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  • Fuggite entro le città di rifugio
    La Torre di Guardia 1956 | 15 luglio
    • 5. Quante città di rifugio dovevano essere stabilite, e perché non erano città comuni?

      5 Nel quarantesimo anno del loro viaggio gli Israeliti raggiunsero le deserte pianure di Moab ad est del fiume Giordano, di fronte alla città di Gerico. Piacque allora a Dio di ordinar loro di stabilire a parte sei città di rifugio, tre ad est del fiume e tre ad ovest. Queste non erano semplici e comuni città, ma città appartenenti agli speciali servitori di Geova addetti al suo tempio, delle quali una, Hebron, era la città dei sacerdoti, mentre le altre cinque appartenevano ai Leviti. Essendo luoghi di rifugio in cui il rifugiato non poteva essere toccato dai giustizieri, erano considerate come sacre. Quindi dell’assegnazione delle città leggiamo: “Essi dunque consacrarono Kedes . . . Sichem . . . e Kiriath-Arba, che è Hebron, . . . Betser, . . . Ramoth, in Galaad, . . . e Golan”. (Gios. 20:7, 8) Perciò le città di rifugio avevano lo speciale riconoscimento di Dio, e il loro potere di provvedere rifugio doveva essere rispettato.

      6. Che cosa le città di rifugio avevano lo scopo di evitare, e che cosa sarebbe accaduto se gli Israeliti avessero trascurata o scartata questa legge?

      6 Lo scopo delle città di rifugio era di evitare che il paese fosse contaminato da sangue innocente; non il sangue di chi fosse stato involontariamente ucciso, ma quello dell’omicida involontario, innocente di qualsiasi cattiva intenzione: “affinché non si sparga sangue innocente in mezzo al paese che l’Eterno [Geova], il tuo Dio, ti dà in eredità, e tu non ti renda colpevole di omicidio”. (Deut. 19:10) Inoltre, se gli Israeliti non avessero tenuto conto della legge delle città di rifugio, tentando di trascurare o scartare la legge, ciò avrebbe portato alla contaminazione del paese col sangue della persona innocente, uccisa sia volontariamente che involontariamente. “Non contaminerete il paese dove sarete, perché il sangue contamina il paese; e non si potrà fare per il paese alcuna espiazione del sangue che vi sarà stato sparso, se non mediante il sangue di colui che l’avrà sparso. Non contaminerete dunque il paese che andate ad abitare, e in mezzo al quale io dimorerò: poiché io sono l’Eterno [Geova] che dimoro in mezzo ai figliuoli d’Israele”. — Num. 35:33, 34.

      7. Per vendicare il sangue sparso, chi era fatto a immagine di Dio, e dove poteva fuggire un omicida per salvarsi?

      7 Geova riconosceva al parente più stretto della persona ingiustamente uccisa il diritto di mettere a morte l’omicida quando l’avesse trovato. Geova riconosceva questo parente stretto come vindice del sangue e gli concedeva quindi diritto e potere di giustiziere. Così Dio fece il vindice del sangue “a immagine sua”, perché Dio stesso ha il diritto e il potere di giustiziare gli omicidi. (Gen. 9:6) La legge di Dio diceva: “Sarà il vindice del sangue quegli che metterà a morte l’omicida; quando lo incontrerà, l’ucciderà”. (Num. 35:19) Tuttavia, un uomo avrebbe potuto uccidere qualcuno, oppure provocarne la morte accidentalmente, involontariamente, senza cattiveria e premeditazione. Per proteggere tale uomo Dio provvide le città di rifugio, affinché la vita dell’omicida involontario fosse risparmiata fino a che non fosse stato processato e non avesse dimostrato di non aver avuto alcuna intenzione di uccidere e nessun odio micidiale. (Gios. 20:9) Così l’omicida innocente poteva fuggire alla città di rifugio del suo distretto. “Designerete delle città che siano per voi delle città di rifugio, dove possa ricoverarsi l’omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente. Queste città vi serviranno di rifugio contro il vindice del sangue, affinché l’omicida non sia messo a morte prima d’esser comparso in giudizio dinanzi alla raunanza. Delle città che darete, sei saranno dunque per voi città di rifugio”. — Num. 35:11-13.

      8. Quale provvedimento della Cristianità cattolica non fu prefigurato da tali città di rifugio, e perché infine questo provvedimento fu abolito?

