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Lodano la pace, ma glorificano la guerraSvegliatevi! 1985 | 22 dicembre
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Perché avevano interrotto i combattimenti? Perché a questi soldati inglesi e tedeschi era stato insegnato che Cristo, il Principe della pace, era nato il 25 dicembre. E alla sua nascita non avevano cantato gli angeli: “Sulla terra pace fra gli uomini di buona volontà”? (Luca 2:14) Quindi non aveva senso che in un momento simile coloro che si professavano seguaci di Cristo si uccidessero!
Ma non tutti volevano la pace a Natale. “Allorché sul fronte occidentale sopraggiunse un altro Natale”, spiegò Lloyd, “nella terra di nessuno fraternizzarono di nuovo, malgrado l’ordine di non farlo. Almeno due ufficiali finirono per questo davanti alla corte marziale”.
L’atteggiamento delle chiese
Come considerarono le chiese il fatto che i loro seguaci andassero a combattere contro i correligionari di altri paesi? A Natale gli ecclesiastici ripetevano a pappagallo il messaggio di pace che gli angeli avevano annunciato alla nascita di Cristo, e lodavano Gesù come Principe della pace. (Isaia 9:6) Eppure non trovavano niente da ridire quando i loro seguaci uccidevano persone della stessa religione nelle opposte trincee, che fosse il giorno di Natale o qualsiasi altro giorno dell’anno!
Lo storico della religione Roland H. Bainton riferisce qual era la situazione quando gli Stati Uniti entrarono nella prima guerra mondiale: “Gli ecclesiastici americani di tutte le fedi non erano mai stati così uniti fra loro e così concordi sull’intento della nazione. Si trattava di una guerra santa. Gesù fu vestito con l’uniforme color cachi e raffigurato mentre prendeva la mira col fucile. I tedeschi erano unni. Ucciderli voleva dire purificare la terra dai mostri”. — Christian Attitudes Toward War and Peace, pagine 209, 210.
Le chiese parlavano sì di pace, ma nello stesso tempo i pulpiti divennero centri di reclutamento per lo sforzo bellico della nazione. Il generale di brigata inglese Frank P. Crozier disse a proposito della situazione durante la prima guerra mondiale: “Le chiese cristiane sono le più brave a eccitare la sete di sangue, e ce ne siamo serviti liberamente”.
Il defunto ecclesiastico protestante Harry Emerson Fosdick riconobbe che le chiese si erano dimostrate veramente ipocrite. Egli ammise: “La storia dell’Occidente è stata contrassegnata da una guerra dopo l’altra. Abbiamo generato uomini per la guerra; addestrato uomini per la guerra; abbiamo glorificato la guerra; abbiamo fatto dei soldati i nostri eroi e perfino nelle nostre chiese abbiamo messo le bandiere di battaglia . . . Con un angolo della bocca abbiamo onorato il Principe della pace e con l’altro abbiamo glorificato la guerra”.
La situazione non cambiò durante la seconda guerra mondiale. Leggete l’articolo del New York Times, qui a lato, che uscì il primo mese in cui si combatteva quella guerra. Esso avvalora quanto ammise in seguito Friedrich Heer, professore cattolico di storia presso l’Università di Vienna, nel suo libro God’s First Love (Il primo amore di Dio):
“Nella cruda realtà della storia tedesca, la croce e la svastica furono sempre più unite, finché la svastica proclamò il messaggio della vittoria dai campanili delle cattedrali tedesche, bandiere con la svastica apparvero ai lati degli altari e teologi, pastori, ecclesiastici e statisti tedeschi sia cattolici che protestanti accolsero di buon grado l’alleanza con Hitler”. — Pagina 247.
Le conseguenze
Una conseguenza dell’incondizionato appoggio delle chiese alle guerre della loro nazione è che nei paesi non cristiani milioni di persone considerano il cristianesimo una religione guerrafondaia, e non vogliono avere niente a che fare con esso. Che abbiano motivo di pensarla così è indicato non solo dall’appoggio dato dalle chiese alle guerre del passato, ma anche dal loro attuale atteggiamento verso la guerra. Il Christian Century riferisce:
“Un’indagine su ciò che la gente pensa della guerra svolta in un periodo di vent’anni rivela che negli USA, in Canada e nella Germania Occidentale i cristiani sono inclini a considerare la guerra con più favore di quanto non facciano i non cristiani. . . . Secondo questo studio, nell’ambito della comunità cristiana di questi paesi coloro che si reputano scrupolosi seguaci della fede cristiana sono più inclini ad approvare la guerra di quelli che hanno una mentalità più liberale”. — 31 dicembre 1980, pagina 1289.
