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  • Dove rende sacro servizio la “grande folla”?
    La Torre di Guardia 1981 | 1° febbraio
    • Dove rende sacro servizio la “grande folla”?

      “Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario”. — Apoc. 7:15, “La Bibbia di Gerusalemme”.

      1. Qual è l’atteggiamento della “folla” in generale nei confronti delle religioni del mondo?

      LA RELIGIONE è in declino. Diminuisce anche la partecipazione al culto nelle chiese, nelle cattedrali e nei templi. Il fenomeno è particolarmente evidente nei paesi che formano la cristianità. Infedeli, scettici, agnostici, atei e forze antireligiose sono in aumento. Nessun tentativo di risveglio religioso riuscirà a ricuperarli. Stiamo parlando della “folla” in generale.

      2. Quale “folla” ci interessa, predetta in una visione avuta da un uomo anziano esiliato nell’isola di Patmos dal governo romano?

      2 Ci interessa però una folla particolare, una “grande folla” vista in visione da un uomo anziano esiliato nell’isola di Patmos dal governo dell’Impero romano. Dopo aver avuto una visione di 144.000 israeliti spirituali, egli scrive, dicendo: “Dopo queste cose vidi, ed ecco, una grande folla, che nessun uomo poteva numerare, di ogni nazione e tribù e popolo e lingua, che stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di lunghe vesti bianche; e nelle loro mani erano rami di alberi delle palme. E continuano a gridare ad alta voce, dicendo: ‘La salvezza la dobbiamo al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello’”. — Riv. (Apoc.) 7:9, 10.

      3. Perché quella “grande folla” è vestita in modo dignitoso, e perché la maggioranza delle persone pensa che questa “grande folla” vada in cielo?

      3 Che posto d’onore occupa questa “grande folla”, secondo quanto vien detto, e che aspetto dignitoso ha! Anche nei tempi moderni è appropriato stare in piedi in presenza di un re seduto sul trono. Ma qui gli appartenenti a questa “grande folla” vengono visti stare in piedi dinanzi al trono di Dio stesso. In modo adatto all’occasione, indossano immacolate vesti bianche. Vengono forse visti stare in piedi all’aperto? No, perché Rivelazione 7:15 dice che “rendono sacro servizio [a Dio] giorno e notte nel suo tempio [naòs, nel testo originale greco]”. Ebbene, significa questo che in ultimo i componenti di tale “grande folla” andranno in cielo, dove si trova l’Iddio al quale ascrivono la loro “salvezza”? Di solito la risposta che viene data è Sì! Perché? Perché è scritto che gli rendono sacro servizio “nel suo tempio” o “nel suo santuario” (La Bibbia di Gerusalemme [Ge]).

      4. Su quale parola del testo greco originale verte la questione, e con riferimento a che cosa fu usata in Giovanni 2:19-21?

      4 Tuttavia, concorda questa veduta con tutti i particolari menzionati nell’ultimo libro della Bibbia, Rivelazione? E per quanto riguarda coloro che si considerano parte di questa “grande folla” in corso di formazione, si aspettano forse di andare in cielo e di diventare creature spirituali come gli angeli? Provano forse il desiderio di andare in cielo? Essi vi diranno di no! Non ritengono d’essere stati generati dallo spirito di Dio per tale speranza celeste. La questione verte sul significato dell’originale parola greca variamente tradotta “tenda”, “tempio” e “santuario”. Per esempio, quando la Bibbia dice che Gesù Cristo scacciò dal tempio di Erode i cambiamonete e i mercanti, il termine originale greco usato è naòs. Si legge: “Gesù rispose: ‘Distruggete questo santuario [naòs] e in tre giorni io lo riedificherò’. I giudei replicarono: ‘Ci son voluti quarantasei anni per costruire questo santuario [naòs] e tu lo edificheresti in tre giorni?’ Ma egli stava parlando del santuario [naòs] del suo corpo”. (Giov. 2:19-21, The Jerusalem Bible) Cosa intendevano quei giudei per “santuario”?

      5. (a) Quale edificio i giudei non potevano avere in mente quando dissero che la sua costruzione aveva richiesto 46 anni? (b) A cosa deve applicarsi la parola naòs nella versione greca dei Settanta di Isaia 66:6?

      5 Certo non il santuario interno, che comprendeva il vestibolo, il Santo e il Santissimo. Intendevano la struttura del tempio nell’insieme, inclusi i cortili, in uno dei quali trafficavano i cambiamonete e i mercanti. Nel 70 E.V. i romani distrussero l’intero tempio di Erode. A differenza del precedente tempio di Salomone, distrutto nel 607 a.E.V., il tempio di Erode non fu mai ricostruito. Riguardo al tempio di Gerusalemme, Isaia 66:6 dice in senso profetico: “Uno strepito esce dalla città, un clamore viene dal tempio [naòs nella traduzione greca dei Settanta]. È la voce dell’Eterno, che dà la retribuzione ai suoi nemici”. (Versione Riveduta) “Giunge un rumore, un frastuono dalla città, un rumore dal tempio [naòs]: è la voce del Signore che paga il contraccambio ai suoi nemici”. (Ge) È quindi evidente che il tempio, il santuario o naòs, non si riferisce soltanto al santuario interno, ma all’intera area del tempio con tutte le sue strutture.

