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  • Riscatto dalla morte e dal sepolcro
    La Torre di Guardia 1950 | 1° dicembre
    • che aveva sperato di metterli nella tomba, Sceol o soggiorno dei morti, di distruggerli nella morte, e pertanto spazzar via dalla faccia della terra tutti i testimoni di Geova.

      Il 1914 d.C. segnò il tempo in cui Gesù Cristo fu insediato sul trono come Re dominante e lo ‘scettro della sua potenza’ fu esteso da Sion e gli fu comandato di dominare in mezzo ai suoi nemici. (Sal. 110:1, 2) Immediatamente dopo questa nascita del Regno cominciò la battaglia in cielo accompagnata dalla guerra sul nostro globo. Questo segnò il “principio di dolori” sopra la terra, e da allora fino al 1919 i testimoni generati dallo spirito di Dio furono in grande distretta fra tutte le nazioni. (Apoc. 11:18; 12:7-13; Matt. 24:7, 8) Ma nel 1919 Iddio redense o liberò i fedeli dal potere dell’organizzazione di Satana e così impedì al nemico di sopraffarli e distruggerli dalla terra. Questa loro redenzione o liberazione dalla grande Babilonia fu predetta in Michea 4:10 con queste parole: “Soffri e gemi, o figliuola di Sion, come donna che partorisce! Poiché ora uscirai dalla città [la tua organizzazione nazionale], dimorerai per i campi, e andrai fino a Babilonia. Là tu sarai liberata, là l’Eterno ti riscatterà dalla mano de’ tuoi nemici”.

      In Isaia 35:8-10 Dio parla della “strada maestra” per la quale i suoi redenti o liberati scampano da Babilonia e ritornano alla sua adorazione e al suo servizio. Quivi egli dice: “Quivi sarà una strada maestra, una via che sarà chiamata ‘la via santa’; nessun impuro vi passerà; essa sarà per quelli soltanto; quei che la seguiranno, anche gl’insensati, non potranno smarrirvisi. In quella via non ci saranno leoni; nessuna bestia feroce vi metterà piede o vi apparirà; ma vi cammineranno i redenti; e i riscattati dall’Eterno torneranno, verranno a Sion con canti di gioia; un’allegrezza eterna coronerà il loro capo; otterranno gioia e letizia, e il dolore ed il gemito fuggiranno”.

      Prima della sua redenzione o liberazione nel 1919 il popolo consacrato di Dio fu costretto a immischiarsi con l’organizzazione di Satana e fu ristretto sotto la credenza che i reggitori di questo mondo empio costituissero le “autorità superiori” a cui ogni anima cristiana dovrebbe essere soggetta. (Rom. 13:1) Ma quando nel 1919, Iddio fece la sua chiamata al suo popolo devoto di riprendere il lavoro di suoi testimoni e fare questo senza timore, essi risposero e si liberarono dalla mondana Babilonia. Allora Geova Dio rivelò loro che la sua organizzazione capitale è Sion e che essi hanno la prospettiva d’essere suoi figliuoli o membri sulla “via santa” per ritornare a Sion e servire Dio come figliuoli d’essa. Voltando le spalle a Babilonia passarono sulla simbolica via o strada maestra. Il rimanente dei figliuoli di Sion assunse la guida su questa strada maestra che conduce via da Babilonia, ma mentre erano in cammino ubbidirono al comando di Dio di insegnare ad altri che cercano la via della giustizia affinché potessero conoscere la via per venire all’Iddio vivente e a Gesù Cristo. Alle impure, “insensate” persone non è permesso di entrare in questa strada. Ma chi deve andarvi e per essa venire a Sion, l’organizzazione di Dio? Certo, quelli che Geova riscatta o libera dal potere dell’organizzazione del Diavolo. Come è scritto: “In quella via non ci saranno leoni [il Diavolo è come un leon ruggente]; nessuna bestia feroce [i governi politici del mondo del Diavolo sono rassomigliati a bestie feroci] vi metterà piede o vi apparirà; ma vi cammineranno i redenti; e i riscattati dell’Eterno torneranno, verranno a Sion con canti di gioia.” — Isa. 35:9, 10.

