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  • La sicurezza spirituale provvedutaci da Dio
    La Torre di Guardia 1975 | 1° maggio
    • 28. Come l’Altissimo fece notare ad Abraamo d’essere onnipotente, e come lo dimostrò?

      28 Per centinaia di milioni di persone che oggi non conoscono la Sacra Bibbia, è difficile afferrare l’idea di un Essere onnipotente, senza uguale in tutto il reame dell’esistenza. Ma nel lontano ventesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare, l’Altissimo, Colui che fece il cielo e la terra, fece notare questo fatto al suo amico terreno, il patriarca Abramo. L’anno prima della nascita di Isacco figlio di Abramo per mezzo del Suo angelo l’Altissimo si definì onnipotente. Genesi 17:1, 2 ci dice: “Quando Abramo giunse all’età di novantanove anni, Geova apparve ad Abramo e gli disse: ‘Io sono Dio Onnipotente. Cammina dinanzi a me e mostrati senza difetto. E io farò di sicuro il mio patto fra me e te, e ti moltiplicherò assai, assai’”. Dimostrò che nulla gli era impossibile dando miracolosamente ad Abramo e alla sua attempata moglie il loro figlio Isacco, quando erano entrambi morti per quanto riguardava il riprodurre figli. Alla nascita di Isacco egli aveva cento anni ed ella ne aveva novanta. (Gen. 17:17; 21:1-5; Rom. 4:19-21) Questo Onnipotente esiste ancora.

      29. Solo per mezzo di che cosa possiamo venire oggi nel “luogo segreto dell’Altissimo”, e perché?

      29 L’Onnipotente fu un Essere molto intimo per Giacobbe nipote di Abraamo. (Gen. 35:11; 43:14; 48:3; 49:25; Eso. 6:3) Può essere molto intimo anche per noi, benché in contrasto siamo creature così piccole. Solo pensate d’essere Suo ospite nel “luogo segreto dell’Altissimo”! Ma dobbiamo ricordare che oggi siamo ammessi alla sua intimità solo per mezzo dei buoni uffici del suo più intimo Figlio celeste, Gesù Cristo. La notte prima di deporre la sua perfetta vita umana in sacrificio a Dio per i nostri peccati, Gesù disse ai suoi fedeli apostoli: “Io sono la via e la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Giov. 14:6) È dunque per mezzo di lui che ci accostiamo al più Alto di tutta l’esistenza e Lo riconosciamo come Sovrano Universale, il nostro Sovrano al quale appartengono la nostra vita e la nostra amorevole lealtà e devozione. In questo modo ci procuriamo “albergo sotto la medesima ombra dell’Onnipotente”.

      30, 31. Quale immagine aveva evidentemente nella mente il salmista quando parlò dell’essere “sotto la medesima ombra dell’Onnipotente”?

      30 Che cosa meravigliosa è per noi essere sotto l’ombra dell’Onnipotente! Questo indica che abbiamo il suo interesse, la sua considerazione e la sua attenzione. Qui l’immagine non è quella di una persona più piccola che è all’ombra di una persona molto più grande o all’ombra di una cosa inanimata, “l’ombra di una gran rupe in una terra esausta”. (Isa. 32:2) L’immagine corretta nella mente del compositore del salmo è quella suggerita dal Salmo 17:8, dove Davide prega l’Altissimo: “Custodiscimi come la pupilla del tuo occhio, possa tu nascondermi all’ombra delle tue ali”.

      31 Sì, l’immagine descritta è quella di un uccello che si libra in aria sopra i suoi piccoli e getta la sua ombra su di loro. Finché i piccoli in basso vedono d’essere all’ombra del genitore che sta in alto, sanno d’avere la sua attenzione e d’essere protetti e al sicuro dagli uccelli rapaci. Che tale sovrastante volo degli uccelli indichi attenzione e protezione è confermato da ciò che dice Isaia 31:4, 5: “Nello stesso modo Geova degli eserciti scenderà a far guerra sul monte Sion e sul suo colle. Come uccelli volanti, nello stesso modo Geova degli eserciti difenderà Gerusalemme. Difendendola, certo anche la libererà. Risparmiandola, la dovrà anche far scampare”.

      32. (a) A che cosa sono pertanto paragonati l’Onnipotente e noi che siamo sotto la Sua “medesima ombra”? (b) Il fatto che è anche l’Altissimo che cosa gli permette di fare come fedele Ospite?

      32 Pertanto l’Onnipotente è paragonato a un possente uccello, e quelli che sono nel “luogo segreto” di sicurezza spirituale sono paragonati ai piccoli di quell’uccello. Che siano “sotto la medesima ombra dell’Onnipotente” rende tanto più sicuro per loro il “luogo segreto”. Essendo l’Altissimo, ogni altra cosa è sotto di lui, e nulla di ciò che è sotto può sfuggire alle sue onnipotenti facoltà visive. Egli può immediatamente scorgere qualsiasi movimento da parte di qualche cosa o di qualcuno che sta sotto contro quelli che sono sotto la sua “medesima ombra”. Può all’istante venire in difesa di quelli che sono sotto la sua ombra e che albergano presso di lui come suoi ospiti spirituali, per preservarli. Adempie fedelmente la sua responsabilità di Padrone di casa, facendo gli onori a quelli che intrattiene come suoi ospiti. Com’è confortante questo pensiero! In quale altro luogo potremmo trovare vera sicurezza spirituale?

  • Libertà dal timore dei pericoli spirituali
    La Torre di Guardia 1975 | 1° maggio
    • Libertà dal timore dei pericoli spirituali

      1. Per ottenere tale libertà dal timore, quale condotta si deve seguire?

      PER ottenere la libertà dal timore dei pericoli spirituali descritta nel Salmo 91, dobbiamo seguire la condotta che esso stabilisce. In riferimento a parte di questa condotta, il salmista prosegue dicendo: “Dirò a Geova: ‘Sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio Dio in cui di sicuro confiderò’”. — Sal. 91:2.

      2. Chi viene così identificato da quel nome incomparabile, in armonia con Esodo 6:2, 3?

      2 Notiamo che il salmista (o colui che egli rappresenta) dice a Geova: “Sei il mio rifugio e la mia fortezza”. In questo modo identifica l’Altissimo e l’Onnipotente come Colui che porta l’incomparabile nome Geova. Questo è in armonia con ciò che l’Altissimo disse a Mosè dopo il suo ritorno in Egitto: “Io sono Geova. E apparivo ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe come Dio Onnipotente, ma rispetto al mio nome di Geova non mi feci conoscere da loro”. — Eso. 6:2, 3.

      3. Ampliando il significato del suo nome, quale espressione ebraica usò l’Onnipotente, e che cosa significava e sottintendeva, secondo com’è resa da alcune traduzioni?

      3 Ampliando il significato del suo nome, l’Onnipotente disse a Mosè: “Eh·yehʹ a·sherʹ eh·yehʹ”. Questa espressione, che si trova nel testo ebraico di Esodo 3:14, significa: “IO SARÒ QUEL CHE SARÒ (traduzione del rabbino Leeser); o: “Sarò qualsiasi cosa mi piaccia essere” (traduzione di Rotherham); o: “IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE”. (Traduzione del Nuovo Mondo) Ciò significava che questo Onnipotente poteva adattarsi alle circostanze del suo popolo, e che, qualsiasi cosa dovesse essere o mostrar d’essere per amore del suo popolo in armonia con il suo proposito, poteva e voleva esserlo o

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