Poteva far questo svolgendo il suo proprio mestiere, se si addiceva alla vita cittadina. Se no, poteva anche doverne imparare un altro. Non c’era nulla nella legge di Geova che gli permettesse di mendicare o di vivere della carità altrui senza dare qualche cosa in cambio, se ne era fisicamente in grado. Anche la vedova e l’orfano che erano senza terra o senza mezzi di sostentamento, pur ricevendo abbondanti provvedimenti, dovevano sempre lavorare in cambio di quello che ricevevano. (Deut. 24:17-22) È interessante notare che, mentre gli omicidi non erano tenuti prigionieri nella città ed erano liberi di andarsene se lo ritenevano opportuno, tuttavia l’incentivo di Geova a osservare il suo provvedimento per la salvezza era di natura tale che solo i più temerari avrebbero cercato di violarlo.
13. Quali ulteriori aspetti della legge d’Israele rendevano chiaro che neppure il togliere una vita involontariamente poteva essere considerato alla leggera?
13 Inoltre, non si doveva abusare della misericordia di Geova che aveva provveduto rifugio all’omicida non intenzionale, né la legge ammetteva l’inescusabile negligenza come motivo per chiedere misericordia. Ad esempio, quando un uomo costruiva una casa nuova doveva fare un parapetto per il tetto; altrimenti, chiunque cadesse dal tetto avrebbe recato la colpa del sangue sulla casa. (Deut. 22:8) Se un uomo possedeva un toro che aveva l’abitudine di cozzare, e il proprietario aveva ricevuto avvertimento, e se non custodiva il suo toro ed esso uccideva qualcuno, il proprietario del toro era colpevole di sangue e poteva essere messo a morte. (Eso. 21:28-32) Se un ladro era stato trovato a sfondare di notte ed era stato ucciso nella lotta per prenderlo, non c’era colpa del sangue. Ma se era accaduto di giorno quando si poteva vedere bene, colui che lo aveva colpito mortalmente era colpevole di spargimento di sangue. (Eso. 22:2, 3) La legge di Geova era veramente in perfetto equilibrio, poiché esigeva giusta retribuzione dai malvagi ma estendeva misericordia a coloro che senza intenzione cadevano nel peccato o commettevano una violazione della legge.
LA RETRIBUZIONE È SICURA E SUBITANEA
14. In che modo Israele come nazione accettò le esigenze della Legge sulla santità della vita, e quali capi d’accusa furono i profeti di Dio autorizzati a pronunciare?
14 Che capo d’accusa per l’antico Israele fu questo equo provvedimento di Geova! Benché l’intera legge d’Israele desse enfasi alla santità della vita e alla santità del sangue, sin dall’inizio delle sue opere con Israele solo un piccolo rimanente rispose alle ripetute esortazioni che Geova ritenne necessario dare al suo popolo, ‘levandosi di buon’ora e mandando i suoi profeti’ per avvertirli della certezza della giusta retribuzione. Non solo essi si rifiutarono di dare ascolto ai consigli ammonitori di Geova, ma si gettarono violentemente sui suoi profeti e li misero crudelmente a morte, aggiungendo così il sangue di questi innocenti alla colpa che avevano dinanzi a Geova. (Ger. 26:2-8) Perciò Geova pronunciò questa accusa contro di loro mediante Geremia: “Inoltre, nei tuoi lembi si son trovati i segni del sangue delle anime dei poveri innocenti. Non li ho trovati nell’atto di sfondare, ma sono su tutti questi”. (Ger. 2:34) E mediante Isaia: “Il paese medesimo si è contaminato sotto i suoi abitanti, poiché han trasgredito le leggi, cambiato il regolamento, infranto il patto di durata indefinita. Perciò la maledizione stessa ha divorato il paese, e quelli che lo abitavano sono ritenuti colpevoli. Perciò gli abitanti del paese son diminuiti di numero, e sono rimasti pochissimi uomini mortali”. — Isa. 24:5, 6.
15. Quale retribuzione portò Geova contro il suo popolo Israele al giorno di Geremia, e quale ulteriore responsabilità a questo riguardo ebbero i loro discendenti del giorno di Gesù?