      8 Il patto della legge di Geova con l’Israele naturale provvedeva città di rifugio letterali. Il nuovo patto di Geova con l’Israele spirituale provvede un rifugio consimile. Pertanto le città di rifugio d’Israele tipificavano o prefiguravano una buona cosa a venire, in relazione con Cristo. (Col. 2:16, 17; Ebr. 10:1) Che cosa tipificavano o prefiguravano? Non le chiese e i precinti della Chiesa Cattolica Romana, che una volta provvedevano un santuario o rifugio ai trasgressori della legge. Quando i cosiddetti Cristiani cominciarono ad adottare le consuetudini del paganesimo dando loro un’apparenza cristiana, l’usanza pagana di offrire diritto di asilo nei santuari si trasferì alla Cristianità. Sin dai tempi dell’imperatore romano Costantino le chiese cattoliche romane furono dichiarate rifugi, dove gli infelici potevano rifugiarsi quando erano inseguiti dagli agenti della legge o da potenti e vendicativi nemici. Nel 681 il sinodo di Toledo amplificò il diritto di asilo estendendolo a trenta passi intorno a ogni chiesa. Da quel tempo il privilegio ecclesiastico si diffuse in tutta la Cristianità cattolica e continuò, almeno in Italia, per tutto il tempo che il papa vi restò indipendente e ne ebbe il dominio. Ma questa assunzione ecclesiastica trasferiva il potere dai magistrati civili al sacerdozio e agiva contro la legge e la debita amministrazione della giustizia. Aiutava il colpevole o i simpatizzanti del colpevole ad abusare del privilegio. L’Encyclopedia Americana dice: “Furono gli abusi originati da questo sistema, quali tentativi di sconfiggere i fini della giustizia, che condussero alla sua abolizione in tutti i Paesi cristiani”. — Vol. 24, sotto “Santuario”.

      9. Sin da quando le città di rifugio hanno il loro adempimento antitipico, e perché vi è ora urgente bisogno di tale antitipo?

      9 Le tipiche città di rifugio hanno il loro adempimento antitipico sin dalla nascita del regno di Dio nei cieli nel 1914 (d.C.) poiché esso rivendicherà il sangue di tutti quelli che sono stati uccisi ingiustamente. Il tempo di rivendicare il sangue innocente si avvicina e vi è urgente bisogno dell’antitipica città di rifugio, poiché sin dal 1918, quando il Signore Geova venne col suo Angelo del patto al tempio spirituale, decorre il tempo di giudizio per determinare la colpevolezza del genere umano per il sangue sparso.

      10. Che cos’è oggi l’antitipica città di rifugio? Dove si trova, e chi ne trae beneficio?

      10 Qual è oggi l’antitipica città di rifugio? Così come le tipiche città di rifugio erano città dei servitori del tempio, compreso il sommo sacerdote di Geova, l’antitipica città dev’essere un provvedimento di Geova per proteggerci dalla morte per violazione del patto divino concernente la santità del sangue, mediante la nostra accettazione e preservazione dei benefici del servizio attivo del Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo. Tale provvedimento protettivo si trova nell’organizzazione teocratica del popolo di Geova. Essa esiste soltanto per quelli prefigurati dall’omicida accidentale o involontario: “Chiunque avrà ucciso il suo prossimo involontariamente, senza che l’abbia odiato prima, . . . si rifugerà in una di queste città ed avrà salva la vita; altrimenti il vindice del sangue, mentre l’ira gli arde in cuore, potrebbe inseguire l’omicida e, quando sia lungo il cammino da fare, raggiungerlo e colpirlo a morte, mentre non era degno di morte, in quanto che non aveva prima odiato il compagno”. — Deut. 19:4-6.

      OMICIDIO COLLETTIVO

      11. Da quando è stato sparso più sangue che mai nel passato, e specialmente per quale grande contesa?

      11 Dalla nascita del regno di Dio mediante Cristo nel 1914 è stato sparso più sangue che mai prima nella storia umana, non soltanto per gli omicidi privati e quelli involontari, ma maggiormente per le uccisioni collettive nelle due più grandi stragi di tutta la storia umana, la prima e la seconda guerra mondiale. Entrambe le parti che parteciparono allo sfrenato massacro umano cercano di giustificarsi e lavarsi le mani sporche di sangue nell’acqua dei vari argomenti giustificativi. Ma noi sappiamo che ambedue s’impegnarono nella grande carneficina nella contesa per il dominio mondiale, sebbene fossero state avvisate dal popolo di Geova sia prima del 1914 che, più particolarmente, dopo il 1914 riguardo alla fine dei “fissati tempi delle nazioni” e all’istituzione del regno di Dio in quell’anno. Queste guerre furono combattute con tutti i mezzi, poiché per combatterle e vincerle furono mobilitate le intere nazioni e tutti i cittadini dovettero contribuire allo sforzo nazionale; e i popolati centri civili dietro le linee divennero obiettivi di bombardamento strategico.