      6. La notte di Pasqua del 33 E.V., quale falsa testimonianza resero i giudei riguardo a Gesù e al naòs di Gerusalemme?

      6 La notte di Pasqua (14 nisan) del 33 E.V., alcuni giudei testimoniarono dinanzi ai capi sacerdoti e al Sinedrio, ma se quei testimoni rimasero in vita fino al 70 E.V., ebbero la prova che la loro testimonianza contro Gesù Cristo in quella fatidica notte era falsa. Essi testimoniarono: “Noi lo abbiamo udito dire: ‘Io abbatterò questo tempio [naòs] che è stato fatto con mani e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto con mani’”. (Mar. 14:58) L’aver fatto mettere a morte Gesù non impedì che il loro tempio fosse completamente distrutto nel 70 E.V.

      7. (a) Cosa dissero i giudei schernendo Gesù al palo sul Calvario? (b) Il traditore Giuda dove gettò infine il denaro del tradimento?

      7 Più tardi, quello stesso giorno, quando i giudei ostili videro Gesù al palo fuori Gerusalemme, poterono pensare che ormai non sarebbe più stato in grado di fare ciò che erroneamente pensavano avesse detto. “E quelli che passavano di lì parlavano ingiuriosamente di lui, scuotendo la testa e dicendo: ‘Tu che abbattevi il tempio [naòs] e lo edificavi in tre giorni, salva te stesso! Se sei figlio di Dio, scendi dal palo di tortura!’” (Matt. 27:39, 40; Mar. 15:29, 30) Prima che Gesù venisse messo al palo, il discepolo che lo aveva tradito vendendolo per trenta pezzi d’argento ai suoi sanguinari nemici cercò di liberarsi della colpa. Ci riferiamo a Giuda Iscariota, uno dei dodici apostoli. Egli cercò di restituire ai mandanti il denaro con cui l’avevano corrotto, ma essi non vollero riprenderlo. Non potendosi discolpare in quel modo, cosa fece il traditore? Matteo 27:5 narra: “Giuda gettò il denaro nel santuario [naòs] e si ritirò; e andatosene, s’impiccò”. (Good News Bible; The Jerusalem Bible; Literal Translation of the Holy Bible di Young) Perché altre moderne versioni della Bibbia traducono naòs “tempio”?

      8. Perché molti traduttori della Bibbia usano qui la parola “tempio” invece di “santuario”?

      8 Evidentemente perché comprendono che qui la parola greca non si riferisce al santuario interno, col suo portico, il Santo e il Santissimo, nel quale il sommo sacerdote portava il sangue dei sacrifici nell’annuale Giorno di Espiazione. Si riferisce al tempio con tutti i suoi cortili.

      9. (a) Perciò, è necessario che la “grande folla” sia in cielo per poter servire Dio nel suo naòs? (b) Secondo Rivelazione 3:12, naòs può avere anche un senso limitato?

      9 Perciò si può dire che la “grande folla” si trova nel “tempio” o naòs di Dio pur non essendo in cielo come creature spirituali con i 144.000 israeliti spirituali che compongono il “piccolo gregge” di Dio. (Riv. 7:1-9, 15; Luca 12:32) Naòs può anche avere un senso limitato, come quando nel I secolo Gesù Cristo si rivolse alla congregazione di Filadelfia, in Asia Minore, dicendo: “Colui che vince, lo farò colonna nel tempio [naòs] del mio Dio, ed egli non ne uscirà più, e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la Nuova Gerusalemme che discende dal cielo e dal mio Dio, e quel mio nuovo nome”. — Riv. 3:12.

      10. In quali modi Rivelazione 7:9-17 mostra che la “grande folla” non fa parte della congregazione che è in quel limitato naòs?

      10 In Rivelazione 7:9-17 una tale iscrizione sui componenti della “grande folla” non è nemmeno menzionata, né viene detto che vengono resi ‘colonne’ nel tempio di Dio. Coloro che sono resi simboliche ‘colonne’ sono i 144.000 israeliti spirituali delle dodici tribù.

      11, 12. (a) In che modo il gruppo di israeliti spirituali dal numero ben determinato differisce dalla “grande folla” per quanto riguarda i nomi? (b) Secondo Rivelazione 14:1-5 come si addice ai 144.000 il nome della città che scende da Dio?

      11 A differenza dell’innumerevole “grande folla”, i componenti di quel gruppo di israeliti spirituali dal numero ben determinato hanno il nome di Gesù e quello di suo Padre scritti su di loro. Su di loro è scritto anche il nome della città di Dio, la Nuova Gerusalemme che scende dal cielo, da Dio. Come il monte Sion era associato con l’antica Gerusalemme, così uno spirituale monte Sion è associato con questa celeste Nuova Gerusalemme. In armonia con ciò, l’apostolo Giovanni ebbe una seconda visione dei 144.000 israeliti spirituali, e la descrisse così:

      12 “Ecco, l’Agnello [Gesù Cristo] stava sul monte Sion, e con lui centoquarantaquattromila che avevano il suo nome e il nome del Padre suo scritto sulle loro fronti. . . . Ed essi cantano come un nuovo cantico davanti al trono . . . e nessuno poteva imparare quel cantico se non i centoquarantaquattromila che sono stati comprati dalla terra. . . . Questi furono comprati di fra il genere umano come primizie a Dio e all’Agnello”. — Riv. 14:1-5.