15 Gerusalemme fu distrutta nel 607 a.E.V. per i suoi molti delitti contro Geova, compresa la sua colpa del sangue, e solo un rimanente non fu condannato. Ma, nonostante questo spaventoso atto punitivo di Geova, i falsi capi religiosi del giorno di Gesù non poterono negare la loro colpa del sangue come non avevano potuto negarla i capi religiosi del tempo di Geremia, poiché, in entrambi i casi i loro lembi erano di un rosso vivo per il sangue dei fedeli di Geova, incluso perfino quello del suo proprio caro Figlio. — Matt. 23:33-36; 27:24, 25; Luca 11:49-51.
16. Quale posizione hanno oggi assunto le nazioni in merito alla controversia della santità della vita, e quale dovrebbe essere la nostra veduta?
16 Oggi, la colpa del sangue di tutte le nazioni della terra ha raggiunto il colmo. La colpa del sangue della “meretrice” Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione, è così grande che si dice sia ubriaca del sangue del popolo di Geova. (Riv. 17:5, 6; 18:24) Il Vendicatore del sangue costituito da Geova deve colpire in qualsiasi momento, e guai a chiunque sarà sorpreso in sua compagnia! (Riv. 18:4) Tali colpevoli di sangue “non vivranno per metà dei loro giorni”, come disse Davide. (Sal. 55:23) La nostra fervida preghiera dovrebbe essere, con quella del salmista: “Liberami dalla colpa del sangue, o Dio, Dio della mia salvezza”, e “salvami dagli uomini colpevoli di sangue”. (Sal. 51:14; 59:2) Quindi, nel vicinissimo futuro, quando nei cieli il potente coro di lode ascenderà a Geova perché gli ultimi elementi di Babilonia la Grande saranno stati distrutti e il sangue di tutti gli innocenti sarà stato vendicato, sulla terra le nostre voci si uniranno a quelle di tutti coloro che saranno sfuggiti alla spada punitiva del Vendicatore di Geova. — Riv. 19:1, 2, 15, 21.
“Mediante la sapienza si edificherà una casa, e mediante il discernimento sarà fermamente stabilita. E mediante la conoscenza le stanze interne si empiranno d’ogni cosa di valore, preziosa e piacevole”. — Prov. 24:3, 4.
[Cartina a pagina 655]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Città di rifugio
Chedes
Golan
Ramot
Fiume Giordano
Sichem
Bezer
Ebron
[Immagine a pagina 656]
L’omicida involontario doveva fuggire alla più vicina città di rifugio affinché il vendicatore del sangue non lo raggiungesse e non l’uccidesse nell’ardore dell’ira
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Lasciare la città di rifugio significa perdere la vitaLa Torre di Guardia 1973 | 1° novembre
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Lasciare la città di rifugio significa perdere la vita
1. In quale posizione simile a quella dei Giudei del giorno di Gesù è ora la cristianità?
SULLA cristianità e su tutto il mondo ricade oggi gravemente la colpa del sangue. Molte persone sincere, non avendo personalmente ucciso un uomo o non avendo direttamente partecipato alla guerra, non si rendono conto d’essere personalmente colpevoli. Ciò nondimeno, devono condividere questa responsabilità con coloro che secondo la profezia hanno sparso sangue innocente. Oggi la cristianità è nella stessa condizione dei Giudei del giorno di Gesù, a cui Gesù disse: “Ecco, io vi mando profeti e saggi e pubblici insegnanti. Alcuni li ucciderete e metterete al palo, ed alcuni li flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; affinché venga su di voi tutto il sangue giusto versato sulla terra, dal sangue del giusto Abele al sangue di Zaccaria figlio di Barachia, che voi assassinaste fra il santuario e l’altare. Veramente vi dico: Tutte queste cose verranno su questa generazione. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati”. — Matt. 23:34-37.