      12. Quali scritture dovrebbero ricordare le organizzazioni mondane che cercano di giustificarsi, e perché la religione non è pura a questo riguardo?

      12 Quindi le nazioni e le organizzazioni mondane che non si sentono per nulla colpevoli davanti a Dio ricordino le parole di Paolo: “Non ho nessun peso sulla coscienza. Ma per questo non sono rivendicato, bensì chi mi esamina è Geova”. (1 Cor. 4:4, NM) Anche il proverbio: “Tutte le vie dell’uomo gli paion dritte, ma l’Eterno [Geova] pesa i cuori”. (Prov. 21:2) E così le parole apostoliche: “Poiché non colui che raccomanda se stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda”. (2 Cor. 10:18) Davanti a Dio, Datore e Sostenitore della vita, tutto il genere umano è responsabile dello spargimento di sangue, sia quelli che hanno sparso il sangue direttamente che coloro che hanno dato il loro appoggio morale o materiale. A questo riguardo le vesti della religione non sono pulite, perché in questi massacri i capi religiosi di tutte le nazioni in guerra, anche il clero della Cristianità, hanno pregato i loro dèi per benedizioni celesti sulle proprie forze militari. Quindi alla Cristianità si applicano le parole profetiche rivolte all’infedele Gerusalemme: “Fino nei lembi della tua veste si trova il sangue di poveri innocenti”. — Ger. 2:34.

      13. Quale illustrazione tipica provvide Geova per mostrare la comune responsabilità per il sangue sparso?

      13 Noi dobbiamo ricordare che il Dio di giustizia imputa al popolo una responsabilità comune per lo spargimento di sangue. Egli ha reso ciò molto chiaro nella legge da lui data ad Israele e concernente una persona uccisa il cui uccisore non fosse mai scoperto: “Quando nella terra di cui l’Eterno, il tuo Dio, ti dà il possesso si troverà un uomo ucciso, disteso in un campo, senza che sappiasi chi l’abbia ucciso, i tuoi anziani e i tuoi giudici usciranno e misureranno la distanza fra l’ucciso e le città dei dintorni”. Per liberarsi della colpa, gli anziani della città più probabilmente colpevole dovevano spezzare il collo di una giovenca che non avesse mai lavorato nel torrente di una valle incolta, e dovevano farlo davanti ai sacerdoti Leviti, “poiché l’Eterno, il tuo Dio, li ha scelti per servirlo e per dare la benedizione nel nome dell’Eterno, e la loro parola ha da decidere ogni controversia e ogni caso di lesione”. Gli anziani di questa città si lavavano quindi le mani sopra la giovenca dal collo spezzato e dovevano dire: “Le nostre mani non hanno sparso questo sangue, e i nostri occhi non l’hanno visto spargere. O Eterno, perdona al tuo popolo Israele che tu hai riscattato, e non far responsabile il tuo popolo Israele del sangue innocente”. Soltanto allora, diceva le legge di Dio, “quel sangue sparso sarà loro perdonato. Così tu torrai via di mezzo a te il sangue innocente, perché avrai fatto ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno”. — Deut. 21:1-9.

      14. Come condividono oggi i popoli una stessa responsabilità per il sangue che ha bagnato la terra?

      14 Quindi tutti i popoli, specialmente in questi giorni di guerra totale, mobilitazione nazionale, relazioni, trattati e commercio internazionali, condividono una comune responsabilità per il sangue che ha bagnato la terra, sangue sparso perché le nazioni hanno rifiutato di riconoscere la sovranità universale di Geova e di sottomettersi pacificamente a Gesù Cristo, l’intronizzato Re di Geova, cercando il suo favore.

      15. Quali persone sono oggi simili all’omicida che in Israele uccideva involontariamente o senza aver odiato, e in che modo?