      13. (a) Quelli della “grande folla” sono come i 144.000 in quanto a stare sul celeste monte Sion? (b) Sono “comprati di fra il genere umano come primizie a Dio e all’Agnello”?

      13 I dettagli di questa descrizione si addicono anche all’internazionale “grande folla” di Rivelazione 7:9-17? No, perché in nessun luogo è detto che i suoi componenti stanno sul celeste monte Sion. (Ebr. 12:22) Non sono inclusi fra i cantori originali del “nuovo cantico”. Non viene detto che sono “comprati dalla terra”, “comprati di fra il genere umano come primizie a Dio e all’Agnello”. Di conseguenza, i componenti della “grande folla” si aspettano di rimanere per sempre sulla terra e di prendere parte all’opera di trasformarla in un Paradiso. Essi non appartengono al gruppo dei 144.000 “comprati” che cominciò a formarsi il giorno di Pentecoste del 33 E.V., giorno in cui il sommo sacerdote giudeo offriva nel tempio di Gerusalemme le “primizie” del raccolto del grano. Quel giorno il più grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, pagò a Dio in cielo il prezzo dell’acquisto mediante il suo sangue sparso, e Dio lo impiegò come canale attraverso il quale versare quello stesso giorno lo spirito santo sui 120 discepoli in attesa, e più tardi su circa 3.000 giudei e proseliti che si pentirono e vennero battezzati quel giorno. — Atti, capitolo 2; Gioe. 2:28, 29; Ebr. 4:15, 16.

      DISTINTI DAL “SUGGELLO DELL’IDDIO VIVENTE”

      14. Sebbene sia i 144.000 che la “grande folla” siano portati in una condizione di salvezza, in che modo fra loro c’è una differenza per quanto riguarda un suggello?

      14 Un elemento rilevante che distingue dalla “grande folla” in vesti bianche i 144.000 “comprati” è ciò che viene chiamato il “suggello dell’Iddio vivente”. Rivelazione, capitolo 7, che parla sia dei 144.000 israeliti spirituali che della “grande folla”, mostra che solo i 144.000 sono contrassegnati “sulle loro fronti” da quel “suggello” come “schiavi del nostro Dio”. Questo indica che c’è una differenza anche nelle rispettive posizioni ufficiali nelle disposizioni finali di Dio per quanto riguarda il cielo e la terra. Questo vale anche se sono tutti portati a una condizione di salvezza, perché sia la “grande folla” che i 144.000 accettano Gesù Cristo come “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. (Giov. 1:29, 36; I Giov. 2:1, 2) In questo modo quelli della “grande folla” “hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello”. (Riv. 7:9, 14) Questo dà loro il diritto di adorare Geova nel suo tempio spirituale, tipificato o prefigurato dall’intera struttura del tempio dell’antica Gerusalemme. — Giov. 4:21-24.

      15. Si avvicina il tempo di quale richiesta di protezione, e quale micidiale tempesta è ancora trattenuta, e perché?

      15 Si avvicina il tempo in cui gli uomini in generale effettivamente diranno alle elevate e ben radicate organizzazioni della società terrena: “Cadeteci sopra e nascondeteci dalla faccia di colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello, perché il gran giorno della loro ira è venuto, e chi può stare in piedi?” (Riv. 6:16, 17) Sta per scoppiare una tempesta. Lo indicano le successive parole della visione: “Dopo questo [io, l’apostolo Giovanni] vidi quattro angeli in piedi ai quattro angoli della terra, che trattenevano i quattro venti della terra, affinché nessun vento soffiasse sulla terra né sul mare né su alcun albero. E vidi un altro angelo [un quinto] che ascendeva dal sol levante, avente il suggello dell’Iddio vivente; ed egli gridò ad alta voce ai quattro angeli ai quali fu concesso di danneggiare la terra e il mare, dicendo: ‘Non danneggiate la terra né il mare né gli alberi, finché non abbiamo suggellato gli schiavi del nostro Dio sulle loro fronti’”. — Riv. 7:1-4.

      16. Perché la “grande folla”, pur non essendo suggellata, non viene danneggiata dalla tempesta che esprime l’ira dell’Agnello?

      16 Non viene detto che qualcuno della “grande folla” sia suggellato con quel “suggello dell’Iddio vivente”, ma che questo avviene solo nel caso dei 144.000 “schiavi del nostro Dio”. Perché allora nessuno della “grande folla” viene danneggiato dalla turbolenta tempesta causata dal rilascio dei “quattro venti” dai quattro angoli della terra? Inoltre, come mai gli appartenenti alla non suggellata “grande folla” non subiscono l’“ira dell’Agnello” una volta che i 144.000 sono stati suggellati? È perché “hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello”. (Riv. 7:14) Accettano i benefìci del suo sacrificio di riscatto e ottengono il perdono dei peccati, essendo lavati nel suo sangue espiatorio. Per avere protezione, non confidano nelle imponenti e radicate istituzioni dei semplici uomini, ma confidano in Geova Dio e in suo Figlio, l’Agnello Gesù Cristo. Per questo gridano riconoscenti: “La salvezza la dobbiamo al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello”. — Riv. 7:9, 10.

      17. Nella controversia del Dominio Universale, a chi è leale la “grande folla”? Dove rende sacro servizio, e a chi?

      17 Fino alla soluzione dell’importantissima controversia del Dominio Universale restano leali al regno di Geova retto dall’Agnello Gesù Cristo. “Perciò sono davanti al trono di Dio; e gli rendono sacro servizio [latrèuein, verbo greco] giorno e notte nel suo tempio [naòs]”. (Riv. 7:15) Qui sono uniti al rimanente ancora in vita dei 144.000 suggellati “schiavi del nostro Dio”.

