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    La Torre di Guardia 1953 | 1° gennaio
    • provvedeva inoltre per la riabilitazione o mediante lo schiavo stesso se in seguito avesse ereditato del denaro o mediante un prossimo parente. Per essere riabilitato o ricomprato il prezzo che si doveva pagare consisteva in una somma negoziata col proprietario dello schiavo per la liberazione. A sua volta lo schiavo e la sua famiglia avevano il diritto di ricevere doni dal loro precedente padrone per i servizi resi nel passato.a Il servizio avventizio come una condizione temporanea alcune volte durò per generazioni quando un prossimo parente redentore non provvide subito il riscatto. Ricordiamo i dodici figli di Giacobbe e le loro famiglie che entrarono volontariamente in Egitto per soggiornarvi e in seguito furono resi schiavi dagli aggressivi Faraoni. Gl’Israeliti restarono in schiavitù per alcune generazioni. — Eso. 2:23.

      17. Che cosa diceva la Legge di Mosè riguardo al servizio avventizio?

      17 Ai giorni di Mosè il patto della Legge stipulato mediante rivelazione divina comprendeva quasi tutte le provvisioni che regolavano la servitù volontaria. “Se il tuo fratello ch’è presso di te è impoverito e si vende a te, non lo farai servire come uno schiavo; starà da te come un lavorante, come un avventizio. Ti servirà fino all’anno del giubileo; allora se ne andrà da te insieme coi suoi figliuoli, tornerà nella sua famiglia, e rientrerà nella proprietà de’ suoi padri. Se un forestiero stabilito presso di te arricchisce, e il tuo fratello divien povero presso di lui e si vende al forestiero . . . dopo che si sarà venduto, potrà essere riscattato; lo potrà riscattare uno de’ suoi fratelli”. (Lev. 25:39-41, 47-49) A proposito, in contrasto con la favorevole disposizione suddetta vi era anche l’abitudine di fare schiavi involontari i prigionieri di guerra che non potevano essere riscattati. Quest’ultima oppressiva disposizione di schiavismo deve aver avuto origine da Nimrod e dai suoi satanici successori che ricorsero alle guerre.

      18. Com’è che l’uomo si trova in schiavitù? Descrivete la sua condizione.

      18 Come membri della famiglia umana oggi gli uomini si trovano in schiavitù al peccato e alla morte. L’antenato Adamo stoltamente e volontariamente venne nella schiavitù al peccato e alla morte per il prezzo di mangiare il frutto proibito con ostinazione. Egli vendette se stesso e tutta la sua futura famiglia al servizio della morte. La morte cominciò a regnare come regina. Questo legame di schiavitù alla morte è passato su tutti gli uomini. Tutti sono stati venduti a una servile esistenza priva di sicurezza. “Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità”. (Rom. 8:20, NW) Nemmeno uno dei membri della famiglia umana ha potuto pagare l’altissimo prezzo di una perfetta vita umana per liberarsi da questo legame mortale. “Per mezzo di un sol uomo il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché essi ebbero tutti peccato —. Eppure la morte signoreggiò come regina da Abramo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, che rassomiglia a colui che doveva venire”. (Rom. 5:12, 14, NW) Avendo originariamente indotto a perdere la sua libertà nella famiglia teocratica di Dio, Satana il malvagio iddio di questo empio vecchio mondo ha cercato inoltre di tenere il genere umano schiavo di se stesso e anche schiavo della morte. Satana è divenuto il grande carceriere e padrone di schiavi della sua intera organizzazione di uomini e demoni. Per questo motivo i più di due miliardi di persone che ora vivono sulla faccia della terra sono in una grande schiavitù ai loro due oppressivi padroni, “l’Iddio Satana” e la sua alleata “la regina Morte”. — 2 Cor. 4:4, NW.

      REDENZIONE NELLA REALTÀ

      19. Vi è qualche speranza di liberazione da questa schiavitù? Chi è il parente dell’uomo? Spiegate.

      19 Non c’è forse nessuna speranza di liberazione da questa schiavitù? Sì, c’è. E questa è data dalla possibilità di redenzione come fu prefigurato dalla legge patriarcale che permetteva di comprare schiavi dal servizio avventizio. Ricordate che era un parente che aveva il diritto di redimere o comprare il suo parente dalla schiavitù. Inoltre, un prezzo di riscatto doveva esser pagato da un prossimo parente. Chi, quindi, poteva essere possibilmente il prossimo parente dell’uomo peccatore che pagasse l’altissimo prezzo richiesto per la sua redenzione? Questo prossimo parente redentore non è altro che il Perfetto, Gesù Cristo, che divenne carne umana perché divenisse un parente dell’uomo fedele. La Bibbia lo chiama “l’ultimo Adamo”. Gesù si riferisce a se stesso come al “Figlio dell’uomo”. (Giov. 1:14; 1 Cor. 15:45; Matt. 16:13, NW) Vi è dunque abbondanza di prove per dimostrare che Geova Dio misericordiosamente e amorevolmente inviò il suo diletto Figlio alla terra onde divenisse un prossimo parente dell’uomo per liberarlo dalla distruzione. “Poiché Dio amò tanto il mondo che diede il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. — Giov. 3:16, NW.

