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  • La benignità vince il pregiudizio
    La Torre di Guardia 1968 | 1° dicembre
    • La benignità vince il pregiudizio

      ● L’apostolo Paolo consigliò ai cristiani: “Non vi fate vincere dal male, ma vincete il male col bene”. (Rom. 12:21) Che questo consiglio sia pratico si può vedere dall’esperienza che ebbe nel Ghana, in Africa, un testimone di Geova che non permise che il male lo facesse divenire amareggiato e insensibile. Egli applicò l’istruzione biblica, ed ecco ciò che accadde:

      Mentre andava di casa in casa, incontrò una donna che lo coprì d’insulti, asserendo che i testimoni di Geova non siano altro che venditori di libri. Ella rifiutò di ascoltare qualsiasi spiegazione che egli tentò di darle e lo cacciò via sgarbatamente. Il Testimone se ne andò pacificamente senza tentare di contraccambiare o rispondere in modo scortese. In seguito incontrò un ragazzino che piangeva perché i suoi piccoli amici non avevano voluto condividere con lui i loro dolci. Toccato nel cuore, il ministro gli comprò amorevolmente dei dolci. Il Testimone non lo sapeva, ma questo ragazzino era figlio della donna che lo aveva appena insultato tanto alla porta.

      Quando il ragazzo arrivò a casa, mostrò i dolci alla madre e spiegò che un testimone di Geova glieli aveva gentilmente regalati. Questo fece notevolmente vergognare la donna della sua attitudine antagonistica e sgarbata così che andò immediatamente a cercare il ministro e si scusò della sua passata sgarberia. Il ministro colse l’occasione per spiegare il messaggio della Bibbia, e fu disposto e tenuto regolarmente in casa sua uno studio biblico. Oggi questa donna è dedicata servitrice di Geova Dio. La benignità trionfò sul pregiudizio.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1968 | 1° dicembre
    • Domande dai lettori

      ● Che cosa dovrebbe fare la moglie cristiana se il suo marito incredulo le chiedesse di visitare la famiglia di lui per prendere un pasto in occasione di una festa mondana? — B. S., U.S.A.

      Questo pone la moglie cristiana in una situazione difficile, perché ci sono da considerare vari fattori. Probabilmente ella penserà subito a due fattori che riguardano la sottomissione. Ella ha l’obbligo scritturale d’essere sottoposta a suo marito. (Tito 2:4, 5) Tuttavia, ha anche la responsabilità d’essere ubbidiente a Geova, che esercita su di lei suprema autorità. — Ebr. 12:9.

      La posizione del cristiano rispetto alle feste mondane come il Natale è molto chiara. Il solo giorno di speciale osservanza per quanto riguarda i cristiani è l’anniversario della morte di Cristo. (Luca 22:19, 20) Sarebbe sbagliato partecipare a celebrazioni religiose che, sebbene associate ad avvenimenti scritturali, sono sature di paganesimo, come il Natale e la Pasqua. (2 Cor. 6:14-18) Ma finché vivremo in questo vecchio sistema di cose probabilmente saremo a contatto con persone che celebrano feste basate sull’adorazione pagana. (1 Cor. 5:10) Fra questi possono esserci parenti.

      Se, dietro richiesta del marito, la moglie cristiana andasse effettivamente a visitare parenti in occasione di una festa mondana, ella renderebbe indubbiamente chiaro con la sua condotta che non celebra la festa. I parenti potrebbero dare il benvenuto con uno speciale saluto collegato alla festa, ma ella non contraccambierebbe con un saluto relativo alla festa. Essi potrebbero approfittare della visita per scambiarsi doni, ma ella non farebbe doni. Infatti, non parteciperebbe neppure allo spirito festivo del periodo delle feste. Ella renderebbe pertanto evidente che la sua visita per partecipare al pasto non è qualcosa di speciale da parte sua a motivo della festa.

      Se ella parlasse con tatto e rispetto a suo marito in anticipo, spiegando che potrebbe sorgere imbarazzo se i parenti svolgessero effettivamente qualche attività relativa alla festa ed ella non vi partecipasse, egli potrebbe decidere di rimandare la visita a un altro giorno. (1 Piet. 3:15) Una volta che egli comprendesse pienamente la sua posizione scritturale, probabilmente sarebbe più incline a decidere di seguire una condotta più adatta per tutti gli interessati.

