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  • Perdono
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • denari. (Isa. 55:7; Luca 15:11-32; Matt. 18:23-35) Comunque il perdono da parte di Geova non è dovuto a sentimentalismo, infatti egli non lascia impunite azioni famigerate. (Sal. 99:8) Giosuè avvertì Israele che Geova non avrebbe perdonato la loro apostasia. — Gios. 24:19, 20; confronta Isaia 2:6-9.

      Dio ha prescritto in che modo si può chiedere e ottenere il suo perdono. Bisogna ammettere il proprio peccato, riconoscere che è un’offesa a Dio, confessarlo incondizionatamente, provare sincero e profondo dolore per il torto fatto ed essere decisi ad abbandonare una condotta o abitudine del genere. (Sal. 32:5; 51:4; I Giov. 1:8, 9; II Cor. 7:8-11) Bisogna fare il possibile per riparare il torto o il danno fatto. (Matt. 5:23, 24) Poi si deve pregare Dio, chiedendo perdono in base al sacrificio di riscatto di Cristo. — Efes. 1:7.

      Inoltre è un requisito cristiano perdonare agli altri le offese personali, per quanto ripetute. (Luca 17:3, 4; Efes. 4:32; Col. 3:13) Dio non concede perdono a chi rifiuta di perdonare altri. (Matt. 6:14, 15) Anche quando, in caso di grave trasgressione, nella congregazione cristiana si rende necessario ‘rimuovere l’uomo malvagio’, a suo tempo, se si dimostra veramente pentito, gli può essere concesso il perdono, e allora tutti nella congregazione possono confermargli il loro amore. (I Cor. 5:13; II Cor. 2:6-11) I cristiani tuttavia non devono perdonare quelli che praticano il peccato volontariamente, con malignità, senza pentirsi. Costoro diventano nemici di Dio. — Ebr. 10:26-31; Sal. 139:21, 22.

      È appropriato implorare il perdono di Dio a favore di altri, anche di un’intera congregazione. Mosè fece questo per la nazione d’Israele, confessando il peccato della nazione e chiedendo perdono, e fu esaudito da Geova. (Num. 14:19, 20) Anche Salomone, alla dedicazione del tempio, pregò Geova di perdonare il suo popolo quando avesse peccato e poi si fosse convertito dal suo comportamento sbagliato. (I Re 8:30, 33-40, 46-52) Esdra rappresentò gli ebrei rimpatriati nel confessare pubblicamente i loro peccati. La sua sincera preghiera ed esortazione ebbe il risultato che il popolo agì per ottenere il perdono di Geova. (Esd. 9:13-10:4, 10-19, 44) Giacomo incoraggia chi è malato spiritualmente a invitare gli anziani della congregazione a pregare per lui e, “se egli ha commesso dei peccati, gli sarà perdonato”. (Giac. 5:14-16) Tuttavia c’è “un peccato che incorre nella morte”, il peccato contro lo spirito santo, la deliberata pratica di peccato per cui non c’è perdono. Non dovremmo pregare per coloro che peccano in questo modo. — I Giov. 5:16; Matt. 12:31; Ebr. 10:26, 27.

  • Perez
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Perez

      (Pèrez) [rottura, lacerazione].

      Uno dei gemelli figli di Giuda e di sua nuora Tamar. Durante il parto prima cominciò a uscire Zera fratello di Perez, ma poi si ritirò e Perez uscì per primo, producendo una lacerazione perineale a Tamar. (Gen. 38:24-30) Perez conservò la priorità sul fratello ed è sempre elencato prima di lui; la sua casa divenne la più famosa delle due. (Rut 4:12) Perez e i suoi due figli, Ezron e Amul, sono inclusi fra i discendenti di Giacobbe andati in Egitto, dove tutti e tre diventarono capi delle rispettive famiglie di Giuda. (Gen. 46:8, 12) A parte ciò, non abbiamo altre informazioni sul suo conto.