      20, 21. (a) Che cosa fu il prezzo della redenzione? (b) Come e quando Gesù diede il prezzo?

      20 Le Scritture mostrano anche che l’uomo fedele fu comprato con un prezzo di riscatto, poiché dicono, “poiché foste comprati con un prezzo.” (1 Cor. 6:20, NW) Che cos’era dunque quel prezzo? Secondo i princìpi divini di ‘vita per vita’ e ‘la vita è nel sangue’ la giustizia di Dio richiedeva che il prezzo di riscatto corrispondesse perfettamente a ciò che Adamo perdette, cioè, la vita di un uomo perfetto. (Eso. 21:23; Lev. 17:11) In altre parole, il prezzo sarebbe stato il sangue di un uomo perfetto per uguagliare quello del perfetto Adamo prima che venisse nella schiavitù della morte. E questo è esattamente ciò che la Bibbia indica. “Poiché v’è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso come riscatto corrispondente per tutti; questo è ciò che dev’essere attestato ai suoi propri tempi particolari”. — 1 Tim. 2:5, 6, NW.

      21 Gesù stesso reca testimonianza che uno degli scopi della sua venuta sulla terra fu quello di versare il suo perfetto sangue nella morte come prezzo di riscatto per comperare la liberazione di moltitudini di persone dalla schiavitù. “Il Figlio dell’uomo è venuto, non per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio per molti”. (Matt. 20:28, NW) Gesù Cristo provvide questo prezzo di riscatto a Gerusalemme il venerdì 14 Nisan (10 aprile) 33 d.C., quando i suoi nemici, la gerarchia giudaica e i loro alleati romani, lo misero a morte sul palo di tortura. Ma la vittoria dei suoi nemici fu di breve durata, perché il 16 Nisan (3 aprile) Geova Dio compì il suo più grande miracolo risuscitando il suo fedele Figlio alla vita immortale. Quaranta giorni dopo egli entrò nel cielo e pagò il merito del suo sacrificio di riscatto, il valore del quale si applica al fedele genere umano col conferimento della vita eterna. — Matt. 27:1-50; Ebr. 9:25-28.

      22. Quali uomini son liberati, e in quale libertà entrano essi?

      22 Per dimostrare ancora che Gesù è il grande emancipatore o liberatore dalla schiavitù notate la scrittura seguente dove i redenti sono indicati come “piccoli fanciulli”. “Siccome i ‘piccoli fanciulli’ son partecipi del sangue e della carne, egli [Gesù] pure partecipò similmente alle stesse cose, affinché mediante la sua morte distruggesse colui che ha i mezzi di causare la morte, cioè, il Diavolo, ed emancipasse tutti quelli che per paura della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la loro vita”. (Ebr. 2:14, 15, NW) La vera liberazione dalla schiavitù nella quale si trova l’uomo s’impernia intorno a Cristo Gesù, il redentore dell’umanità. Perciò quelli che esercitano fede in questa provvisione del riscatto fatta da Geova Dio anche ora vengono in una libertà relativa dal controllo di Satana e dai timori della morte. Per di più, essi hanno la speranza d’essere liberati interamente dalla morte o per mezzo della risurrezione o sopravvivendo oltre il tempo di Harmaghedon nel nuovo mondo.

      23. Quale lotta ci vuole per ritenere la propria trovata libertà?

      23 Avendo ottenuto la libertà dalla schiavitù che opprime il genere umano, segue una coraggiosa lotta per conservare questa libertà relativa che ci vien data dalla verità di Dio. “Per tale libertà Cristo ci ha liberati. State dunque saldi, e non vi lasciate confinare di nuovo sotto un giogo di schiavitù”. (Gal. 5:1, NW) Questo significa tenere una nuova e pura condotta lungi dal mortale sistema di schiavitù trovato nella società del vecchio mondo. Noi dobbiamo resistere alle tendenze peccaminose della carne e seguire la nuova condotta della libertà, che significa abbracciare la giustizia e divenire ubbidienti alla volontà di Dio. “Non sapete voi che se continuate a presentarvi a chiunque come schiavi per ubbidirgli, siete suoi schiavi perché gli ubbidite, o al peccato con la prospettiva della morte o all’ubbidienza con la prospettiva della giustizia?” (Rom. 6:16, NW) Noi abbiamo servito abbastanza come servitori avventizi delle nazioni dei Gentili compiendo opere di condotta dissoluta, e queste han lasciato le loro tracce. Ma ora che è venuta la liberazione per il resto dei nostri giorni viviamo con un più alto obiettivo in vista, quello di essere accettevoli servitori del nostro Dio. Pietro sollecita i veri Cristiani a tenere questa condotta. “Acciocché viva per il resto del suo tempo nella carne, non più per i desideri degli uomini, ma per la volontà di Dio. Poiché vi basta il tempo che è passato nell’aver fatto la volontà delle nazioni quando procedevate in azioni di condotta dissoluta”. — 1 Piet. 4:2, 3, NW.