2. A che cosa era dovuta la sanguinosa storia di Gerusalemme, e quale retribuzione ricevette?
2 La sanguinosa storia di Gerusalemme era dovuta non al fatto che si era impegnata nella guerra teocratica per comando di Geova Dio, ma all’avere sparso sangue innocente e deliberatamente messo a morte molti profeti di Dio, essendovi stato condannato a morte perfino Gesù, il Figlio di Dio. Questo non fu fatto innocentemente, poiché sette secoli prima, al giorno di Geremia, Geova aveva smascherato la colpa del sangue di Gerusalemme dicendo per mezzo del suo profeta: “Inoltre, nei tuoi lembi si son trovati i segni del sangue delle anime dei poveri innocenti. Non li ho trovati nell’atto di sfondare, ma sono su tutti questi. Ma tu dici: ‘Sono rimasta innocente. Sicuramente la sua ira si è stornata da me’. Ecco, io entro in controversia con te a motivo del tuo dire: ‘Non ho peccato’”. (Ger. 2:34, 35) Agendo direttamente conforme a queste parole, nel 607 a.E.V. Geova aveva espresso effettivamente la sua ira contro Gerusalemme per il suo sfrenato spargimento di sangue, e i suoi giustizieri babilonesi avevano versato il sangue di lei in terra compiendo una spaventosa distruzione. E così a Gerusalemme fu riservato un altro bagno di sangue, in adempimento alle parole di Gesù, e, prima che fosse terminato nell’estate del 70 E.V. 1.100.000 persone erano morte nella città assediata.
COLPA DEL SANGUE PER AVER CONDIVISO LA RESPONSABILITÀ
3. Perché perirono molti che non avevano direttamente tolto la vita?
3 Quelli che sono nella cristianità diano particolarmente ascolto a questo esempio ammonitore. Non tutti i Giudei uccisi dai Babilonesi o dai Romani furono direttamente colpevoli di aver ucciso i profeti di Dio o d’aver tolto altrimenti la vita umana, tuttavia perirono con quelli che avevano volontariamente sparso sangue innocente. Perché? Perché avevano sostenuto il passato e le tradizioni del giudaismo e così avevano condiviso la responsabilità di questa società per la sua colpa del sangue.
4. Perché Geova non può passar sopra al passato della cristianità?
4 La cristianità è davvero una moderna controparte di Gerusalemme e del suo reame di Giuda. Dinanzi a Dio la storia della cristianità è macchiata di sangue ingiustamente sparso dal suo inizio nel quarto secolo, nel giorno di Costantino. Questa storia non può passare inosservata, perché Geova, che non cambia, dichiarò a Noè: “Io richiederò il sangue delle vostre anime. Lo richiederò dalla mano di ogni creatura vivente; e dalla mano dell’uomo, dalla mano di ciascuno che gli è fratello, richiederò l’anima dell’uomo. Chiunque sparge il sangue dell’uomo, il suo proprio sangue sarà sparso dall’uomo, poiché a immagine di Dio egli ha fatto l’uomo”. — Gen. 9:5, 6.
5. (a) Quali opere costituiscono la storia della cristianità, e perché non si possono giustificare? (b) Chi condivide la responsabilità della colpa del sangue della cristianità?
5 Le centinaia di guerre della cristianità, oltre alle inquisizioni e alle crociate religiose anteriori al 1914, hanno sacrificato la vita di innumerevoli centinaia di migliaia di persone ignare, e le due guerre mondiali combattute dal 1914, per cui la cristianità deve assumersi la maggiore responsabilità delle decine di milioni di vite, hanno accumulato uno spaventoso debito di sangue, che essa deve regolare secondo il comandamento di Dio inerente al sangue. Non si può asserire che queste guerre siano guerre teocratiche combattute nel nome di Dio, benché sacerdoti ed ecclesiastici da ambo le parti in questi conflitti combattuti nella cristianità impartissero benedizioni ai loro partecipanti. Questo non autorizzava nessuno a uccidere il suo simile ed essere senza colpa del sangue dinanzi a Geova Dio. Essere benedetti da tale sacerdote o ecclesiastico non significava entrare nella “città di rifugio” del Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo. Benché sinceramente combattuti da molti con fervore religioso o patriottico, che essi invocassero il nome di Dio su tali conflitti non ha liberato i partecipanti dalla colpa del sangue. Per di più, coloro che approvano, aiutano o sostengono quelli che direttamente commettono spargimento di sangue, o partecipano alla propaganda e a quei movimenti che provocano un innocente spargimento di sangue, vengono similmente a trovarsi sotto una responsabilità della società quali complici del delitto e devono stare dinanzi all’Iddio di giustizia, che non può passar sopra e non passerà sopra a tale colpa del sangue.