      “VENGONO DALLA GRANDE TRIBOLAZIONE”

      18. Da dove è detto che vengono fuori quelli della “grande folla”, e quale domanda sorge?

      18 Incluso nella “salvezza” che la “grande folla” riceve è il fatto di venir fuori da ciò che è profetizzato in Rivelazione 7:14: “Questi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello”. Parola per parola, nel testo greco originale si legge: “Fuori della tribolazione la grande”. (Kingdom Interlinear Translation) Ebbene, che cos’è questa “grande tribolazione”? Invece di tribolazione, alcune traduzioni bibliche riportano: “afflizione”a, “angustia”b, “persecuzione”c, “oppressione”d e “prova”e. Ma molte altre traduzioni hanno: “tribolazione”.

      19, 20. (a) Cosa significa la parola latina da cui deriva il termine “tribolazione”? (b) Cosa dice il commentario di Robertson circa l’uso di questa parola in Rivelazione 7:14, e in che modo viene usata nella profezia di Gesù?

      19 La parola greca tradotta in questi vari modi è thlìpsis. Denota una brutta esperienza. La parola italiana “tribolazione” viene dal latino tribulum, che significa “trebbia”.

      20 Circa l’espressione ‘la grande tribolazione’ usata in Rivelazione 7:14, il dott. Robertson scrive in una sua opera (Word Pictures in the New Testament, Vol. VI, pp. 352, 353): “Pare si tratti di una grande crisi (Matt. 13:19 e ss.; 24:21; Mar. 13:19), benché si possa riferire all’intera sequela e precedere quindi il giudizio finale”. Matteo 24:21 si riferisce innanzi tutto alla distruzione dell’antica Gerusalemme nel 70 E.V. e dice: “Poiché allora vi sarà grande tribolazione [thlìpsis] come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. Marco 13:19 dice: “Poiché quelli saranno giorni di tale tribolazione [thlìpsis] quale non v’è stata dal principio della creazione che Dio creò fino a quel tempo, né vi sarà più”. Questa tribolazione doveva far parte del “segno” “quando tutte queste cose” sarebbero state prossime al termine. (Mar. 13:4) “Tutte queste cose” includono il completamento dell’opera di suggellare i 144.000 israeliti spirituali. — Riv. 7:1-8.

      21. Quale parola greca usa la Versione dei Settanta nel tradurre il termine che ci interessa in Daniele 12:1, e chi è Michele?

      21 La versione greca dei Settanta delle Scritture Ebraiche usa il termine thlìpsis in Daniele 12:1, con riferimento allo stesso avvenimento, e dice: “E a quel tempo sorgerà Michele, il gran principe che è stato sopra i figli del tuo popolo, e vi sarà un tempo di tribolazione [thlìpsis] — una tribolazione [thlìpsis] come non v’è stata da che ci fu nazione sulla terra fino a questo tempo”. (The Septuagint Bible, di Charles Thomson; The Septuagint Version, edita da Samuel Bagster and Sons Limited). Secondo Rivelazione 12:7, Michele corrisponde al glorificato Gesù Cristo.

      22. La “grande tribolazione” è forse un’espressione del disfavore divino sulla “grande folla”, e che cosa significa il fatto che ne viene fuori?

      22 Da tutto ciò si comprende che la “grande tribolazione” non è un’espressione dell’ira o del disfavore di Dio sulla “grande folla”, allo scopo di disciplinarla e purificarla dai suoi rapporti con questo malvagio sistema di cose. La predetta “grande tribolazione” riguarda il mondo, è la finale “tribolazione” che si abbatte su questo mondo condannato. È la simbolica tempesta trattenuta dai quattro angeli ai quattro angoli della terra fino a che gli ultimi dei 144.000 israeliti spirituali non siano stati suggellati quale proprietà ‘comprata’ da Geova Dio, gli inalienabili “schiavi del nostro Dio”. Il fatto che gli appartenenti alla “grande folla” vengano fuori da quella “grande tribolazione” significa che sopravvivono ad essa.

      23. Di che cosa costituirà l’inizio la sopravvissuta “grande folla”, e con quali prospettive?

      23 Che meraviglioso privilegio sarà allora per la salvata “grande folla” continuare a ‘rendere a Dio sacro servizio giorno e notte nel suo tempio’, nei cortili terrestri della disposizione del suo grande tempio! I “nuovi cieli” saranno stati stabiliti su di loro, ed essi costituiranno l’inizio della “nuova terra” in cui dimorerà eternamente la giustizia. (II Piet. 3:13) Sulla terra purificata comincerà a fiorire un nuovo Paradiso, nel quale non ci sarà più il Diavolo a tentarli a commettere qualche forma d’ingiustizia. Davvero felice è la prospettiva posta dinanzi alla “grande folla” che sopravvivrà alla “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon! — Riv. 16:13-16.