      24. Mettete in contrasto le opere che si compivano mentre eravamo in schiavitù col frutto manifestato dopo essere stati messi in libertà.

      24 Le opere che i Cristiani facevano mentre erano in schiavitù nell’organizzazione di Satana e che sono state eliminate sono ben descritte e commentate da Paolo. “Ora le opere della carne sono manifeste, e sono fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, odii, lotta, gelosia, attacchi d’ira, contese, divisioni, sette, invidie, ubriacature, baldorie, e cose simili. In quanto a queste cose io vi preavverto, nello stesso modo in cui vi ho preavvertiti, che quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio”. In contrasto notate ora ciò che significa per il Cristiano la sua nuova liberazione dalla schiavitù satanica e qual è il frutto che essa porta. “D’altra parte, il frutto dello spirito è amore, gioia, pace, longanimità, gentilezza, bontà, fede, dolcezza, padronanza di sé. Contro tali cose non v’è legge. Inoltre, quelli che appartengono a Cristo Gesù mettono al palo la carne insieme alle sue passioni e ai suoi desideri”. — Gal. 5:19-24, NW.

      25, 26. (a) Quale compito viene affidato ai liberati, e come questo è adempiuto? (b) Quale fuga devono compiere quelli che desiderano esser redenti?

      25 Non soltanto noi liberiamo noi stessi dalla schiavitù di Satana ma abbiamo anche l’ordine di liberare altri, affinché essi pure accettino Cristo Gesù come loro redentore e trovino quella vera libertà. Il compito del ministro cristiano è uguale a quello di Gesù come egli lo dichiarò citando da Isaia: “Lo spirito di Geova è sopra me, perché egli mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai poveri, mi ha mandato a predicare liberazione ai prigionieri.” (Luca 4:18, NW; Isa. 61:1) Predicando Cristo Gesù come il solo redentore dell’uomo noi sollecitiamo i prigionieri e schiavi a uscire ed accettare la libertà”. ‘Perciò uscite di mezzo a loro, e separatevene,’ dice Geova, ‘e cessate di toccare la cosa immonda.’” — 2 Cor. 6:17, NW.

      26 “E udii un’altra voce dire dal cielo: ‘Uscite da essa popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricever parte delle sue piaghe.’” (Apoc. 18:4, NW) Questo significa che tutti i liberati devono nettamente separarsi dall’organizzazione del vecchio mondo di Satana. Essi devono mantenersene fisicamente, moralmente, socialmente e spiritualmente separati. Quando scocca l’ora della completa distruzione della prigione di Satana ad Harmaghedon, i liberati Cristiani non vi saranno trovati prigionieri per subire nell’annientamento divino una comune sorte con quelli che non saranno stati liberati da quell’impura organizzazione. Come queste ombre dell’oscuro passato ci avvertono riguardo alla nostra attuale condotta, non ci facciamo trovare fra quelli che ignorano i chiari avvertimenti posti nelle Scritture per governare il benessere presente e futuro.

  • Odiati per il suo nome
    La Torre di Guardia 1953 | 1° gennaio
    • Odiati per il suo nome

      GESÙ Cristo recò indiscutibilmente il più grande messaggio di pace, gioia e contentezza umana che sia mai stato pronunziato alle orecchie degli uomini. Tuttavia, in nessun luogo egli promise ai suoi seguaci i favori di questo mondo o anche un suo trattamento umanitario. Dicendo loro con chiarezza che cosa dovevano aspettarsi, egli precisava: “Allora vi daranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le nazioni a motivo del mio nome”. — Matt. 24:9, NW.

