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  • Che specie di pentimento reca “stagioni di ristoro”?
    La Torre di Guardia 1973 | 15 febbraio
    • vero dispiacere e cercherà di riconciliarsi con Dio. Rigetterà decisamente la sua passata condotta, quando si conformava volontariamente al mondo che è nemico di Dio, proverà sentito odio per quella condotta errata e per tutto ciò che è contrario alle giuste norme di Dio. (Giac. 4:4; Sal. 119:104; Rom. 12:9) Veramente pentito, si ‘convertirà’ e dimostrerà tale conversione con “opere degne di pentimento”. (Atti 26:20; Matt. 3:8) Si rivestirà della “nuova personalità che fu creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà”. — Efes. 4:17-24.

      Oggi, come nei tempi apostolici, il pentimento e la conversione portano a un altro passo, il battesimo. Il battesimo, secondo lo scritto ispirato dell’apostolo Pietro, simboleggia “la richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza”. (1 Piet. 3:21) Sì, con esso si chiede formalmente a Dio di concedere di venire in buone relazioni con Lui e di ricevere i benefici di una buona coscienza verso di Lui. Avendo subìto i cattivi effetti della schiavitù al ‘Re’ Peccato in vista della morte, tale persona ora supplica Dio di comprarla come Sua schiava per mezzo del prezzo di riscatto amorevolmente pagato dal Figlio di Dio. — Rom. 6:16-18; 1 Cor. 7:22, 23.

      Avete fatto questo essenziale cambiamento? Riconoscete la vostra responsabilità verso il Datore della vita di vivere in armonia con la sua volontà? Vi sentite spinti a farlo per amore verso di lui e verso la giustizia?

      Ciò richiede che si studi la sua Parola. Dovete ‘aprire gli occhi e gli orecchi’ accettando le verità della Bibbia così che possiate ‘afferrarne il senso con il cuore’. Riguardo a quelli che fanno questo, Geova dice: ‘Io li sanerò’. (Isa. 6:9, 10; Matt. 13:13-15) Così facendo, avrete “stagioni di ristoro” e sarete condotti nelle “vie della piacevolezza” e nei ‘cammini di pace’ avendo una buona coscienza dinanzi a Dio. — Prov. 3:17; 1 Piet. 3:21.

  • Finite quello che cominciate?
    La Torre di Guardia 1973 | 15 febbraio
    • Finite quello che cominciate?

      Fatti utili che i giovani vogliono conoscere

      LA FELICITÀ umana deriva in gran parte dalle cose che facciamo. Chi decide di imparare a suonare uno strumento musicale e persevera finché non ha imparato, ne trae gioia. Chi smette subito dopo aver cominciato non prova mai quella gioia.

      La stessa cosa può dirsi delle arti manuali, lavorazione del legno, falegnameria, meccanica, cucito, o dei lavori di tipo mentale, come imparare una lingua o la matematica. In qualsiasi impresa, compito o lavoro, se lo portate a termine, ne traete soddisfazione e piacere.

      Comunque, quando si tratta di finire ciò che cominciamo, abbiamo tutti certe tendenze che dobbiamo superare o vincere.

      IN CHE COSA CONSISTE IL PROBLEMA

      Per esempio, da bambini, nei nostri primi anni, prestavamo attenzione per un tempo molto limitato. Anche nel gioco l’attenzione di un bambino piccolo non resta fissa molto a lungo; si distrae con facilità.

      Crescendo, si sviluppano le nostre facoltà di concentrazione. Ma in larga misura le dobbiamo coltivare. Ne vale la pena perché così l’acquisto di istruzione può trasformarsi da una penosa fatica in qualche cosa di piacevole.

      La capacità di concentrarsi richiede che superiamo un’altra caratteristica dei bambini piccoli: l’impazienza. I bambini di solito vogliono le cose ORA! E quando cercano di fare qualche cosa e non ci riescono in pochi tentativi, generalmente sono pronti a desistere. Comprendendo che per ottenere alcune delle cose più meritorie della vita ci vogliono considerevole tempo e sforzo sarete aiutati a non desistere facilmente.

      Un’altra caratteristica da superare è quella di accingersi frettolosamente a un lavoro, solo per impulso. Proverbi 21:5 ci dice: “I piani del diligente sono sicuramente per il vantaggio, ma chi si affretta va sicuramente verso l’indigenza”. Prima di imbarcarvi in qualche impresa o di accettare qualche compito o lavoro, quindi, accertatevi anzitutto che ne valga veramente la pena.

      In alcuni casi la cosa saggia da fare è di non finire quello che cominciate. Perché? Perché talvolta è stata una cattiva idea sin dall’inizio. La meta può essere sbagliata, non in armonia con i giusti princìpi e consigli della Parola di Dio.

      D’altra parte, la meta può non essere cattiva in se stessa, ma va bene per voi? E varrà la pena dedicare il tempo e lo sforzo necessari per conseguirla? Avete buone ragioni di credere che la potete conseguire?

      Gesù parlò dell’uomo che si accinge a costruire una torre senza avere prima calcolato il costo e se può sostenerlo o no. Come disse Gesù, l’uomo può porre le fondamenta e quindi accorgersi di non poter andare oltre, facendo ridere gli osservatori così che dicano: “Quest’uomo ha cominciato a edificare ma non ha potuto finire”. (Luca 14:28-30) Se dunque volete finire quello che cominciate, calcolate la spesa in anticipo.

