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La moralità degli associati e dei non associati alla chiesaLa Torre di Guardia 1958 | 1° ottobre
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Ma come si può dir questo considerando ciò che i membri delle chiese fecero durante la Seconda Guerra Mondiale e ciò che molti di essi fanno attualmente? Infatti, Minnie Mangum, una delle più grandi malversatrici dei tempi moderni, era una frequentatrice della chiesa molto rispettata e assai devota. La sua disonestà era mancanza di buona moralità. Ella fece qualcosa che molte persone che non frequentano la chiesa non avrebbero mai pensato di fare.
Le carneficine di Ebrei e di dissenzienti durante il Medio Evo non fanno certo onore alla moralità dei membri della chiesa. Certamente queste e altri delitti compiuti durante l’Inquisizione dai membri della chiesa per istigazione dei capi della chiesa non possono essere considerati morali. Morali non lo possono essere nemmeno le lotte fra i membri delle chiese cattolica e protestante durante la Riforma, lotte che frazionarono sanguinosamente l’Europa. Considerino tali fatti storici quelli che pensano che l’appartenenza ad una chiesa possa impedire i delitti.
Riflettano anche sul motivo per cui le prigioni sono piene di criminali religiosi. I funzionari delle prigioni statunitensi annunciano che mentre il 60 per cento delle persone negli Stati Uniti pretende di appartenere a qualche confessione religiosa, ben l’85 per cento dei criminali condannati professa qualche religione.
Nella sua edizione del 4 settembre 1957 il periodico The Christian Century rese noto ciò che era stato appurato in un istituto di detenzione. Disse: “Dopo aver fatto un esame statistico sui detenuti, Arthur Tenario, psicologo del personale dell’Istituto Giovanile del Nuovo Messico, comunica che l’85 per cento dei ragazzi detenuti in questo istituto è di origine ispano-americana e il 71 per cento è cattolico romano”.
Ai giorni di George Washington il 5 per cento della popolazione affermava di essere affiliato a qualche chiesa. Oggi quasi il 60 per cento lo afferma. Certamente nessuno vorrà sostenere che gli Americani di oggi siano dodici volte più morali e più civili di quelli dei giorni di Washington. In tutti i casi, è il contrario che s’avvicina di più alla realtà. La moralità si è grandemente pervertita dai giorni del primo presidente degli Stati Uniti.
I moderni capi delle chiese si lamentano frequentemente del fatto che l’aumento dei delitti accompagna l’aumento delle chiese. Ogni volta che gli affiliati a una chiesa aumentano dell’1 per cento la media nazionale dei delitti aumenta dell’8 per cento. Potrebbe questo essere dovuto al fatto che la chiesa non è riuscita a infondere nei suoi membri i princìpi cristiani?
Considerando il poco invidiabile rapporto delle azioni immorali compiute dai membri della chiesa, è sbagliato sostenere che non vi sarebbero delitti se ognuno appartenesse a una chiesa. Ed è anche sbagliato affermare che i membri delle chiese sono degni di fiducia, mentre non lo sono quelli non associati ad una chiesa. Se una persona frequenta una chiesa non vuol dire necessariamente che conduca una vita morale. È più facile darsi l’aria di rispettare la buona moralità che conformarsi ad essa.
Sotto molti aspetti i membri delle chiese della Cristianità assomigliano alle persone religiose del tempo di Gesù. Quelle persone erano zelanti in quanto alle loro tradizioni religiose e apparivano esteriormente giuste; ma quando si trattava di mettere in pratica gli elevati princìpi morali delle Scritture la faccenda cambiava completamente. Appropriatamente Gesù citò ciò che Dio aveva detto per mezzo del profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano a mostrarmi rispetto, perché insegnano comandamenti di uomini come dottrine”. — Matt. 15:8, 9.
Quelle persone avevano un’apparenza esteriore di devozione a Dio, ma con le loro azioni di perseguitare e infine uccidere Cristo mostrarono che la loro devozione non era sincera. Ciò che si applicava a questi membri della chiesa giudaica si applica anche a molti dei frequentatori delle chiese della Cristianità. La loro devozione non è sincera. Se lo fosse essi rispetterebbero le giuste leggi e i giusti princìpi di Dio. Non odierebbero le persone di un’altra razza o nazionalità; non mentirebbero, non trufferebbero né ruberebbero, e non si sparerebbero e non lancerebbero bombe l’uno sull’altro.
Ciò che l’apostolo Paolo disse ai Giudei del suo tempo può essere rivolto ai membri delle chiese della Cristianità: “Poiché gli ascoltatori della legge non sono quelli giusti dinanzi a Dio, ma coloro che osservano la legge saranno dichiarati giusti. Tu dunque che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu, che predichi ‘Non rubare’, rubi? Tu, che dici ‘Non commettere adulterio’, commetti adulterio? Tu, che esprimi abominio verso gli idoli, rubi i templi? Tu, che ti vanti della legge, disonori Iddio mediante la trasgressione della Legge? Poiché ‘il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra le nazioni’”. — Rom. 2:13, 21-24.
