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Un Dio che merita la nostra fiduciaLa Torre di Guardia 1976 | 15 giugno
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Un Dio che merita la nostra fiducia
LE PROMESSE degli uomini sono spesso indegne di fiducia. Malgrado ciò, vi sono ancora alcuni in cui abbiamo fiducia. Perché? La nostra fiducia è dovuta soprattutto al fatto che in passato si sono dimostrati fidati e leali. Sappiamo che varie cose potrebbero impedire loro di mantenere quanto hanno promesso. Ma non permettiamo che queste eventualità ci impediscano d’avere fiducia in loro.
Che dire del nostro Creatore? Non merita egli una fiducia molto maggiore? Sì, egli ci ha fornito le ragioni per cui possiamo essere sicuri che nulla gli impedirà mai di mantenere anche una sola promessa. In passato Geova Dio ha adempiuto la sua parola senza venir meno neppure una volta. Prendete il caso degli Israeliti al tempo di Giosuè. Essi furono testimoni dell’adempimento della promessa di Dio secondo la quale avrebbero ricevuto il paese di Canaan, promessa che era stata fatta al loro antenato Abraamo oltre quattrocento anni prima. (Gen. 15:13-21) E, secondo la promessa che Dio aveva fatto per mezzo di Mosè e con l’aiuto e la protezione divina, riuscirono a prendere Canaan nonostante l’aspra opposizione di nazioni più forti. (Deut. 7:17-21; 11:23) Ripensando a ciò che Geova Dio aveva fatto, Giosuè poté dire agli Israeliti: “Non una promessa venne meno di tutta la buona promessa che Geova aveva fatta alla casa d’Israele; s’avverò tutta”. — Gios. 21:45.
NULLA PUÒ IMPEDIRNE L’ADEMPIMENTO
Come sono diverse le cose quando si tratta dell’uomo! Se non riesce a mantenere la sua promessa in un tempo relativamente breve, circostanze impreviste possono impedirgli una volta per sempre di mantenerla. La parola data potrebbe divenire lettera morta. Ma nel caso dell’eterno Dio, la parola data è sempre ‘viva e potente’. (Ebr. 4:12) Nulla può impedirne l’adempimento.
Per mezzo del profeta Isaia (55:10, 11), Geova dichiarò: “Come scende il rovescio di pioggia, e la neve, dai cieli e non vi torna, a meno che non saturi effettivamente la terra e la faccia produrre e germogliare, e si dia effettivamente seme al seminatore e pane a chi mangia, così sarà la mia parola che esce dalla mia bocca. Essa non tornerà a me senza risultati, ma per certo farà ciò di cui mi son dilettato, e avrà sicuro successo in ciò per cui l’ho mandata”.
Quando comincia a piovere o a nevicare, chi può impedire alle precipitazioni d’infiltrarsi nel suolo? L’acqua che scende sotto forma di neve o di pioggia servirà al suo scopo. Combinandosi con le sostanze nutrienti del suolo, provvederà alle piante quello di cui hanno bisogno per crescere e portare frutto. Nel caso del grano, parte del seme prodotto si potrà riservare per seminarlo nella stagione successiva e una parte molto più grande sarà macinata e si avrà la farina per fare il pane. In tal modo si realizza lo scopo finale delle precipitazioni.
Similmente, le promesse di Dio si avvereranno in ogni particolare, indipendentemente dagli ostacoli. Ne abbiamo una buona illustrazione nel caso della specifica promessa considerata in Isaia capitolo 55. I versetti 12 e 13 dicono: “Andrete con allegrezza, e sarete condotti con pace. I monti e i colli stessi proromperanno dinanzi a voi in grida di gaudio, e i medesimi alberi del campo batteranno tutti le mani. Invece dei cespugli di spini verrà sù il ginepro. Invece della pungente ortica verrà sù il mirto”.
