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SoleAusiliario per capire la Bibbia
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“tastare”. Questo durò per tre giorni, più a lungo di qualsiasi eclissi di sole provocata dalla luna. Inoltre, nel vicino paese di Gosen, gli israeliti in quello stesso tempo avevano la luce. — Eso. 10:21-23; vedi CIELO (L’oscurarsi dei cieli).
TEMPO E ORIENTAMENTO
Il tempo veniva spesso indicato in base alla posizione del sole. (Gen. 15:12, 17; 32:31; Deut. 16:6; Gios. 8:29; Giud. 9:33; I Sam. 11:9; Sal. 113:3) In modo simile veniva indicato l’orientamento. (Deut. 11:30; Gios. 12:1) “Sotto il sole” significava ‘in qualsiasi posto (oppure ovunque) sulla terra’. (Eccl. 5:18; 9:11) “Sotto gli occhi” del sole o “di fronte al sole” significava allo scoperto, alla vista di tutti. — II Sam. 12:11, 12.
USO FIGURATIVO
Geova Dio è chiamato “un sole e uno scudo”, non perché sia un dio della natura, ma perché è la Fonte di luce, vita ed energia. (Sal. 84:11) Inoltre viene detto che è un’ombra per il suo popolo, affinché ‘il sole stesso non lo colpisca’. In questo caso ciò che causa calamità viene paragonato al calore del sole. (Sal. 121:6, 7) La persecuzione (Matt. 13:5, 6, 20, 21), e anche l’ira di Dio, sono a volte rappresentate dal cocente calore del sole. — Riv. 7:16.
Geova paragonò la Gerusalemme ribelle a una donna che aveva sette figli, descrivendo il giudizio che si sarebbe abbattuto su di lei con l’espressione figurativa “il suo sole è tramontato mentre è ancora giorno”, cioè prima di giungere alla sera della vita essa avrebbe incontrato calamità. Questo si adempì quando Babilonia distrusse Gerusalemme. (Ger. 15:9) In senso simile Michea profetizzò contro i profeti che sviavano Israele: “Il sole per certo tramonterà sui profeti, e il giorno si deve oscurare su di loro”. (Mic. 3:6; confronta Amos 8:9). Lo splendore del regno di Geova è tale che in confronto si può dire: “La luna piena si è confusa, e lo splendente sole ha provato vergogna”. (Isa. 24:23) Gesù disse che, al termine del sistema di cose, “i giusti risplenderanno così fulgidamente come il sole nel regno del Padre loro”. — Matt. 13:39, 43, confronta Daniele 12:3; vedi LUCE.
ADORAZIONE DEL SOLE
Nel corso della sua opera purificatrice, il re Giosia “fece cessare l’attività dei sacerdoti di dèi stranieri, che i re di Giuda avevano incaricati per far fumo di sacrificio ... al sole e alla luna”. “Inoltre, non fece più entrare i cavalli che i re di Giuda avevano dato al sole nella casa di Geova ... e bruciò i carri del sole col fuoco”. (II Re 23:5, 11) Più tardi, il profeta Ezechiele, a Babilonia, ebbe una visione del tempio di Geova a Gerusalemme. Vide venticinque uomini fra il portico e l’altare, che “s’inchinavano verso est, al sole”. (Ezec. 8:16) Nel 607 a.E.V. queste pratiche disgustanti causarono la rovina di Gerusalemme, quando Nabucodonosor, strumento di Geova, distrusse la città e il tempio. — Ger. 52:12-14.
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Sommo sacerdoteAusiliario per capire la Bibbia
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Sommo sacerdote
(ebr. hak-kohèn, hag-gadhòhl, “il grande sacerdote”; gr. arkhierèus, “capo sacerdote, sommo sacerdote”].