      15 Chi non è oggi colpevole di spargimento di sangue, sia direttamente che per associazione, sia in tempo di guerra che in tempo di pace? Alcuni possono aver commesso omicidio guidando sbadatamente un’automobile o per altro incidente o volontariamente. Più tardi si saranno pentiti, e mentre la legge può aver loro inflitta una punizione che dev’essere scontata per ‘rendere a Cesare le cose di Cesare’, tuttavia essi hanno implorata la misericordia di Dio, il Datore di vita. Altri possono aver preso parte a uccisioni collettive, pensando coscienziosamente che fosse loro dovere, o perché persuasi dai capi e insegnanti religiosi che fosse volere di Dio e significasse rendere sacro servizio a Dio. Essi hanno poi confessato di aver sbagliato, comprendendo di aver bisogno della misericordia divina. Altri, incitati dalla velenosa opposizione del clero della Cristianità o di altri capi religiosi, si sono uniti alla persecuzione dei testimoni di Geova, provocando la morte di migliaia di essi per la loro integrità verso Dio. Ora comprendono come fossero stati male informati e mal guidati e quanto abbiano bisogno della misericordia di Dio, come ne aveva bisogno Saulo di Tarso. Noi tutti dobbiamo renderci conto della comune responsabilità per la violenta distruzione di vite umane. Pensiamo che se fossimo stati meglio informati e meglio istruiti non avremmo agito in tal modo e non avremmo avuto in essa alcuna parte. Tutto è accaduto accidentalmente o involontariamente per la nostra mancanza di conoscenza e comprensione della legge e volontà di Dio. Chiunque si trovi in questa condizione è simile all’antico omicida in Israele, avendo ‘ucciso il prossimo involontariamente, senza averlo odiato prima’.

      16. (a) Che cosa prefigura la fuga a una città di rifugio? (b) Per persone di quale nazionalità servivano le città di rifugio in Israele?

      16 La fuga in una città di rifugio raffigura quanto velocemente dobbiamo camminare, sia che siamo dedicati a Dio o no, e come, confessando a lui la nostra colpevolezza per il sangue sparso, lo supplichiamo di aver misericordia di noi per mezzo del suo grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, che provvide il prezzo di riscatto per tutto il genere umano. Cerchiamo quindi di dimostrare a Dio che il nostro pentimento è sincero rimanendo saldi nel nostro rifugio nei limiti del suo provvedimento, la sua organizzazione teocratica. Dobbiamo tenere in mente per chi fossero le antiche città di rifugio, per ben comprendere chi possa trarre profitto dal loro odierno antitipo. La legge di Geova diceva: “E saranno città di rifugio. Queste sei città serviranno di rifugio ai figliuoli d’Israele, allo straniero e a colui che soggiornerà fra voi, affinché vi scampi chiunque abbia ucciso qualcuno involontariamente”. “Queste furono le città assegnate a tutti i figliuoli d’Israele e allo straniero dimorante fra loro, affinché chiunque avesse ucciso qualcuno involontariamente potesse rifugiarvisi e non avesse a morire per man del vindice del sangue, prima d’esser comparso davanti alla raunanza”. — Num. 35:14, 15 e Gios. 20:9.

      17. Chi, dunque, trasse vantaggio per primo dalla protezione divina per gli omicidi involontari, e perché?

      17 Quindi anche i membri dello spirituale “corpo di Cristo”, la congregazione degli unti Cristiani, hanno bisogno di questo provvedimento, poiché sono gli antitipici “figli d’Israele”; sono membri dell’Israele spirituale. I primi membri di questo rimanente, durante gli anni della prima guerra mondiale, divennero prigionieri del mondo babilonico perché ebbero paura di uomini altolocati e la loro condotta non fu nettamente separata da questo mondo, non interamente neutrale verso i combattimenti mortali di questo mondo. Non sappiamo precisamente quanta colpa per il sangue sparso addebitasse loro Geova, venuto al suo tempio. Ma dopo che nel 1919 li ebbe liberati dalla loro schiavitù in Babilonia essi si pentirono di ogni peccato commesso, confessarono la loro colpa e cercarono di purificare la loro adorazione a lui, sotto la sua guida e mediante Cristo. Inoltre, sin d’allora, e particolarmente fino al 1931, migliaia di quelli che si erano positivamente macchiati di sangue ascoltarono il messaggio del regno e dell’approssimarsi di Armaghedon e cominciarono a fuggire all’antitipica città di rifugio. Si pentirono e si rivolsero a Dio per ottenere misericordia. Riponendo fede nel suo Sommo Sacerdote Gesù Cristo, si dedicarono completamente a Dio per fare in seguito la sua volontà e per rimanere strettamente nei limiti dei suoi misericordiosi provvedimenti ed essere risparmiati all’esecuzione di tutti i colpevoli di spargimento di sangue ad Armaghedon. In questo tempo di ‘abbreviazione dei giorni di tribolazione a causa degli eletti’ gli Israeliti spirituali furono i primi a trarre beneficio da questa protezione divina per l’omicida involontario.