  • Sacro servizio in questo “tempo della fine”
    La Torre di Guardia 1981 | 1° febbraio
    • Sacro servizio in questo “tempo della fine”

      1. Come sappiamo di vivere nel “tempo della fine”, e cosa dice in merito Daniele 12:4?

      ALLA luce delle dissigillate profezie della Bibbia, non dovremmo avere difficoltà a capire che viviamo nel predetto “tempo della fine”. Riguardo a questo periodo critico, la profezia di Daniele 12:4 dice: “E tu, o Daniele, tieni segrete queste parole e sigilla il libro fino al tempo della fine; molti andranno cercando attentamente e aumenterà la conoscenza”. (Agiografi, Marietti) La versione greca dei Settanta traduce: “E tu, Daniele, chiudi le parole, e sigilla il libro fino al tempo della fine; finché molti saranno istruiti e la conoscenza aumenterà”. (Bagster; Thomson; Vulgata latina; Holy Bible from Eastern Manuscripts, di Lamsa) La “grande folla” descritta nell’ultimo libro della Bibbia ha tratto beneficio da questo aumento della conoscenza e dell’intendimento della Bibbia. — Riv. 7:9-17.

      2. (a) Perché è importante il modo in cui la “grande folla” rende “sacro servizio”? (b) Che differenza c’è fra la parola greca tradotta “servire” e la parola tradotta “sacro servizio”?

      2 Da quando cominciò a essere radunata nel 1935, questa “grande folla” ‘rende sacro servizio’ a Geova Dio. È molto importante il modo in cui lo fa. Perché? Perché Gesù Cristo, l’ultima notte che fu con i suoi undici fedeli apostoli, disse loro: “Vi ho detto queste cose affinché non inciampiate. Vi espelleranno dalla sinagoga. Infatti, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà immaginerà di aver reso sacro servizio a Dio”. (Giov. 16:1, 2) Al posto di “sacro servizio”, La Bibbia di Gerusalemme ha “culto”; altre Bibbie hanno “dovere religioso” (The New English Bible); “servizio divino” (The Emphasised Bible, di Rotherham). L’originale parola greca così tradotta è latrèia. La forma verbale affine, in greco, è latrèuein. Differisce dal verbo greco diakonèin, che significa “servire” e che è usato anche in relazione a cose comuni, ordinarie, mondane, non sacre, come in Matteo 8:15.

      3. Perché i giudei che si attenevano al patto della legge pensavano di non essersi sbagliati uccidendo Gesù e perseguitandone i discepoli?

      3 Prima di essere convertito, Saulo di Tarso era stato un giudeo fuorviato che perseguitava i cristiani. Egli parlò dei suoi compatrioti giudei come di “Israeliti, ai quali appartengono l’adozione di figli e la gloria e i patti e l’emanazione della Legge e il sacro servizio [latrèia] e le promesse; ai quali appartengono gli antenati [Abraamo, Isacco e Giacobbe] e dai quali sorse Cristo secondo la carne”. (Rom. 9:4, 5) Poiché si attenevano a quel “sacro servizio” esposto nel patto della Legge, i giudei increduli pensavano di non essersi sbagliati mettendo al palo Gesù Cristo e perseguitandone i fedeli discepoli fino alla morte.

      4. Cosa dice Paolo del servizio dei sacerdoti nei compartimenti della tenda, e cosa tipificavano quelle attività?

      4 Finché il patto della Legge era in vigore, il “sacro servizio” compiuto in conformità ad esso era appropriato e accettevole a Dio. Perciò l’apostolo Paolo lo mette su un piano elevato, quando dice: “Da parte sua, quindi, il patto precedente aveva ordinanze di sacro servizio [latrèia] e il suo luogo santo su questa terra. Poiché ivi fu costruito il primo compartimento della tenda in cui erano il candelabro e anche la tavola e l’esposizione dei pani; e si chiama ‘il Luogo Santo’. Ma dietro la seconda cortina era il compartimento della tenda chiamato ‘il Santissimo’. . . . Dopo che queste cose sono state costruite in questo modo, i sacerdoti entrano in ogni tempo nel primo compartimento della tenda per compiere i servizi sacri [latrèia]”. (Ebr. 9:1-6) Quel sacro servizio cerimoniale aveva relazione con i sacrifici offerti a favore della nazione d’Israele. Non riguardava le faccende quotidiane del popolo. Come indica l’apostolo Paolo, tutto quel “sacro servizio” sotto il vecchio patto della Legge era tipico, e prefigurava realtà cristiane.

      5. Ciò che Paolo dice ai cristiani di fare in Romani 12:1 è forse qualcosa di ordinario, e come lo definisce?

      5 In armonia con ciò, Paolo scrisse nella sua lettera ai cristiani di Roma: “Quindi vi supplico per le compassioni di Dio, fratelli, di presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio [latrèia] con la vostra facoltà di ragionare. E cessate di conformarvi a questo sistema di cose”. (Rom. 12:1, 2) Quindi, ciò che dovevano compiere in quanto a sacrifici doveva essere qualcosa di inconsueto, qualcosa che in generale i non cristiani di questo sistema di cose mondano non avrebbero fatto.

      6. Entrando nel patto della Legge tramite Mosè, gli israeliti si impegnarono a fare che cosa verso Dio, e cosa disse in merito il martire Stefano?