Questa promessa si riferiva al tempo in cui il desolato paese di Giuda, coperto di spine e ortiche, sarebbe stato di nuovo coltivato e abitato. Tuttavia, la realizzazione di questa promessa poté sembrare quasi impossibile agli Israeliti condotti in esilio a Babilonia. La capitale dell’impero Caldeo, Babilonia, era molto fortificata, apparentemente inespugnabile. Finché governava la dinastia babilonese, non c’era nessuna speranza di libertà. Descrivendo questa dinastia, le Scritture dicono che aveva fama di ‘rendere il paese produttivo simile al deserto, di demolire le medesime città, e di non aprire nemmeno ai suoi prigionieri [o esuli] la via per tornare a casa’. — Isa. 14:17.
Tuttavia questo grande ostacolo non impedì l’adempimento della promessa. All’improvviso, in una notte, la grande Babilonia fu conquistata dai Medi e dai Persiani al comando di Ciro. Poco dopo, Ciro emanò un decreto che permise agli esuli giudei di tornare nel desolato paese di Giuda a ricostruire il tempio di Geova a Gerusalemme. — 2 Cron. 36:22, 23.
ULTERIORE ASSICURAZIONE
Un’altra ragione per cui possiamo avere la massima fiducia nelle promesse di Dio è il fatto che dalla sua parola dipende il suo nome o la sua reputazione. Nel caso della promessa che fece ad Abraamo, per esempio, aggiunse anche un giuramento. In Ebrei 6:13 leggiamo: “Quando Dio fece la promessa ad Abraamo, giacché non poteva giurare per nessuno più grande, giurò per se stesso”.
Riguardo a questa promessa confermata da giuramento, una cosa sorprendente è che il suo adempimento non dipendeva solo da Geova Dio. Perché? Per il fatto che ‘tutte le nazioni della terra dovevano benedirsi’ per mezzo del “seme” di Abraamo. (Gen. 22:18) Il “seme” principale di Abraamo fu Gesù Cristo. (Gal. 3:16) Come tale, avrebbe egli mantenuto perfetta integrità sulla terra? Ne dipendeva l’adempimento della promessa di Dio.
Gesù Cristo mantenne effettivamente la perfezione sino alla morte. Pertanto l’adempimento della promessa fatta ad Abraamo, come di tutte le altre promesse di Dio, è certo. Ora non c’è nessun dubbio su chi è il seme principale di Abraamo. Né è possibile che si dimostri non idoneo per essere colui mediante il quale tutte le nazioni si benediranno. La scrittura di II Corinti 1:20 rafforza la nostra fede, dando questa assicurazione: “Per quante siano le promesse di Dio, sono state Sì per mezzo di lui. E perciò per mezzo di lui è detto l’Amen a Dio per la gloria mediante noi”.
Gesù Cristo è anche chiamato giustamente l’“Amen”, che letteralmente significa “sicuro”, “veramente”, “così sia”, “verità”. (Riv. 3:14) Come tale, è qualcosa di più che non semplicemente uno che dice la verità. Come uomo che mantenne perfetta integrità, inclusa la morte in sacrificio, confermò e rese possibile la realizzazione di tutte le promesse del Padre suo. In Gesù Cristo si adempiono tutte le promesse di Dio. — Giov. 14:6.
Fu Geova Dio a permettere a suo Figlio di divenire il principale seme di Abraamo facendolo nascere miracolosamente dalla vergine Maria, discendente di Abraamo nella linea reale di Davide. Come Padre amorevole, Geova sentì acutamente le terribili sofferenze che suo Figlio subì sulla terra. Tuttavia fu disposto a fare il sacrificio supremo, a cedere suo Figlio a favore del mondo. Quindi non possiamo immaginare che ora Geova Dio non mantenga in qualche modo la sua parola dopo avere posto un solido fondamento per adempierla, ciò che gli costò la vita del suo caro, diletto Figlio. L’apostolo Paolo precisò: “Colui che non risparmiò nemmeno il proprio Figlio ma lo consegnò per tutti noi, perché non ci darà con lui benignamente anche tutte le altre cose?” — Rom. 8:32.