Anche se i membri delle chiese assumono un atteggiamento di santità nei confronti dei non associati, non vuol dire che essi siano moralmente superiori e più civili. Agli occhi di Dio essi sono veramente più reprensibili perché, come i Farisei, non sono ciò che pretendono di essere. Non è l’affiliazione ad una chiesa che rende una persona civile e di buona moralità ma piuttosto l’applicazione dei princìpi della Parola di Dio.
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Il mio scopo nella vitaLa Torre di Guardia 1958 | 1° ottobre
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Il mio scopo nella vita
Narrato da A. E. Tharp
ORA che ho compiuto un quarto di secolo nel servizio continuo di Geova e del suo Re, ripenso a quel tempo che è stato così piacevole e pieno di attività.
Nel 1929 mio padre era abbonato a L’Età d’Oro. Aveva pure altri libri della Torre di Guardia di quel periodo. “Quando il mondo impazzì”, una serie di articoli di Daniel Morgan pubblicati su L’Età d’Oro, attrasse la mia attenzione e la lessi con piacere. L’estate successiva in casa di un vicino vidi la copia di mio padre del libro Creazione. Allora avevo sedici anni e poiché avevo appena terminato un corso di geologia alle scuole superiori, portai a casa quel libro e lo lessi con crescente interesse. Quando giunsi al soggetto “consacrazione” mi dedicai a Geova senza riserve. L’estate successiva, dopo essermi diplomato alle scuole superiori, fui battezzato in un fiume e cominciai ad andare in servizio con i pochi fratelli del luogo, perseguendo lo scopo della mia vita.
In quell’autunno La Torre di Guardia indicò che saremmo stati visitati da due rappresentanti viaggianti della Società, cioè da A. H. Macmillan e da G. Y. McCormick. Durante quella visita il fratello Macmillan mi chiese: “Perché non fai il pioniere?” Egli mi assicurò che la Società mi avrebbe fatto fare il pioniere nonostante fossi ancora minorenne; quindi una lettera venne rapidamente inviata a Brooklyn. Presto giunse l’attesa nomina. Nel gennaio del 1932 cominciai a camminare “su per il colle” verso il mio territorio a circa cinque chilometri di distanza. L’estate successiva adoperai la bicicletta di mio fratello; poi mi fu data una vecchia cavalla che insieme con un calessino mi servì fino all’autunno, quando mio fratello si unì a me per fare il pioniere fino alla sua morte, avvenuta due anni più tardi.
A Miles City, Montana, Stati Uniti, io ed un altro compagno attendemmo la nostra desiderata assegnazione come pionieri speciali. Fummo mandati a Milwaukee, nel Wisconsin. In tale luogo quell’anno (1938) l’opera si svolgeva fermandosi alle porte con il fonografo e lasciando il libro Nemici. Avemmo molte esperienze. Notevole fu l’esperienza di testimoniare al direttore generale della Società Allis Chalmers e al suo personale d’ufficio a cui feci ascoltare il disco “Risoluzione”. Quindi vedemmo pure gli inizi della violenza delle turbe che due anni più tardi sarebbe scoppiata in tutta la nazione. Ricevemmo un utile addestramento lavorando con una grande congregazione. Quello fu anche il mio primo addestramento nel fare discorsi pubblici, addestramento che dovette essere considerevolmente sviluppato anni dopo a Galaad.
Infine Aarne ed io fummo permanentemente separati, ed io fui nominato per compiere l’opera di servitore di zona, poi il pioniere speciale di nuovo e quindi l’opera di servitore dei fratelli. In quel periodo, nel Kansas e nell’Oklahoma, i tumulti e gli arresti si verificarono spesso. Queste esperienze ci unirono più strettamente e ci insegnarono ad ubbidire scrupolosamente alle istruzioni dell’organizzazione.
Dopo la morte del fratello Rutherford apprendemmo che un edificio costruito dalla Società nella parte settentrionale di New York, mentre egli era in vita, era divenuto la scuola di Galaad, dove i fratelli sarebbero stati addestrati per il servizio missionario. Se fossi stato invitato sarei andato? Avrei voluto separarmi dagli amici e da altri per amore del servizio in altri paesi?
Mi resi conto dell’incommensurabile valore dell’addestramento di Galaad nell’autunno del 1943 quando incontrai a Danville, nel Kentucky, un diplomato della prima classe. Stava svolgendo l’opera di servitore dei fratelli. Ci eravamo conosciuti anni prima nel Texas. Che notevoli cambiamenti aveva fatto, ed alcuni di essi li attribuii all’addestramento che aveva ricevuto a Galaad. La discussione che avemmo mi convinse che Galaad era un passo serio, un passo meritevole di essere fatto.
