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  • Diletto nella sofferenza
    La Torre di Guardia 1972 | 1° settembre
    • diletto di Geova”. (Isa. 53:10) Paolo scrisse: “Mantenete in voi questa attitudine mentale che fu anche in Cristo Gesù, il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non la considerò una cosa da afferrare, cioè che dovesse essere uguale a Dio. No, ma vuotò se stesso e prese la forma d’uno schiavo, divenendo simile agli uomini. Per di più, quando si trovò nella forma d’un uomo, umiliò se stesso e divenne ubbidiente fino alla morte, sì, la morte su un palo di tortura. E per questa stessa ragione Dio l’ha esaltato a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome ch’è al di sopra d’ogni altro nome, onde nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di quelli che sono in cielo e di quelli che sono sulla terra e di quelli che sono sotto il suolo, e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre”. — Filip. 2:5-11.

      13. Che cosa era necessario affinché Gesù acquistasse e mantenesse la giusta attitudine?

      13 Come possiamo acquistare e mantenere la stessa attitudine mentale che ebbe Gesù, e di cui egli diede prova nel suo intero corso? Come Gesù stesso mantenne tale eccellente attitudine di mente e di cuore? Di sicuro la risposta è che ebbe cura d’acquistare il giusto punto di vista su ogni cosa che avrebbe influito sulla sua vita e sul suo ministero. L’acquistò assimilando pienamente la Parola del Padre suo, come era stato predetto di lui: “La tua legge è dentro le mie parti interiori”. Fu questo a permettergli di dire al principio del suo ministero e del suo corso disseminato di prove: “A far la tua volontà, o mio Dio, mi sono dilettato”. — Sal. 40:8.

      14. (a) Può dirsi la stessa cosa di noi? (b) Nel caso di Eva, come fu dato il punto di vista sbagliato, e a quale cattiva attitudine portò?

      14 La stessa cosa può dirsi di noi. Il giusto punto di vista è essenziale se vogliamo edificare e mantenere la giusta attitudine mentale. Al contrario, il punto di vista sbagliato, benché sostenuto con sincerità, condurrà probabilmente a un’attitudine sbagliata. Questo è ciò che accadde a Eva. Notate le parole iniziali, che danno risalto alla munificenza e alla generosità di Dio, quando “diede all’uomo anche questo comando: ‘D’ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà’”. Quindi ci fu l’unica eccezione: “Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai positivamente morrai”. Notate ora le prime parole di Satana, proferite per mezzo del serpente, quando diceva “alla donna: ‘È realmente così che Dio ha detto che non dovete mangiare di ogni albero del giardino?’” Ma, era esattamente l’opposto di ciò che Dio aveva detto! Mediante illazione, in forma di domanda, in realtà la prima menzogna, dava un falso punto di vista, creando l’atmosfera del dubbio, che portava alla prima diretta menzogna: “Positivamente voi non morrete”. (Gen. 2:16, 17; 3:1-5) Lasciandosi ‘completamente ingannare’, Eva fu presto portata ad avere una cattiva attitudine, e così “si trovò in trasgressione”. Dovremmo considerare questo come un appropriato avvertimento, mettendoci in guardia, come disse Paolo: “Temo che in qualche modo, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, le vostre menti siano corrotte lungi dalla sincerità e dalla castità che son dovute al Cristo”. — 1 Tim. 2:14; 2 Cor. 11:3.

      RALLEGRATEVI DI PARTECIPARE ALLE SOFFERENZE DI CRISTO

      15. Come Isaia, capitolo 53, mostra il contrasto fra i due punti di vista circa il servitore di Dio?

      15 Questo avvertimento è in particolar modo necessario quando si tratta delle sofferenze, che in genere sono considerate come qualche cosa da evitare ad ogni costo. Questo è l’argomento principale di Isaia, capitolo 53. Un Messia sofferente? Non per i Giudei, né allora né ora. “Egli fu disprezzato e fu evitato dagli uomini, uomo fatto per le pene e per essere familiare con l’infermità. . . . noi stessi lo considerammo come piagato, colpito da Dio e afflitto”. (Isa. 53:3, 4) Essi guardarono il Messia da un punto di vista egoistico, umano, che fece avere loro un’attitudine di odio, perfino di assassinio. In contrasto, quale benedizione c’è quando abbiamo il punto di vista di Geova e apprendiamo perché egli prova diletto al sacrificio volontario e alla sofferenza del suo Figlio. Con profondo apprezzamento e gratitudine possiamo dire: “Davvero egli portò le nostre infermità; e in quanto ai nostri travagli, se li caricò. . . . era trafitto per la nostra trasgressione; era schiacciato per i nostri errori”. — Isa. 53:4-6.

      16. (a) Perché è necessario che la congregazione cristiana prenda parte alle sofferenze di Cristo? (b) Perché non dovremmo venir meno quando siamo disciplinati?

      16 Comunque, quelli che formano la congregazione cristiana non solo traggono beneficio dalle sofferenze di Cristo, sono invitati a prendervi parte. In realtà, è essenziale che facciano questo. Come Paolo spiega: “Conveniva che . . . conducendo molti figli alla gloria, rendesse perfetto il principale Agente della loro salvezza mediante le sofferenze”, e, ancora, che divenisse “simile ai suoi ‘fratelli’ sotto ogni aspetto, affinché divenisse un sommo sacerdote misericordioso e fedele . . . poiché in ciò che egli stesso ha sofferto essendo messo alla prova, può venire in aiuto di quelli che son messi alla prova”. (Ebr. 2:10, 17, 18) Ah, sì, com’è appropriato e necessario che simili prove e perfezionamento ci siano per tutti quelli che parteciperanno quali re e sacerdoti con il principale Agente nel suo trono celeste. (Riv. 20:6) Tali dure prove comprendono pressione, disciplina, perseveranza, purificazione e raffinamento, i quali richiedono tutti sofferenza. Come Paolo in seguito disse: “Corriamo con perseveranza la corsa che ci è posta dinanzi, mentre guardiamo attentamente il principale Agente e Perfezionatore della nostra fede, Gesù”. Quindi dà enfasi al giusto punto di vista: “‘Non disprezzare la disciplina di Geova e non venir meno quando sei corretto da lui; poiché Geova disciplina colui che ama; infatti, egli flagella ognuno che riceve come figlio’. . . . Veramente, nessuna disciplina sembra al presente esser gioiosa, ma dolorosa; ma a quelli che ne sono stati addestrati produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia”. — Ebr. 12:1-11.