      6 Dopo la liberazione dalla schiavitù nell’antico Egitto, la nazione d’Israele ricevette una forma organizzata di sacro servizio a Dio. Per dirla con le parole del martire cristiano Stefano, “‘io giudicherò quella nazione della quale saranno schiavi’, disse Dio, ‘e dopo queste cose usciranno e mi renderanno sacro servizio [latrèuein] in questo luogo”. (Atti 7:7) Entrando nel patto della Legge stipulato con Geova Dio tramite il mediatore Mosè, gli israeliti si impegnarono a renderGli sacro servizio. In seguito la maggioranza degli israeliti, pur trovandosi vincolati dal patto, preferirono adorare altri dèi. Perciò, come prosegue Stefano, “Dio si volse e li abbandonò a render sacro servizio [latrèuein] all’esercito dei cieli, come è scritto nel libro dei profeti: ‘Non a me avete offerto vittime e sacrifici per quarant’anni nel deserto, o casa d’Israele, non è vero?’” — Atti 7:42.

      7. (a) Cosa disse Paolo che i giudei rendevano a Dio per ricevere l’adempimento della Sua promessa? (b) Secondo quella che i giudei definivano una setta, cosa faceva Paolo verso l’Iddio dei suoi antenati?

      7 Fu molti anni dopo che Geova Dio aveva abolito il suo patto della Legge con la casa naturale d’Israele che l’apostolo Paolo disse, nel corso di un’udienza giudiziaria dinanzi al re Agrippa a Cesarea: “Le nostre dodici tribù hanno la speranza di conseguire l’adempimento di questa promessa rendendo [a Dio] sacro servizio [latrèuein] notte e giorno. Riguardo a questa speranza, o re, sono accusato dai Giudei”. (Atti 26:7) A motivo di tale accusa, Paolo poté dire dinanzi al governatore romano Felice, in presenza dei suoi accusatori giudei: “Ma ti ammetto questo, che, secondo la via che essi chiamano ‘setta’, in questa maniera io rendo sacro servizio [latrèuein] all’Iddio dei miei antenati, giacché credo a tutte le cose esposte nella Legge e scritte nei Profeti”. — Atti 24:14; 28:22.

      8. (a) Qual è quella “setta”, secondo la quale anche l’odierna “grande folla” adora Geova? (b) Perché c’è il serio pericolo di rendere un erroneo “sacro servizio”, e secondo Paolo, cosa costituisce una protezione?

      8 La presunta “setta” eretica secondo cui Paolo adorava Geova Dio era il cristianesimo. (Atti 11:26; I Piet. 4:16) Oggi gli appartenenti alla “grande folla” riconoscono pubblicamente di essere cristiani testimoni di Geova, e per tale ragione devono prestare molta attenzione al modo in cui si sforzano di servire Geova in senso sacro. Dall’inizio del “tempo della fine” allo scadere dei “tempi dei Gentili” nel 1914, si sono moltiplicati falsi dèi e falsi signori. (Luca 21:24, Nardoni) Anche diciannove secoli fa l’apostolo Paolo ritenne necessario ricordare ai “cristiani” della capitale dell’Impero romano che i giudei apostati ‘avevano cambiato la verità di Dio in menzogna e avevano venerato e reso sacro servizio [latrèuein] alla creazione anziché a Colui che creò’. (Rom. 1:25) Egli spiegò che cosa lo proteggeva dal pericolo di rendere sacro servizio in modo sbagliato, dicendo: “Benché ci siano quelli che son chiamati ‘dèi’, sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti ‘dèi’ e molti ‘signori’, effettivamente c’è per noi un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi per lui; e c’è un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale son tutte le cose, e noi per mezzo di lui”. — I Cor. 8:5, 6.

      COM’È RESO E QUANDO

      9. Quando divennero inappropriati gli sforzi di rendere a Dio “sacro servizio” secondo il patto della legge mosaica, e perché?

      9 Durante i 1.545 anni in cui il patto della Legge fu operante sulla nazione ebraica, dal 1513 a.E.V. al 33 E.V., i giudei fedeli resero a Geova Dio un accettevole “sacro servizio”. Ma quando il patto della Legge fu abolito, allorché nel 33 E.V. il glorificato Gesù Cristo fece da mediatore in cielo per il nuovo patto, il patto della legge mosaica non fu più il mezzo appropriato con cui rendere sacro servizio a Geova, l’Iddio del nuovo patto. (Ebr. 8:10-13) Perché il loro servizio religioso fosse approvato da Geova Dio, i giudei dovevano compierlo tramite il Mediatore più grande di Mosè, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il ‘seme di Abraamo’. (Gal. 3:16) A questo si fece riferimento quel giorno della primavera del 2 a.E.V. quando il sacerdote giudeo di nome Zaccaria dichiarò che il suo bambino di otto giorni doveva essere chiamato Giovanni.

      10. (a) Il giorno in cui fu circonciso suo figlio, Zaccaria disse che era proposito di Dio che il suo popolo Gli rendesse che cosa dopo essere stato liberato dai suoi nemici? (b) In relazione a quel patto sostenuto da un giuramento, di chi Giovanni divenne il precursore?

      10 Allora Zaccaria parlò sotto ispirazione del proposito di Dio di “adempiere la misericordia relativa ai nostri antenati e ricordarsi del suo santo patto, il giuramento che fece ad Abraamo nostro antenato, per concederci, dopo essere stati liberati dalla mano dei nemici, il privilegio di rendergli intrepidamente sacro servizio [latrèuein], con lealtà e giustizia, dinanzi a lui, per tutti i nostri giorni”. (Luca 1:59-75) Giovanni, il figlio di Zaccaria, divenne il precursore di Gesù Cristo, di colui che Dio impiegò per adempiere il patto stipulato con Abraamo e confermato da un solenne giuramento. — Gen. 12:3; 22:15-18; Gal. 3:8, 16; Ebr. 6:13-17.