      18. Per quali altre persone serve l’antitipica città di rifugio, secondo la prefigurazione del tipo, e che cosa dimostra questo riguardo al tempo dell’adempimento del tipo?

      18 Ma le antiche città di rifugio servivano anche “per i residenti temporanei e per gli immigranti” in Israele. Poiché questi non erano Israeliti non prefigurano quelli dell’Israele spirituale, né quelli del rimanente spirituale di oggi, bensì quelli che si rivolgono al Dio dell’Israele spirituale e desiderano trarre beneficio dai suoi misericordiosi provvedimenti mediante il suo Sommo Sacerdote. I loro occhi si sono aperti e hanno visto quanto responsabile per il sangue sparso sia tutto il mondo, e non vogliono più esserne partecipi, né subirne la punizione con questo mondo ad Armaghedon. Perciò anch’essi fuggono dalla minacciosa esecuzione per entrare nell’antitipica città di rifugio sotto il Sommo Sacerdote Gesù. Nel fuggire dimostrano la sincerità del loro pentimento e della loro fiducia nella misericordia di Dio onde risparmi la loro vita mediante Cristo. Come? Dedicandosi a Dio e sottomettendosi alla sua divina volontà adesso e per tutta l’eternità. Oggi dunque, per salvarsi dalla morte che attende quelli che hanno sparso sangue, centinaia di migliaia di rifugiati della classe del “residente temporaneo” o “immigrante” trovano rifugio nel provvedimento di Geova insieme ai membri del rimanente, nella società del nuovo mondo. Questo è il tempo, e sin dal 1931, che queste “altre pecore” del Signore Gesù vengono radunate nel suo ovile, per essere “un solo gregge” col rimanente dell’Israele spirituale. E questo è una prova ulteriore che adesso, sin dal 1914, è il tempo dell’adempimento del quadro profetico delle città di rifugio.

  • Mantenetevi entro i confini del rifugio
    La Torre di Guardia 1956 | 15 luglio
    • Mantenetevi entro i confini del rifugio

      1, 2. Quali restrizioni erano imposte al rifugiato nella città di rifugio, e per quanto tempo?

      COLUI che fuggiva il vindice del sangue aveva l’obbligo di dimostrarsi innocente da qualsiasi intenzione omicida verso la persona involontariamente uccisa. La città di rifugio alla quale egli era fuggito doveva prima rimandarlo a quella nella quale o vicino alla quale si era verificata l’uccisione. Quivi l’assemblea doveva fare un processo per stabilire se l’omicida meritasse la protezione di una città di rifugio: “Allora ecco le norme secondo le quali la raunanza giudicherà fra colui che ha colpito e il vindice del sangue. La raunanza libererà l’omicida dalle mani del vindice del sangue e lo farà tornare alla città di rifugio dove s’era ricoverato. Quivi dimorerà, fino alla morte del sommo sacerdote che fu unto con l’olio santo”. (Num. 35:24, 25) Poiché Hebron, una delle città di rifugio, era la città del sommo sacerdote e dei suoi assistenti, i figli di Aaronne, questo ci ricorda che il Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo, è colui ch’è unto per giudicare dell’intenzionalità da parte dell’omicida di provocare la morte di un altro. Egli è colui che decide se si possa ammetterlo nel luogo di rifugio di Geova, la società del nuovo mondo, e permettergli di rimanervi.

