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  • Che cosa significa essere onesti
    La Torre di Guardia 1969 | 15 febbraio
    • e non introducono liquore nella prigione contro i regolamenti”. Un resoconto simile viene dall’Ungheria. Lì in un villaggio il nuovo capo della polizia era molto ostile ai testimoni di Geova. Poi un giorno una Testimone portò alla stazione di polizia un portafoglio contenente una considerevole somma di denaro che ella aveva trovato. Questo gli fece cambiare idea sui Testimoni, come si capì da ciò che disse a un ricevimento quando udì commenti offensivi sui Testimoni: “Queste persone non dovrebbero essere offese in questo modo, perché sono veramente oneste, le migliori persone. Se solo fossero tutti testimoni di Geova! Non ho mai nessuna difficoltà con loro”. — Annuario dei Testimoni di Geova del 1968 (inglese).

      Non è così che dovrebbe essere? Come disse Gesù nel suo Sermone del Monte: “Risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre eccellenti opere e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Veramente, ci sono molte eccellenti ricompense per chi è onesto! — Matt. 5:16.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1969 | 15 febbraio
    • Domande dai lettori

      ● Proverbi 11:29 dichiara che chi dà l’ostracismo alla sua casa “prenderà possesso del vento” e che “una persona stolta sarà al servizio di chi è saggio di cuore”. Che cosa si intende con queste dichiarazioni? — I. M., U.S.A.

      Le parole di Proverbi 11:29 furono in origine rivolte a Israele. Questo versetto avverte contro la stolta azione che porta a cattive conseguenze, dichiarando: “In quanto a chiunque dà l’ostracismo alla sua propria casa, prenderà possesso del vento; e una persona stolta sarà al servizio di chi è saggio di cuore”.

      Viene usato un linguaggio figurativo dicendo che “chiunque dà l’ostracismo alla sua propria casa, prenderà possesso del vento”. Naturalmente, non vuol dire che la persona possa letteralmente prendere il vento in mano o impossessarsene in questa maniera. L’evidente riferimento è quello di cercar di acquistare qualche cosa che è priva di vera sostanza, qualche cosa che non si può afferrare. Nel libro di Ecclesiaste c’è il frequente uso dell’espressione “correr dietro al vento”. Per esempio, Ecclesiaste 1:14 dice: “Ho visto tutte le opere che si facevano sotto il sole, ed ecco, ogni cosa era vanità e un correr dietro al vento”. In altre parole, le opere vane finiscono nella futilità. Così Proverbi 11:29 rende chiaro che l’uomo che dà l’ostracismo alla sua casa non si troverà bene. Non otterrà nulla di valore. Sarà come se prendesse possesso del vento.

      Ma come si dà l’ostracismo alla propria casa? Considerate il caso di Acan. Quando gli Israeliti rovesciarono Gerico, tutto quello che c’era di valore nella città doveva essere votato a Geova, per il quale Gerico era la primizia di Canaan. Ma l’avido Acan derubò Geova appropriandosi di una bella veste del paese di Sinar, duecento sicli d’argento e una verga d’oro. In seguito, Israele fu sconfitto ad Ai. Questo spinse a fare un’investigazione per conoscere la ragione di tale disfatta. Infine, la cattiva azione di Acan fu scoperta ed egli confessò. Dopo di ciò Giosuè e tutto Israele portarono Acan, i suoi figli e le sue figlie, gli oggetti rubati e “tutto ciò che era suo” al bassopiano di Acor. Quindi Giosuè disse ad Acan: “Perché hai dato l’ostracismo a noi? Geova darà in questo giorno l’ostracismo a te”. “Allora”, narra il racconto, “tutto Israele lo lapidò con pietre, dopo di che li bruciarono col fuoco. Così li lapidarono”. Certo Acan diede l’ostracismo a sé e alla sua propria casa. — Giosuè, capitolo 7.

      Nell’antico Israele, i capifamiglia che non si conformavano alle giuste esigenze e ai comandi di Geova potevano dare l’ostracismo alla loro propria casa. A volte le conseguenze erano serie come quelle che si abbatterono su Acan e sulla sua casa. Ma oggi l’uomo che è capo di una casa cristiana può pure divenire infedele. Egli e altri della sua famiglia possono immischiarsi in pratiche che causano la disassociazione dalla pura congregazione cristiana. (1 Cor. 6:9, 10) In realtà, l’uomo che viola personalmente le Scritture e passa sopra a un grave errore nella sua famiglia dà l’ostracismo alla sua propria casa. Egli, e possibilmente altri nella sua famiglia, ricevono giustamente l’ostracismo da parte di fedeli cristiani, essendo esclusi dalla loro associazione perché sono malfattori impenitenti. — 1 Cor. 5:11-13.

      Proverbi 11:29 dice pure: “Una persona stolta sarà al servizio di chi è saggio di cuore”. Questo avviene di frequente. Anzitutto, alla persona stolta non si può affidare grande responsabilità. Spesso tale individuo diviene servo della persona che usa miglior giudizio di lui. La cattiva amministrazione delle cose personali può farlo divenire obbligato in qualche modo verso un altro. Per il fatto che è priva di saggezza, tale persona poco saggia può essere “al servizio di chi è saggio di cuore”.