      11. (a) Dove si sforza di rendere “sacro servizio” a Dio l’odierna “grande folla”? (b) Quale domanda fa sorgere I Corinti 10:31 in relazione a quella “grande folla”?

      11 Essendo già benedetti tramite il patto abraamico, i componenti della “grande folla” si trovano nei cortili terrestri del “tempio spirituale” di Geova e cercano di rendere intrepidamente “sacro servizio” all’Iddio di Abraamo. Ma come? Le parole dell’apostolo Paolo in I Corinti 10:31 si applicano sia alla “grande folla” che al rimanente dei 144.000 israeliti spirituali, e dicono: “Perciò, sia che mangiate o che beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate ogni cosa alla gloria di Dio”.

      12. A motivo del nostro diverso punto di vista e del fatto che le compiamo in qualità di cristiani testimoni di Geova, queste normali azioni costituiscono automaticamente “sacro servizio” o no?

      12 Con queste parole l’apostolo Paolo intende forse dire che tutto ciò che ora facciamo come cristiani costituisca “sacro servizio” (latrèia) per il fatto che lo facciamo con un diverso punto di vista? Perché dovrebbe essere così? Quando mangiamo, beviamo, dormiamo e facciamo cose che tutti gli altri esseri umani sono obbligati a fare per vivere, chi stiamo realmente servendo? Noi stessi, naturalmente. È vero che ora quando facciamo queste cose abbiamo in mente la gloria di Dio, per cui non eccediamo nel mangiare fino al punto di star male o di divenire ghiottoni, non beviamo alcolici fino al punto di essere ubriachi, non esageriamo abitualmente nel dormire fino al punto di divenire pigri o indolenti. Ciò nondimeno, il fatto che mangiamo, beviamo, dormiamo portando il nome religioso di cristiani testimoni di Geova, come fanno tutti gli altri esseri umani che professano le rispettive religioni, trasforma di per sé queste essenziali e fondamentali azioni del vivere quotidiano in “sacro servizio”? No; perché dovrebbe?

      13. Perché la cosa è diversa quando i testimoni di Geova unti celebrano annualmente nell’esatto anniversario il Pasto Serale del Signore?

      13 La cosa è diversa, ovviamente, quando i cristiani testimoni di Geova che sono unti col suo santo spirito celebrano annualmente il Pasto Serale del Signore. In tal caso, mangiare il pane azzimo e bere il vino rosso la notte primaverile del 14 nisan sono azioni compiute dietro comando di Gesù Cristo, e hanno un profondo significato. Perciò sono parte integrante del “sacro servizio” che questi membri del corpo spirituale di Cristo rendono a Dio. — I Cor. 11:20-26; Matt. 26:26-30; Luca 22:19, 20.

      14. Perché è opportuno fare ciò che comanda Romani 13:1-7, e nel farlo differiamo forse da tutti gli altri cittadini che rispettano le leggi del paese?

      14 D’altra parte, quando tutti i cristiani testimoni di Geova ubbidiscono alle istruzioni dell’apostolo Paolo riportate in Romani 13:1-7, stanno solo facendo ciò che è richiesto anche da tutti gli altri cittadini o stranieri residenti nel paese. È appropriato che lo facciamo essendo persone rette e disciplinate, e ci evita guai con le “autorità superiori”. Lo facciamo anche per un motivo più nobile, cioè quello di mantenere una buona coscienza e per apprezzamento verso ciò che è giusto e appropriato. Ma il fatto di comportarci in questo modo in qualità di cristiani testimoni di Geova non trasforma automaticamente la nostra giusta condotta in “sacro servizio” scritturale. Tutti gli altri cittadini rispettosi delle leggi fanno la stessa cosa, pur non avendo gli stessi nostri motivi. Quindi che differenza c’è sotto questi aspetti fra noi e loro?

      15. Se non ubbidiamo a ordini umani che ci proibiscono di adorare Geova e quindi facciamo ciò che gli altri cittadini non fanno, che specie di servizio diviene questo, e perché?

      15 Ma immaginiamo ora che le autorità di un paese ci vietino di praticare la nostra adorazione come cristiani testimoni di Geova. Che dire se facciamo nostre le parole degli apostoli di Cristo: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”? (Atti 5:29) Il fatto che continuiamo a fare ciò che tutti gli altri cittadini non fanno, per ubbidire a quello che Dio ordina a tutti i suoi dedicati e battezzati Testimoni di fare, rende ciò che stiamo facendo un sacro servizio a Dio. Questo vale anche se le autorità e altri cittadini del paese lo considerano illegale.

      16. Quale aspetto di questo “sacro servizio” obbligatorio è esposto in Ebrei 10:23-25?

      16 Per esempio, la Parola di Dio comanda: “Riteniamo la pubblica dichiarazione della nostra speranza senza vacillare, poiché colui che ha promesso è fedele. E consideriamoci a vicenda per incitarci all’amore e alle opere eccellenti, non abbandonando la nostra comune adunanza, come alcuni ne hanno l’abitudine, ma incoraggiandoci l’un l’altro e tanto più mentre vedete avvicinarsi il giorno”. — Ebr. 10:23-25.