  • Perfezione
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Perfezione

      L’idea della perfezione è espressa da termini ebraici derivati dai verbi kalàl (completare o perfezionare [confronta Esodo 28:31]), shalàm (essere completo, intero, compiuto [confronta I Re 8:61; II Cronache 8:16]) e tamàm (essere completo, pienamente sviluppato, intatto, senza difetto [confronta Isaia 18:5; Ezechiele 15:5; II Samuele 22:26]). In modo simile nelle Scritture Greche Cristiane sono usati l’aggettivo tèleios, il sostantivo teleiòtes e il verbo teleiòo, nel senso di portare a compimento o raggiungere una piena misura (Luca 8:14; II Cor. 12:9; Giac. 1:4), essere pienamente cresciuto, adulto o maturo (I Cor. 14:20; Ebr. 5:14), aver raggiunto un appropriato o determinato fine, proposito o obiettivo. — Giov. 19:28; Filip. 3:12.

      Il significato fondamentale di questi vocaboli corrisponde dunque a quello dell’italiano “perfetto”, dal participio del verbo latino perficere (composto dal prefisso rafforzativo per e dal verbo facere, “fare”), che significa “eseguire completamente”, “condurre a termine”. Quindi fondamentalmente è “perfetto” ciò che è “fatto o interamente compiuto”, “finito” o “completato”. Una definizione di “perfezione” potrebbe essere: “Il grado qualitativo più elevato, tale da escludere [qualsiasi] difetto, e spesso identificabile con l’assolutezza o la massima compiutezza”. — Devoto e Oli, Dizionario della lingua italiana.

      IMPORTANZA DELL’IDEA CORRETTA

      Per avere corretto intendimento della Bibbia bisogna evitare il comune errore di pensare che tutto ciò che è definito “perfetto” lo sia in senso assoluto, illimitato. Solo il Creatore, Geova Dio possiede la perfezione in senso assoluto. Per questo Gesù poté dire del Padre suo: “Nessuno è buono, eccetto uno solo, Dio”. (Mar. 10:18) Geova è incomparabile nella sua eccellenza, è degno di ogni lode, supremo nelle sue somme qualità e facoltà, quindi “il suo nome solo è irraggiungibilmente alto”. (Sal. 148:1-13; Giob. 36:3, 4, 26; 37:16, 23, 24; Sal. 145:2-10, 21) Mosè esaltò la perfezione di Dio dicendo: “Dichiarerò il nome di Geova. Attribuite grandezza al nostro Dio! La Roccia, la sua attività è perfetta, poiché tutte le sue vie sono dirittura. Un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia; egli è giusto e retto”. (Deut. 32:3, 4) Tutte le vie, le parole e le leggi di Dio sono perfette, pure, senza difetto. (Sal. 18:30; 19:7; Giac. 1:17, 25) Non esiste giusto motivo per muovere qualche obiezione, critica o rimprovero a Lui o alla sua attività; Egli è sempre degno di lode. — Giob. 36:22-24.

      Ogni altra perfezione è relativa

      La perfezione di qualsiasi altra persona o cosa è dunque relativa, non assoluta. (Confronta Salmo 119:96). Una cosa è perfetta secondo o in relazione allo scopo o fine a cui è stata destinata da chi l’ha ideata o prodotta, o all’uso che se ne deve fare. Il significato stesso di perfezione, sia nelle lingue originali che in italiano, richiede che qualcuno stabilisca quando è stata completamente raggiunta, quali sono le norme ottimali, quali esigenze si devono soddisfare, e quali particolari sono essenziali. In definitiva, Dio il Creatore è Arbitro supremo della perfezione, Colui che ne stabilisce la norma, secondo i suoi giusti propositi e interessi. — Rom. 12:2; vedi GEOVA (Le norme morali di Dio).

      Per esempio, la Terra è una delle creazioni di Dio, e, alla fine dei sei ‘giorni’ creativi che la riguardavano, Dio dichiarò che il risultato “era molto buono”. (Gen. 1:31) Soddisfaceva le norme supreme dell’eccellenza, quindi era perfetta. Eppure egli incaricò poi l’uomo di ‘soggiogarla’, evidentemente nel senso di coltivare la terra e fare di tutto il pianeta, non solo dell’Eden, un giardino di Dio. — Gen. 1:28; 2:8.