Nella Bibbia ricorrono vari termini per designare il sommo sacerdote, come “il sacerdote, l’unto” (Lev. 4:3), “il capo” (II Cron. 24:6) o semplicemente “il sacerdote”. (II Cron. 26:17) In quest’ultimo caso spesso il contesto indica che si tratta del sommo sacerdote. Nelle Scritture Greche Cristiane il termine “capi sacerdoti” è usato evidentemente per indicare i principali esponenti del sacerdozio, che potrebbero includere eventuali sommi sacerdoti deposti e forse anche i capi delle ventiquattro divisioni sacerdotali. — Matt. 2:4; Mar. 8:31.
Secondo la regola che “uno prende questo onore non da sé, ma solo quando è chiamato da Dio”, Aaronne, primo sommo sacerdote di Israele, fu nominato da Dio. (Ebr. 5:4) Il sommo sacerdozio di Israele ebbe inizio con Aaronne e veniva tramandato dal padre al figlio maggiore, a meno che il figlio fosse morto o squalificato, come avvenne ai due figli maggiori di Aaronne, che peccarono contro Geova e morirono. (Lev. 10:1, 2; vedi INSEDIAMENTO). Adempiendo una profezia divina il re Salomone depose un sommo sacerdote e mise al suo posto un altro uomo qualificato della discendenza di Aaronne. (I Re 2:26, 27, 35) In seguito, quando la nazione si trovava sotto la dominazione gentile, i dominatori rimossero e nominarono sommi sacerdoti a loro piacere. Sembra tuttavia che la discendenza di Aaronne sia stata rispettata durante l’intera storia della nazione, fino alla distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V., anche se possono esserci state eccezioni, come quella di Menelao, chiamato anche Onia (vedi Antichità giudaiche, Libro XII, cap. V, 1), che in II Maccabei 3:4, 5 e 4:23 viene definito beniaminita.
QUALITÀ E REQUISITI
A motivo della dignità dell’incarico, dell’intimità che il sommo sacerdote aveva con Geova dal momento che rappresentava la nazione davanti a Lui, e anche del significato tipico dell’incarico, i requisiti erano rigidi.
In Levitico 21:16-23 c’è un elenco dei difetti fisici che squalificavano tutti i sacerdoti. Altre restrizioni riguardavano il sommo sacerdote: poteva sposare solo una vergine di Israele; non poteva sposare una vedova. (Lev. 21:13-15) Inoltre non gli era consentito contaminarsi per i morti, vale a dire toccare un cadavere, neanche quello di suo padre o di sua madre, divenendo così impuro. E non doveva scompigliarsi i capelli o strapparsi gli abiti per i morti. — Lev. 21:10-12.
La Bibbia non specifica a che età uno potesse diventare sommo sacerdote. Benché fosse contemplato che i leviti si ritirassero dal servizio a cinquant’anni, non c’è alcuna indicazione in merito per i sacerdoti, anzi risulta che quello del sommo sacerdote era un incarico a vita. (Num. 8:24, 25) Aaronne aveva ottantatré anni quando si presentò al faraone insieme a Mosè. La sua unzione quale sommo sacerdote ebbe luogo a quanto pare l’anno dopo. (Eso. 7:7) Quando morì aveva circa 120 anni. In tutto quel tempo prestò servizio senza interruzione. (Num. 20:28; 33:39) Il provvedimento delle città di rifugio teneva conto che quello del sommo sacerdote era un incarico a vita; infatti richiedeva che l’omicida involontario rimanesse nella città fino alla morte del sommo sacerdote. — Num. 35:25.
ABITI UFFICIALI
Oltre agli indumenti di lino simili a quelli dei sottosacerdoti che indossava nelle attività normali (Lev. 16:4), in certe occasioni il sommo sacerdote indossava abiti particolarmente sontuosi e belli. I capitoli 28 e 39 di Esodo descrivono sia il disegno che il modello di quelli confezionati sotto la direttiva di Mosè secondo gli ordini di Dio. L’indumento più intimo (a parte le mutande di lino che li coprivano “dai fianchi alle cosce”, indossate da tutti i sacerdoti “per coprire la carne nuda”; Eso. 28:42) era la veste (ebr. kuttòneth), di lino fine (probabilmente bianco) tessuto a quadri. Questa specie di tunica a quanto pare aveva le maniche lunghe e arrivava fino alla caviglia. Probabilmente era tessuta in un pezzo solo. Una fascia di lino fine ritorto tessuta con filo turchino, color porpora e scarlatto, veniva girata intorno al corpo, probabilmente al di sopra della vita. — Eso. 28:39; 39:29.