      Se, dopo aver udito la sua spiegazione, egli insistesse ancora per farsi accompagnare, la moglie dovrebbe prendere una decisione personale sul da farsi. Potrebbe concludere che egli, come capo di casa, ha la responsabilità di provvedere cibo per la famiglia. (Col. 3:18) In questo caso, il suo capo, suo marito, potrebbe disporre per il suo pasto in questo modo, a casa della famiglia di lui, perché entrambe le famiglie sono libere dal lavoro secolare ed è possibile la visita. Solo perché è la data di una festa mondana, questo non vuol dire che sia sbagliato prendere un pasto coi propri parenti. Ella potrebbe dare testimonianza durante tale pasto.

      Notate il principio di I Corinti 8:8: “Il cibo non ci raccomanderà a Dio; se non mangiamo, non veniamo meno, e, se mangiamo, non ne abbiamo nessun credito”. Il cibo non è contaminato solo perché lo si mangia in occasione di una festa mondana. La donna cristiana lo considererebbe un comune pasto; ella non parteciperebbe ai saluti, canti, brindisi, ecc., relativi alla festa. Il solo prendere il pasto non sarebbe peccato.

      Un altro fattore da considerare, però, è l’effetto che potrebbe avere su altri il prendere tale pasto. L’apostolo Paolo aggiunse in I Corinti 8:9: “Continuate a vigilare affinché questa vostra autorità non divenga in qualche modo una pietra d’inciampo per quelli che son deboli”. Mentre l’apostolo considerava il cibo sacrificato agli idoli, questo mette effettivamente in risalto la possibilità che altri, i quali vengono a sapere che quel giorno ha visitato dei parenti mondani, possano inciampare. — 1 Cor. 10:23, 24.

      Inoltre, ella corre rischi per quanto riguarda il mantenere l’integrità cristiana se la famiglia fa pressione su di lei perché faccia compromesso. Il desiderio di evitare qualsiasi imbarazzo potrebbe esercitare su di lei una potente influenza e indurla a partecipare a qualche apostata attività religiosa. Certo si rammaricherebbe se facesse qualche cosa che dispiace a Geova. Sarebbe dunque importante pensare bene in anticipo alla cosa, prendendo in considerazione questi fattori nel prendere la decisione.

      In ultima analisi ella può soppesare i fattori e quindi prendere una decisione individuale. (Gal. 6:5) Ella farebbe bene a decidere in modo tale da mantenere pura la sua coscienza cristiana, per poter dire, come disse Paolo: “Mi esercito continuamente per avere la consapevolezza di non aver commesso nessuna offesa contro Dio e contro gli uomini”. — Atti 24:16.

  • Domande dai lettori (2)
    La Torre di Guardia 1968 | 1° dicembre
    • Domande dai lettori

      ● A pagina 324 del libro Vita eterna, nella libertà dei figli di Dio c’è un’illustrazione dei tre figli di Noè, in cui uno ha la pelle più scura degli altri. Come si determina che uno aveva la carnagione scura? Da chi discesero i popoli negroidi? — S. D., U.S.A.

      Nell’illustrazione menzionata si vedono tre uomini che scannano un animale. I tre uomini rappresentano Sem, Cam e Iafet, i tre figli di Noè. (Gen. 10:1) Quello che ha la pelle più scura degli altri rappresenta Cam. Il nome di Cam significa “dalla carnagione scura” o “bruno”, e contiene anche l’idea di “caldo”. In The Popular and Critical Bible Encyclopædia, Volume II, pagina 754, c’è il commento: “L’opinione generale è che tutte le nazioni meridionali traessero origine da Cam (alla quale la radice ebraica Khawm, non diversa dal greco . . ., facce bruciate, dà una certa forza)”. A Dictionary of the Bible, di James Hastings, mette la parola ebraica per Cam in relazione con una parola egiziana che significa “nero” e mostra che questa parola egiziana è un’allusione al suolo scuro d’Egitto in paragone con la sabbia del deserto. Sembra ragionevole che se Cam ricevette il suo nome alla nascita, probabilmente era un bambino dalla pelle alquanto più scura di quella dei suoi fratelli, e l’illustrazione lo indica.

      Cam ebbe quattro figli: Cus, Mizraim, Put e Canaan. I discendenti di Mizraim, come i Filistei e gli Egiziani, non erano negroidi. (Gen. 10:6, 13, 14) Neppure Canaan era negroide, né lo furono i suoi discendenti. Comunque, nelle carte geografiche della Bibbia è indicato che Put figlio di Cam si stabilì nell’Africa orientale, essendo i suoi discendenti negroidi. (Naum 3:9) In quanto a Cus figlio di Cam, è molto evidente che fu uno dei principali progenitori (forse insieme a Put) del ramo negroide o dalla carnagione scura della famiglia umana. (Ger. 13:23), come indicano le aree in cui si stabilirono certi suoi discendenti. (Gen. 10:7) Questo fatto confuta

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