      La tenda o tabernacolo costruito nel deserto per comando di Dio e secondo le sue istruzioni servì come tipo o modello profetico su piccola scala di una “tenda più grande e più perfetta”, la dimora celeste di Geova in cui Cristo Gesù entrò come Sommo Sacerdote. (Ebr. 9:11-14, 23, 24) La tenda terrena era perfetta in quanto soddisfaceva le esigenze di Dio, serviva a un determinato fine. Eppure quando il proposito di Dio al riguardo si compì, cessò di essere usata e scomparve. La perfezione di ciò che rappresentava era di un genere ben superiore, essendo celeste, eterna.

      Gerusalemme col suo colle di Sion è stata definita “perfezione della bellezza”. (Lam. 2:15; Sal. 50:2) Questo non significa che ogni minimo particolare dell’aspetto fisico della città fosse sommamente bello ma, piuttosto, si riferisce all’uso cui fu destinata da Dio: la bellezza della città dipendeva dallo splendore che egli le conferì, facendone la capitale del regno dei suoi unti re e il luogo dove sorgeva il suo tempio. (Ezec. 16:14) La ricca città commerciale di Tiro è raffigurata come una nave i cui costruttori (quelli che lavoravano per gli interessi materiali della città) l’avevano resa “perfetta in bellezza”, colmandola di lussuosi prodotti di molti paesi. — Ezec. 27:3-25.

      Quindi in ogni caso, per determinare in che senso o relazione si deve intendere la perfezione, bisogna prendere in considerazione il contesto.

      PERFEZIONE DELLA LEGGE MOSAICA

      La Legge data a Israele per mezzo di Mosè includeva fra i suoi provvedimenti l’istituzione di un sacerdozio e l’offerta di vari sacrifici animali. Benché di origine divina, e quindi perfetta, né la Legge, né il sacerdozio e neanche i sacrifici resero perfetti quelli sotto la Legge, come spiega l’apostolo ispirato. (Ebr. 7:11, 19; 10:1) Anziché liberare dal peccato e dalla morte, in effetti rese più evidente il peccato. (Rom. 3:20; 7:7-13) Tutti questi provvedimenti divini servirono comunque allo scopo stabilito da Dio: la Legge funse da “tutore” per condurre gli uomini a Cristo, costituendo una perfetta “ombra delle buone cose avvenire”. (Gal. 3:19-25; Ebr. 10:1) Paolo parla di “impossibilità da parte della Legge, mentre essa era debole a causa della carne” (Rom. 8:3, NW), riferendosi evidentemente all’impossibilità dell’umano sommo sacerdote ebreo (preposto dalla Legge alle disposizioni relative ai sacrifici, il quale nel giorno di espiazione entrava nel Santissimo col sangue delle vittime) di “salvare completamente” quelli che serviva, come spiega Ebrei 7:11, 18-28. Anche se offrendo i sacrifici per mezzo del sacerdozio aaronnico il popolo poteva avere l’approvazione di Dio, ciò non eliminava in modo completo o perfetto la consapevolezza del peccato. L’apostolo si riferisce a questo dicendo che i sacrifici di espiazione non potevano “rendere perfetti quelli che si accostano”, cioè perfetti riguardo alla loro coscienza. (Ebr. 10:1-4; confronta Ebrei 9:9). Il sommo sacerdote non era in grado di provvedere il necessario prezzo di riscatto per una vera redenzione dal peccato. Solo l’effettivo sacrificio e il duraturo servizio sacerdotale di Cristo lo potevano fare. — Ebr. 9:14; 10:12-22.