Il turbante, evidentemente diverso dal copricapo dei sottosacerdoti, era anch’esso di lino fine. (Eso. 28:39) Sulla parte anteriore del turbante era fissata una lamina risplendente d’oro puro con incise le parole “La santità appartiene a Geova”. (Eso. 28:36) Questa lamina veniva chiamata “santo segno di dedicazione”. — Eso. 29:6; 39:30.
Sopra la tunica di lino veniva indossato il manto turchino senza maniche (ebr. meʽìl). Probabilmente anche questo era tessuto in un pezzo solo, con un bordo rinforzato intorno all’apertura superiore, perché non si strappasse. Il manto turchino senza maniche veniva indossato infilandolo dalla testa. Era più corto della tunica di lino, e tutto intorno all’orlatura si alternavano campanelli d’oro e melagrane di filo turchino, color porpora e scarlatto. Quando il sacerdote svolgeva il suo lavoro nel santuario si sentivano i campanelli. — Eso. 28:31-35.
L’efod era un indumento simile a un grembiule con una parte davanti e una parte di dietro che arrivava poco sotto la vita, veniva indossato da tutti i sacerdoti e a volte anche da persone estranee al sacerdozio. (I Sam. 2:18; II Sam. 6:14) Ma l’efod di cui si adornava il sommo sacerdote era un lavoro di ricamo speciale e costoso. Era di lino fine ritorto con lana tinta di porpora rossiccia, fibre di colore scarlatto e filamenti d’oro ricavati tagliando sottili lamine d’oro battuto. (Eso. 39:2, 3) L’efod aveva due spalline, forse tessute insieme alla sua parte anteriore, che da entrambi i lati scendevano dalla spalla fino alla cintura. Le due parti dell’efod si univano sulle spalle mediante fermagli d’oro con incastonate due onici, su ciascuna delle quali erano incisi i nomi di sei figli di Israele (Giacobbe) in ordine di nascita. Una cintura dello stesso materiale stringeva l’efod intorno alla vita; questa cintura era ‘sull’efod’, a cui forse era fissata essendo parte di esso. — Eso. 28:6-14.
Il pettorale del giudizio era senza dubbio il capo più prezioso e sontuoso dell’abbigliamento del sommo sacerdote. Era fatto dello stesso materiale dell’efod, di forma rettangolare avendo lunghezza doppia della larghezza, ma veniva piegato in modo da formare un quadrato di poco più di 22 cm per lato. Ripiegato diventava una specie di sacchetto o tasca. (Vedi PETTORALE). Il pettorale era ornato di dodici pietre preziose con castoni d’oro, su ciascuna delle quali era inciso il nome di uno dei figli di Israele. Le pietre, rubino, topazio, smeraldo, ecc., erano disposte su quattro file. Sul pettorale c’erano due catenelle d’oro, intrecciate a mo’ di cordone, e anelli d’oro agli angoli. Gli anelli in alto erano fissati alle spalline dell’efod mediante le catenelle d’oro, quelli in basso erano attaccati con nastri turchini alle spalline dell’efod, poco sopra la cintura. — Eso. 28:15-28.
Gli Urim e i Tummim (cui è attribuito il significato di “luci e perfezioni”, plurale di eccellenza) vennero messi da Mosè “nel pettorale”. (Lev. 8:8) Non si sa con esattezza cosa fossero gli Urim e i Tummim. Secondo alcuni studiosi dovevano essere sorti che venivano tirate o estratte dal pettorale, per ordine di Geova, indicando fondamentalmente un “sì” o un “no” in risposta a una domanda. Quindi potevano venire riposte dentro il pettorale. (Eso. 28:30) A questo forse allude il brano di I Samuele 14:41, 42. Altri invece sostengono che gli Urim e Tummim avessero in qualche modo a che fare con le pietre del pettorale, ma questo sembra meno probabile. Altri riferimenti agli Urim e ai Tummim si trovano in Numeri 27:21; Deuteronomio 33:8; I Samuele 28:6; Esdra 2:63 e Neemia 7:65; vedi URIM E TUMMIM.