      2 Poiché risparmiare la morte al rifugiato era un atto di misericordia, era perfettamente giusto confinarlo, limitando la sua libertà. Egli doveva rimanere nei limiti della città di rifugio e dei mille cubiti di terreno intorno ad essa. Oltre quel limite la sua vita sarebbe stata in pericolo. “Ma se l’omicida esce dal confine della città di rifugio dove s’era ricoverato, e se il vindice del sangue trova l’omicida fuori dei confini della sua città di rifugio e l’uccide, il vindice del sangue non sarà responsabile del sangue versato. Poiché l’omicida deve stare nella sua città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote; ma, dopo la morte del sommo sacerdote, l’omicida potrà tornare nella terra di sua proprietà. Non accetterete prezzo di riscatto che permetta a un omicida di ricoverarsi nella sua città di rifugio e di tornare ad abitare nel paese prima della morte del sacerdote”. (Num. 35:26-28, 32) Era quindi necessario che il sommo sacerdote in carica quando si fosse verificata l’uccisione fosse morto, prima che l’omicida involontario potesse ritornare alla propria città oppure alle terre sue per eredità, senza paura del vindice del sangue. Se dunque lo stesso sommo sacerdote israelita avesse ucciso qualcuno involontariamente non avrebbe potuto lasciare la sua città di rifugio per tutta la propria vita. Se un Levita avesse ucciso involontariamente, non avrebbe potuto lasciare la sua città di rifugio per andare al tempio di Geova e compiere i suoi doveri levitici finché non fosse morto il sommo sacerdote. Questo mostrava che il sommo sacerdote governava la vita e la libertà dei rifugiati.

      3. Per mezzo di chi è concessa la protezione di Geova ai rifugiati macchiati di sangue, e quali sono le conseguenze se essi lasciano l’antitipica città di rifugio?

      3 Ciò mostra inoltre che la protezione provveduta oggi da Geova ai rifugiati macchiatisi di sangue perché non siano giustiziati durante la rivendicazione del sangue innocente ad Armaghedon, viene concessa per mezzo del Sommo Sacerdote Gesù Cristo, il quale diede la propria vita umana per riscattare anche gli omicidi pentiti oltre ai peccatori di ogni altra specie. L’uscire dalla città di rifugio prima della morte del sommo sacerdote d’Israele raffigura quindi che colui che ottiene misericordia e protezione da Dio si ribella alle limitazioni impostegli da Dio. Egli perde l’apprezzamento di ciò che Dio ha fatto per lui per mezzo di Cristo e della ragione per cui Dio gli ha imposto dei limiti. Diventa simile a Scimei, che per aver maledetto Davide, il quale fuggiva dal proprio figlio Absalom, fu confinato nella città di Gerusalemme dal re Salomone, successore di Davide. Scimei mise il re Salomone alla prova, se ne andò da Gerusalemme per riprendere due dei suoi schiavi, e al suo ritorno fu messo a morte per avere egoisticamente oltrepassato i confini. (1 Re 2:36-46) Perciò colui che abbandona il rifugio non avrà la protezione espiatoria del sacrificio di Cristo non avendo più fiducia nel suo merito e non ritenendolo più necessario per essere protetto dalla punizione divina per il peccato. Egli diventa negligente nel soddisfare le esigenze di Geova e umiliarsi sotto la potente mano di Dio, e sviluppa la propria giustizia riponendo fiducia in essa per essere salvato. Egli mette Dio troppo a lungo alla prova, e mette nuovamente al palo Gesù Cristo per se stesso, perdendo così ogni senso di pentimento. Fuori del misericordioso rifugio di Geova egli è certo di subire la morte ad Armaghedon allorché ogni colpa non perdonata per il sangue sparso sarà rivendicata. Egli non sopravvivrà.

      4, 5. (a) Quali domande sorgono riguardo all’adempimento della morte del sommo sacerdote d’Israele? (b) Perciò, quanto tempo i membri del rimanente dell’Israele spirituale devono restare nella loro città di rifugio?

      4 Il Sommo Sacerdote Gesù Cristo, sin dalla sua resurrezione dai morti, ha “il potere di una vita indistruttibile” e “non muore più”, poiché “la morte non lo padroneggia più”, ma egli è un “sacerdote per sempre” simile a Melchisedec. (Ebr. 7:15-17 e Rom. 6:9, NM) Come dunque può egli adempiere la prefigurazione del sommo sacerdote d’Israele? E come quindi si potrebbe uscire dall’antitipica città di rifugio, la società del nuovo mondo? Quanto tempo vi dovranno rimanere i rifugiati dei giorni moderni? Dobbiamo ricordarci che il sommo sacerdote d’Israele, quando moriva, cessava di servire come sommo sacerdote e di offrire l’espiazione per gli omicidi involontari. Quindi i membri del rimanente entro l’antitipica città di rifugio devono rimanervi finché vivono sulla terra. Essi sperano di sopravvivere alla battaglia di Armaghedon per entrare nel nuovo mondo di Dio, ma anche dopo quella battaglia e la morte dei colpevoli per il sangue versato essi avranno bisogno del merito espiatorio del loro Sommo Sacerdote celeste. Perché? Perché sono ancora nella carne imperfetta.