6. Di quale ulteriore azione è colpevole la cristianità, ed eviterà d’esserne punita?
6 Di natura molto più grave, comunque, è la colpa del sangue della cristianità perché ha tolto la vita a molti veri servitori di Dio. Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione, di cui la cristianità è la parte predominante, è descritta nel libro di Rivelazione come “ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù”. (Riv. 17:6) Così sicuramente come la cristianità non ha dato ascolto all’avvertimento, il giudizio di Geova sarà presto eseguito su di lei come fu eseguito sul suo prototipo, Gerusalemme e Giuda, nel 607 a.E.V. e nel 70 E.V. Tutti coloro che a quel tempo saranno trovati in sua compagnia saranno partecipi della sua colpa e dovranno pure partecipare alla sua distruzione. — Riv. 18:4.
COME FUGGIRE ALL’ODIERNA CITTÀ DI RIFUGIO
7. Quando il Vendicatore del sangue di Geova colpirà, e dov’è il solo rifugio?
7 Geova ha misericordiosamente trattenuto il suo Vendicatore del sangue, il Signore Gesù Cristo, dal colpire con le sue schiere angeliche la cristianità e tutti quelli che con essa partecipano alla colpa del sangue, ma presto il limite di tempo finirà. (Riv. 7:1-3) Nella veniente “grande tribolazione” il Vendicatore del sangue umano colpirà. “Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. (Isa. 26:21; Matt. 24:21, 22) Quando quel tempo di decisione giungerà, tutto il genere umano dovrà assumere la responsabilità che ha in comune, e questo in proporzioni maggiori di quanto non accadesse a Gerusalemme e ai Giudei. Tutti coloro che non avranno trovato il luogo di sicurezza dovranno subire la pena. La terra dev’essere purificata una volta per sempre del sangue di quelli che sono stati uccisi ingiustamente. Si deve fare espiazione affinché si adempia il comandamento sulla santità del sangue dato a Noè. Il solo modo per mettersi in salvo è quello di trovare la strada che conduce all’antitipica “città di rifugio” di Geova e dimorarvi finché il giorno dell’ira di Geova sia passato e continuare a risiedervi sotto il beneficio del grande Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo. Che cos’è, dunque, l’antitipica città di rifugio?
8. Che cos’è l’antitipica città di rifugio, e come vi si entra?
8 Nell’antico Israele l’omicida doveva fuggire a una delle sei città specialmente stabilite, e, dopo aver dimostrato la sua innocenza in quanto all’uccisione deliberata, doveva risiedere nella città di rifugio finché il sommo sacerdote in carica non moriva. (Num. 35:9-34) Pertanto l’antitipica città di rifugio dev’essere il provvedimento di Geova con cui protegge dall’esecuzione per aver violato il comandamento di Geova circa la santità del sangue. Si entra in quella città venendo e rimanendo sotto i benefici dell’attivo servizio del suo Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. La perfetta vita umana di Gesù, che egli sacrificò sulla terra, equivalse a quella che il primo uomo Adamo aveva avuto nel paradiso di Eden. Gesù cedette questa vita immacolata nella morte e dopo la sua risurrezione e ascensione alla destra di Dio in cielo poté presentare il valore del sacrificio di riscatto a favore dei discendenti morituri di Adamo. Così Gesù divenne il Redentore del genere umano, il nostro più stretto parente. L’amministrazione dei benefici di questo sacrificio di riscatto ci purifica perciò dalla colpa e provvede la riconciliazione del genere umano con Dio. — Ebr. 2:14; 10:12; Rom. 5:11; si paragoni Atti 2:37-40.
9. (a) Cercando il perdono di Dio, che cosa deve fare ogni violatore del comandamento divino inerente alla santità del sangue? (b) In che modo Paolo è un esempio?
