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  • I cristiani devono condurre una vita onesta
    La Torre di Guardia 1970 | 15 febbraio
    • La Bibbia dice che non avendo mantenuto una buona coscienza alcuni hanno fatto “naufragio riguardo alla loro fede”. La Bibbia osserva pure che l’eccessivo attaccamento alle cose materiali è un fattore che può condurre a ‘ferirsi con molte pene’. La condotta cristiana è dunque quella di mantenere una buona coscienza anche a costo di perdere possedimenti materiali. — 1 Tim. 1:19; 6:10; 4:2.

      EDIFICATE UNA BUONA COSCIENZA

      La coscienza cristiana si edifica con lo studio della Parola di Dio e l’apprezzamento per i princìpi che vi si trovano. Dio non ha lasciato gli uomini nell’ignoranza riguardo a quali pratiche sono giuste e quali sono sbagliate. No, ma ha provveduto la sua Parola la Bibbia così che usandola i maturi cristiani abbiano “le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male”. — Ebr. 5:13, 14.

      Vi sono milioni di persone, comunque, che hanno vissuto la maggior parte della loro vita seguendo le norme di questo presente sistema di cose, non rendendosi neppure conto d’essere disoneste. Non sono state giustamente addestrate a distinguere il bene dal male. Forse voi siete una di queste persone. Recentemente, però, forse avete cominciato a studiare la Parola di Dio, e cominciate a vedere che certe pratiche sono disapprovate da Dio. Che cosa farete?

      La decisione saggia è di agire secondo la vostra coscienza addestrata dallo studio della Parola di Dio. È vero che in alcuni casi può significare che dovete conformarvi a un più basso tenore di vita per modellare la vostra vita secondo i princìpi scritturali. Ma ne vale la pena! Il piacere di una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini è di valore molto maggiore che qualsiasi possedimento materiale.

      Per condurre una vita onesta ci vogliono genuina fede e vero amore verso Dio. Credete realmente nelle promesse di Dio di benedire i suoi servitori con la vita eterna nel suo nuovo sistema di cose? (2 Piet. 3:13; Sal. 37:29) Se ci credete, e realmente amate Dio, vi sforzerete sinceramente d’essere onesti e di fare ciò che è giusto ai suoi occhi. “Chi vuole amare la vita e vedere buoni giorni trattenga la sua lingua da ciò che è male e le labbra dal parlar con inganno, ma si allontani da ciò ch’è male e faccia ciò ch’è bene”. — 1 Piet. 3:10, 11.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1970 | 15 febbraio
    • Domande dai lettori

      ● Abbiamo ricevuto alcune domande circa i particolari della celebrazione del pasto serale del Signore. In risposta, diciamo quanto segue:

      Per i veri cristiani l’annuale celebrazione del pasto serale del Signore è un avvenimento significativo. È serio e gioioso ad un tempo. Tuttavia non c’è alcun ritualistico formalismo o misticismo riguardo ad esso. Leggendo i racconti biblici circa l’istituzione della celebrazione da parte di Gesù, si nota una semplicità e una dignità che sono appropriate. — Matt. 26:26-30; Luca 22:19, 20; 1 Cor. 11:23-26.

      Essenzialmente, la celebrazione segue oggi questa forma: Come di consueto nelle adunanze dei testimoni di Geova, il programma ha inizio con cantico e preghiera. L’oratore spiega quindi dalle Scritture il significato dell’occasione e degli emblemi, tenendo presente il suo uditorio. Si dice una breve e semplice preghiera sul pane, che viene passato fra l’uditorio. Poi si dice brevemente una benedizione sul vino, che viene passato. Si fanno appropriati commenti conclusivi, e l’adunanza termina con cantico e preghiera.

      Giacché questa è specialmente un’adunanza a cui partecipano i cristiani unti dallo spirito, spesso uomini cristiani con la speranza celeste pronunciano il discorso, sebbene possano farlo quelli delle “altre pecore”. Talvolta unti anziani che non sono in grado di fare il discorso possono dire una delle preghiere. Ma tali cose si possono decidere localmente secondo le circostanze e le capacità degli interessati. Non c’è nessun bisogno che il pane e il vino siano coperti per scoprirli solo quando si devono passare. Non sono in se stessi “sacri”, ma solo simboli. Dovrebbero essere su un tavolo pulito e presentabile vicino all’oratore o comodo per quelli che li passeranno. E sono rimessi sul tavolo quando si finisce di servirli.

      In quanto agli emblemi stessi, consideriamo prima il pane. Istituendo la celebrazione della Pasqua, Geova comandò ai Giudei di usare “pani non fermentati”. (Eso. 12:8) Ed essendo “pane d’afflizione”, questi pani non lievitati difficilmente avrebbero contenuto l’aggiunta di sale o condimento per renderli più gustosi. Gesù usò questo tipo di pane non lievitato quando stabilì il pasto serale per commemorare la sua morte. Oggi alcuni matzo degli Ebrei sono fatti solo di farina di grano e acqua, e i cristiani possono usarli alla celebrazione della Commemorazione. Ma non useremmo i matzo fatti con l’aggiunta di ingredienti, come sale, zucchero, malto, uova, cipolle, ecc.