      La Legge era ‘santa, buona, eccellente’ (Rom. 7:12, 16), e chiunque avesse potuto essere pienamente all’altezza di quella Legge perfetta avrebbe dimostrato di essere un uomo perfetto, degno di vivere. (Lev. 18:5; Rom. 10:5; Gal. 3:12) Proprio per questa ragione la Legge portava la condanna anziché la vita, non perché non fosse buona, ma a motivo della natura imperfetta, peccaminosa di quelli sotto la Legge. (Rom. 7:13-16; Gal. 3:10-12, 19-22) La Legge perfetta rendeva particolarmente evidente la loro imperfezione e peccaminosità. (Rom. 3:19, 20; Gal. 3:19, 22) In questo modo la Legge servì anche a identificare Gesù quale Messia, poiché soltanto lui fu in grado di osservare la Legge sotto ogni aspetto, dimostrando di essere un uomo perfetto. — Giov. 8:46; II Cor. 5:21; Ebr. 7:26.

      PERFEZIONE E IMPERFEZIONE FRA LE CREATURE DI DIO

      Quanto si è detto aiuta a capire come mai perfette creature di Dio abbiano potuto diventare disubbidienti. Ritenere che ciò sia incompatibile con la perfezione significa ignorare il significato stesso del termine, sostituendolo con un concetto personale contrario alla realtà. Le intelligenti creature di Dio sono dotate di libero arbitrio, hanno il privilegio e la responsabilità di decidere personalmente che via prendere. (Deut. 30:19, 20; Gios. 24:15) È evidente che tale era la situazione della prima coppia umana, infatti la loro devozione a Dio poté essere messa alla prova. (Gen. 2:15-17; 3:2, 3) Essendo il loro Creatore, Geova sapeva cosa voleva da loro, e dalle Scritture è chiaro che voleva non un’ubbidienza automatica, meccanica, ma adorazione e servizio che scaturivano da menti e cuori motivati da amore sincero. (Confronta Deuteronomio 30:15, 16; I Cronache 28:9; 29:17; Giovanni 4:23, 24). Se Adamo e sua moglie non fossero stati in grado di decidere in merito, non avrebbero soddisfatto le esigenze di Dio; non sarebbero stati completi, perfetti, secondo le sue norme.

      Si deve ricordare che la perfezione degli esseri umani è una perfezione relativa, limitata alla sfera umana. Benché creato perfetto, Adamo non poteva oltrepassare i limiti stabiliti dal Creatore; non avrebbe potuto mangiare terra, ghiaia o legno senza risentirne i cattivi effetti; se avesse cercato di respirare acqua invece di aria sarebbe annegato. Similmente lasciando che la sua mente e il suo cuore nutrissero idee sbagliate, cominciò a coltivare desideri cattivi finendo per cadere nel peccato e nella morte. — Giac. 1:14, 15; confronta Genesi 1:29; Matteo 4:4.

      La volontà e la scelta personale della creatura, più che la perfezione fisica e mentale, sono i fattori determinanti. Se insistessimo nel dire che un uomo perfetto non avrebbe potuto prendere una via sbagliata che implicasse una questione morale, non sarebbe pure logico sostenere che una creatura imperfetta non avrebbe potuto prendere una via giusta che implicasse una questione morale? Eppure alcune creature imperfette hanno effettivamente fatto la scelta giusta su questioni morali riguardanti l’ubbidienza a Dio, preferendo essere perseguitate anziché discostarsi da tale linea di condotta; allo stesso tempo altri hanno invece deliberatamente scelto di fare ciò che sapevano essere sbagliato. Quindi non tutte le azioni scorrette si possono attribuire all’imperfezione umana. I fattori determinanti sono la volontà e la scelta della persona. Allo stesso modo la sola perfezione umana non avrebbe garantito che il primo uomo agisse in modo corretto, ma lo potevano garantire piuttosto l’esercizio del libero arbitrio e della libera scelta motivati dall’amore per il suo Dio e per ciò che era giusto. — Prov. 4:23.

      Servitori di Dio ‘irriprovevoli’ e “senza difetto”

      Il giusto Noè si dimostrò “senza difetto fra i suoi contemporanei”. (Gen. 6:9) Giobbe fu “irriprovevole e retto”. (Giob. 1:8) Di altri servitori di Dio viene detto più o meno la stessa cosa. Dato che erano tutti discendenti

  • Peres
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Peres

      Vedi PARSIN.

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