9 Ogni violatore del comandamento divino riguardo alla santità del sangue, sia egli volontario o non intenzionale, deve cercare il perdono di Dio e l’annullamento del suo peccato per mezzo della fede in questo sangue vitale del Sommo Sacerdote, Gesù. Deve mostrare sincero pentimento per aver commesso una violazione rimanendo ubbidientemente sotto il provvedimento divino mediante Cristo, confidando nella giustizia e nei buoni uffici del Sommo Sacerdote. L’apostolo Paolo, che quale Saulo di Tarso perseguitò la congregazione cristiana, approvando persino l’assassinio di alcuni di essi, è un esempio di quelli che avevano violato il comandamento inerente al sangue. “Tuttavia”, dice, “mi fu mostrata misericordia, perché ero nell’ignoranza e agivo per mancanza di fede”. (1 Tim. 1:13) Poiché Geova mediante Cristo vide questa pentita attitudine in Saulo, confermata in seguito da molte opere fedeli, il Vendicatore del sangue, il risuscitato Gesù Cristo, non lo mise poi a morte nel ‘giorno di vendetta del nostro Dio’. (Isa. 61:2) Quando Gesù si rivelò a Saulo e gli fece capire che perseguitando la vera chiesa Saulo perseguitava Lui, Saulo si pentì, cambiò la sua linea di condotta, e si valse da allora in poi dei benefici del sacrificio di riscatto, come in una città di rifugio. — Atti 9:1-19.
RICHIESTA A DIO DI UNA COSCIENZA PURA
10. Come si cerca oggi d’avere una coscienza pura dinanzi a Dio?
10 Per essere protetto non era sufficiente che l’omicida involontario entrasse nella città di rifugio. Prima di poter rimanere nella città e ricevere i benefici che la città aveva da offrire, doveva dar prova d’avere dinanzi a Dio una coscienza pura in quanto all’intenzionale spargimento di sangue. Oggi questa coscienza pura verso Dio si può ottenere solo facendo a Dio una sincera, onesta richiesta espressa con la dedicazione di sé a Dio mediante Cristo e quindi con il battesimo. Questo significa che la persona che viene a Dio deve riconoscere i peccati che ha commessi in violazione della legge di Dio e cambiare la sua linea di condotta per quanto riguarda il fare la volontà di Dio. Così, deve fare a Geova una piena e incondizionata dedicazione della sua vita e deve quindi presentarsi per la totale immersione in acqua come simbolo della sua dedicazione. Specialmente ora che si avvicina la fine del mondo.
11. Che cos’è la coscienza pura che chiediamo, e come si mantiene?
11 L’apostolo Pietro parlò del potere salvifico del battesimo e della sua relazione con la coscienza cristiana quando scrisse in 1 Pietro 3:20, 21: “Ciò che corrisponde a questo [cioè il fatto che Noè e la sua famiglia attraversarono il diluvio nell’arca in quella fine del mondo] salva ora anche voi, cioè il battesimo (non il togliere del sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza), per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo”. La coscienza che chiediamo a Dio conformandoci alla sua disposizione del battesimo è una coscienza libera da qualsiasi colpa verso Dio. È la consapevolezza del provvedimento del sacrificio espiatorio di Gesù che ci purifica da ogni peccato, non come i sacrifici animali che si dovevano ripetere ogni anno. No, questa buona coscienza che Dio ci dà ci permette di venire in una pura relazione con Geova e di restarvi valendoci dei servizi del suo grande Sommo Sacerdote. Quelli che vengono a trovarsi in questa condizione devono mantenere tale buona coscienza continuando a svolgere l’opera assegnata loro in questa antitipica città di rifugio. La coscienza ha perciò una parte importante perché rimaniamo nella città di rifugio.