      Nei testi precedenti che abbiamo citato non notiamo alcuna diretta menzione fatta di un prezzo in denaro o pagamento per procurare la redenzione o riscatto. Il chiaro significato di “riscattare” o “redimere” in tutti questi testi è quello di liberazione, liberare, salvare, liberare dalle mani del nemico, cioè, dall’organizzazione del Diavolo, compresi i suoi agenti che si oppongono ai fedeli testimoni di Dio e li perseguitano. Nessuno di quelli dell’organizzazione nemica è mai redento o riscattato, ma al contrario, si parla della redenzione DAL nemico, non DEL nemico. Ancora diciamo, è Geova, agendo per mezzo del suo Principale Ufficiale Esecutivo, Gesù Cristo, che compie tale liberazione o salvazione dal nemico.

      LIBERAZIONE DAL VINDICE DEL SANGUE

      Le persone di buona volontà che oggi si consacrano a Dio mediante Cristo sono rappresentate nell’atto di subire una liberazione dal Vindice del sangue alla vegnente battaglia di Harmaghedon. Egli è il Vindice del sangue di quelli che furono uccisi. In un tale caso si richiede che qualcosa sia pagato eguale a ciò che fu perso da quelli uccisi, cioè, una vita per una vita. Questa regola è dichiarata in Deuteronomio 19:21, dove leggiamo: “L’occhio tuo non avrà pietà: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. Riferendosi alle “città di rifugio” che Geova Dio fece edificare nella terra dell’antico Israele, l’uomo che inseguiva uno spargitore di sangue in fuga verso una tale città era chiamato il “vindice del sangue” o redentore del sangue. Qui il redimere del sangue non si riferisce alla redenzione procurata dal sangue di Cristo sparso sul Calvario, ma si riferisce all’esigenza di un pagamento in ispecie una retribuzione pagata al colpevole dello spargimento del sangue di un altro. È una retribuzione che sarà pagata ai nemici di Geova Dio che causano la morte di tanti alla battaglia di Harmaghedon, e questa retribuzione è pagata dal grande Vindice o Redentore del sangue, Gesù Cristo, in compenso del sangue che fu versato dai nemici di Dio. In altre parole, il Vindice o Redentore, Gesù Cristo, fa i conti coi nemici di Geova Dio e gli oppressori del genere umano alla battaglia di Harmaghedon.

      Una persona che, non di proposito, inconsapevolmente e senza inimicizia o malizia aveva causato la morte di un altro poteva sfuggire al vindice o redentore del sangue scappando verso la città di rifugio e rimanendovi fino alla morte del sommo sacerdote d’Israele che offriva sacrifici per espiare il peccato. Nell’applicazione moderna di questa figura profetica una tale persona deve accorrere all’organizzazione di Geova sotto Cristo e rimanervi sotto il sangue di Gesù espiatore del peccato, confidando nel suo sangue sparso come in un mezzo di protezione e di salvezza. Le persone che nel tempo presente hanno inconsapevolmente usato violenza alla legge di Dio e hanno fatto mortale violenza contro i testimoni di Geova possono ricevere la redenzione dalla distruzione per mezzo del sangue di redenzione del grande Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo. Nell’antica figura delle città di rifugio la distruzione dei nemici di Geova ad Harmaghedon è raffigurata come un prezzo che redime per quelli dell’umanità uccisi dagli empi nemici. Ma Gesù Cristo, il grande sommo sacerdote Ufficiale Esecutivo di Geova, provvede per il valore del suo sacrificio una redenzione per quelli che fuggono a lui per rifugio. Egli è il Giustiziere di Geova di quelli che rimangono nel campo nemico e che deliberatamente rimangono come partecipanti nei peccati di tale campo nemico. A causa di tale empietà essi subiscono la distruzione in modo da compensare l’empietà che commisero contro Geova Dio e il suo popolo consacrato.