      Le parole di Proverbi 11:29 dovrebbero perciò far capire ai veri cristiani il bisogno di usare buon giudizio, agendo con saggezza in tutte le loro cose. Questo proverbio dovrebbe anche far loro capire l’importanza di evitare l’errata condotta che recherebbe loro l’ostracismo da parte di fedeli cristiani e specialmente di Geova Dio.

  • Domande dai lettori (2)
    La Torre di Guardia 1969 | 15 febbraio
    • Domande dai lettori

      ● Sotto la legge mosaica, qual era la differenza tra l’anno sabatico e l’anno giubilare? I debiti non erano cancellati durante entrambi gli anni? — E. P., U.S.A.

      L’anno giubilare ha alcune caratteristiche in comune col regolare settimo anno sabatico, ma vi sono nette differenze. In quanto all’anno sabatico, secondo Deuteronomio 15:1, 2, v’era la remissione del debito: “Alla fine di ogni sette anni dovresti fare una remissione. E questa è la maniera della remissione: da parte di ogni creditore vi sarà la remissione del debito che ha lasciato contrarre al suo prossimo. Egli non dovrebbe far pressione sul suo prossimo né sul suo fratello per il pagamento perché si deve bandire la remissione a Geova”. Si intende che l’espressione “alla fine di ogni sette anni” significhi “nel settimo anno”. Paragonare Deuteronomio 14:28.

      Quest’anno sabatico pertanto fu appropriatamente chiamato “l’anno della remissione”. (Deut. 15:9; 31:10) Quell’anno non solo il paese godeva di un riposo o remissione, rimanendo incolto (Eso. 23:11), ma doveva anche esserci riposo o remissione in relazione ai debiti contratti. (Deut. 15:3) Era una “remissione a Geova”, in suo onore.

      In quanto alla remissione dei debiti nell’anno sabatico, sebbene alcuni commentatori considerino la cosa in modo diverso, evidentemente i debiti non erano cancellati, ma il creditore non doveva fare pressione sul suo prossimo ebreo perché pagasse un debito. Quell’anno era esentato dal pagamento di qualsiasi debito. Questo era un amorevole provvedimento, specialmente per il fatto che la terra non era coltivata durante l’anno sabatico e quindi, non essendovi messi, il contadino non avrebbe avuto nessuna entrata durante l’anno.

      Quest’anno di remissione in cui non si doveva far pressione per il pagamento dei debiti non portava la remissione agli schiavi, molti dei quali erano schiavi perché si erano indebitati. Piuttosto, lo schiavo ebreo era messo in libertà nel settimo anno della sua servitù, o nel Giubileo se veniva prima. (Deut. 15:12; Lev. 25:10, 54) Questo regolamento è menzionato in Esodo 21:2: “Nel caso che tu dovessi acquistare uno schiavo ebreo, sarà schiavo per sei anni, ma nel settimo uscirà come uno reso libero senza onere”. Si deve notare che in questo caso la libertà dello schiavo non coincideva necessariamente con l’anno sabatico.

      Comunque, nell’anno giubilare tutti quelli che si eran venduti schiavi, sia che i sei anni di servitù fossero terminati o no, erano affrancati; c’era la libertà. “Dovete santificare il cinquantesimo anno e proclamare la libertà nel paese a tutti i suoi abitanti. Esso diverrà per voi un Giubileo, e dovete tornare ciascuno al suo possedimento e dovreste tornare ciascun uomo alla sua famiglia”. — Lev. 25:10.

      In quanto all’anno giubilare, si dovevano contare sette periodi di sette anni (7 × 7 =49), e l’anno dopo, il cinquantesimo, era l’anno giubilare. La terra aveva di nuovo completo riposo. (Lev. 25:11, 12) Il Giubileo era in un certo senso un intero anno di festa, un anno di libertà. La sua osservanza avrebbe dimostrato la fede d’Israele nel suo Dio Geova e sarebbe stato un tempo di rendimento di grazie e di felicità per i suoi provvedimenti. — Lev. 25:20-22.

      Il corno del Giubileo annunciava che tutti i possedimenti di terra ereditari che erano stati venduti (di solito a causa di rovesci finanziari) dovevano essere restituiti; e ciascun uomo doveva tornare alla sua famiglia e al possedimento dei suoi antenati. Nessuna famiglia doveva sprofondare nella perpetua povertà. Ogni famiglia doveva avere il suo onore e il suo rispetto. Anche chi sperperava le sue sostanze non poteva per sempre perdere la sua eredità per i posteri. Dopo tutto, la terra era realmente di Geova e gli Israeliti stessi erano residenti temporanei dal punto di vista di Geova. — Lev. 25:9, 23, 24.

      A causa della legge del Giubileo nessuna parte del paese doveva essere venduta perpetuamente.

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