      Nell’anno 64 (d. C.) il Cristianesimo era preminente in gran parte di tutto l’Impero Romano, compresa la stessa città capitale di Roma. Le loro individuali caratteristiche, forma di adorazione e fermo rifiuto di far compromessi avevano reso i Cristiani sicuri bersagli di ostilità e di ridicolo. In quell’anno, il decimo del regno dell’imperatore Nerone, Roma fu colpita da un incendio così vasto ch’esso è tuttora oggetto di poesia e leggenda. Quando il fuoco si spense, il grande quartiere povero della superba capitale giaceva in parziale o totale rovina. Le successive elargizioni di Nerone per i senzatetto e l’energico programma di ricostruzione non poterono soffocare il crescente sospetto che egli fosse l’incendiario della sua stessa capitale. Cercando un pronto capro espiatorio per distogliere l’attenzione, il precipitoso imperatore si affrettò a dare pubblicamente la colpa agli impopolari Cristiani. Cominciò così un’èra di dieci maggiori persecuzioni contro i Cristiani da parte di diversi imperatori di Roma per un periodo di circa trecento anni.

      LE DIECI PERSECUZIONI

      Nerone fece sì che la prima di queste terribili persecuzioni desse l’esempio per le altre. Subito egli fece raccogliere, condannare sommariamente e mettere a morte i Cristiani nella più barbara maniera che si possa concepire. Alcuni eran gettati agli animali feroci nella pubblica arena, altri venivano cuciti entro pelli d’animali e lasciati in preda a cani selvaggi, molti erano crocifissi, ed altri ancora venivano rivestiti di materiali combustibili ed accese per servire da torce umane che illuminavano i giardini di Nerone la notte. Fu in questa persecuzione che l’apostolo Paolo venne martirizzato.

      Alla morte di Nerone seguì una breve tregua, ma negli ultimi anni del primo secolo si accese la seconda grande persecuzione, sotto l’imperatore Domiziano. Si dice che solo nell’anno 95 circa 40.000 patirono il martirio. Come Nerone, Domiziano presenta tratti da demente. In precedenza egli aveva ucciso il suo stesso fratello e un certo numero di senatori romani. Uno dei suoi decreti ordinava la morte di tutti i discendenti di Davide. Nella persecuzione di questo governante soffrì un certo numero di notevoli Cristiani, compreso, secondo il Blanchard nel suo Libro di Martiri (inglese), il Timoteo a cui l’apostolo Paolo scrisse due lettere canoniche. Fu pure in questo periodo che Giovanni, l’ultimo vivente dei dodici apostoli, fu esiliato nell’isola di Patmos, dove scrisse l’ispirato libro biblico di Apocalisse verso il 96 d.C.

      Dopo Domiziano il breve regno di tredici mesi di Nerva portò un intervallo di refrigerio prima del terzo grande periodo di prova da parte della furia romana. Il regno dell’imperatore Traiano accese di nuovo l’odio.

      Una vedova cristiana, che si rifiutò di far sacrificio all’imperatore, fu appesa per i capelli e poi annegata in un fiume. Focus, un sorvegliante cristiano, fu prima gettato in una fornace di calcina, indi in un bagno bollente finché morì. Un altro, Ignazio di Antiochia, fu torturato col fuoco, la sua carne venne straziata con tenaglie arroventate e infine fu fatto a pezzi da bestie selvagge. Il successore di Traiano, Adriano, persistette in questo fino alla sua morte nel 138 d.C., quando fu succeduto dal meno severo Antonino Pio.

      Ma ancora la pace poteva essere solo temporanea. Giunse l’anno 162 e la quarta ondata di attrito, sotto il fiero pagano Marco Aurelio Antonino. Sotto questo governo i Cristiani, indipendentemente dal sesso, furono sottoposti ai più crudeli trattamenti subiti fino ad allora. Notevoli membri della chiesa cristiana come Policarpo e Giustino affrontarono risolutamente la morte. Altri orrori come le sedie di tortura arroventate non riuscirono a distruggere la fede cristiana.

      La quinta persecuzione fu per lo più una questione locale, scatenandosi spasmodicamente in varie parti dell’impero dove leggi vigenti contro i Cristiani venivano irregolarmente rafforzate. L’imperatore Severo non suscitò altri danni da parte della legge, evidentemente per la sua affezione verso il medico cristiano che l’aveva guarito da una pericolosa malattia.

      Nel 235 d.C. la sesta oppressione si abbatté sui Cristiani durante il regno dell’imperatore Massimino. Questa volta innumerevoli vittime cristiane furono uccise senza alcun processo e i loro corpi vennero spesso ammucchiati senza neppure dar loro una decente sepoltura. Si dice che questa persecuzione fu generata dal grande odio di Massimino per il suo predecessore, Alessandro, che aveva protetto i Cristiani. Sotto Decio, nel 249 d.C., fu inaugurata la settima persecuzione. Questo attacco si estese a tutto l’impero, non risparmiò né età né sesso, e macchinò d’introdurre una tortura insuperata da tutte quelle precedenti.

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