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Celebriamo la morte del più grande Uomo mai vissuto sulla terraLa Torre di Guardia 1981 | 15 marzo
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del Signore, finché egli arrivi”. — I Cor. 11:23-26.
“Proclamare la morte del Signore” in tal modo aveva per loro un valore spirituale, perché così si distinguevano dai giudei naturali. Anziché celebrare annualmente la cena pasquale e la liberazione dall’oppressivo paese d’Egitto, avrebbero celebrato la morte di colui che fu simboleggiato o tipificato dall’agnello pasquale sacrificato in Egitto. Quell’antico agnello pasquale fu usato in relazione alla liberazione degli israeliti naturali dalla schiavitù in Egitto, ma non li liberò dalla condanna del peccato. La morte dell’“Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” libera invece i discepoli di Gesù Cristo dalla condanna del peccato e dall’essere parte di questo mondano sistema di cose, l’Egitto antitipico. Rammenta inoltre loro la base del nuovo patto, la disposizione di Dio mediante cui egli trae dal mondo un popolo per il suo nome, perché Gesù Cristo, il più grande Mosè, è il mediatore di questo “nuovo patto”. (Ger. 31:31-33) Ricorda anche loro il “patto per un regno”, nel quale patto sono stati introdotti. Non devono mai perdere di vista il fatto che sono chiamati a quel regno celeste per essere coeredi di Gesù Cristo, il discendente del re Davide e “Re dei re e Signore dei signori”. — Riv. 19:16.
Osservatori simili a pecore
Oggi, mentre si avvicina la fine di questo condannato sistema di cose, c’è solo un rimanente dei discepoli di Cristo che sono suoi coeredi al regno celeste. Ma la loro annuale celebrazione della Commemorazione è di vitale interesse per una crescente “grande folla” di ogni nazionalità. Questi sono molto felici di accettare l’invito ad assistere alla celebrazione del Pasto Serale del Signore, celebrato dal rimanente degli israeliti spirituali inclusi nel nuovo patto come anche nel patto del Regno. Anch’essi hanno voltato le spalle al mondo dominato da Satana il Diavolo e marciano insieme al rimanente degli israeliti spirituali verso una migliore Terra Promessa, il nuovo sistema di cose di Dio sotto il regno di Gesù Cristo e dei suoi 144.000 coeredi. Furono prefigurati dalla numerosa compagnia mista di non israeliti che quella prima notte di Pasqua lasciò l’Egitto e decise di condividere la sorte degli israeliti in partenza e di intraprendere l’adorazione di Geova Dio. (Eso. 12:38) Quella “numerosa compagnia mista” attraversò il Mar Rosso con gli israeliti in fuga e divenne testimone della liberazione operata da Geova per il suo popolo, e ne beneficiò. Anch’essa poté rallegrarsene.
L’odierna “numerosa compagnia mista” di compagni del rimanente degli israeliti spirituali fu raffigurata dall’innumerevole “grande folla” che l’apostolo Giovanni vide rallegrarsi nel tempio spirituale di Geova. Essendosi separati da questo vecchio mondo contaminato, furono raffigurati come “vestiti di lunghe vesti bianche” e con in mano “rami di alberi delle palme”. Come il rimanente degli israeliti spirituali, si sono incondizionatamente dedicati a Geova Dio mediante il suo Agnello, Gesù Cristo, e hanno simboleggiato questa dedicazione col battesimo in acqua. Attendono di venir fuori dalla “grande tribolazione” che sta per abbattersi sul mondo condannato, dopo di che potranno effettivamente gridare con gioia: “La salvezza la dobbiamo al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello”. (Riv. 7:9, 10) Quindi, per la più importante delle ragioni, questa “grande folla” desidera riunirsi con il rimanente spirituale la sera in cui si commemora la morte di quell’Agnello.
Dalla Commemorazione tenuta nella primavera del 1936, i membri della “grande folla” hanno partecipato liberamente alla celebrazione del Pasto Serale del Signore, pur non prendendo il pane e il vino emblematici.a Da che furono identificati (il 31 maggio 1935, al congresso tenuto dai testimoni di Geova a Washington, District of Columbia, U.S.A.), i componenti della grande folla di Rivelazione 7:9-17 sono stati specialmente invitati dall’unto rimanente ad assistere in veste di osservatori al Pasto Serale. Vi assistono perché provano sincero apprezzamento per il sacrificio di riscatto del Signore Gesù Cristo. Il fatto di non partecipare agli emblemi non è un’artificiosa limitazione imposta loro da uomini, ma è in armonia con la Parola di Dio.