12. Come potremmo metterci nella pericolosa posizione di lasciare la moderna città di rifugio?
12 Essendo entrati nella città antitipica per mezzo della dedicazione e del battesimo sotto il provvedimento del sacrificio di espiazione di Cristo Gesù, ci lasciamo dietro ogni senso di colpa e dovremmo continuare a stare nella città con questa stessa libertà. Se cominciassimo però a indurire la nostra coscienza contro Dio e a giustificarci per infrazioni anche di poco conto della legge di Dio stabilita per quelli che si sono rifugiati nella città, ci metteremmo infine nella pericolosa posizione di lasciare del tutto la città. La legge di Dio ci è chiaramente indicata nella sua Parola e mediante le pubblicazioni bibliche che ha provvedute per far capire la sua volontà e il suo proposito per il genere umano nel tempo della fine. Ignorare questa chiara direttiva dello spirito di Dio significa ignorare la direttiva della nostra coscienza cristiana. Ignorare la coscienza vuol dire non provare col tempo nessun dolore o turbamento quando essa ci rimprovera. Infine, come disse Paolo, la coscienza può divenire così insensibile come la carne segnata da un ferro rovente. In questa condizione la coscienza, come la crosta di una ferita, non prova nessun dolore, nessun senso di colpa. Col tempo potremmo assumere un’attitudine di compiacenza verso il male, e quando sarà portato alla nostra attenzione un errore scrolleremo infine le spalle come per dire: “E allora? Che me ne importa?” Una simile attitudine indifferente può portare solo a una completa mancanza di riguardo per il provvedimento in base a cui ci fu permesso di entrare nella città, e se fossimo sopraffatti in questa condizione, in questo stato mentale, non avremmo nessuna protezione rispetto al Vendicatore del sangue perché non saremmo più in questa città sotto i protettivi benefici del Sommo Sacerdote durante il veniente “giorno di vendetta”.
MANTENIAMOCI FERMI SINO ALLA FINE
13. Come si lascia l’antitipica città di rifugio, come si può evitarlo, e quale pericolo corrono quelli che la lasciano?
13 Poiché confidare in sé e smettere d’aver fede nel sacrificio del Sommo Sacerdote e non confidare più che egli copra i peccati significa lasciare la città di rifugio ed esporsi così alla distruzione ad Armaghedon, facciamo bene a dare ascolto all’avvertimento che diede l’apostolo Paolo quando disse: “Per questo è necessario che prestiamo più che la solita attenzione alle cose udite, affinché non siamo portati via”. (Ebr. 2:1) S’avvicina sempre più il tempo in cui il Vendicatore di Geova entrerà in azione. Ora non è il tempo di farsi prendere di sorpresa, fuori della città di rifugio o in una posizione pericolosa vicino all’estremità dei pascoli, che contrassegnava i limiti di questo asilo provveduto da Geova. Non dobbiamo mai cadere nel laccio di pensare di poterci allontanare anche solo un po’ dalle giuste esigenze di Geova. Chi di noi può dire a che punto si comincia volontariamente a ignorare il provvedimento di Geova e si smette d’essere uno che ‘usa solo cattivo giudizio’? Ricordate ciò che disse Paolo in I Corinti 4:4: “Poiché non mi rendo conto di nulla contro me stesso. Ma non per questo sono provato giusto, bensì chi mi esamina è Geova”. Possiamo dire di riporre la nostra fiducia in Geova se deliberatamente trascuriamo o trasgrediamo i comandamenti che ci ha dati? Pensare di lasciare anche temporaneamente l’antitipica città di rifugio significa tentare Dio a salvarci dal suo Vendicatore del sangue. Inoltre, se chi è in tale condizione dovesse affrontare la morte per cause naturali proprio ora prima della “grande tribolazione”, che parte avrebbe nella risurrezione? Non dovremmo mai trascurare di porre una base sufficientemente ferma nella fede, di confidare sufficientemente nei servizi del grande Sommo Sacerdote, perché il Vendicatore del sangue si ricordi favorevolmente di noi quando verrà il tempo della risurrezione. (Matt. 24:21, 22) Mancare di fare ciò in questo “tempo della fine” può significare l’estinzione per sempre. Non si avrebbe il privilegio di sopravvivere alla “grande tribolazione” avvenire. La persona sarebbe giustiziata.
LIBERATI DALLA CITTÀ DI RIFUGIO
14. Per quanto tempo quelli che sono sulla terra e hanno speranze celesti devono restare nella città antitipica, e perché fino ad allora?