      17. Il modo in cui le “autorità superiori” definiscono legalmente la nostra ubbidienza all’esortazione divina cambia forse la natura spirituale delle nostre azioni?

      17 “La nostra ubbidienza a questa esortazione ispirata, anche se può costarci sofferenze per mano degli uomini, costituisce innegabilmente un sacro servizio all’Essere Supremo, Geova Dio. Definiscano pure la nostra ubbidienza come vogliono, in base alle loro leggi, le indispettite “autorità superiori” del paese. — II Tim. 2:8-10.

      18. Con quale governo ha relazione la “pubblica dichiarazione della nostra speranza”, e quindi essa rientra in quale comando di Gesù?

      18 La confessione o “pubblica dichiarazione della nostra speranza” ha a che fare col messianico regno di Dio che governerà per la benedizione di tutte le famiglie della terra. Circa tale “pubblica dichiarazione”, Gesù, nella sua profezia sul “termine del sistema di cose”, pronunciò questo comando: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine [tèlos]”. (Matt. 24:3, 14) “Sarete condotti davanti a governatori e re per amor mio, in testimonianza ad essi. E in tutte le nazioni si deve prima predicare la buona notizia”. — Mar. 13:4, 9, 10.

      19. Chi sono quelli che devono adempiere queste parole profetiche, e il farlo è parte di che cosa?

      19 Chi deve adempiere quelle profezie perché si avverino? I dedicati e battezzati discepoli di colui che le pronunciò, Gesù Cristo, coloro ai quali furono fatte quelle profezie. Riconoscere il proprio compito e partecipare all’adempimento di quelle profezie è una parte del “sacro servizio” che essi non possono trascurare.

      20. A dimostrazione del fatto che i suoi discepoli devono compiere questo “sacro servizio”, cosa disse Gesù ai suoi discepoli su un monte della Galilea, e quindi cosa devono fare quelli che vivono nel “termine del sistema di cose”?

      20 Ribadendo il fatto che i suoi discepoli dovevano compiere questo “sacro servizio”, il risuscitato Gesù apparve a circa 500 suoi discepoli su un monte della “Galilea delle nazioni” e comandò loro: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine [sintèleia] del sistema di cose”. (Matt. 28:19, 20; 4:15; I Cor. 15:6) Dalla fine dei “tempi dei Gentili” nel 1914, stiamo vivendo nel “termine del sistema di cose”. Perciò tutti noi discepoli dedicati e battezzati del risuscitato Gesù Cristo, investito di pieni poteri, abbiamo il comando di compiere il “sacro servizio” affidatoci. Dobbiamo compierlo sino allo scadere di questo “termine del sistema di cose”, senza mai rallentare.

      21. (a) Quali privilegi saranno concessi a quelli che riusciranno a entrare nella celeste Nuova Gerusalemme? (b) Quali favori saranno concessi agli appartenenti alla “grande folla” che si dimostreranno fedeli sino alla fine della “grande tribolazione”?

      21 Riguardo ai 144.000 israeliti spirituali che ottengono accesso alla città celeste, la Nuova Gerusalemme, è scritto: “E non vi sarà più alcuna maledizione. Ma il trono di Dio e dell’Agnello sarà nella città, e i suoi schiavi gli renderanno sacro servizio [latrèuein]; e vedranno la sua faccia, e il suo nome sarà sulle loro fronti”. (Riv. 22:3, 4) In quanto agli ubbidienti e fedeli componenti dell’innumerevole “grande folla”, essi saranno benedetti con la “salvezza” dalla “grande tribolazione” con cui terminerà questo “tempo della fine”, e continueranno sotto il regno millenario dell’Agnello di Dio a ‘rendere a Dio sacro servizio’ nei cortili terrestri del suo tempio spirituale. “E Dio asciugherà ogni lagrima dai loro occhi”. — Riv. 7:9-17.

      [Immagine a pagina 24]

      Per i giudei, il sacro servizio era sempre connesso all’adorazione in osservanza del patto della Legge

      [Immagine a pagina 25]

      Il “sacro servizio” include l’ubbidire a Dio sotto persecuzione, fare pubblica dichiarazione della nostra speranza, insegnare e fare discepoli

  • Rebecca, benedetta da Geova
    La Torre di Guardia 1981 | 1° febbraio
    • Rebecca, benedetta da Geova

      GEOVA DIO guidò la scelta di Rebecca come moglie d’Isacco, figlio di Abraamo. Perché proprio Rebecca? Evidentemente aveva delle eccellenti qualità dal punto di vista di Dio. Era adatta al Suo proposito di costituirla madre di una nazione che avrebbe portato il nome di Geova.

      È dopo la morte della diletta moglie Sara che Abraamo dispone di cercare una moglie per il figlio Isacco, ormai quarantenne. Non volendo che il figlio sposi una donna che non adora Geova, Abraamo chiede all’amministratore della famiglia, molto probabilmente il fedele servitore Eliezer, di fare il lungo viaggio fino alla Mesopotamia superiore. Non dà al servitore istruzioni particolari. ‘Ci penserà l’angelo di Geova’, afferma fiduciosamente Abraamo. È convinto che in qualche modo l’Altissimo sceglierà fra i suoi parenti una moglie adatta per Isacco. — Gen. 24:1-9.

      Il servitore di Abraamo prende dieci cammelli carichi di doni preziosi. Accompagnato da altri servi, viaggia per giorni

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