Sì, come può alcuno temere che forse qualche promessa di Dio resti inadempiuta? Geova Dio ha già fatto il sacrificio supremo. La sua parola e il giuramento che fece ad Abraamo non furono una menzogna ma l’assoluta verità. Nel corso della storia umana, Geova ha mostrato d’essere degno di fiducia. Non venne mai meno alla parola data. Geova è veramente un Dio che merita la nostra assoluta fiducia. Non ci tradirà. Cerchiamo dunque con tutte le nostre forze di non tradire lui, e sforziamoci di mantenere una condizione approvata ai suoi occhi.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1976 | 15 giugno
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Domande dai lettori
● Il cristiano (o la cristiana) che ha nella congregazione un incarico che richiede una condotta esemplare, se rompe unilateralmente il suo fidanzamento, può conservare il suo incarico?
Sia il fidanzarsi che il rompere un fidanzamento sono passi seri, da non prendere alla leggera. Ma, in entrambi i casi, si tratta di faccende strettamente private. Gli anziani della congregazione non devono indagare in tali faccende a meno che uno dei fidanzati non ricorra loro o non vi sia la prova che la cosa turba alcuni nella congregazione, ragion per cui colui che ha rotto il fidanzamento non è più rispettato. In certi casi può darsi che quelli che sono turbati debbano capire più chiaramente quali princìpi si applicano.
Notiamo che, nell’ordinamento israelita, le donne fidanzate erano considerate vincolate dal fidanzamento, e se erano colpevoli di infedeltà, la legge mosaica stabiliva che fossero trattate come la donna sposata. (Deut. 22:23, 24) L’israelita aveva maggiore libertà e poteva rompere il fidanzamento, come intese fare Giuseppe di Nazaret. Matteo 1:19 narra che quando seppe che Maria era incinta, essendo uomo “giusto e non volendo esporla al pubblico discredito, pensò di ripudiarla in segreto”. (Versione di mons. Garofalo [Ga]; si paragoni Deuteronomio 24:1). Tuttavia, i cristiani non sono sotto il patto della Legge, e in tanti luoghi la donna fidanzata oggi non è considerata così legata come a quel tempo.
In Matteo 5:37 Gesù disse: “La vostra parola Sì significhi Sì, il vostro No, No; poiché il di più è dal malvagio”. Il contesto mostra che in questo caso dava consigli contro la comune pratica di accompagnare spesso le dichiarazioni con un giuramento, di giurare regolarmente per il cielo o per Gerusalemme o per qualche altra cosa. Avvertendo di non andare a tale eccesso, Gesù non diceva che, se ci si rende conto di aver fatto un grave errore, sia sbagliato cercare di correggerlo. Proverbi 6:1-5 parla di colui che si è reso garante per un altro e si è “legato con le parole” della sua bocca, si è “impigliato” in esse, e consiglia a tale persona di agire per disimpegnarsi, dicendo: “Va’, senza indugio, insisti presso l’amico”. (Ga) La persona che si è fidanzata può rendersi conto d’aver fatto un passo poco saggio. È un fatto che nel periodo del corteggiamento che precede il fidanzamento l’uomo o la donna cerca di presentare i suoi lati migliori. Dopo l’annuncio del fidanzamento, però, la persona può cominciare a rivelare di più il suo vero io. Uno dei due può ora vedere gravi problemi che prima non erano evidenti.
Nei casi particolari in cui gli anziani ritengono necessario indagare nella rottura di un fidanzamento, cercheranno di stabilire se tale rottura è avvenuta per ragioni fondate. Quale potrebbe essere una ragione “fondata”? In una “Domanda dai lettori” pubblicata ne La Torre di Guardia del 15 luglio 1969 furono citati due esempi. Considerate qui alcuni altri esempi. Nel periodo del fidanzamento la donna può manifestare uno spirito molto “autoritario”, non mostrando vero rispetto per l’autorità, dando così la vigorosa prova che è il tipo di persona descritta in Proverbi 19:13; 21:9; 27:15, 16. Oppure in quel periodo, l’uomo potrebbe commettere qualche grave trasgressione, forse ubriacarsi, commettere qualche atto immorale o qualche azione molto disonesta. Oppure uno dei due può scorgere nell’altro qualche specifica debolezza spirituale,
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