      In entrambi i casi vi è un liberare o affrancare per mezzo di un soddisfare o adempiere dell’obbligazione, cioè, un soddisfare della pena per il peccato ch’è la morte. Il prezzo di redenzione di Cristo provveduto al Calvario fu per quelli che professano fede in lui come nel Redentore e che si consacrano a Dio e fanno voto di eseguire i Suoi comandi. Ma la redenzione ad Harmaghedon punisce gli empi, cioè, coloro che hanno causato danno intenzionalmente o in ostinata ignoranza. Quelli che hanno così danneggiato o commesso violenza contro i piccoli di Dio sono in debito o sotto obbligazione a causa della loro empietà. Essi sono obbligati a pagare, ed infatti pagano, ad Harmaghedon colla loro vita. Non possono pagare il debito al danneggiato, perché quel tale è morto. Quindi devono pagare in carne e sangue al più prossimo parente del morto, cioè, a Cristo Gesù, che partecipò del sangue e della carne affinché potesse redimere l’umanità e divenire il loro “Padre eterno”. Proprio come l’uomo che causa la morte dell’ucciso è un debitore, così la morte deve essere accordata a quell’uccisore dal più vicino parente dell’ucciso, “il redentore”. Il redentore toglie il debito togliendo la vita dell’uccisore. La sedicente cristianità e tutte le nazioni della terra hanno violato consapevolmente il patto eterno concernente la santità del sangue che fu fatto con Noè dopo il diluvio e il simbolo del quale patto era l’arcobaleno. In quel patto Iddio disse: “E, certo, io chiederò conto del vostro sangue, del sangue delle vostre vite; ne chiederò conto ad ogni animale; e chiederò conto della vita dell’uomo alla mano dell’uomo, alla mano d’ogni suo fratello. Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perchè Dio ha fatto l’uomo a immagine sua”. — Gen. 9:5, 6.

      Nel caso dell’uccisore inconsapevole, la sua vita non veniva richiesta a lui se arrivava alla città di rifugio in tempo. In quell’antica figura egli era coperto e protetto dal sommo sacerdote d’Israele. Ma nell’antitipo d’oggi le persone di buona volontà che fuggono da questo mondo macchiato di sangue, dalla Babilonia colpevole di sangue, e che si rifugiano nella “città di rifugio” di Geova sotto Cristo, sono protetti dal Suo grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, che fece l’espiazione del peccato per quelli che fuggono a lui. Nell’antico tipo il malizioso, consapevole e deliberato omicida non poteva avere o accettare in nessun modo riparazione per la sua propria vita per mezzo di qualsiasi altro mezzo, ma la sua vita doveva essere presa dal vindice o ‘redentore del sangue’. Nel moderno antitipo alla battaglia di Harmaghedon questa riscossione della vita dell’impenitente, volontario colpevole è fatto contro gli empi dal grande Redentore di sangue innocente, Gesù Cristo, il Giustiziere di Geova. Questo fatto ben predice che la vita sacrificata di Gesù non rimane come un’espiazione o riscatto per gli empi di proposito deliberato che rigettano Dio e rigettano la sua provvisione per la salvezza mediante Cristo. Tali persone che muoiono ad Harmaghedon sotto queste condizioni di empietà deliberata certamente non avranno mai una redenzione. Il tipo delle città di rifugio e del ‘redentore del sangue’ ci è dato per intero in Numeri, capitolo 35, versetti 9-34.

      Tutta la Scrittura rende testimonianza che gli empi non sono in nessun caso redenti dalle conseguenze dell’empietà deliberata. Soltanto i poveri e i bisognosi di Dio sono redenti. Per ‘poveri e bisognosi’ sono intesi quelli che giungono alla comprensione della loro propria completa incapacità di salvarsi e che desiderano essere salvati nel modo stabilito da Dio. Quindi professano fede in Geova Dio e nel suo Figliuolo Gesù Cristo e si rivolgono al Sommo Sacerdote di Geova per essere salvati o redenti. Tutti quelli che sono empi e si rifiutano di accettare la provvisione di Dio per la salvezza dimorano sotto la condanna risultante dal peccato di Adamo: “Gli empi [attaccanti] se n’andranno al soggiorno de’ morti, sì, tutte le nazioni che dimenticano Iddio”. (Sal. 9:17) Ma quelle persone di buona volontà che ora approfittano del tempo che rimane prima di Harmaghedon e fuggono alla “città di rifugio” sotto la protezione del Sommo Sacerdote di Geova saranno redenti dall’esecuzione in quella battaglia e saranno riscattati dall’andar nella tomba. Ciò significa che saranno risparmiati per passare vivi in quella guerra universale di Harmaghedon ed entrare nel giusto nuovo mondo, con l’opportunità di avere vita eterna in perfetta salute, felicità illimitata e interminabile pace.

  • Correzione
    La Torre di Guardia 1950 | 1° dicembre
    • Correzione

      Nelle prime copie della prima edizione del libro inglese “Questo significa vita eterna” un errore è stato commesso a pagina 206, paragrafo 2, rigo 8º. La data 607 d.C. dovrebbe essere 607 a.C. Questo errore non è stato commesso nell’edizione spagnuola.

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