14 Quanto tempo devono restare nella città di rifugio coloro che un tempo erano colpevoli di sangue? Finché non abbiano più bisogno dei servizi del Sommo Sacerdote. Paolo scrisse agli Ebrei: “Quindi egli può anche salvare completamente quelli che accedono a Dio per mezzo suo, perché è sempre vivente per intercedere a loro favore. Poiché a noi conveniva un sommo sacerdote come questo, leale, semplice, incontaminato, separato dai peccatori e innalzato al di sopra dei cieli”. (Ebr. 7:25, 26) Tali servizi, quindi, sono per quei superstiti della “grande tribolazione” che sono nell’imperfezione umana. Finché permane la colpa del sangue, i servizi del Sommo Sacerdote sono necessari per mantenere una giusta reputazione presso Dio. Quelli che sono stati unti dallo spirito santo di Dio per essere figli spirituali, coeredi di Cristo, devono rimanere entro l’antitipica città di rifugio finché terminino fedelmente il loro corso terrestre nella morte, sacrificando così per sempre la loro natura umana. Giacché il sacrificio di Cristo si applica solo a quelli che hanno la natura umana, il Sommo Sacerdote “muore” rispetto a loro nel senso che non ha più bisogno di agire a loro favore con il merito del suo sacrificio umano, poiché, nel caso del “piccolo gregge” di “coeredi di Cristo”, alla risurrezione essi sono mutati da creature umane a creature spirituali e risiedono da allora in poi in cielo possedendo una “natura divina”. — Luca 12:32; Rom. 8:17; 2 Piet. 1:4.
15. Quando quelli che hanno speranze terrestri sono liberi di lasciare la città antitipica, e che cosa glielo consente?
15 Quei superstiti della “grande tribolazione” che hanno speranze di vita terrestre, comunque, non sono liberati dalla città di rifugio quando i nemici di Dio sono distrutti ad Armaghedon ed è resa la retribuzione per il sangue di quelli uccisi innocentemente in tutte le generazioni del genere umano. È vero che prima che il Vendicatore del sangue agisca quale giustiziere di Geova, quelli di questa “grande folla” devono aver lavato le loro vesti e averle rese bianche nel sangue dell’Agnello. Tuttavia, la “grande tribolazione” non elimina la loro colpa del sangue o non li libera immediatamente dai peccati ereditati da Adamo. Benché abbiano una coscienza pura verso Dio, devono continuare a mantenere questa coscienza pura restando entro i confini dell’antitipica città di rifugio finché non siano ristabiliti nella perfezione umana, non avendo così più bisogno dei servizi del Sommo Sacerdote. Quando avverrà questo? Solo quando avranno ottenuto la perfezione umana alla fine del regno millenario di Cristo ed egli li cederà nella loro perfezione a Geova per la prova finale della loro integrità in base al loro proprio merito. Quando essi escono di sotto a questa protezione del grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, egli, in effetti, come Sommo Sacerdote muore rispetto a loro, poiché non avrà più bisogno di agire a loro favore con il sangue purificatore del suo sacrificio.
16. Quale posizione hanno verso l’antitipica città di rifugio quelli che nella risurrezione ricevono la vita sulla terra?
16 Che dire, dunque, di quelli che sono risuscitati durante il regno millenario di Gesù? Devono anch’essi entrare nella città di rifugio e rimanervi fino alla “morte del sommo sacerdote”? No. Infatti essi hanno pagato la pena della loro peccaminosità con la loro stessa morte. (Rom. 6:7) Sono stati assolti dal peccato scendendo nella comune tomba di tutto il genere umano. Venendo dalla morte, sono ora sulla via che conduce non all’antitipica città di rifugio, ma alla vita eterna. Continuando a camminare su questa via della vita anch’essi saranno aiutati dal Sommo Sacerdote a ottenere la perfezione umana. Superando la prova finale dopo la fine del regno millenario di Cristo, Geova dichiarerà giusti anche loro ed essi avranno la garanzia della vita senza fine sulla terra. Comunque, se mancheranno di osservare le esigenze di Dio che in quel giorno saranno in vigore per il genere umano riceveranno un finale giudizio di condanna e saranno sterminati per sempre, come quelli che furono giustiziati mille anni prima nella “grande tribolazione”.