Sì, fui invitato; e frequentai la terza classe di Galaad insieme con gli altri che erano stati scelti per questa classe. Come lavorammo intensamente! Per la prima volta rimasi indietro nella lettura de La Torre di Guardia e di Consolazione. Il lavoro era piacevole benché quasi tutti facessero il massimo per soddisfare i requisiti. La gentilezza e la pazienza mostrateci dagli istruttori ci fecero una buona impressione. Vi era tanto da studiare che avremmo voluto avere un anno invece di cinque mesi. Ma eravamo già arrivati a luglio, al momento di essere diplomati, di ricevere l’assegnazione e di andarcene. Fui nominato per compiere l’opera di servitore dei fratelli, e questo servizio mi fu più gradevole dopo Galaad che prima.
Verso il febbraio 1946 mi giunse una lettera dal fratello Knorr mentre ero a McMinnville, nell’Oregon. Finalmente ero stato assegnato a Trinidad, nelle Indie Occidentali Britanniche. Subito, guardando sulla carta geografica, vidi che si trattava di una piccola isola a poca distanza dalla costa del Venezuela, a circa dieci gradi a nord dell’equatore. Trascorsi poi alcuni giorni con i miei familiari per salutarli, una settimana alla Bethel di Brooklyn per ricevere istruzioni sul lavoro d’ufficio e quindi partii per Miami e di lì verso Trinidad!
Atterrando all’aeroporto di Trinidad all’alba mi apparve una bella località verde circondata da maestose montagne e da campi di canna da zucchero: la mia nuova casa! Un fratello che aveva frequentato Galaad con me e che era stato assegnato a un’isola vicina stava visitando Trinidad. Egli era venuto con altri due per l’assemblea a cui avrebbero partecipato il fratello Knorr e il fratello Franz. Anche il servitore di filiale era all’aeroporto, e subito facemmo conoscenza e ci avviamo verso la città. Che differenza! Carri trainati da buoi, palme, piccole capanne e persone dalla pelle scura: tutto ciò mi rammentava molto i giorni passati a Laredo, nel Texas. Il fratello Knorr acquistò l’edificio che sarebbe stato adoperato come casa missionaria e ufficio filiale. Rimasi qui da solo da maggio fino ad ottobre, quando arrivarono gli altri missionari. Quasi ogni domenica i fratelli locali ed io formavamo comitive e andavamo a predicare in qualche luogo, spesso pronunciando anche un discorso pubblico, facile a tenersi all’aperto, e sempre, da allora fino ad oggi, con un buon numero di ascoltatori. Quando gli altri arrivarono vi furono nove missionari nella casa. Vi era molto lavoro da fare; i risultati cominciarono a vedersi subito. Vi era una sola congregazione (60 proclamatori) nella zona di Port of Spain quando la casa fu aperta. Ora vi sono circa 400 proclamatori e sette congregazioni. Questo è stato presto realizzato in tutto il territorio della filiale, avendo circa 3.500 persone che assistono alle assemblee regolarmente tenute qui come altrove.
La filiale è bene organizzata e dà prova della benedizione di Geova. Dei primi nove missionari alcuni sono ancora qui, e fra loro una sorella è divenuta mia moglie.
A tutti voi, miei fratelli più giovani, che desiderate sapere come piacere a Geova, mi si lasci dire che è bene che ricordiate il vostro Creatore in gioventù. Fate i pionieri; continuate a fare i pionieri; non ve ne rammaricherete mai. Se doveste essere invitati a Galaad, andate, ma non volgetevi indietro. Persistete. La persecuzione non indebolisce; rafforza i puri di cuore che temono Geova. Ricordate che la società del Nuovo Mondo appartiene a Geova ed egli farà ciò che gli piace mediante essa e correggerà in essa tutto ciò che non gli piace. Non dobbiamo preoccuparci; abbiamo bisogno di crescere in fede, in paziente perseveranza e, come servitori dedicati esclusivamente a Geova, dobbiamo continuare a perseguire il nostro scopo nella vita. Possiamo essere sicuri che se facciamo la nostra parte Geova farà la sua, sempre. Ora possiamo noi tutti lavorare con successo per sua immeritata benignità, continuando con la sua approvazione per la rivendicazione del suo nome e per i nostri privilegi senza fine nel suo Nuovo Mondo.
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La punizione per gli ereticiLa Torre di Guardia 1958 | 1° ottobre
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La punizione per gli eretici
◆ Tommaso d’Aquino, che visse durante il tredicesimo secolo, è l’illustre filosofo della Chiesa Cattolica Romana. È interessante notare che fino ad oggi la sua opera Summa Theologica è rimasta sostanzialmente la classica fonte autorevole cattolica romana. Discutendo sulla punizione per gli eretici, egli dice nell’Argomento XI, Art. 3, 2 a, 2ae: “È molto più grave corrompere la fede, la quale dà vita all’anima, che falsificare il denaro, il quale sostiene la vita temporale. Se dunque i falsificatori di denaro o altri malfattori sono subito giustamente messi a morte dai prìncipi secolari, quanto più gli eretici, appena sono dichiarati colpevoli d’eresia, possono essere, non soltanto scomunicati, ma giustamente uccisi”.
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