Perché? Perché l’Istitutore della celebrazione ne stabilì l’osservanza per quelli con i quali fece un patto per il regno celeste. Anche se dedicati e battezzati, quelli della “grande folla” riconoscono di non essere inclusi in quel patto per il Regno. Non sono israeliti spirituali, in quanto non sono stati introdotti nel “nuovo patto”, il quale è stipulato con gli israeliti spirituali tramite il Mediatore Gesù Cristo. Non sono stati generati con lo spirito santo che cominciò a essere versato sui 120 discepoli riuniti a Gerusalemme il giorno della Pentecoste del 33 E.V. Simbolicamente parlando, non sono ‘morti insieme a Cristo’ rinunciando a qualsiasi futura prospettiva di vita terrena in una terra paradisiaca sotto il regno di Dio. Non si aspettano di essere “seppelliti” con Cristo, per poter essere risuscitati a “somiglianza della sua risurrezione”. Se quindi prendessero anch’essi il pane e il vino che simboleggiano essenzialmente il corpo fisico e il sangue di Gesù Cristo, smentirebbero il fatto che non sono inclusi in tali disposizioni con Gesù Cristo, l’Agnello di Dio. Per tale motivo si astengono dal prendere gli emblemi con l’unto rimanente. Tuttavia, il fatto che non li prendano non significa che non possano ricevere la vita eterna, poiché questa si ottiene riponendo fede in Gesù Cristo e nel provvedimento del sacrificio di riscatto. — Rom. 6:4, 5; Col. 2:12, 20; I Giov. 2:1, 2.
Tuttavia essi, come appartenenti alle “altre pecore”, sono stati radunati dal Pastore eccellente, Gesù Cristo, e formano “un solo gregge” insieme al rimanente delle pecore spirituali di “questo ovile” di cui Gesù parlò in Giovanni 10:16. Riconoscono che la loro salvezza per la vita eterna sulla promessa terra paradisiaca viene da Dio tramite il suo Pastore eccellente, al cui gregge ora appartengono. Come potrebbero quindi trascurare di rendere omaggio a Cristo non essendo presenti al Pasto Serale da lui istituito come commemorazione della sua morte, per mezzo della quale è possibile questa misericordiosa salvezza? Non possono mancare! Non vogliono mancare! Finché la celebrazione continuerà a essere osservata sulla terra dal rimanente degli eredi del celeste regno di Dio, essi si sentono in obbligo di essere presenti in qualità di osservatori al Pasto Serale del Signore. Anche se in molte località forse non c’è nessuno del rimanente che prenda gli emblemi, i testimoni di Geova vorranno disporre ugualmente di tenere la celebrazione in segno di rispetto per il suo importantissimo significato e per consentire a chiunque vi assista, che potrebbe far parte del rimanente, di prendere gli emblemi.
Quest’anno i testimoni di Geova celebreranno il Pasto Serale del Signore il 19 aprile 1981, dopo il tramonto. Tutte le persone che desiderano assistervi in ricordo della morte dell’Agnello di Dio, Gesù Cristo, dovrebbero mettersi in contatto con la locale congregazione dei testimoni di Geova. Le persone devote che non conoscono l’indirizzo della congregazione locale possono scrivere alla Watch Tower per ottenere le informazioni necessarie.
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1981 | 15 marzo
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Domande dai lettori
● In Ebrei 12:22, 23 (Versione Riveduta) l’apostolo Paolo parla degli “spiriti de’ giusti resi perfetti”. Questi “giusti” potrebbero essere i fedeli di cui Paolo parla nell’undicesimo capitolo di Ebrei?
L’ipotesi che queste parole si applichino a uomini di fede dei tempi precristiani fino a Giovanni il Battezzatore non è nuova. Fu prospettata con cautela nel numero della Torre di Guardia inglese del 15 agosto 1913, alle pagine 248, 249, e fu accettata per molti anni.
Ebrei 11:8-10 si riferisce ad Abraamo, Isacco e Giacobbe e mostra che Abraamo lasciò la città di Ur dei Caldei e che sia lui che Isacco e Giacobbe vissero come nomadi fino a che Giacobbe si trasferì in Egitto ai giorni del figlio Giuseppe. Perciò in quel periodo non vissero in un luogo stabile come una città. Nelle Scritture Ebraiche non c’è nulla che dica che Dio avesse promesso a quei tre uomini una “città che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio”. Quello è un commento che Paolo fa sull’argomento. Indubbiamente tale espressione si riferisce al governo stabilito da Dio mediante il ‘seme di Abraamo’, sotto il quale governo quei tre patriarchi vivranno sulla terra e perverranno alla perfezione umana alla fine dei mille anni. — Gal. 3:16.
Quando Dio fece uscire i discendenti di Abraamo, Isacco e Giacobbe dal paese d’Egitto e li condusse nella terra che aveva promessa ad Abraamo, essi si sistemarono nelle città dei cananei, essendo stata distrutta dalla potenza di Dio soltanto la città di Gerico. In seguito tutti i fedeli profeti e le fedeli donne dell’antichità ebbero residenza fissa in qualche città. Di conseguenza non potrebbe dirsi di loro, come invece è detto di Abraamo, Isacco e Giacobbe, che cercassero una futura città sulla terra. Gerusalemme fu distrutta nel 70 E.V., 39 anni dopo la decapitazione di Giovanni il Battezzatore. Perciò anche i cristiani ebrei vissero in quella visibile città terrena fino al ritiro del generale Gallo da Gerusalemme, allorquando ubbidirono al comando profetico di Gesù di uscire dalla città. — Matt. 24:15-22.
Ebrei 13:12-14 menziona il fatto che Gesù fu messo al palo fuori delle mura della Gerusalemme terrena, cioè “fuori della porta”. A motivo di ciò Paolo prosegue dicendo: “Usciamo, dunque, verso di lui fuori del campo [come il
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