      5 Tuttavia, quando termineranno di compiere il loro dovere terrestre dopo Armaghedon e moriranno venendo istantaneamente risuscitati alla vita come creature divine e spirituali nei cieli, essi non avranno più bisogno del sacrificio espiatorio del Sommo Sacerdote di Geova, perché allora avranno lasciato per sempre la carne, sacrificata in rivendicazione della sovranità universale di Geova. Tutto ciò che appartiene alla carne imperfetta, compresa la responsabilità per il sangue sparso involontariamente, sarà allontanato da loro. In tal modo il Sommo Sacerdote sarà morto per loro in quanto a riscatto e protezione. Ma fino alla fine di Armaghedon e finché il loro tabernacolo carnale, la loro casa o tenda terrena, non sarà dissolto nella morte e finché essi non acquisteranno “da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli”, essi rimarranno nella città di rifugio sotto l’immortale Sommo Sacerdote. — 2 Cor. 5:1.

      6. Come i superstiti di Armaghedon non appartenenti all’Israele spirituale rimangono nella loro città di rifugio fino all’antitipica morte del Sommo Sacerdote, e per quale motivo in seguito potrebbero essi morire?

      6 Ma che dire dei rifugiati moderni, i “residenti temporanei” e “immigranti”? Dato che rimarranno sempre nella carne, quando potranno lasciare la loro città di rifugio per essere liberi dalla responsabilità del sangue versato involontariamente? Essi non potranno uscire dalla città di rifugio sotto Cristo immediatamente dopo Armaghedon, poiché essi pure, come il superstite rimanente, saranno nella carne imperfetta, contaminata dal peccato. Quindi saranno obbligati a rimanere sotto la protezione espiatoria del Sommo Sacerdote altrimenti il vindice del sangue li ucciderebbe. Valendosi di questo durante i mille anni del suo regno e sacerdozio essi saranno infine elevati alla perfezione umana. Al termine dei mille anni egli li presenterà a Geova Dio insieme a tutto il resto del restaurato genere umano per una prova finale ed eternamente decisiva della loro integrità, mediante lo scioglimento di Satana e dei suoi demoni per breve tempo. Superando questa prova con approvazione divina, Geova Dio li giustificherà per la vita eterna nella “nuova terra” paradisiaca del nuovo mondo. Ma quando il Sommo Sacerdote li avrà presentati nella loro umana perfezione egli in effetti per loro sarà morto quale Sacerdote per espiazione e protezione, perché essi saranno usciti dalla sua protezione nella città di rifugio e saranno stati portati davanti a Dio per una prova del loro proprio merito. Se alcuni dopo questa prova moriranno, ciò non avverrà mediante il vindice del sangue, né a causa di una precedente colpevolezza per involontario spargimento di sangue, ma per disubbidienza volontaria, per qualche motivo egoistico, nella prova della propria integrità. — Apoc. 20:1-6, 11-15.

      ‘PREPARATE LA STRADA’

      7. Come agiva l’antica città di rifugio verso l’omicida involontario, e come doveva egli comportarsi in essa?

      7 L’antica città di rifugio doveva aprire le sue porte e ospitare l’omicida involontario. “L’omicida si ricovererà in una di quelle città; e, fermatosi all’ingresso della porta della città, esporrà il suo caso agli anziani di quella città; questi lo accoglieranno presso di loro dentro la città, gli daranno una dimora, ed egli si stabilirà tra loro. E se il vindice del sangue lo inseguirà, essi non gli daranno nelle mani l’omicida, poiché ha ucciso il prossimo senza averne l’intenzione, senza averlo odiato prima. L’omicida rimarrà in quella città finché, alla morte del sommo sacerdote che sarà in funzione in quei giorni, comparisca in giudizio davanti alla raunanza. Allora l’omicida potrà tornarsene e rientrare nella sua città e nella sua casa, nella città donde era fuggito”. (Giosuè 20:4-6) Mentre era nella città di rifugio il rifugiato era privato della libertà di recarsi al tempio di Dio, tuttavia era in stretto contatto coi servitori del tempio, i Leviti, e ad Hebron con i sacerdoti e anche col sommo sacerdote, la cui morte prematura però non avrebbe dovuto desiderare, poiché ciò avrebbe significato essere incline a uno spirito di assassinio e di ribellione contro le limitazioni impostegli da Dio. Egli non doveva essere pigro, pensando che la città avesse l’obbligo di mantenerlo divenendo così economicamente un peso per i Leviti e i sacerdoti; ma doveva imparare un mestiere per contribuire al benessere e alla prosperità della città.

