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Fuggite “verso i monti!”La Torre di Guardia 1954 | 1° marzo
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aspettiamo secondo la sua promessa, e in questi dimorerà la giustizia”. (2 Piet. 3:13, NW) In piena armonia con la nostra aspettazione, e perché festeggiamo e lavoriamo ancora insieme come una società del Nuovo Mondo, il felice Iddio Geova ci ha provveduto per mezzo della sua società del Nuovo Mondo questo nuovo libro inglese di 384 pagine, intitolato “NUOVI CIELI E NUOVA TERRA”.
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Il riscatto corrispondenteLa Torre di Guardia 1954 | 1° marzo
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Il riscatto corrispondente
RISCATTARE vuol dire provvedere il rilascio e la liberazione in base a un prezzo o calcolo del valore. Il prezzo o calcolo del valore corrispondente è pure definito riscatto. Nell’uso moderno il termine riscatto indica generalmente la somma richiesta per il rilascio d’una persona che è stata rubata o rapita. Nella Bibbia, però, il termine serve principalmente per descrivere il provvedimento preso da Dio per liberare l’uomo imperfetto dalla schiavitù del peccato e della morte per dargli l’opportunità di acquistare la vita eterna. La dottrina del riscatto come liberazione dal peccato e dalla morte è un particolare della religione cristiana ed è uno dei suoi fondamentali insegnamenti.
Non possiamo attenderci di capire ed apprezzare la dottrina del riscatto se prima non siamo preparati ad accettare due verità fondamentali, cioè, che Dio esiste e che la Bibbia è la sua Parola. Infatti, perché non ci avrebbe dato Dio una rivelazione riguardo a se stesso informandoci da dove siamo venuti, perché siamo qui, qual è il nostro destino, e perché è stato permesso il male? Dato che Dio ha preso ampie disposizioni per soddisfare tutti i nostri bisogni materiali, non è forse ragionevole attenderci che egli disponesse pure di soddisfare i nostri bisogni spirituali, la nostra sete di verità e di giustizia? Lo è certamente. E pertanto, quando esaminiamo la Bibbia e notiamo la sua armonia e il suo candore; la sua storia tanto ripetutamente confermata sia dall’archeologia che dalla geologia; i suoi altri princìpi e saggi proverbi; e, soprattutto, il suo elemento profetico, siamo costretti a concludere che questo libro non può essere stato opera di uomini imperfetti ma dev’essere veramente ciò che sostiene di essere, la Parola dell’Onnipotente Iddio Geova. — Giov. 17:17; 1 Piet. 1:25; 2 Piet. 1:20, 21.
Dalla Bibbia apprendiamo che Dio possiede quattro attributi o qualità principali. Egli è perfetto in sapienza, in giustizia e in amore ed è onnipotente in potenza. (Giob. 12:13; Sal. 62:11; 97:2; 1 Giov. 4:8) In virtù della sua supremazia egli è il nostro Re, Legislatore e Giudice a cui dobbiamo sempre render conto; e per il fatto che è il nostro Creatore gli siamo debitori di tutto ciò che abbiamo. — Isa. 33:22; Giac. 1:17.
Geova Dio creò la prima coppia umana a sua immagine e somiglianza, dotata dunque di una certa misura di sapienza, giustizia, amore e potenza. (Gen. 1:26) Diede loro un senso morale, una coscienza, in modo che potessero distinguere fra il bene e il male. Egli non doveva nulla ai nostri progenitori, mentre essi dovevano a Dio un debito di apprezzamento. Per provare il loro apprezzamento Dio comandò loro: “Mangia pure liberamente del frutto d’ogni albero del giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”. — Gen. 2:16, 17.
Poiché tutta l’opera di Dio è perfetta, Adamo ed Eva avrebbero potuto perfettamente ubbidire a quel comando se l’avessero voluto. Adamo determinò volontariamente di disubbidire e pertanto peccò (“peccare” letteralmente significa “fallire il segno) essendo quindi condannato a morte. (1 Tim. 2:14) “Perché hai dato ascolto alla voce della tua moglie e hai mangiato del frutto dell’albero circa il quale io t’avevo dato quest’ordine: Non ne mangiare, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra donde fosti tratto; perché sei polvere, e in polvere ritornerai (Gen. 3:17, 19) Una sentenza giusta.
MISERICORDIA PER GLI ALTRI
Questa condanna di Adamo, benché giusta in se stessa, portò afflizione agli altri, ai suoi discendenti. Non si può dire che Dio facesse loro torto, come non si può dire che lo Stato faccia torto ai figli di un omicida giustiziandone il padre per assassinio. È il padre delinquente che fa torto ai suoi figli. Così Adamo con la sua disubbidienza privò tutti i suoi discendenti del diritto alla vita, poiché essi nacquero tutti dopo ch’egli ebbe peccato perdendo quel diritto. “Per mezzo di un sol uomo il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché essi ebbero tutti peccato”. — Giob. 14:4; Sal. 51:5; Rom. 5:12, NW.
Mentre l’esecuzione della sentenza di morte su Adamo soddisfece la giustizia di Dio la quale non richiese ch’egli facesse qualche cosa per i discendenti di Adamo, essendo stato Adamo e non Dio a far perdere loro il diritto alla vita, nondimeno nel suo grande amore e nella sua sapienza Dio vide l’opportunità di fare qualche cosa per quei discendenti di Adamo che non avrebbero condiviso l’egoistica disposizione del padre loro ma avrebbero avuto amore per la giustizia. Per mezzo di un riscatto egli avrebbe sostenuto la maestà della sua legge e al tempo stesso avrebbe provveduto una liberazione per quei discendenti di Adamo che lo avrebbero meritato.
Chi avrebbe potuto fornire tale riscatto? Certo nessuno dei discendenti di Adamo, poiché nessuno di essi possedeva il diritto alla vita. (Sal. 49:7) La Bibbia mostra che Dio diede il privilegio d’essere il redentore dell’uomo al suo Figlio primogenito la Parola o Logos. Dato che egli era una creatura spirituale, questo significò che doveva divenire un umano, poiché la legge di Dio esigeva giustizia, un “riscatto corrispondente”; una creatura spirituale non poteva portare la liberazione come non la poteva portare un umano imperfetto. — Deut. 19:21; Giov. 1:1; Col. 1:15.
Pertanto quando venne il tempo fissato da Dio, la Parola divenne carne’; “Iddio inviò il suo Figlio, che fu partorito da una donna. Privandosi della sua gloria spirituale e prendendo la forma di uno schiavo, egli “divenne simile agli uomini”. (Giov. 1:14; Gal. 4:4; Filip. 2:7, NW) Doveva esser chiamato Gesù, “perché egli salverà il suo popolo dai loro peccati”, e Giovanni Battista lo presentò quindi come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Gesù stesso diede testimonianza, che “il Figlio dell’uomo è venuto, non per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima [o, vita] come riscatto in cambio per molti”. Paolo dichiara in breve la dottrina del riscatto:
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