L’atteggiamento delle chiese nei confronti della guerra come pensate che abbia influito su molti, perfino nelle cosiddette nazioni cristiane? Reo M. Christenson, professore di scienze politiche, ha preso in esame l’argomento nella rivista The Christian Century. “Il fatto che da un lato i cristiani abbraccino la fede del mite Salvatore e dall’altro sostengano calorosamente le guerre religiose o nazionalistiche”, ha scritto, “ha recato grande danno alla fede e ha incoraggiato nei confronti della religione quel tipo di cinismo che ha pervaso per secoli l’animo delle persone riflessive”. — 25 maggio 1983.
Questo cinismo nei confronti della religione è a volte espresso con pungente efficacia. Ad esempio, quando l’anno scorso un marine si rifiutò di andare nel Libano perché era musulmano e non voleva uccidere altri musulmani, il giornalista Mike Royko fece alcune interessanti osservazioni. Scrisse che il marine “cercava di sconvolgere le antiche regole e tradizioni della guerra”, dato che i cristiani non “sono mai stati troppo delicati quando si è trattato di imbracciare le armi contro altri cristiani”. Egli ha aggiunto: “Se lo fossero stati, quasi tutte le più feroci guerre europee non si sarebbero mai verificate”.
Additando i fatti storici, Royko ha continuato: “La Germania è piena di cristiani di tutte le denominazioni. Ma ogni tanto sente il bisogno di introdursi con la forza delle armi in Francia, in Polonia e in altre nazioni cristiane. Quando Napoleone era all’apice della sua potenza, la Francia non esitò a calpestare altri cristiani europei.
“Se mai, la fede servì a volte a far salire loro la pressione, anche se c’è da dubitare che Cristo volesse che il suo messaggio fosse usato in questo modo. . . . Se tutti l’avessero pensata come la pensa quel caporale dei marine, forse la prima e la seconda guerra mondiale, in cui si raggiunse il primato per quanto riguarda l’uccisione di cristiani da parte di altri cristiani, non si sarebbero mai verificate. . . .
“In effetti”, ha aggiunto Royko con sarcasmo, “ci sono dei vantaggi a far guerra a persone della stessa fede. Anzitutto, se si è presi prigionieri e si muore, ci sono buone probabilità di ricevere una sepoltura cristiana, il che è sempre meglio che essere gettati in mezzo ai rifiuti. E nelle festività religiose, le guardie potrebbero farsi prendere dallo spirito della festa e darvi un calcio in meno”.
Non c’è dubbio che si tratti di un commento sarcastico. Ma si può negare che sia vero? E non convenite che le chiese meritano osservazioni così beffarde per avere preteso ipocritamente di rappresentare il Principe della pace, Gesù Cristo?
‘Ma oggigiorno non si possono seguire gli insegnamenti di Cristo nella vita’, protesteranno gli ecclesiastici. Eppure, considerando questa obiezione, il prof. Christenson ha scritto nell’articolo menzionato prima: “Non credo sia fuori luogo applicare quello che sappiamo degli insegnamenti e dell’esempio di Gesù alla guerra, specie alla guerra moderna.
“Può qualcuno immaginare seriamente Gesù che getta bombe a mano contro i suoi nemici, che usa un mitra, che maneggia un lanciafiamme, che sgancia bombe nucleari o lancia un ICBM che ucciderebbe o mutilerebbe migliaia di donne e bambini? È una domanda così assurda che quasi non merita una risposta. Se Gesù facesse questo non sarebbe coerente con se stesso; come possiamo dunque farlo noi ed essergli leali?”
Se si affrontano onestamente queste domande, si capisce perché il redattore religioso del Toronto Star ha scritto una vigilia di Natale di non tanto tempo fa: “Ci si fa beffe del Natale se non si comprende che l’attuale assolutamente folle accumulo di armi nucleari da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica è una delle più odiose bestemmie contro Cristo e contro l’umanità”.
Allo stesso tempo, bisogna ammettere che i problemi davanti ai quali il mondo si trova sono complessi. Significa questo che non ci sarà mai vera pace sulla terra? L’annuncio angelico circa ‘pace sulla terra’ è davvero solo un sogno? Oppure esiste un motivo fondato per credere che persone di ogni razza e nazionalità possano vivere insieme in pace, senza dover mai più vedere gli orrori della guerra?
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Pace sulla terra: Solo un sogno?Svegliatevi! 1985 | 22 dicembre
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Pace sulla terra: Solo un sogno?
OVUNQUE chi era sopravvissuto agli orrori della seconda guerra mondiale anelava la pace. “Abbiamo avuto la nostra ultima opportunità”, dichiarò il generale Douglas MacArthur. “Se non escogitiamo ora qualche sistema più grande e più giusto Armaghedon sarà alle porte”.
Quello stesso anno fu firmato lo Statuto o Carta delle Nazioni Unite. “Noi popoli delle Nazioni Unite”, afferma il preambolo della Carta, siamo “decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra . . . [e] ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.
Le Nazioni Unite furono quindi bene accolte sia dai capi politici che da quelli religiosi. Nel 1961 il presidente americano John F. Kennedy le definì la “nostra ultima
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