      8. Come devono dunque comportarsi coloro che fuggono alla città di rifugio cristiana, e con quale risultato?

      8 Similmente quelli che fuggono alla città di rifugio cristiana non possono restare inoperosi nella società del nuovo mondo. Devono mostrare l’apprezzamento per la misericordia divina verso di loro e devono mantenersi in contatto col rimanente del “real sacerdozio” e specialmente col Sommo Sacerdote sotto il cui riparo trovano protezione. Non devono essere di peso o di ostacolo ritardando l’attività del nuovo mondo succhiandone la prosperità spirituale. In questa organizzazione essi devono imparare un mestiere, e considerando gli obblighi divini ad essa imposti, l’unico “mestiere” adatto è l’addestramento per predicare il messaggio del regno e dichiarare il “giorno di vendetta del nostro Dio”. (Matt. 24:14; Isa. 61:1, 2) Questo fa sì che entro i confini il tempo passi felicemente prima di Armaghedon, alla lode di Geova, apportando salvezza al rifugiato e ad altri.

      9. Per essere liberati dalla responsabilità del sangue per che cosa si sono dichiarati i rifugiati e per quale patto hanno preso posizione?

      9 Quindi eccoci oggi nella nostra città di rifugio, decisi a restarci fino alla “morte” del Sommo Sacerdote. Poiché i testimoni di Geova sono decisi a restare nei confini della misericordiosa ‘città di rifugio’ di Geova sotto il suo Sommo Sacerdote, questi testimoni, il 1º novembre 1939 si dichiararono assolutamente neutrali nelle contese sanguinose di questo mondo. Inoltre essi hanno preso posizione per il patto di Dio concernente la santità del sangue, non per violarlo mediante trasfusioni di sangue che hanno causato molte disgrazie di cui non si parla; e si serbano puri da qualsiasi volontaria responsabilità di sangue al cospetto di Dio. L’omicida volontario non trovava alcun asilo nell’antica città di rifugio ma era consegnato al vindice del sangue perché secondo giustizia morisse per mano sua. Noi non desideriamo nessuno di questi omicidi volontari nella società del nuovo mondo. — Num. 35:16-21, 30, 31; Deut. 19:11-13. — Vedere La Torre di Guardia (inglese) del 1º novembre 1939; 1º luglio 1945.

      10. Quale aiuto doveva provvedersi all’omicida involontario affinché la sua fuga fosse sicura, e qual era la prefigurazione di questo?

      10 I sacerdoti e i Leviti delle città di rifugio dovevano essere molto soccorrevoli verso gli uomini che si rifugiavano in esse ed offrir loro sicurezza e protezione. Inoltre, essi e tutto Israele dovevano essere molto solleciti nell’aiutare i poveri fuggitivi a sfuggire il vindice del sangue raggiungendo i sicuri precinti della città di rifugio, impedendo così che si spargesse il sangue innocente degli omicidi involontari. La misericordiosa legge di Geova diceva: “Metterai da parte tre [altre] città, in mezzo al paese [Israele], del quale, l’Eterno, il tuo Dio, ti dà il possesso. Preparerai delle strade, e dividerai in tre parti il territorio del paese [ad ovest del fiume Giordano] che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà come eredità, affinché qualsivoglia omicida si possa rifugiare in quelle città”. (Deut. 19:2, 3) Questa ‘preparazione delle strade’ significava che le strade principali per la fuga alle città di rifugio dovevano essere strade maestre; le colline dovevano essere livellate, le pietre d’inciampo dovevano essere tolte, i fiumi dovevano essere forniti di ponti, le strade dovevano essere allargate fino a trentadue cubiti o circa quindici metri, affinché l’ingombro del traffico non ostacolasse la fuga, e agli incroci si dovevano alzare dei segnali con la scritta “Rifugio! Rifugio!” per indicare la direzione della città di asilo. Ciascuna parte del paese aveva la propria città di rifugio, tre ad est del Giordano e tre ad ovest del fiume, affinché la fuga da un qualsiasi territorio non dovesse durare troppo a lungo. Ognuno conosceva la propria città di rifugio.

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