      Alcuni Testimoni han preferito fare una piccola quantità di pane non lievitato con farina e acqua. Si può fare in questo modo: Mescolate duecento grammi di farina (di grano intero) con un quinto di litro d’acqua, ottenendone una massa umida. Su una superficie piana ben spolverata di farina stendete la massa fino a ridurla dello spessore di un millimetro e mezzo o più sottile che sia possibile. Mettetela in una teglia o su una lastra per dolci, che avrete unto per impedire che la pasta s’attacchi. Fate numerosi buchi nella pasta con una forchetta e ottenetene un pane schiacciato, come quelli orientali. Cuocetela nel forno a 175 °C. finché sia secca e croccante.

      Riguardo al vino, Gesù usò vero vino, non succo d’uva non fermentato. (Si veda Svegliatevi! dell’8 marzo 1961, pagina 26). Il vino rosso d’uva sarebbe un appropriato simbolo del sangue versato di Gesù. Alcuni vini rossi sono resi più alcolici con acquavite o spirito o vi sono aggiunte spezie o erbe. Pertanto vini come sherry, porto, malaga, madeira, moscato, vermut e Dubonnet non sarebbero adatti per questo scopo. Il sangue di Cristo fu sufficiente senza additivi; il vino usato dovrebbe essere semplice vino rosso non addolcito. Vini come barbera, sangiovese, Chianti, Borgogna, chiaretto, vini di Bordeaux e zinfandel si possono usare, come si può usare il vino rosso fatto in casa e non addolcito.

      All’istituzione di questa celebrazione Cristo invitò i suoi fedeli discepoli a bere da un calice comune. (Matt. 26:27) Oggi, con migliaia di congregazioni di testimoni di Geova che tengono la celebrazione la stessa sera, non si potrebbe usare solo un calice per tutti. Ma si rispetta il principio facendo passare in mezzo all’uditorio il calice o i calici (nelle grandi congregazioni se ne possono usare alcuni così che tutti siano serviti in una ragionevole quantità di tempo). Il bicchiere o calice non deve avere qualche specifica forma. In armonia con ciò che si trova localmente, esso può rispecchiare l’onorabilità e la dignità dell’avvenimento. Sarebbe meglio evitare di riempire il calice fino al punto che ci sia l’inutile pericolo di rovesciarlo quando viene passato.

      Dopo una breve preghiera detta sul pane, quelli scelti a questo scopo lo faranno passare in mezzo all’uditorio. Pare che Gesù spezzasse il pane, evidentemente in due, per darne a coloro che gli giacevano da ciascun lato, perché fu usato solo un pane. (Matt. 26:26) Ma non c’è bisogno che l’oratore spezzi il pane prima che venga passato. Probabilmente sarà passato su uno o più piatti, e se è presente qualcuno degli unti, egli o ella può prenderne o spezzarne un pezzetto. Gli uomini che servono gli emblemi dovrebbero avere l’opportunità di prenderne se sono degli unti, e, naturalmente, l’oratore dovrebbe avere l’opportunità di parteciparvi. Il vino viene servito nella stessa maniera ordinata come per il pane.

      Nel caso che un unto cristiano fosse infermo e quindi nell’impossibilità di assistere, un maturo uomo cristiano potrebbe portare una singola porzione di pane e di vino a quella persona quella stessa notte prima del sorgere del sole. Secondo le circostanze, si potrebbero fare alcuni appropriati commenti e quindi presentare gli emblemi dopo le preghiere. Com’era consentito sotto la Legge in relazione alla Pasqua, nel caso estremo che un unto non potesse osservare la Commemorazione il 14 Nisan, potrebbe celebrarla trenta giorni dopo. — Num. 9:9-14.

      Giacché gli emblemi in se stessi non sono sacri, terminata la celebrazione nella Sala del Regno e sciolta l’adunanza, il pane e il vino si possono portare a casa e usare in qualche altro tempo come cibo normale.

      L’importanza di questa celebrazione ha di solito come risultato la presenza di molti nuovi nella Sala del Regno. Quindi è un’occasione di piacevole ed edificante associazione prima dell’adunanza e dopo. Nei luoghi dove un certo numero di congregazioni usano la stessa sala, coloro che hanno la responsabilità di prendere le disposizioni cercheranno di provvedere che vi sia questa associazione. Talvolta tali congregazioni condividono la spesa per affittare una sala separata per una delle congregazioni così che tutti possano radunarsi a un’ora ragionevole, e gli emblemi siano passati dopo il tramonto del sole, senza che vi sia però troppa fretta.