      17. In che modo Giacomo e Pietro confermano questo?

      17 Il successivo scrittore biblico, Giacomo, conferma questo, dicendo: “Consideratela tutta gioia, fratelli miei, quando incontrate varie prove, sapendo che questa provata qualità della vostra fede produce perseveranza. Ma la perseveranza abbia la sua opera compiuta, affinché voi siate compiuti e sani sotto ogni aspetto, non mancando di nulla”. (Giac. 1:2-4) ‘Rallegratevi’, no, non nella prova stessa, ma nel risultato finale se è stata seguita la via giusta. Anche Pietro lo conferma nella sua prima lettera, e, dopo aver avvertito: “Nessuno di voi soffra quale assassino o ladro o malfattore o quale intromettente nelle cose altrui”, conclude: “Quelli che soffrono in armonia con la volontà di Dio continuino a raccomandare le loro anime al fedele Creatore mentre fanno il bene”. — 1 Piet. 1:6, 7; 4:15, 19.

      18. In che modo Paolo compì ciò che mancava alle sofferenze di Cristo?

      18 È evidente che Dio preconobbe e predeterminò esattamente quanta sofferenza e tribolazione sarebbe stata necessaria nel caso di Cristo e della sua congregazione. Paolo, da parte sua, fu disposto a subire la propria parte, come disse: “Ora mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e, a mia volta, ciò che manca alle tribolazioni del Cristo, lo compio nella mia carne a favore del suo corpo, che è la congregazione”. Il suo proprio racconto attesta quanto perseverasse. (Col. 1:24; 2 Cor. 11:23-27) Né fu colto di sorpresa, come apprendiamo da quanto il Signore disse ad Anania: “Io gli mostrerò [a Paolo] chiaramente quante cose debba soffrire per il mio nome”. — Atti 9:16.

      19. L’attuale “grande folla” di “altre pecore” partecipa alla sofferenza, e a qual fine?

      19 Nonostante che le precedenti scritture si applichino primariamente alla congregazione cristiana, i princìpi informatori si applicano anche all’attuale “grande folla” di “altre pecore”. Molta sofferenza è dovuta all’opposizione del mondo di Satana. Mentre s’avvicina alla sua fine l’opposizione aumenta. Come Gesù disse ai suoi discepoli: “Sarete odiati da tutte le nazioni a motivo del mio nome”, e aggiunse: “Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”. A ciò fece seguire l’illustrazione delle pecore e dei capri, mostrando che le “pecore” son quelli che apertamente si identificano con i “fratelli” di Cristo, a cui rendono servizio e con cui soffrono fame, malattie e prigionia. — Matt. 24:9-13; 25:35-40.

      20. Quale veduta dovrebbe assumere il cristiano della sofferenza dovuta all’afflizione causata da malattie, ecc.?

      20 In questa veduta scritturale della sofferenza, possiamo noi includere tutto il cordoglio e l’afflizione dovuti a infermità e perdita di persone care, e altre cose comuni a tutto il genere umano? Sì, se si prendono come un’opportunità per mostrare maggiore perseveranza, fede e integrità. La regola delle Scritture è per i cristiani quella che dice: “Fate ogni cosa alla gloria di Dio”, anche il mangiare e bere, ogni cosa che forma la vita quotidiana. (1 Cor. 10:31) Pertanto, in base a ciò, tutta tale sofferenza provvede una buona opportunità perché, nella grande contesa suscitata da Satana, noi ci schieriamo dalla parte di Dio. — Giob. 1:8-11; 2:3-5.

      21. Come possiamo provare diletto nella sofferenza, in senso collettivo e individuale?

      21 Possiamo perciò imparare a provar diletto nella sofferenza, sia essa considerata in senso collettivo o individuale. In senso collettivo, ci rallegriamo di vivere nel giorno in cui Geova, per mezzo del suo “messaggero del patto”, è stato “come il fuoco di un raffinatore e come la liscivia dei lavatori di panni” per l’unto rimanente e ha adempiuto in tal modo la promessa che “essi per certo diverranno a Geova un popolo che presenterà offerta di dono nella giustizia”. In senso individuale, potete, come Giobbe, imparare mediante la ‘sofferenza del male e l’esercizio della pazienza’, e, non solo imparare, ma in effetti provare che “Geova è molto tenero in affetto e misericordioso”. — Mal. 3:1-4: Giac. 5:10, 11.

  • Fate di Geova il vostro diletto
    La Torre di Guardia 1972 | 1° settembre
    • Fate di Geova il vostro diletto

      1. Come possiamo ottenere la retta guida cercando di conseguire un giusto scopo?

      NELLA Parola di Dio, la Bibbia, ci sono molte cose che ci incoraggiano e ci guidano a identificare la mira e lo scopo che abbiamo nella vita con Geova e con il suo proposito, nella certezza di riuscire. Questo ci dà non solo una sicura speranza per il futuro, ma contribuisce alla nostra felicità e pace di mente attuali, malgrado le sofferenze

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