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  • Petunia, selvatica ma giocherellona
    Svegliatevi! 1983 | 22 gennaio
    • Petunia, selvatica ma giocherellona

      DA ANNI ci spostavamo da una città all’altra quasi tutte le settimane, e ci aspettavamo persone e luoghi insoliti. Ma non fummo mai così sorpresi come quando entrammo con la roulotte nell’aia di una casa di Alpine, nel Texas. Anziché essere accolti come di consueto da bambini e cani scodinzolanti, ci venne incontro un piccolo, robusto quadrupede. Possibile . . . sì, era proprio un maialetto! Ma non un comune maialetto rosa. Questo aveva un pelame grigio e irsuto e la schiena arcuata. Era un maialino di due settimane di una specie i cui rappresentanti adulti sono selvatici e feroci e fanno scappare la gente a gambe levate.

      Davis Turmin, che ci avrebbe ospitato quella settimana, lavora per un ente americano per la protezione della fauna selvatica. In un’impervia zona del Texas, detta Big Bend, aveva trovato una femmina di pecari e due piccoli. Aveva catturato un piccolo e l’aveva portato a casa per farne un animale domestico. Il nome prescelto? Petunia, dal momento che era una femmina.

      Ci innamorammo di Petunia. Veniva tutti i giorni a farci visita nella roulotte in cerca del suo cibo preferito, mele affettate. Se cercavamo di prenderla su si schermiva e si contorceva, ma infine ci permetteva di sollevarla. La prendevamo in braccio lentamente, tenendola come un bambino. Quando le grattavamo la pancia si stendeva sul dorso con tutt’e quattro le zampe per aria, emettendo leggeri grugniti. Petunia amava le attenzioni, e strofinava il dorso o il grugno contro le nostre gambe per ottenerle.

      Conservava ancora gran parte della sua selvatichezza. Una mattina l’afferrai, dimenticando di sollevarla lentamente e con pazienza. Mi morse a sangue un braccio: questo servì a ricordarmi che poteva essere docile, ma conservava sempre la sua naturale indole selvatica.

      Nella zona dove Petunia scorrazzava liberamente — è vietato per legge tenere gli animali selvatici chiusi in un recinto a meno che non si ottenga un permesso governativo — c’era una muta di grossi cani. Poteva questo piccolo pecari sopravvivere in mezzo a predatori così forti? Il problema non esisteva. Li metteva facilmente in fuga, malgrado il fatto che Turmin le avesse tolto gli incisivi perché non uccidesse i cani. Allo stato selvatico, i pecari vivono in branchi e uccidono puma e altri animali selvatici, ma di solito si nutrono di cactus, ghiande e delle piante che crescono nelle regioni semiaride.

      Ben presto Petunia fu troppo grande per scorrazzare dentro e fuori casa come un animale domestico. I visitatori erano spaventati alla vista della femmina selvatica che caricava — pesava ormai sui 90 chili — ma che voleva solo essere coccolata. Infine venne portata a casa di amici in campagna, in un ambiente molto più simile al suo habitat naturale.

      Ma i suini non sono animali sporchi, ingordi e stupidi, l’ultimo animale che si vorrebbe avere in casa? Forse questa è la loro reputazione, ma è vero il contrario. Questo animale sceglie per i suoi bisogni fisiologici l’angolo del porcile più lontano da dove mangia e dorme. Esso sta nel fango per una buona ragione: per stare fresco, dato che non ha ghiandole sudoripare. Ed è facile abituarli a vivere come animali domestici. Straordinariamente, il suino può raggiungere un livello di addestramento simile a quello del cane. E benché non ci sia nulla di fine nel modo di mangiare di un suino, è pur sempre uno dei pochi animali che non si ingozzano fino al punto di star male, come fanno invece mucche, cavalli, cani e alcuni altri animali.

      Stiamo scoprendo che molti animali che un tempo erano considerati solo buoni da mangiare, sia che si trattasse di animali domestici o selvatici, possono diventare ottimi animali da compagnia. Se si mostrano loro considerazione e gentilezza, il naturale istinto di sottomissione all’uomo viene a galla. Che piacere godere oggi della compagnia di molti di questi animali! Che benedizione sarà nel prossimo futuro dilettarsi ogni giorno della compagnia di tutti gli animali quando Dio trasformerà la terra in un paradiso!

      Nel frattempo, tra i nostri più cari ricordi c’è Petunia, la robusta maialina “selvatica” dall’indole affettuosa. — Da un collaboratore.

  • Il nido della vespa
    Svegliatevi! 1983 | 22 gennaio
    • Il nido della vespa

      NASCOSTI sotto la corteccia di un albero ci sono cinque diversi vasetti d’argilla, grandi ciascuno quanto una ciliegina. Una vespa li ha fatti e li ha riempiti per la sua progenie. C’è voluto molto lavoro.

      Solo per trovare e trasportare l’argilla ha percorso in volo da 160 a 320 chilometri. Se l’argilla era troppo secca, la bagnava rigurgitando dell’acqua. Con l’argilla ha fatto delle palline e le ha usate per fare un disco che costituisce la base del vasetto. Man mano che i lavori procedevano, le altre palline venivano trasformate in strisce e usate per formare una sfera cava. Girando in fuori l’interno dell’estremità superiore della sfera ultimata ha ottenuto un recipiente con il collo che in cima si allarga. La superficie esterna del vasetto è ruvida, ma l’interno è liscio.

      Poi ci voleva una provvista di cibo. Per riempire il vasetto ha paralizzato piccoli bruchi col suo pungiglione e li ha infilati nel vasetto. Dato che i bruchi non sono morti, la larva della vespa che uscirà dall’unico uovo depositato in ciascun vasetto avrà cibo fresco.

      L’uovo è appeso a un sottile filo che pende dalla cima del vasetto. Come ha fatto l’uovo a trovarsi in questa posizione? Mentre lo deponeva, la vespa ha toccato l’interno del recipiente con la punta del suo addome, secernendo un liquido. Quando ha tirato indietro l’addome si è formato un filo induritosi immediatamente. Così, quando l’uovo è uscito, era attaccato al filo.

      Per le femmine ci vogliono più bruchi che per i maschi: lo stadio larvale delle femmine dura uno o due giorni di più. Come faccia la vespa a sapere che da un particolare uovo uscirà una larva di femmina e avrà bisogno di più cibo è un mistero.

      Con una pallina d’argilla la vespa ha chiuso il vasetto contenente l’uovo e i bruchi e ha spianato il collo del vasetto. Sigillato l’ultimo vasetto il lavoro della vespa è terminato.

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