      Soppesate i vantaggi e gli svantaggi. Chiedete ad altri la loro opinione, specialmente ai vostri genitori. Traete profitto dalla loro esperienza; essi hanno fatto sbagli e possono farveli evitare. La Bibbia è una straordinaria fonte di saggi e pratici consigli. Il re Salomone, per esempio, fece tutto quello che un uomo può fare nella ricerca del piacere in cose puramente materiali. Ce ne dice il risultato: Fu solo “un correr dietro al vento”. Perché dovremmo dunque intraprendere una simile ricerca di nessun valore? — Eccl. 2:3-11; si paragoni I Timoteo 6:17-19.

      La fiducia che la vostra meta è realmente meritevole può impedirvi di desistere. È anche essenziale predisporre come conseguire tale meta. Quali passi o metodi seguirete?

      Molti giovani non finiscono quello che cominciano perché si scoraggiano. Si accorgono che quanto hanno intrapreso è più difficile di quello che pensavano. O sorge qualche problema od ostacolo imprevisto, e forse imprevedibile. Che fare ora?

      È facile desistere. Ma questa situazione rivela il vero carattere della persona.

      Se lasciate che le avversità vi riempiano di pensieri negativi e pessimistici, vi priverete della forza di proseguire. Proverbi 24:10 dice: “Ti sei mostrato privo di coraggio nel giorno dell’angustia? La tua potenza sarà scarsa”. Invece, considerate la situazione come una sfida. Siatene all’altezza facendo uno sforzo extra, dedicandovi pensieri, energie e tempo extra. Le sfide rendono la vita interessante se non ci sottraiamo ad esse. Vincendole, accrescete la vostra fiducia e ingegnosità. Potete quindi intraprendere futuri lavori con maggiore sicurezza e gioia.

      Evitate dunque di prendere la cattiva abitudine o di sviluppare quel modello della personalità che vi farà desistere solo perché le cose diventano difficili. Altrimenti, la prossima volta che la situazione si fa difficile, avrete la tendenza a fare la stessa cosa, a “gettare la spugna”, a desistere. Non dando inizio a questa abitudine, impedirete che la vostra vita divenga solo una serie di insuccessi e di progetti incompiuti.

      DIO APPREZZA QUELLI CHE PERSEVERANO

      La Bibbia mostra che Dio si aspetta che i suoi servitori mostrino determinazione, tenacia. Considerate Noè. L’arca che egli e i suoi figli costruirono era una struttura di tre piani somigliante a un cassone, lunga quanto un campo di calcio e mezzo. Non era un “progetto da fine settimana”. Ma poiché portò a termine il lavoro, Noè e la sua famiglia sopravvissero al Diluvio e noi, suoi discendenti, siamo oggi in vita.

      Fra i cristiani, l’apostolo Paolo ci dà un vero esempio di tenacia e di uno che fu pieno di risorse. Per lui, il suo particolare compito o ministero fu un tesoro, per conservare il quale valse la pena di sopportare ogni forma di avversità. Fu disposto a subire tribolazioni, casi di bisogno, battiture, lapidazione, imprigionamento, dure fatiche, notti insonni, sete, fame, freddo e mancanza di vestiario, false accuse, pericoli non solo per mano dei nemici della verità ma anche di comuni criminali e perfino da bestie feroci e dalle forze della natura, nei suoi viaggi per terra e per mare. (2 Cor. 6:3-10; 11:23-28) Poiché non desisté, poté dire veracemente di avere ‘combattuto l’eccellente combattimento, corso la corsa sino alla fine, osservato la fede’. Ebbe fiducia di uscire vittorioso e di ricevere la promessa ricompensa. (2 Tim. 4:6-8; Rom. 8:35-39) Non direste che fu una persona degna d’essere imitata?

      ACQUISTATE LA PERSEVERANZA NELLA GIOVENTÙ

      La gioventù è il tempo di cominciare a edificare un modello di perseveranza, di portare a termine i lavori. A scuola, alcuni corsi sono più facili, alcuni vi piacciono più di altri. Ma se vi impegnate a fondo o anche più a fondo per quelli che non vi piacciono tanto, ne traete doppio profitto. Non solo acquistate conoscenza ma rafforzate anche le vostre facoltà di concentrazione e determinazione. Alcuni educatori dicono che la cosa più preziosa che ognuno di noi riceve dalla scuola è quella di imparare come studiare, come applicarci, quella di cercare informazioni, afferrarne il senso e farle nostre.

      Si può dire la stessa cosa di qualsiasi lavoro intraprendiate fuori della scuola. Alcuni lavori piacciono, altri no. Ma si può imparare qualche cosa da qualsiasi lavoro. Non cercate solo i benefici superficiali o immediati che un lavoro può dare in quanto ad addestramento, capacità da acquisire, o paga. Pensate anche all’effetto che può avere su di voi plasmandovi come persona. Perfino un lavoro semplice, poco remunerato, faticoso può contribuire molto a farvi maturare e acquistare una personalità forte.

      Imparate la perseveranza anche nei rapporti personali. Per essere veramente felici dobbiamo riuscire ad andare bene d’accordo con gli altri, a lavorare efficacemente con gli altri e ottenere la loro

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