      Spesso, tornando a casa da questa adunanza, una famiglia di testimoni di Geova trascorreranno il tempo parlando del significato della Commemorazione. Questa riposante considerazione della celebrazione e dei racconti biblici della sua istituzione può avere un eccellente effetto nel concludere una significativa e felice serata.

  • Domande dai lettori (2)
    La Torre di Guardia 1970 | 15 febbraio
    • Domande dai lettori

      ● Il consiglio di Gesù in Matteo 6:7 contro le preghiere lunghe e prolisse come si applica alle preghiere private e pubbliche, in considerazione di alcune lunghe preghiere riportate nella Bibbia? — M. F., U.S.A.

      Nel Sermone del Monte Gesù condannò gli ipocriti religiosi che amavano “pregare stando in piedi nelle sinagoghe . . . per essere visti dagli uomini”. (Matt. 6:5) Il loro motivo era cattivo. Le loro preghiere non erano sincere, umili espressioni. Cristo dunque consigliò: “Nel pregare, non dire ripetutamente le stesse cose, come fanno le persone delle nazioni, poiché esse immaginano d’essere ascoltate per il loro uso di molte parole”. Oppure, “pensano che Dio le udrà a causa delle loro lunghe preghiere”. — Matt. 6:7; Today’s English Version.

      Al tempo che Gesù venne sulla terra gli ipocriti capi religiosi del giudaismo avevano stabilito ogni attitudine e gesto nella preghiera, e avevano formule di preghiere fisse che venivano ripetute. Fra loro la preghiera pubblica era degenerata in un’opera di autogiustificazione mediante cui si poteva ottenere merito e mostrare devozione. Tali capi potevano fare impressione ad alcuni uomini creduli, ma non facevano impressione a Dio. Un più grave giudizio attendeva quegli ipocriti con le loro “lunghe preghiere”. — Luca 20:47.

      È vero che alcune corrette preghiere delle Scritture furono considerevolmente lunghe. Com’è indicato nella Bibbia, la preghiera di Salomone all’inaugurazione del tempio poté richiedere quasi dieci minuti per esser detta. (1 Re 8:23-53; 2 Cron. 6:14-42) Il racconto che fa Giovanni di una preghiera che Gesù disse l’ultima notte trascorsa coi suoi discepoli include ventisei versetti. (Giov. 17:1-26; si noti anche Neemia 9:5-38). Queste preghiere furono speciali preghiere pubbliche, dette in occasioni uniche. Dio udì e approvò quella di Salomone, e certo approvò quella di Gesù. (2 Cron. 7:12; Giov. 11:42) E siamo grati che queste lunghe preghiere siano riportate nelle Scritture.

      Dagli esempi di accettevoli preghiere contenute nella Bibbia possiamo vedere che ciò che Gesù criticava non era particolarmente la lunghezza delle preghiere, ma l’ingiusto motivo che spingeva a dire lunghe, prolisse, appariscenti preghiere. Quindi, allorché Salomone, Gesù e altri uomini che avevano spiritualità ed equilibrio dissero lunghe preghiere spinti da un buon motivo e con sincerità, Geova non le disapprovò.

      Non c’è nessun bisogno né autorizzazione scritturale a stabilire regole sulla lunghezza delle preghiere pubbliche o private; possono variare.

      Talvolta speciali prove, problemi o situazioni possono rendere appropriata una lunga preghiera, particolarmente in privato. Nel giardino di Getsemani Gesù pregò molto. E poco prima di scegliere i dodici apostoli “rimase l’intera notte in preghiera”. — Luca 6:12; 22:41-45.

      D’altra parte, la Bibbia è piena di eccellenti preghiere che furono molto brevi, solo relative alla cosa immediata. (Neem. 2:4; 1 Re 18:36, 37; 2 Re 6:17, 18; Giov. 11:41, 42; Atti 1:24, 25) Mentre nei suddetti casi si potevano includere altre cose, sarebbero state appropriate in quel momento? Evidentemente coloro che pregavano pensarono di no. E rammentiamo la brevità della preghiera modello che Gesù provvide. — Matt. 6:9-15.

      Evidentemente si devono prendere in considerazione le circostanze. Benché Gesù sapesse che non era fuori luogo pregare tutta la notte, pregò egli molto a lungo prima di dar da mangiare ai quattromila? La Bibbia dice: “Presi i sette pani, rese le grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli per servirli”. (Mar. 8:6) Similmente oggi alle adunanze di congregazione, si dovrebbero considerare le circostanze. Per esempio, alla celebrazione del Pasto Serale del Signore si dicono quattro preghiere separate. Se queste fossero tutte molto lunghe, l’ordinata disposizione per l’uso della sala e il discorso stesso potrebbero inutilmente essere

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