Questi begli indumenti venivano indossati dal sommo sacerdote quando si rivolgeva a Geova per sottoporgli una domanda o una faccenda importante. (Num. 27:21; Giud. 1:1; 20:18, 27, 28) Inoltre, nel giorno di espiazione ultimate le offerte per il peccato, egli si toglieva le vesti di lino bianco per indossare i suoi abiti sontuosi e belli. (Lev. 16:23, 24) A quanto pare li indossava anche in altre occasioni.
Le istruzioni relative al giorno di espiazione, nel capitolo 16 di Levitico, non specificano se il sommo sacerdote, dopo aver indossato i suoi abiti sontuosi, doveva alzare le mani e benedire il popolo. Tuttavia nella descrizione della cerimonia di espiazione tenuta l’indomani dell’insediamento del sacerdozio seguendo esattamente la procedura del giorno di espiazione, si legge: “Aaronne alzò quindi le mani verso il popolo e lo benedisse”. (Lev. 9:22) Geova aveva indicato in cosa doveva consistere la benedizione quando aveva ordinato a Mosè: “Parla ad Aaronne e ai suoi figli, dicendo: ‘Questo è il modo in cui dovreste benedire i figli d’Israele, dicendo loro: “Geova ti benedica e ti custodisca. Geova faccia splendere verso di te la sua faccia, e ti favorisca. Geova alzi verso di te la sua faccia e ti conceda pace”’”. — Num. 6:23-27.
RESPONSABILITÀ E COMPITI
La dignità, serietà e responsabilità dell’incarico di sommo sacerdote sono sottolineate dal fatto che la colpa dei peccati da lui commessi poteva ricadere sul popolo. (Lev. 4:3) Solo il sommo sacerdote poteva entrare nel Santissimo del santuario, e questo solo un giorno all’anno, il giorno di espiazione. (Lev. 16:2) Quando quel giorno entrava nella tenda di adunanza, nessun altro sacerdote poteva essere nella tenda. (Lev. 16:17) Egli compiva tutte le funzioni del giorno di espiazione. In occasioni speciali faceva espiazione per la sua casa e per il popolo (Lev. 9:7) e interveniva davanti a Geova a favore del popolo quando l’ira di Geova divampava contro di loro. (Num. 15:25, 26; 16:43-50) Quando sorgevano questioni d’importanza nazionale era lui che doveva interrogare Geova mediante gli Urim e i Tummim. (Num. 27:21) Officiava quando veniva scannata e bruciata la vacca rossa, la cui cenere era usata per l’acqua di purificazione. — Num. 19:1-5, 9.
Evidentemente il sommo sacerdote, se lo desiderava, poteva svolgere qualsiasi compito o cerimonia sacerdotale. All’epoca del re Davide i sacerdoti erano diventati molto numerosi. Perciò, affinché tutti potessero prestare servizio, Davide li suddivise in ventiquattro divisioni. (I Cron. 24:1-18) Questa disposizione rimase in vigore finché durò il sacerdozio. Comunque il sommo sacerdote non doveva limitarsi a prestare servizio nel santuario in determinate occasioni, come i sottosacerdoti, ma poteva farlo in qualsiasi momento. (I sottosacerdoti potevano assistere sempre, ma certi compiti erano riservati ai sacerdoti della particolare divisione in servizio). Come per i sottosacerdoti, i periodi festivi erano i più impegnativi per il sommo sacerdote.
Il santuario, il servizio che vi si svolgeva e il suo tesoro erano affidati alla sorveglianza del sommo sacerdote. (II Re 12:7-16; 22:4) Sembra che le stesse mansioni fossero svolte da un “secondo” sacerdote, che era il suo
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