17. Quali domande sorgono circa la “morte” del Sommo Sacerdote?
17 Ma, potrebbe chiedere qualcuno, che dire delle parole di Paolo agli Ebrei: “Questa speranza noi l’abbiamo come un’àncora per l’anima, sicura e ferma, ed essa penetra entro la cortina, dove un precursore è entrato a nostro favore, Gesù, il quale è divenuto sommo sacerdote secondo la maniera di Melchisedec per sempre”? (Ebr. 6:19, 20) Perché dice che Gesù sarà Sommo Sacerdote per sempre se i suoi servizi di Sommo Sacerdote verso il mondo del genere umano devono terminare alla fine dei mille anni? In che modo rimane Sommo Sacerdote per sempre?
18. Quale servizio del grande Sommo Sacerdote avrà fine, ma perché questo non porrà fine a ogni sua relazione con il genere umano?
18 Nel tipo giudaico il sommo sacerdote moriva letteralmente, per cui finivano non solo i suoi servizi di sommo sacerdote ma anche la sua vita. Questo non avviene col più grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. È vero che egli smette di servire in tale incarico quando il genere umano è portato a una completa condizione di giustizia dinanzi a Geova, ma Gesù rimane per sempre alla destra di Geova. La cessazione della sua carica di Sommo Sacerdote che serve quale mediatore verso il genere umano non pone fine alla sua vita. I buoni effetti del suo servizio di Re e Sommo Sacerdote sul genere umano rimarranno per sempre presso il genere umano, e il genere umano sarà per sempre indebitato verso di lui perché avrà prestato servizio come Re e Sommo Sacerdote a loro favore. Per tutta l’eternità piegheranno il ginocchio nel nome di Gesù e confesseranno che egli è il Signore alla gloria di Dio Padre. (Filip. 2:5-11) Allora non saranno più necessari i suoi servizi verso il genere umano nell’applicazione del suo sacrificio di espiazione verso di loro. Ma come grande Amministratore e Portavoce di Geova, per tutta l’eternità egli sarà indiscutibilmente Colui che in modo preminente esalterà e loderà Geova e guiderà nell’adorazione che unificherà l’intero universo a gloria e onore di Geova.
19. Che cosa può ora sostenerci, e quale dovrebbe essere il nostro premuroso sforzo?
19 Che benedetto privilegio sarà trovarsi fra quelle felici creature che saranno sopravvissute fino a quel tempo! Come saremo grati della misericordia di Geova che ha reso possibile questo meraviglioso provvedimento! Questa è la speranza che ora può sostenerci. Teniamola cara come facciamo tesoro della vita stessa, poiché rimanere nella città di rifugio di Geova ora, in questo “tempo della fine” del mondo colpevole di sangue, significa davvero vita per noi.
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Potete rendere profittevole il vostro tempo libero?La Torre di Guardia 1973 | 1° novembre
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Potete rendere profittevole il vostro tempo libero?
TEMPO libero! Quando udite queste parole forse pensate a riposarvi, o a fare qualche cosa che avevate rimandata. Oppure potete avere idee sul modo di trascorrere il tempo per divertirvi e distrarvi. Ma, anche se il pensiero presenta una prospettiva piuttosto allettante, il tempo libero può dare risultati nocivi.
Perché? Perché, come spiega la Bibbia, “l’inclinazione dell’uomo è malvagia sin dalla sua giovinezza”. (Gen. 8:21) Se non ci si mantiene entro i limiti dei buoni princìpi, ci si può logorare durante il tempo libero. Questo non significa che non si dovrebbe godere pienamente del proprio tempo libero. Si dovrebbe goderne. Ma non si dovrebbe provare in seguito un senso di disgusto o di rammarico per il tempo sprecato o speso male.
Chi consulta la Bibbia per i problemi della vita è protetto ricordando le parole dell’apostolo Paolo: “Sia che mangiate o che beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate ogni cosa alla gloria di Dio”. (1 Cor. 10:31) Egli scrisse pure: “Perseguiamo le cose che contribuiscono alla pace e le cose che sono reciprocamente edificanti”. (Rom. 14:19) Queste scritture forniscono eccellenti norme mediante cui giudicare se la persona trascorre il suo tempo in modo
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